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Marco D'Ottavi
Devo comprare Mateo Retegui al Fantacalcio?
01 ago 2023
01 ago 2023
Abbiamo provato a rispondere alla domanda delle domande.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Mateo Retegui è arrivato in Serie A e la prima domanda che ci siamo fatti tutti è se devo puntare su di lui per la mia fantasquadra. A meno che non siate tifosi del Genoa, per voi sarà stata la terza o la quarta. A meno che non abbiate quella regola per cui giocatori della mia squadra al Fantacalcio: no. È una domanda che vale per ogni singolo nuovo arrivo in Serie A, che ci tiene svegli la notte e ci tormenta durante il giorno. Spesso è una domanda inutile, eccessiva, ma questa volta no: Retegui è il perfetto prototipo di calciatore che può affossarci o farci vincere il Fantacalcio, quello che può essere piuma o ferro. Vale allora la pena provare a riflettere davvero su questa domanda, addentrarci nelle possibilità di Retegui come portatore di voti alti e bonus e decidere se per lui il pollice è alto o basso. E quanto eventualmente bisogna investirci fantaeconomicamente e fantaemotivamente.

Di Mateo Retegui al Genoa abbiamo parlato anche in “Che giocatore è”, il podcast riservato agli abbonati de l’Ultimo Uomo in cui spieghiamo i colpi di calciomercato in pochi minuti.

Il Mateo Retegui essere umanoUn aspetto sottovalutato degli acquisti del Fantacalcio di ognuno è quello caratteriale. È un giocatore che voglio nella mia rosa? Che musica ascolta? In cosa crede? Porterà degnamente avanti il nome della mia squadra? Partiamo dalle basi: Mateo è nato a San Fernando, in Argentina e, insomma, a pelle gli argentini ci stanno simpatici, inutile negarlo. Lui poi, tra Italia e Argentina, ha scelto Italia (non è per forza una cosa positiva nel giudizio complessivo, valutate voi). Nell’eterna diatriba tra cani e gatti, Retegui è tipo da cani. Anzi è un mega tipo da cani, visto che ne ha 5 e che sembra adorarli. In generale è uno passionale e fedele, uno di quelli che riempie i suoi canali social con le foto della sua famiglia, a cui tiene molto e che è una famiglia di sportivi (e questo è un plus per il Fantacalcio). Il padre è stato grande hockeista su prato, allenatore della Nazionale Femminile che ha vinto l’oro alle Olimpiadi del 2016. La madre, che ha origini italiane, giocava a hockey su prato e così ora fa la sorella, argento alle ultime Olimpiadi. Come si veste? Beh: giudicate voi.

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Si descrive con la parola “semplice”, «Non amo troppo le interviste, sono una persona tranquilla e riservata che non vuole apparire. Parlo dopo le partite, devo, per il resto preferisco restare defilato» ha detto in un’intervista. Tra Maradona e Messi, sceglie «tutti e due» (un po’ democristiano). Gli piacciono le serie TV, ma non ha specificato quali, diciamo che sembra più tipo da Breaking Bad che da The Wire, se capite cosa intendo. Capitolo tatuaggi: sulla spalla ha un serpente minimalista, una piccola rondine, un'ancora, un sole che sorge o tramonta. Sull'avambraccio una tigre che si è fatto tatuare durante un'intervista, in un programma di tautatori rock and roll argentini. Mentre veniva tatuato non ha fatto una piega, come se non ci fossero dei minuscoli aghi a bucargli la pelle. Questa, secondo me, è una cosa da considerare in ottica Fantacalcio.

In definitiva Retegui è quell’amico vostro cresciuto in una famiglia borghese dove tutti sono sospettosamente troppo felici (e infatti poi i genitori si separano e il padre prende una strana somiglianza con Giuseppe Cruciani). Un tipo solare e iperattivo, che vi propone sempre di fare qualcosa di sportivo - andare a fare kayak da qualche parte, giocare a ping-pong, tennis, padel - e in cui è sempre naturalmente portato, più portato di voi. Prima di diventare un calciatore professionista Retegui è stato anche una promessa dell'hockey su prato. Secondo tutti quelli che lo hanno visto giocare, sarebbe diventato un campione anche lì. Mangia più di voi, ma è sempre tiratissimo e con l’addominale bene in vista. Il Mateo Retegui centravantiÈ qui però che si decide massimamente il vostro futuro insieme a Mateo Retegui. Perché se c’è qualcosa che non cala dall’alto ma deve essere presente dentro è la capacità di fare almeno 15 gol in un campionato di Serie A. È questa più o meno la cifra che vogliamo da Retegui? Sì, sognando i 20 ma accettando anche i 12-13. Può farli? Discutiamone.

