
Si è appena conclusa la stagione in cui la Lube Civitanova ha rimesso la sua bandierina sulla cartina geografica della pallavolo italiana e internazionale. Certo, la società marchigiana rappresenta un’eccellenza del volley maschile da quasi 30 anni e il suo nome potrà suonare familiare anche a chi segue con meno assiduità questo sport. Ma la notizia è che quest’anno Civitanova è tornata ai vertici partendo da outsider, con un gruppo giovane e un allenatore di Treia – il comune in provincia di Macerata in cui ha sede il main sponsor Lube – Giampaolo Medei, tornato alla guida di questa squadra 7 anni dopo aver rassegnato le dimissioni.
A gennaio la Lube ha alzato la Coppa Italia dopo aver eliminato a sorpresa Trento in semifinale, a marzo ha poi perso la finale di Challenge Cup, contro i polacchi del Lublin, mentre nei playoff scudetto ha compiuto un altro upset, ancora più clamoroso: nelle semifinali scudetto è riuscita a ribaltare lo 0-2 nella serie contro i campioni d’Italia della Sir Safety Perugia vincendo gara-3, gara-4 e gara-5, concedendo appena un set nelle ultime due partite. In finale si è arresa alla favorita Trento, ma solo dopo aver vinto gara-2 e allungato gara-4 fino al tie break. È stata una grande stagione, insomma.
IL PERCORSO DI MATTIA BOTTOLO
Sono passati tre anni dall’ultimo campionato vinto dai marchigiani, un periodo di pausa fisiologico per un club che, dopo gli scudetti del 2021 e del 2022, aveva deciso di ringiovanire un gruppo zeppo di campioni sopra i 30 anni (come Simon, Lucarelli, De Cecco, Juantorena, Zaytsev e Anzani), anche a costo di sacrificare la competitività nel breve termine. Una cesura drastica, che ha comportato un biennio altalenante, di cui Mattia Bottolo può essere considerato il simbolo: lo schiacciatore veneto è arrivato a Civitanova nell’estate del 2022 come uno dei talenti italiani più promettenti, già nel giro della Nazionale dall’anno prima.
Bottolo veniva da una squadra di bassa classifica, la Kioene Padova, in cui si era segnalato per le sue doti in ricezione e per l’esplosività dei suoi attacchi. Una banda di 22 anni comunque da sgrezzare, a cui era richiesto il proverbiale salto di qualità per imporsi anche in una big. Le prime due annate nelle Marche si sono rivelate però abbastanza discontinue, tanto che per una buona metà della precedente stagione è rimasto ai margini delle rotazioni di Blengini. In estate, poi, era arrivato un altro schiacciatore in grande ascesa, il canadese Eric Loeppky (reduce da un grande campionato con la sorprendente Monza), che rischiava di togliergli ulteriore spazio.
Ma Bottolo ha deciso di rimanere (anche perché nel 2022 aveva firmato un quinquennale e nel volley è più raro rispetto al calcio che le squadre paghino il cartellino di un atleta) e quest’anno è finalmente sbocciato, al punto da diventare uno dei giocatori imprescindibili della Lube Civitanova.
Mattia Bottolo oggi è uno dei migliori pallavolisti di questa Superlega, che guida una delle rose più giovani del campionato: in gara-4 delle semifinali scudetto l’età media del sestetto titolare non arrivava a 24 anni. Della Lube campione d’Italia nel 2022 è rimasto solo Fabio Balaso, il libero della nazionale, che ancora non ha compiuto 30 anni.
LA SOLIDITÀ IN RICEZIONE
Bottolo ha approfittato dell’intervento all’ernia discale di Nikolov in estate per prendersi subito un posto da titolare e guadagnare una continuità di impiego inedita per lui, almeno alla Lube. Sulla carta dovevano essere lo schiacciatore bulgaro, Loeppky e l’ex Padova a contendersi le due maglie da schiacciatori (la quarta banda, l’iraniano Poriya, è uno specialista del servizio che viene mandato in campo appunto solo per battere), ma anche quando Nikolov è tornato a disposizione Bottolo non è più uscito dal sestetto.
