Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
I migliori 0-0 del Chievo in Serie A
19 lug 2021
19 lug 2021
6 partite per ricordare la squadra veronese.
(articolo)
12 min
Dark mode
(ON)

«Incontrai un viandante di una terra dell'antichità,

Che diceva: Due enormi gambe di pietra stroncate

Stanno imponenti nel deserto… Nella sabbia, non lungi di là,

Mezzo viso sprofondato e sfranto, e la sua fronte,

E le rugose labbra, e il sogghigno di fredda autorità,

Tramandano che lo scultore di ben conoscere quelle passioni rivelava,

Che ancor sopravvivono, stampate senza vita su queste pietre,

Alla mano che le plasmava, e al sentimento che le alimentava:

E sul piedistallo, queste parole cesellate:

«Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re,

Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!»

Null'altro rimane. Intorno alle rovine

Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,

Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine”.»

Quando il Chievo è arrivato in Serie A ancora non sapevamo che stavamo per diventare la statua di Ozymandias. Gli anni ’90, e con loro la supremazia del nostro campionato sul resto del mondo, stava ormai volgendo al termine e davanti a noi ci aspettava una nuova epoca a cui forse non eravamo preparati. Tra il 2001 e il 2019, cioè da quando il Chievo è salito nella massima serie (tranne una breve parentesi tra il 2007 e il 2008) a quando l’ha lasciata forse definitivamente, la Serie A è diventata il campionato che oggi avvertiamo come familiare: grandi nobili decadute, squadre storiche decadute, sessioni di mercato LSD guidate dal Genoa di Preziosi, stadi semi-deserti costruiti per Italia ’90 anch’essi decaduti. In questo arco di tempo, seguendo la massima democristiana per cui si nasce incendiari e si muore pompieri, il Chievo si è presentata da favola di provincia con una squadra giovane e un gioco eccitante, ed è rimasta per le altre squadre del campionato come l’incombenza noiosa a cui si è costretti ad andare. Il battesimo di tuo cugino di terzo grado della Serie A. Per il Chievo valeva la dichiarazione di Guardiola sull’Atalanta - cioè che affrontarla è come andare dal dentista - ma in senso letterale. Entri, passi 90 minuti tra la noia e il dolore, ed esci acciaccatoprobabilmente senza aver risolto niente.

Giovedì il Chievo è stato escluso dalla Serie B per presunte irregolarità fiscali e sarebbe una bugia dire che mancherà a molti. Erano anni ormai che il Chievo rappresentava infatti tutto ciò che diciamo di detestare del calcio italiano, senza crederci poi più di tanto. Un gigantesco stadio semideserto, che il Chievo sembrava aver scelto come scenario cyber-punk alla Tekken. La nebbiolina a mettere un velo sugli spalti e sulla nostra capacità di distinguere i giocatori dalla TV. La squadra incredibilmente vecchia, costantemente con la media età più alta d’Europa. Il gioco difensivo fino all’inverosimile. Certo, c’erano stati momenti anche dopo l’esperienza di Delneri in cui il Chievo è stata una squadra interessante, addirittura divertente a tratti, ma l’impressione generale è che ogni anno facesse il minimo per rimanere in Serie A, senza aggiungere mai nulla di significativo. Come il tuo amico che si trasferisce da te per un paio di settimane dopo essersi lasciato con la ragazza e poi rimane per 10 anni.

Oggi che il Chievo sembra lontanissimo dal tornare in Serie A però è più chiaro quanto non ci fosse nulla di scontato o di facile nella sua permanenza nel massimo campionato. E chissà magari a qualcuno adesso mancherà davvero il Chievo, anche nei suoi aspetti più grotteschi, come un sogno di cui capiamo la stranezza solo dopo esserci svegliati. Se ci pensate, per anni abbiamo dato per scontato che una squadra con dei caratteri medievali sulle spalle, finanziata da un imprenditore locale diventato ricco vendendo pandori, e che si reggeva su Dainelli e Gamberini sarebbe potuta rimanere per sempre in Serie A. Eppure, per quanto possa sembrare strano, se degli alieni scendessero sulla Terra e mi chiedessero di descrivermi la Serie a degli anni ’20 con una sola partita (effettivamente sarebbe molto strano), gli farei vedere una partita del Chievo. Anzi, uno 0-0 del Chievo. Di seguito, quindi, trovate i migliori sei di questo ventennio scelti arbitrariamente da me. Questo è per voi, alieni del futuro con una passione perversa per i contropiede di Riccardo Meggiorini.

