
Il campionato è appena nato ma dentro l'Inter devono aver fatto già le prime valutazioni per le ultime, concitate 48 ore di mercato. L’inopinata sconfitta casalinga con l'Udinese ha infatti confermato quello che, in parte, si era già potuto notare durante la Coppa del Mondo per club dello scorso giugno, all’inizio della nuova era targata Cristian Chivu, e cioè un utilizzo più convenzionale e statico dei "braccetti" che però, per paradosso, si è convertito in una certa fragilità dal punto di vista difensivo.
Forse è da questa valutazione tattica che è nata la decisione di vendere Benjamin Pavard, passato sul gong del calciomercato al Marsiglia di Roberto De Zerbi. Il difensore francese, tra l'altro, era finito in mezzo a un piccolo caso: secondo alcuni infatti era diretta proprio a lui, e non a Calhanoglu come si pensava al tempo, la famosa sfuriata del capitano Lautaro Martínez all’indomani dell’eliminazione col Fluminense dal Mondiale per club. Pavard era tornato in anticipo a casa dal torneo statunitense per problemi fisici per poi farsi fotografare giocando a padel.
Con queste premesse forse è possibile spiegare l’arrivo a Milano, nell’ultimo giorno di mercato, del difensore Manuel Akanji. In precedenza accostato anche al Milan, è possibile che il difensore svizzero abbia preferito i nerazzurri per la possibilità di giocare la Champions League, e chissà che un dirigente così attento a indebolire la concorrenza interna come Marotta non abbia pensato anche a questo.
Akanji, arrivato al Manchester City nel settembre 2022 dopo un'esperienza al Borussia Dortmund, è stato uno dei protagonisti della squadra di Guardiola degli ultimi anni. Per lui 136 presenze (tutte le competizioni comprese) e un contributo significativo ai suoi maggiori successi: le due Premier League e la Champions nel 2023.
Nonostante questo e un contratto in vigore fino al 2027, il giocatore svizzero è diventato cedibile quest'estate nel contesto della rifondazione dei "Citizens", tornati in questa stagione alla difesa a quattro. All'Etihad, insomma, c'era meno bisogno di centrali e Guardiola sembra avere chiare le sue gerarchie in testa, che vedono davanti i quattro centrali a disposizione: John Stones, Rúben Dias, Abdukodir Khusanov e Nathan Aké.
Come molti acquisti last minute (e non solo quelli) delle squadre italiane, anche quello di Akanji sembra più figlio dell'occasione di mercato che di una vera e propria programmazione tecnica. In altre parole: Chivu aveva bisogno di un rinforzo in difesa e, verso la fine del calciomercato, si è palesata l’opportunità di prendere Akanji. Tutto ciò non significa che a Milano sia arrivato un giocatore di secondo piano. Anzi.
Qualche dubbio potrebbe semmai esserci sulla sua condizione fisica. La scorsa annata infatti Akanji è stato limitato a 26 presenze in Premier a causa di problemi agli adduttori che, ad un certo punto, hanno reso necessario anche un intervento chirurgico. Alla fine della scorsa stagione, però, il difensore svizzero sembrava completamente recuperato e infatti delle quattro partite giocate dal Manchester City al Mondiale per Club da titolare ne aveva giocate due.
Insomma, se il fisico reggerà l'Inter avrà un difensore subito pronto per le rotazioni di Chivu, utile ad alternarsi con i vari Stefan de Vrij, Francesco Acerbi, Alessandro Bastoni e Yann Aurel Bisseck. Un acquisto intelligente da questo punto di vista, calcolando quanto la mancanza di ricambi in difesa abbia condizionato il finale di stagione dell’Inter nella passata stagione.
Come detto, Chivu ha intenzione di utilizzare i braccetti in modo diverso rispetto al passato, e lui stesso ha già parlato di questa intenzione. Mentre con Simone Inzaghi i due terzi difensivi erano chiamati a spingere in avanti per dare vita a quelle rotazioni laterali che formavano l’ossatura della fase di sviluppo della manovra nerazzurra, con Chivu i difensori tendono a restare ancorati al reparto arretrato.