Troppo importante per l’equilibrio della squadra, troppo importante per la quantità e la qualità di cose con cui riempie le sue partite. E con cui spesso e volentieri le decide. Il fondamentale su cui Bottolo ha plasmato questa stagione magistrale è la ricezione: anche a Padova era un buon ricettore, ma probabilmente meno stabile di quanto non lo sia oggi. Nel 2021/22, l’ultima stagione a Padova, la percentuale di ricezioni perfette era superiore a quella di oggi (27,2 contro l’attuale 25,5, se consideriamo tutte le competizioni nazionali), ma con un volume di palloni ricevuti molto minore (adesso siamo arrivati a 761) e mai con una positività così alta, 49,4%.
Alla Lube viene caricato di battute un po’ perché le squadre cercano di evitare Balaso, uno dei migliori liberi in circolazione, e un po’ perché lo schiacciatore cerca di coprire i suoi compagni di diagonale, i già citati Nikolov e Loeppky, più fragili in ricezione. Bottolo è ammirevole anche solo per l’applicazione in questo fondamentale, ancora prima della qualità del primo tocco. È disposto anche a precludersi l’attacco pur di mettere Boninfante con la palla in testa. Non si fa problemi ad andare a terra, sia in accosciata sia in compressione, quasi “spalmandosi” sul taraflex. A dispetto di quegli schiacciatori pigri nei movimenti coi piedi, Bottolo se necessario si sposta lateralmente per coprire la zona di conflitto. Oppure compie un passo indietro per distendere meglio il bagher e orientare le spalle verso il centro del campo. Ammortizza poco con le ginocchia, eventualmente abbozza un saltello e il movimento a unire le braccia è molto (troppo?) repentino, ma la qualità del piano di rimbalzo rimane sempre notevole.
Anche i numeri confermano la sua crescita: in questo 2024/25 Bottolo è primo in Superlega come efficienza nel fondamentale, con un 20% spaccato. Stessa percentuale della “macchina” Balaso, che però ha ricevuto quasi 200 palloni in meno. «Mi vedo più sicuro in ricezione. Non è una cosa dell’ultimo periodo, è un lavoro che ho iniziato un anno e mezzo fa», ha spiegato lo schiacciatore in una live di due mesi fa «Mi focalizzo su questo fondamentale e dopo ogni allenamento cerco di aggiungere quantità, perché è quella che rende migliore la qualità. Poi quest’anno ho più consapevolezza, è merito anche di Medei. Non togliermi nei momenti di difficoltà perché do quell’aiuto in ricezione ti fa capire che sei molto importante per la squadra».
Dopo l’ultima partita del 2024 contro Verona diceva: «Mi mancava un po’ di continuità, soprattutto nelle grandi partite. È migliorata la consapevolezza in me, soprattutto in ricezione. Lo vedo anche dal compagno di reparto Balaso [il libero, ndr] che si fida molto di me e sulla float andiamo a 2 in quasi tutte le partite. Quando non vanno gli altri fondamentali cerco di ripartire da quello».

LA CRESCITA IN ATTACCO
Questa stagione sta dimostrando come battere sul numero 21 non sia una buona scelta, anche se l’idea di servire su di lui – quando l’ex Padova è in seconda linea – nasce per provare a toglierlo dalla pipe, l’altro pezzo forte del suo gioco. La facilità e l’esplosività con cui esegue questo attacco da seconda linea è sbalorditiva: di base è una palla che l’alzatore gioca soltanto in condizioni favorevoli (un po’ come il primo tempo con il centrale) ed è una giocata quindi con una buona possibilità di riuscita. Con Bottolo, però, si trasforma quasi in una sentenza: Boninfante ad esempio ne ha giocate 8 in 5 set nella finale di Coppa Italia con Verona, di cui 6 vincenti.
È interessante, oltre alla rapidità di esecuzione della pipe, anche il ventaglio di opzioni, sia come spaziature sia come direzioni d’attacco da parte dello schiacciatore. Al di là del classico attacco da posto 6, quasi in sovrapposizione al centrale, Boninfante lo cerca anche con palle più spostate, davanti o dietro. Con il muro aperto, Bottolo si infila nella traiettoria libera come una lama nel burro, mentre contro un muro più composto mostra tutta la sua manualità, anche con colpi “incoerenti” rispetto alla rincorsa. Ad esempio quando parte da posto 5 e finisce per attaccare alla sinistra del centrale, è in grado di chiudere il colpo con un’extrarotazione (ossia una schiacciata verso la sua destra). «È da un anno che sento che sto lavorando bene in palestra», ha detto dopo la finale di Coppa Italia «Boninfante è bravo a farmi entrare in partita con le pipe, che per me sono le palle più facili da attaccare».