3 novembre 2001: Venezia-Chievo 0-0

In 17 stagioni in Serie A, il Chievo ha pareggiato per 0-0 ben 71 volte. Ma Roma non è stata costruita in un giorno e tutti i grandi viaggi iniziano con un passo. Per il Chievo questo passo è arrivato alla decima giornata della sua prima stagione di Serie A, dopo aver vinto 7 delle precedenti 9 partite (era stato fermato solo dal Brescia sul 2-2 e dalla Juventus, che l’aveva battuto 3-2). Allora sembrava impossibile che lo 0-0 potesse diventare il barattolo di zuppa Campbell del Chievo e Repubblica poteva scrivere con leggerezza cose che oggi ci appaiono incomprensibili. Per esempio: “Finisce come non è mai finita quest'anno con in campo il Chievo. Finisce senza reti. Finisce con l'ultima in classifica, il Venezia, che mette paura alla capolista”.

In Italia, lo sappiamo, tutto cambia per non cambiare nulla, e figurati se questo aforisma non si applica anche alla Serie A. A capo del Venezia c’è Maurizio Zamparini, che ha da poco esonerato Cesare Prandelli. Al suo posto è stato messo, già lo sapete, Beppe Iachini, che però ancora non ha il patentino e deve quindi essere affiancato da un allenatore vero, Alfredo Magni (nel febbraio del 2002 Iachini verrà squalificato fino alla fine della stagione per questa vicenda e per essere passato al Venezia da tesserato del Piacenza, in cui faceva il secondo di Novellino: tutto normale, insomma). Nel Chievo, invece, Eriberto non è ancora Luciano, a centrocampo Corini cerca con lo sguardo Perrotta che scatta in profondità, mentre davanti Marazzina e Corradi si dividono i compiti.

Su internet non ho trovato immagini di questa sfida (se volete comunque entrare nell’atmosfera del tempo qui ci sono gli highlights del ritorno, che finì 1-1) ma le cronache parlano di una partita divertente. La squadra di Delneri soffre l’aggressività degli avversari ma va diverse volte volte vicina al gol: Bilica salva sulla linea un colpo di testa di D’Anna, Generoso Rossi fa un miracolo su una punizione di Corini. Il Chievo è giovane e spensierato, lo 0-0 non è ancora il fine ma è solo un incidente di percorso. Quando Delneri dice «Gli altri hanno tanti numeri 1, noi siamo tutti un numero 0» nessuno ci vede un doppio significato. Alla fine di quella stagione il Venezia retrocede da ultima in classifica, il Chievo arriva quinto ad appena un punto dalla qualificazione ai preliminari di Champions League.




24 ottobre 2004: Chievo-Reggina 0-0

Tra il 19 aprile del 2003 e il 27 febbraio del 2005 nessuno ha visto un gol tra Chievo e Reggina. Non perché non ci fosse nessuno allo stadio: non è una di quelle metafore sul calcio nell’iperreale o un aforisma su un albero che cade in una foresta. È proprio perché tra la stagione 2003/04 e quella 2004/05 per tre volte di fila Chievo e Reggina pareggiarono per 0-0. Forse un record, chissà. Questo di cui vi parlo è l’ultimo di questa serie, il sabato del villaggio dell’arte difensiva italiana. L’incantesimo verrà spezzato al 40esimo della partita di ritorno da Shunsuke Nakamura (finirà 1-0, perché comunque non esageriamo). Anche di questo 0-0 non rimangono immagini in video, d’altra parte persino il resoconto di Repubblica del giorno stesso è subito chiaro nel dire che “di questo risultato non rimarrà probabilmente traccia”.