Come ha scritto Fabrizio Gabrielli Retegui è «archetipicamente un centravanti: alto, aitante, con una muscolatura possente e le spalle larghe». Non c’è dubbio che quello è il suo ruolo e il gol il suo compito. Fin qui in carriera, però, non è che abbia segnato a palate: in 161 partite con la maglia di un club - Boca Juniors, Estudiantes, Atlético Talleres, Tigre - le reti sono state 47. A frammentarle, parliamo di un gol ogni 199 minuti (leggermente peggiore di quella di Vlahovic nella scorsa serie A, per fare un paragone). Allora perché è il numero nove della Nazionale italiana e si parla tanto bene di lui? Se nelle prime stagioni da professionista non segnava davvero mai, dal 2022 i gol di Retegui hanno cominciato a farsi strada nella realtà con la maglia del Tigre. Ne ha segnati 23 in 42 partite l’anno scorso, così prolifico da diventare il capocannoniere del campionato argentino (1 gol ogni 128 minuti) e 12 in 28 in questa (un gol ogni 196 minuti). Come valutare questo squilibrio anche considerando che il campionato argentino non è quello italiano? Il rischio che quella sia stata una stagione di paglia c’è, ma è indubbio che la crescita di Retegui è verso l’alto. In queste ultime due stagioni, le prime da titolare in carriera, Retegui ha provato a capire con insistenza qual è la sua via per il gol. Al momento le prova tutte: destro, sinistro, di testa, soprattutto ci prova tanto e sempre di potenza. Quando tira, e tira spesso, sembra sempre che debba spaccare la porta, non segnare ma piuttosto fare il punteggio più alto alla punchball delle giostre. Questo ha pregi e difetti per il vostro Fantacalcio: da una parte tanti tiri più possibilità di fare gol, dall’altra la sua selezione di tiro è rivedibile e una brutta mappa di tiro è un cattivo presagio per un centravanti. Visto che il Genoa non sarà una squadra costantemente all’attacco c’è il rischio che Retegui possa farsi prendere dall’ansia del gol e non è mai una buona cosa, se non sei Pippo Inzaghi.

Qui secondo voi ha crossato o tirato? Il commentatore dice la prima, ma sembra piuttosto la seconda. Un non impossibile +1 diventa un tiro velleitario. 

Il bagaglio di finalizzazioni, comunque esiste. Non da élite, ma vario: davanti alla porta sa cosa fare e può segnare in tutti i modi. Gli manca però un po’ di razionalità nel suo gioco, essere più chirurgico, decidere quando spingere e quando invece nascondersi nelle pieghe della partita. Scoppia di energie, ma un numero 9 deve sapere quando è il suo momento. In questo ci vorrà tempo e l’Europa è un buon posto per imparare, ma a noi serve sapere quanti gol farà adesso, visto che i gol segnati in Argentina non è detto che si traslino esattamente in Italia, altrimenti il calcio sarebbe facile da prevedere. Quindi quanti gol allora? Roberto Mancini, che lo ha voluto in Nazionale, ha detto che gli ricorda Batistuta appena arrivato in Italia. Lui alla prima stagione in Serie A con la Fiorentina, ne segnò 13 in campionato. Se Retegui dovesse imitarlo, diciamo, ci sarebbe da essere contenti. Due cose buone, per voi e per lui (e per il Genoa). Fin qui, in carriera, Retegui è stato un calciatore integro. Due soli infortuni, uno muscolare due stagioni fa l’ha tenuto fermo due settimane, mentre una distorsione al ginocchio per 20 giorni nell’ultima stagione. Certo, la maledizione Mario Gomez è sempre dietro l’angolo, ma il Fantacalcio è anche credere che tutto andrà bene e con Retegui dovrebbe andare tutto bene. La seconda: Retegui ha segnato 12 dei 13 rigori calciati fin qui. Il rigorista del Genoa è Gudmundsson (13 rigori segnati, 2 sbagliati), ma è probabile che la gerarchia cambierà e Retegui diventerà il primo rigorista del Genoa. Mateo Retegui nel GenoaOvviamente non è tutto sulle spalle di Retegui. Quanto il Genoa, una neopromossa, può supportare questa fame di gol e quanto lui può infilarsi nel gioco di Gilardino? Diciamo che, avendo investito 15 milioni, la società punta molto su di lui e sarà titolare inamovibile, per quanto anche sicurezze come queste - lo sappiamo - possono sgretolarsi rapidamente durante una stagione da 38 partite. Qualcuno può rubargli il posto? L’anno scorso il centravanti titolare è stato Coda, che però è un ras della B e dovrebbe retrocedere in serie cadetta. Gli altri sono George Pușcaș, Andrea Favilli, Kelvin Yeboah ed Ekuban. Insomma: non mi preoccuperei troppo. Il modulo del Genoa dovrebbe essere l’italianissimo 3-5-2, costruito da Gilardino in corsa dopo aver iniziato col 4-3-3. Nelle 24 partite con lui in panchina la squadra ha segnato 37 gol, una media di 1,54 a partita. C’è da dire però che 6 di questi sono arrivati nelle ultime due balneari giornate di campionato. Escludendole, siamo a 1,4 gol a partita: non eccezionale neanche per la B. Di questi gol pochi sono arrivati dai centravanti. È anche colpa della stagione molto deludente di Coda (appena 4 gol con Gilardino, gli stessi di Puscas), ma insomma: tenetelo a mente.