Bottolo gioca come primo schiacciatore e sul cambio palla in P1 deve quindi attaccare dalla parte destra della rete, dove si sta confermando un’uscita più che credibile. Più in generale Boninfante cerca di non sovraccaricarlo troppo. Se è vero che, statistiche alla mano, è il secondo giocatore della rosa per palloni attaccati (dietro all’opposto Lagumdzija), va tenuto presente come le altre due bande, Loeppky e Nikolov, nelle competizioni nazionali abbiano disputato rispettivamente 39 e 34 set in meno di lui. L’impressione è che il palleggiatore tenda ad affidare i palloni più sporchi o staccati agli altri tre, mentre Bottolo viene coinvolto quando la ricezione si sposta verso il lato sinistro del campo o quando Boninfante ha palla in testa e può spingere il gioco in banda.
Anche perché lo schiacciatore veneto è molto bravo a velocizzare i colpi. Specie quando il centrale avversario è in ritardo nel dare assistenza al posto 2 (o se al contrario scorre troppo sulla parallela), gli piace anticipare gli attacchi, andando sulla diagonale, anche molto stretta.
Bottolo però è cresciuto molto anche contro un muro più piazzato. È evidente come oggi sia diventato un giocatore più attento a cosa succeda di là dalla rete, in particolare il posizionamento dei muratori. Gli piace giocare sulle variazioni del tempo di salto e magari rallentare l’attacco, quando l’azione è meno rapida. In questo modo aspetta che il muro si esponga, per poi punirlo con un mani fuori, scegliendo un colpo sul muro più scomposto o meno invadente. Delle azioni che restituiscono una sensazione di grande controllo e maturità, che dimostrano come Bottolo sia un giocatore sì esplosivo, ma anche riflessivo se necessario.

Per il martello della Lube questa è la migliore stagione in attacco per distacco: due anni fa era arrivato al 49,7% di positività, ma schiacciando poco più di 350 palloni. Quest’anno ne ha attaccati praticamente il doppio, 651 dopo le semifinali, superando la soglia dell’eccellenza del 50%. Con il 51% è il quinto miglior giocatore di palla alta del campionato, il terzo se consideriamo solo gli schiacciatori (dietro a Michieletto e Ishikawa). Per avere un raffronto, nel biennio a Padova non si era spinto oltre il 43,6% di media. In termini di efficienza (cioè il rapporto tra gli attacchi punto al netto degli errori sul totale degli attacchi tentati) il suo rendimento un po’ scende (44%), ma rappresenta comunque il suo miglior risultato in carriera, a riprova della sua progressione.
Bottolo sta aggiungendo nuove risorse al suo gioco, e questo è confermato anche dal sesto posto nella classifica dei muri/set tra i laterali (44 in 34 partite, 0,32 a parziale). Nelle scelte e nel timing ha dei margini, ma quando indovina il tempo di salto è uno spettacolo vederlo mentre esegue la traslocazione ed esce da rete “offrendo” all’avversario un piano di rimbalzo invadente. Sono convinto che anche la difesa sia uno di questi fondamentali perfettibili, specie se deve interpretare quelle situazioni più “sporche” o comunque meno lineari. Di sicuro però non è un giocatore che ha problemi ad andare a terra per difendere lo spazio vicino al corpo.

Assieme alla ricezione e la pipe, un altro fondamentale in cui Bottolo riesce a incidere è il servizio. Mattia batte sia da posto 6-5, sia da posto 6 (ossia in posizione centrale) in salto spin, di solito a tutto braccio. Battendo dal centro preferisce “tirare dritto” per cercare di esprimere una potenza massimale, mirando al posto 6 avversario o ancora meglio alle zone di conflitto tra i ricettori. In questo 2024/25 si sta imponendo come uno dei battitori più affidabili della Lube, capace di colpire un po’ in tutte le gare (anche a costo di forzare e sbagliare qualche battuta in più dei compagni). Il suo apice lo ha toccato in gara-5 delle semifinali scudetto, in cui ha messo a segno addirittura 7 ace a fronte di 3 soli errori.