Lo stesso allenatore romeno nel dopo gara della sfida contro l’Udinese ha parlato della volontà di inserire qualche cambiamento tattico rispetto al passato recente, facendo riferimento ad una maggiore ricerca della verticalità, per affrontare quei blocchi bassi che non accettano di pressare alto esponendosi così alle manipolazioni della costruzione nerazzurra.
La necessità per Chivu è quella insomma di poter contare su difensori abili con il pallone, certo, ma anche (soprattutto?) attenti alle marcature preventive, a ricucire il campo in avanti senza palla, perché presumibilmente, alla ricerca di questa verticalità, l'Inter finirà per allungarsi, e quindi sfilacciarsi, di più. C'era bisogno, quindi, di difensori in grado di reggere l’uno contro sia a campo aperto che all’interno dei propri ultimi sedici metri di campo.
Akanji rientra appieno in queste categorie. 187 cm d’altezza per 85 kg di peso, l’ex difensore del Borussia Dortmund ha la struttura adatta per dominare all’interno della propria area di rigore, sia sui duelli aerei che negli uno contro uno. Soltanto un anno fa, giocando con la nazionale svizzera, Akanji si era dimostrato probabilmente il miglior difensore degli Europei.
Lo svizzero, ovviamente, ha anche grande confidenza con il pallone, sia quando c'è da rompere le linee avversarie in conduzione sia quando c'è da distribuirlo. Akanji, la scorsa stagione, è stato uno dei migliori centrali della Premier per percentuale di passaggi riusciti (93.6%) e ciò che interessa di più all'Inter è probabilmente il fatto che tra le sue giocate meglio riuscite ci sia anche il lancio lungo, utile per cambiare il fronte dell’attacco in fase di possesso. Una soluzione che potrebbe risultare utile per sventagliare verso Federico Dimarco o Denzel Dumfries.

L’abilità del nazionale svizzero nel controllo e nella conduzione del pallone è stata tale che, nella scorsa stagione, molte azioni offensive del Manchester City hanno avuto inizio proprio dai suoi piedi.

Anche se Chivu, come ricordato, predilige una manovra meno barocca e più diretta rispetto a quella che l’Inter sviluppava con Inzaghi, una fase di costruzione pulita resta fondamentale per portare la palla in zone più avanzate di campo. L'abbiamo visto anche nelle prime due uscite stagionali: l'Inter continua ad avere un avvio d'azione molto elaborato, nonostante tutto, e avere a disposizione un difensore come Akanji, da questo punto di vista, non può che fare bene.
Resta da capire quale sarà la collocazione che Chivu troverà per lo svizzero. La sensazione iniziale, fatta salva la titolarità di Bastoni sul centro sinistra, è che l’ex City verrà utilizzato prevalentemente sul centro destra, a danno della titolarità di Bisseck. Non è detto però che, almeno in alcune situazioni, Chivu non decida di utilizzare Akanji centralmente, a guidare il reparto arretrato.
Ovviamente sono considerazioni premature su cui inevitabilmente bisognerà tornare più avanti. Per adesso possiamo solo notare che l'Inter si sia mossa per prendere Akanji per colmare la cessione di Pavard. Che si sia trattato di una sorta di scambio lo si evince anche da quelle che sembrano essere le cifre delle due operazioni. L’Inter infatti cede al Marsiglia Pavard con la stessa modalità e alle stesse cifre con cui firma Akanji: prestito oneroso a 2 milioni di euro con diritto di riscatto a 15.
Vedendo questo "scambio" esclusivamente da un punto di vista di costruzione della rosa, possiamo dire che rappresenti un upgrade rispetto alla versione precedente dell'Inter - soprattutto perché a conti fatti Pavard non ha poi fatto vedere quanto promesso inizialmente. Oggi è il 2 settembre, e ovviamente potremo ritrovarci tra qualche mese o anno a dire lo stesso di Akanji - lo sappiamo quanto velocemente cambino le cose nel calcio. Vedremo. Per adesso possiamo solo dire che, per essere un'operazione nata all'ultimo, probabilmente dalla casualità dell'offerta last minute del Marsiglia, l'Inter dal mazzo ha pescato una buona carta.