Il Chievo già non è più la squadra meteora di Delneri. Sulla panchina adesso c’è Mario Beretta e quella clivense inizia ad assumere l’aspetto della squadra vecchia che sarà per il resto della sua vita. In attacco accanto ad Amauri c’è Federico Cossato (allora 32 anni), in mezzo alla difesa il veterano Lorenzo D’Anna (oggi sulla panchina del Chievo), in porta un 38enne Luca Marchegiani. La squadra da guardare tra le due è la Reggina, che in panchina ha l’esordiente Walter Mazzarri e che davanti può vantare l’iconica coppia d’attacco Bonazzoli-Nakamura. La leggenda del suo 3-5-2 inizia anche da questa partita.

Non è un caso che è la Reggina a recriminare maggiormente, soprattutto per un gol annullato a Bonazzoli per fuorigioco “inesistente”. Il Chievo, forse per la prima volta, vede lo 0-0 come un porto sicuro, un’aspirazione, un sospiro di sollievo. Anche perché inizia qui anche un’altra sua tradizione, quella dell’espulsione (Lanna per doppia ammonizione) come autorizzazione morale a chiudersi in difesa per la parte finale della partita. Alla fine il migliore in campo sarà Luca Marchegiani.




28 aprile 2012: Cagliari-Chievo 0-0

Delle 76 partite giocate dal Chievo tra la stagione 2010/11 e quella 2011/12, ben 15 finiranno 0-0, quasi il 20%. È la belle époque del Bentegodi, la pax augustea dei “mussi volanti”. Forse ancora più sorprendente del numero totale è il fatto che la squadra veronese pareggerà con quasi tutte squadre diverse, come un magical mystery tour in giro per l’Italia ma con il rombo difensivo di Mimmo Di Carlo. Le uniche due squadre a fare eccezione sono la Sampdoria, contro cui il Chievo nella stagione 2010/11 pareggerà per 0-0 sia all’andata che al ritorno, e il Cagliari, che invece terminerà la partita con i clivensi a reti inviolate nella partita d’andata della stagione 2010/11 e in quella di ritorno della stagione 2011/12. Una perfetta trama circolare del calcio di provincia italiano.

Si gioca a Trieste per i problemi di agibilità del vecchio Sant’Elia e il Chievo ha ormai l’ossatura della squadra immutabile dell’ultimo decennio. In porta gli occhi della tigre di Stefano Sorrentino, al centro della difesa Dainelli (che però verrà sostituito già al 17esimo del primo tempo da uno dei tanti attori non protagonisti dell’universo Chievo, Gennaro Sardo), sulla trequarti Thereau agisce da incursore alle spalle di Sergio Pellissier. Eriberto ha la numero 10 sulle spalle e ha già svelato al mondo il suo vero nome, Luciano. Dagli sfocati highlights che Internet conserva di questa partita, capiamo che il Chievo effettua un solo tiro in porta in tutta la partita: una progressione centrale di Paloschi che di punta tira però debolmente sulle mani di Agazzi. Per il resto è una lunga e inappagante sequela di tiri sbilenchi da fuori area: ci prova “il diavolo” Thiago Ribeiro ma la palla esce di un metro al lato del palo; Sammarco di controbalzo non convince nemmeno Agazzi a buttarsi; Bradley colpisce il polpaccio di Nainggolan e il tiro si spegne in calcio d’angolo; Ibarbo, solo in area dopo un triplo rimpallo di Ekdal, forse manda la palla in fallo laterale; ancora Ibarbo dentro l’area! Alto. La partita si chiude con Sorrentino che rimprovera con gli occhi i suoi difensori dopo un colpo di testa di Conti finito debole tra le sue mani.




5 febbraio 2017: Chievo-Udinese 0-0

Chievo e Udinese: così vicine, così lontane. Entrambe rilanciate tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 da imprenditori locali, Chievo e Udinese sono state tutte e due favole della provincia italiana, ma agli opposti. Scouting globale contro usato sicuro. Giovani contro vecchi. Player trading contro blocco storico. Multiproprietà contro conduzione familiare. Partendo dagli antipodi, però, Chievo e Udinese negli ultimi anni hanno finito per assomigliarsi: due squadre grigie, che sembrano avere ormai il meglio alle spalle, in Serie A solo per inerzia. Pozzo e Campedelli, insomma, come Joker e Batman: all’apparenza agli opposti, in realtà vicinissimi, costantemente attratti uno dall’altro. Forse non è un caso, quindi, che la squadra con cui il Chievo ha raccolto più 0-0 sia proprio l’Udinese (insieme alla Roma, entrambe appaiate a quota 6). A rimarcare ancora di più la vicinanza osmotica tra le due squadre la presenza sulla panchina dell’Udinese di Luigi Delneri. Chievo-Udinese: «Una sfida da sempre molto sentita», come dice il telecronista negli highlights ufficiali della Serie A.

