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Tutti a caccia di Anthony Davis
29 gen 2019
29 gen 2019
I motivi, gli scenari e le principali pretendenti al talento più luminoso sul mercato NBA.
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11 min
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Niente come l’odore di un tweet di Adrian Wojnarowski al mattino riesce a mandare in tilt il mondo NBA, specialmente quando l’oggetto del discorso è Anthony Davis. Ieri all’ora di pranzo italiana, quando sulla costa ovest degli Stati Uniti era ancora buio, l’insider di ESPN ha riportato le parole dell’agente di Davis secondo le quali il lungo dei Pelicans non avrebbe intenzione di firmare in estate l’estensione contrattuale con la franchigia della Louisiana ed avrebbe richiesto uno scambio “verso una squadra in grado di lottare per il titolo”.

Parole arrivate al mondo tramite Rich Paul, fondatore della Klutch Sports e amico fraterno nonché agente di LeBron James, e che sanno di vittoria soprattutto per i Los Angeles Lakers. Davis infatti non ha mai fatto mistero di non esser soddisfatto della sua situazione nel Bayou, ma almeno fino ad ora non aveva espresso chiaramente la voglia di lasciare la squadra che lo aveva scelto al Draft con la numero 1 nel 2012. I Pelicans negli anni non sono riusciti a costruire attorno al talento generazionale di Davis una roster in grado di poter competere con le migliori, mancando spesso anche la post-season. Nelle sette stagioni che compongono l’era del Monociglio a New Orleans, soltanto in due di queste la squadra ha disputato i playoff, riuscendo a superare il primo turno solo l’anno scorso grazie allo sweep ai danni dei Portland Trail Blazers. Ad oggi i Pelicans hanno un record di 22-28, a sei gare di distanza dall’ultimo posto buono per i playoff e con Davis fuori per infortunio.

Dopo anni pieni di delusioni, Davis ha deciso che era arrivato il momento di cambiare aria e di dare un segnale forte, una dichiarazione di rottura che incrina un rapporto ormai irrimediabilmente compromesso tra AD e il front-office dei Pelicans. L’uscita di Paul attraverso Woj però è uno strappo forte, che sottolinea quanto Davis sia deluso dalla traiettoria che sta prendendo la stagione ed è disposto ad allontanarsi da New Orleans prima della fine naturale del contratto. Si è materializzata la paura più grande per i tifosi di Nola, che hanno imparato a convivere con la precarietà di potersi svegliare un mattino senza più una franchigia NBA. Anthony Davis è stato per quasi un decennio l’unica attrattiva capace di far rimanere i Pelicans sulla mappa, nonostante la squadra abbia vissuto costantemente al di sotto delle proprie potenzialità, falcidiata da infortuni e contratti dati ai giocatori sbagliati nei momenti sbagliati. Ora sarà costretta ad immaginare un futuro senza il suo giocatore più rappresentativo, un giocatore che forse si erano illusi di poter trattenere per sempre.

Foto di Sam Forencich/NBAE via Getty Images

Non è (solo) una questione di soldi

La speranza dei Pelicans riponeva nel fatto che solo loro potessero garantirgli un contratto al super-massimo salariale da 239.5 milioni di dollari per cinque anni, ovverosia 87.3 milioni e un anno di contratto in più rispetto a tutte le altre squadre. Davis ha fatto però capire ai Pelicans che la sua decisione non è influenzata dai soldi ed è convinto che firmando contratti più brevi e ugualmente remunerativi possa accumulare la stessa cifra del supermax proposto da Nola. Una tale posizione riduce anche l’ultimo vantaggio competitivo che Dell Demps poteva sfruttare per tenere il suo fuoriclasse a New Orleans, costringendolo di fatto a valutare le proposte delle altre franchigie. Era lo scorso Ottobre quando Alvin Gentry scherzando dichiarava che non avrebbe scambiato Anthony Davis neanche per Beyoncé. Ora invece sarà costretto a valutare le offerte che arriveranno e difficilmente troverà contropartite del livello della signora Carter.

I Pelicans però non hanno intenzione di svendere il loro fuoriclasse e non hanno la necessità di farlo. Davis ha infatti ancora un anno e mezzo di contratto e, come comunicato ieri in una nota stampa, “la trade si farà secondo i nostri termini e le nostre tempistiche, che abbiano un senso per la nostra organizzazione e non una dettata da altri”. Un messaggio chiaro al tentativo di forzare la mano orchestrato da Davis e Paul, bloccato da un abile colpo di polso della dirigenza Pelicans, che non ha intenzione di arrendersi alle interferenze esterne. A tal proposito ha espressamente richiesto alla Lega di inasprire le sanzioni verso i tentativi di tampering, ovvero le ingerenze delle altre franchigie, sulla trattativa. È una richiesta specifica che ha nome e cognome, quelli di Magic Johnson e LeBron James: il Re infatti è già stato più volte richiamato per aver esplicitamente espresso il proprio apprezzamento verso il lungo dei Pelicans, in particolare durante un’intervista a David McMenamin di ESPN alla vigilia di una sfida di regular season proprio contro i Pelicans.