I suoi turni al servizio hanno dato la spallata decisiva a Perugia nel quarto set. Lo schiacciatore veneto è andato a servire quando la sua squadra era sotto nel punteggio (prima sull’8-10 e poi sul 19-20) e in entrambi i casi le sue battute hanno permesso alla Lube di superare la Sir. Bottolo ha spostato gli equilibri sì con gli ace, ma anche con tanti “mezzi ace” o comunque servizi che hanno staccato la ricezione perugina, propiziando il break point. In totale ha servito 24 volte in gara-5, più di ogni altro giocatore in campo.
Dopo due anni da comprimario, Bottolo si è finalmente preso la Lube, che è tornata grande con lui. Oggi rappresenta un riferimento in prima come in seconda linea, un giocatore in grado di portare punti un po’ con tutti i fondamentali. Per Medei è un titolare inamovibile, sono le altre due bande a doversi giocare l’altro posto. E quando il tecnico l’ha tolto, come nella gara-1 della finale scudetto a Trento, l’ha fatto soltanto nel terzo set. Perché anche quando non va a segno con l’attacco, rimane un giocatore molto importante per la tenuta della squadra.
Le finali scudetto sono state in parte condizionate dai problemi intestinali, che lo hanno costretto a uscire in gara-3 all’inizio del secondo set, ma nelle due partite casalinghe si è confermato sui suoi – elevatissimi – standard, realizzando 6 ace in gara-2 (vinta 3-0 dai cucinieri) e chiudendo gara-4 con 19 punti e un 50% spaccato in attacco.
UNA RISORSA PER LA NAZIONALE
La grande stagione di Bottolo ha aperto le discussioni sul suo possibile impiego in Nazionale, dove però il suo ruolo è già occupato da profili di alto livello come Lavia e Michieletto. Bottolo è nel giro azzurro già da un po’ e ha fatto parte del gruppo campione d’Europa e del mondo, ma in questi tornei è rimasto praticamente sempre in panchina. La domanda quindi adesso è: e se la sua esplosione mettesse mettere in discussione le gerarchie della nazionale?
Se pensare di tenere fuori Michieletto – un talento unico, probabilmente il più forte della sua generazione - sembra un’ipotesi assurda, va detto che Lavia ha vissuto un’annata un po’ opaca, almeno in cambio palla. In questo senso la solidità di Bottolo in ricezione (che tra l’altro riceverebbe con a fianco il suo compagno di club, il libero Fabio Balaso) potrebbe dare respiro anche a Giannelli, costretto nel recente passato a giocare spesso con palla fuori dai 3 metri o a gestire situazioni scomode.
Oltretutto al servizio Lavia non è un giocatore troppo pungente, né in salto spin né con la float. Per contro lo schiacciatore di Trento ha un valore intangibile, che va oltre le caratteristiche puramente tecniche. Sembra avere l’aura di chi riesce ad alzare la qualità del suo gioco nei momenti decisivi, pensando a soluzioni non convenzionali e inventandosi colpi vincenti giocando sopra le difficoltà. Che è poi il motivo per cui anche nella sua squadra di club non finisce quasi mai in panchina, neppure quando soffre in attacco.
Quest’estate Bottolo dovrà innanzitutto dimostrare di potersi sedere al tavolo di due eccellenze del ruolo come i due trentini, e poi si vedrà. A prescindere dalla sua titolarità in Nazionale, rappresenta una terza scelta molto forte in posto 4, che in questi anni non avevamo mai avuto e che si aggiunge alla novità di Kamil Richlicki (in realtà lussemburghese, ma divenuto cittadino italiano e quindi convocabile per la Nazionale) come opposto.
Vedremo, ma sono tutte possibilità di cui il commissario tecnico Fefè De Giorgi, a dire la verità restio a mettere mano al sestetto titolare, dovrà tenere in considerazione.