Gilardino, comunque, non è un allenatore dogmatico, dopo la promozione ha detto che «Quando si arriva in un posto, bisogna capire dove ci si trova, che materiale umano si ha a disposizione e da lì partire. Le grandi imprese si costruiscono con gioco, tattica e psicologia». Il suo Genoa ha risalito la classifica senza mostrare un gioco offensivamente mirabolante, quanto piuttosto con la solidità dei grandi. Sempre togliendo le ultime due balneari giornate, in 22 partite il suo Genoa ha subito appena 10 gol (miglior difesa per distacco). È inevitabile che si ripartirà da qui per la salvezza, da una squadra che concede pochissimo. Ma se in B il talento era abbastanza da poi ribaltare il campo, in A sarà molto più difficile. Gilardino è anche un esordiente: ha la stoffa per allenare ai massimi livelli? Il Lecce che due anni fa segnò anche più gol di questo Genoa in B, poi in A ne ha segnati appena 33, di cui 11 riconducibili ai vari centravanti, salvandosi soprattutto grazie alla sua solidità difensiva. In questo scenario, il rischio è che Retegui sposi troppo lo spirito granitico del Genoa di Gilardino. Come abbiamo detto è un centravanti che scoppia di salute, che si esalta nella lotta e non lesina aiuto alla squadra. Un comportamento ammirabile, certo, che però non è un buon segno per il Fantacalcio: un centravanti che si sbatte è un centravanti poco lucido e un centravanti poco lucido è un centravanti che segna di meno e un centravanti che segna di meno, eccetera eccetera. Al suo esordio in amichevole, nel secondo tempo col Monaco, ha inseguito tutti, ma è anche vero che era anche la sua prima volta al Ferraris, con lo stadio pieno e la voglia di spaccare il mondo. Certo, chi se non Gilardino può insegnare a Retegui il segreto dei centravanti? A essere presente senza esserlo davvero? Inoltre la presenza di Albert Gudmundsson, che sarà il partner d’attacco dell’italo/argentino, è un’altra garanzia. La scorsa stagione con l’arrivo di Gilardino è diventato il miglior giocatore della B e ha il talento per fare bene anche in Serie A. Sarà lui a portare il pallone a Retegui, oltre ai cross dalla fascia. È abbastanza? A oggi il livello tecnico del Genoa sembra un po’ basso, ma il mercato è ancora aperto e proprio l’acquisto di Retegui indica la volontà di costruire una squadra non del tutto conservativa. Prima della vostra asta, magari, date un’occhiata agli altri acquisti del Genoa. E quindi?È arrivato il momento di rispondere. Dovete comprare Retegui? Quanto dovete spenderci? Inevitabilmente per l’hype che lo segue - centravanti della Nazionale, presentato dal Genoa come il salvatore della patria, il rapporto del nostro paese con i numeri 9 argentini - è difficile pensare che Retegui non sarà tra gli attaccanti più pagati e certo non volete strapagare un centravanti al suo primo anno in Italia, in una squadra neopromossa.

Con Retegui non farete un colpo alla Piatek per dire, sbucato dal nulla per segnare a raffica al suo primo anno in Italia. Pagherete ogni suo singolo gol o più del suo valore, dovesse fermarsi sotto i 10 o quanto il suo valore, dovesse superare quella cifra. Certo, poi dipende anche da che Fantacalcio fate (mantra, normale, con le riconferme, in 8, 10 o 12), ma difficilmente il costo di Retegui andrà sotto quello di un "primo slot" basso, "secondo slot" alto. Quindi, diciamo, se siete dei ragionieri del Fantacalcio: occhio. I rischi con Retegui sono più alti delle ricompense. Se volete cercare di prenderlo, ma a un prezzo più contenuto potete provare, soprattutto se siete i primi a chiamare gli attaccanti, a tirare subito fuori il nome di Retegui, per poi rilanciare fino alla cifra che pensate di voler spendere: il primo attaccante dell'asta va sempre a un prezzo più basso della media, soprattutto se non è Oshimen, e vale la pena provarci. Se non siete ragionieri del Fantacalcio, invece, lasciatevi guidare dalle sensazioni di un attaccante argentino che tira scaldabagni, che ha sposato la causa dell'azzurro e che sbarca in una piazza come Genoa. Anche il Fantacalcio ha una sua forma di giochismo, da contrappore al risultatismo. A meno che non siate tifosi della Sampdoria, sarà bello esultare per i suoi gol - tanti o pochi che siano - insieme alla Gradinata Nord. E certe cose, lo sappiamo, non hanno prezzo, anche quando ce l'hanno come in questo caso (70 crediti su 500, dai, spenderne di più è da pazzi).

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