I desideri di LeBron però potrebbero presto trasformarsi in realtà. I Lakers - che sono evidentemente la destinazione più gradita da Anthony Davis - hanno vari giocatori di prospettiva e asset da poter spostare per confezionare un pacchetto appetibile per i Pelicans, e soprattutto hanno Rich Paul. Il timing scelto per far detonare la Woj Bomb infatti è stato scelto con estrema cura, piazzandola abbastanza vicino alla Trade Deadline così da provare a mettere pressione sul front office dei Pelicans nel modo più passivo-aggressivo possibile. È un corteggiamento che va avanti da tempo, da quando nello scorso settembre Davis ha assunto Paul come proprio agente, facendo immediatamente scattare gli allarmi antincendio. In qualche modo il timing delle dichiarazioni di Davis assumono la forma di un match su Tinder.

Cosa possono offrire Lakers e Celtics

Le dichiarazioni di Paul hanno garantito ai Lakers un considerevole vantaggio sulla concorrenza: sono stati i più reattivi al colpo di pistola dello starter anche perché i loro maggiori rivali, i Boston Celtics, non possono scendere in pista fino al primo luglio. Secondo le regole del contratto collettivo, infatti, una squadra non può acquisire via trade due giocatori messi sotto contratto con la Rose Rule da squadre rivali. Nel caso specifico, i Celtics non possono prendere Davis se non inserendo nello scambio anche Kyrie Irving.

I Lakers sanno che la miglior possibilità di chiudere questa trattativa è in questi dieci giorni, e ogni ora che passa la lancetta si avvicina alla mezzanotte. Ma se Magic e Pelinka hanno tutta la volontà di trasformare questa trattativa in una guerra lampo, Dell Demps e la dirigenza dei Pelicans non vede l’ora di impantanarla in una guerra di trincea. Allungando il più possibile i tempi, ascoltando tutte le proposte - anche le più assurde - possono forzare ancora di più la mano ai Lakers e far tornare in gioco i Celtics, creando così un’asta al rialzo tra i due maggiori interessati. I Lakers vorrebbero evitare di dover mettere sul piatto tutti i loro quattro giovani (Brandon Ingram, Lonzo Ball, Kyle Kuzma e Josh Hart) ma New Orleans difficilmente si potrà accontentare di qualcosa di meno, visto che nessuno di loro finora ha dimostrato di avere un potenziale minimamente comparabile a AD. Sempre Woj stamattina ha precisato come da Los Angeles arriverà a breve una proposta concreta, una proposta che New Orleans sa rimarrà sul tavolo anche dopo il 7 febbraio.

Foto di Andrew D. Bernstein/Getty Images

A quel punto però il pacchetto Lakers potrebbe non risultare più il migliore sul mercato. Danny Ainge negli anni ha ripetutamente effettuato dei sondaggi per Davis e considera il lungo dei Pelicans perfetto in canotta verde quadrifoglio. I Celtics hanno la possibilità di inserire nella trade sia dei giocatori già pronti (Jaylen Brown, Gordon Hayward, Marcus Smart) ed, eventualmente anche se più difficile, Terry Rozier in sign & trade. Inoltre Boston ha nascosti nel polsino della camicia degli assi da poter sfilare con un gesto scenico nel caso servissero per arrivare a Davis. Il primo è la prima scelta 2019 dei Memphis Grizzlies che è protetta 1-8 la prossima estate, 1-6 nel 2020 e diventa non protetta nel 2021, anno nel quale Memphis potrebbe essere ancora peggio di quanto non sia ora. Ovviamente Boston ha anche le scelte dei Clippers e la migliore tra quella di Philadelphia e Sacramento (molto probabilmente Sacto), ma la scelta di Memphis potrebbe velocemente assurgere ad uno status da Black Lotus.

Il secondo asso è uno di quelli da giocare solo in caso di assoluta emergenza e risponde al nome di Jayson Tatum. Il gioiello del Garden dovrebbe essere fuori da ogni trattativa, ma se New Orleans dovesse esplicitamente richiederlo per chiudere la trade invece di darlo ai Lakers, Ainge riuscirà a dire di no?

C’è però da considerare anche la volontà di AD. Chris Haynes di Yahoo ieri ha scritto che secondo alcune fonti Anthony Davis non sarebbe interessato a finire a Boston anche perché lo stesso Irving non è poi così convinto di rifirmare in estate, come promesso lo scorso ottobre. Brian Windhorst di ESPN durante una puntata di emergenza del Lowe Post ha ventilato l’ipotesi da fantabasket che entrambi possano finire la prossima estate a Los Angeles, in una delle tante teorie complottiste che sono circolate nelle ultime caldissime ore.

In definitiva: Boston è quella con i maggiori asset da poter spendere e vuole accoppiare Davis e Irving, ma per farlo dovrà aspettare il primo luglio, sperando che nel frattempo i Pelicans resistano all’assalto dei Lakers.

25 giocate di un repertorio destinato all'Hall of Fame.

Le altre pretendenti nella corsa ad Anthony Davis

Un’altra squadra che potrebbe guadagnare terreno nella corsa a Davis sono i New York Knicks. La Grande Mela è ancora, nonostante tutto, un mercato attraente per le superstar NBA e, se ora i Knicks non hanno praticamente niente da mettere sul piatto, le cose potrebbero cambiare con l’arrivo della bella stagione. In particolare si aspetta il risultato delle palline della Lottery, che potrebbero ripagare i tifosi di New York di una stagione di sofferenze e tanking estremo. Con il ticket vincente per Zion Williamson, Scott Perry o chi per lui, può andare a bussare alla porta dei Pelicans senza vedersela sbattuta in faccia pochi istanti dopo. Inoltre questi mesi serviranno a capire in quali condizioni sia Kristaps Porzingis, dopo uno stop di un anno a causa della rottura del crociato, e quale sia il suo ipotetico valore sul mercato.

Ogni squadra che atterrerà una scelta in top-3 al Draft proverà a costruirci sopra un pacchetto che possa convincere New Orleans, ma il pericolo che quello per Davis possa trasformarsi in un affitto di un anno sconsiglierà molte tra le franchigie che pensano di non poter convincerlo a rifirmare. Per questo è difficile considerare Chicago, Phoenix o Cleveland delle potenziali destinazioni per Davis, dato che nessuna di queste squadre sacrificherà il futuro a lungo termine della franchigia per una sola stagione di AD.

Prendono invece quota altre franchigie, più strutturate e vincenti, e che soprattutto negli ultimi anni hanno dimostrato di avere GM in grado di prendere decisioni azzardate ma che si sono poi rivelate corrette. Masai Ujiri con la trade che ha portato Kawhi Leonard a Toronto ha fatto capire che se c’è un modo per migliorare ulteriormente la propria squadra, non ha paura di far saltare tutto in aria. Se ci fosse davvero la possibilità di portare Davis in Canada e convincere così Leonard a rimanere, aspettatevi pazzie da parte di Masai (anche se i giovani da mettere nello scambio sarebbero tutti da rifirmare abbastanza in fretta, e nessuna sarebbe una stella). In modo analogo anche Tim Connelly proverà ad affiancare Davis a Jokic per formare uno dei frontcourt più affascinanti dell’NBA moderna: Denver ha varie pedine da poter spostare e soprattutto può sfruttare i contatti di Connelly, che si è formato lavorando gomito a gomito con Demps prima di andare in Colorado, per capire esattamente cosa cerca il GM dei Pelicans.

Perché la domanda più complicata è esattamente cosa cercano i Pelicans, ora che hanno fatto pace con il pensiero di dover sopravvivere ad un futuro senza Anthony Davis. Demps è un GM che ha sempre dato l’impressione di preferire l’uovo oggi piuttosto che la gallina domani. E con le minacciose nuvole che formano la scritta “relocation” che incombono sulla Louisiana (oltre che quella di “licenziamento” sulla sua testa), sperare in qualche scelta lontana nel tempo potrebbe davvero essere la fine della permanenza dell’NBA a New Orleans. E’ stato un Blue Monday per i tifosi di New Orleans, che nel giro di pochi giorni si sono visti derubati di un Superbowl e di Anthony Davis. La maledizione di una città che non ha mai trovato un proprio equilibrio dopo il devastante passaggio dell’uragano Katrina nel 2005, che ha costretto la squadra a trovar riparo per un paio di stagioni a Oklahoma City. Un rapporto, quello tra i Pelicans (dal 2013, Hornets prima che Charlotte si riprendesse il proprio nickname) e la città di New Orleans che soffre oggi una nuova frattura. E' la solita storia che si ripete, l'amore estivo, adolescenziale che ti stordisce prima di scappare a cercare la fama e i soldi tra gli adulti.

Davis non è la prima superstar a chiedere di lasciare un mercato piccolo per cercare fortuna nelle grandi città. Prima di lui per quella strada sono andati via Paul George, Jimmy Butler, Kawhi Leonard e se vogliamo girar ancora di più il coltello nella piaga dei tifosi di Nola, anche Chris Paul. Tutti alla fine scambiati per un valore probabilmente inferiore rispetto a quello del giocatore in questione, in quanto fortemente condizionato dalla scadenza più o meno imminente del contratto. Questa sarà forse la domanda fondamentale a cui la dirigenza dei Pelicans dovrà rispondere da qui al 7 febbraio: ha più senso scambiare Davis ora che il suo valore è a un certo livello, dando alla squadra che lo acquisisce la possibilità di giocarsi almeno due chance ai playoff? O è meglio attendere che si sblocchi la strada che porta a Boston, a un anno dalla scadenza del contratto e con un valore sul mercato inferiore?

Dalla risposta a questa domanda fondamentale potremo capire quando Anthony Davis verrà scambiato. E, di conseguenza, quando e quanto cambieranno gli equilibri della NBA. Perché non capita tutti i giorni che un giocatore del genere finisca sul mercato, e quello che succederà è destinato a segnare un punto di svolta per l’intera lega.

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