Oltre a Delneri, però, ci sono diversi altri elementi a rendere questo 0-0 contro l’Udinese più importante da ricordare degli altri. Eccovene elencati alcuni:

  • Maran con il berretto del Chievo abbassato quasi fino agli occhi;

  • il rombo di centrocampo Radovanovic-Hetemaj-Rigoni-Birsa;

  • la coppia d’attacco Pellissier-Meggiorini;

  • lo sponsor temporaneo Cubi&Perina, azienda del veronese specializzata in automazione industriale;

  • Ali Adnan;

  • il fallo con cui Bostjan Cesar rischia di decapitare Ryder Matos (espulso);

La partita invece si può riassumere con questa azione:




10 dicembre 2017: Chievo-Roma 0-0

Lo 0-0 però non è solo noia, immobilità e nichilismo, ma anche resistenza, stoicismo, impenetrabilità. Diverse grandi squadre si sono scontrate con l’inamovibilità del Chievo, che superata la difesa di Ent Dainelli-Gamberini/Cesar era tenuta in piedi dai soffici guantoni di Stefano Sorrentino. Tutti i tifosi delle big six italiane hanno i propri flashback stile Vietnam del portiere campano, ma ho scelto questa partita contro la Roma perché, come detto, è la squadra che insieme all’Udinese ha raccolto più 0-0 contro il Chievo. E poi la prestazione di Sorrentino è davvero tra le più incredibili degli ultimi anni di Serie A. Ve lo lascio giudicare con i vostri occhi.




19 maggio 2019: Chievo-Sampdoria 0-0

Il Chievo ha chiuso la sua ultima stagione in Serie A con due 0-0 consecutivi, come se fosse il suo testamento spirituale. È anche l’ultima partita di Sergio Pellissier al Bentegodi, che lo saluta con dei cartoni gialli con scritto: “31 per sempre”. Gran parte del blocco storico, già in parte eroso dal tempo, è però in panchina: Frey, Hetemaj e Meggiorini guardano giocare, tra gli altri, Léris, Vignato e Depaoli, alfieri di un futuro che non arriverà mai. In porta Adrian Semper, il cui cognome sottolinea ancora di più l’aria funerea che circonda la partita.

Il Chievo lascia la Serie A a suo modo. Barba viene espulso già al primo tempo per una scivolata con il piede a martello su Defrel. Semper chiude definitivamente la porta esibendosi in diverse parate plastiche, prima su Gabbiadini, poi sullo stesso Defrel con la punta delle dita. Al 73esimo Di Carlo decide di concedere un momento di intimità al suo capitano per dare un ultimo addio al suo stadio. Sugli spalti si legge: “Racconterò a mio figlio del numero 31”. Le lacrime di Pellissier si mischiano con la pioggia eterna del Bentegodi.

All’ultimo minuto, dopo una partita senza nemmeno l’ombra di un tiro verso la porta avversaria, Dioussé prova il tiro dai trenta metri ma la conclusione esce fuori centrale. Rafael, però, nella respinta a terra non è perfetto e il pallone finisce in qualche modo sui piedi di Pucciarelli al limite dell’area piccola. Il numero 10 del Chievo ha l’occasione semplicissima di muovere il risultato ma in qualche modo manca il pallone, come se il suo piede non fosse fatto di carne ed ossa ma di aria rarefatta. Forse la palla rimbalza in maniera inaspettata o forse è Pucciarelli a pensare che tanto per la classifica non sarebbe cambiato niente. Il Chievo infatti è retrocesso da più di un mese. E allora, chissà, magari questo 0-0 è nient’altro che arte per l’arte, l’ultimo omaggio del Chievo al suo capitano.




Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura