
Minuto 52. L’Inter sta perdendo in casa con l’Udinese una partita che sembra maledetta. Su una verticalizzazione dalla difesa bianconera, Acerbi anticipa il suo diretto avversario, Bayo, marcandolo da dietro, gli infila una gamba tra il fianco e il braccio sinistro e la schiaccia a terra con la suola. Poi gli passa davanti e porta palla oltre la linea di metà, superando anche Piotrowski, che gli si aggrappa alla maglia. Sarebbe fallo, ma l’Inter ha fretta, non si può fermare per così poco.
Subentra Barella, che con un controllo sinistro-destro un po’ fortunato e incredibilmente elastico - una specie di croqueta fatta col collo del piede anziché con un gioco di interno - dribbla Karlstrom. La palla arriva a Sucic, che chiude il triangolo con il tacco del piede destro, in profondità. Sul passaggio di Sucic, Barella arriva un attimo prima di Kristensen, che falcia l’aria in scivolata mentre il centrocampista sardo gli vola sopra.
Adesso Barella è all’altezza dell’area di rigore, sull’esterno sinistro. Il tempo di controllare la palla che si è allungato e gli arrivano addosso in due. Con un gioco esterno-interno del piede destro evita Piotrowski e fa un tunnel a Ehizibue, che però gli si pianta davanti, protegge palla e aspetta che l’arbitro gli fischi fallo mentre Barella spinge da dietro nel tentativo di riprendersi il pallone, come un bambino che prova a buttare giù una porta blindata chiusa a chiave.
È un’azione da cui l’Inter non ha ricavato nulla, anzi è l’Udinese ad aver guadagnato una punizione. Un’azione in cui, però, c’è un anticipo dominante di Acerbi, due conduzioni di Barella che sembra un fiume che gira intorno alle rocce che provano a sbarrargli la strada, e un colpo di tacco filtrante di Sucic. È un piccolo esempio di come l’Inter, ieri sera contro l’Udinese, a San Siro, abbia al tempo stesso messo in mostra una qualità tecnica e tattica straordinaria, forse impareggiabile per chiunque in Serie A, ma sia anche riuscita a perdere la partita.
Nella stessa giornata in cui il Napoli ha segnato il gol della vittoria a 20 secondi dalla fine contro il Cagliari, all’Inter non è bastato un tempo pieno per riuscire a pareggiare il gol di Arthur Atta. Un tempo in cui l’Inter, secondo Whoscored, ha avuto più dell’82% del possesso palla, ha crossato 31 volte (su 37 cross totali nei novanta minuti) ma ha tirato in porta appena due volte (l’Udinese una, sempre parlando del secondo tempo). Una sconfitta sfortunata, in un certo senso, ma anche meritata, in un altro. L’Inter non ha saputo costruirsi vere e proprie occasioni: Sava, il portiere dell’Udinese, non ha fatto che un paio di parate, e niente di miracoloso. Eppure non si può dire neanche che l’Inter abbia giocato male, individualmente e collettivamente.
Faccio un breve elenco di giocate “non banali” compiute dai giocatori interisti solo nel secondo tempo, per farvi capire cosa intendo:
- Dopo 17 secondi di gioco nel secondo tempo Bastoni ha messo Barella in area solo davanti al portiere con un lancio intercontinentale che ha tagliato la metà campo in diagonale, Barella ha controllato di petto, leggermente troppo a seguire, e Solet ha chiuso in angolo in scivolata.
- Al 54' Dimarco recupera una palla all’interno della metà campo offensiva, vede al centro Lautaro e lo serve con un rasoterra che passa in mezzo a due giocatori dell’Udinese, in orizzontale; la palla è sufficientemente forte per Calhanoglu alle spalle di Lautaro, che lo vede e la lascia scorrere. Il centrocampista turco controlla e calcia dal limite dell’area ma non chiude abbastanza l’angolo e il tiro finisce al lato del primo palo.
- Un minuto dopo Dimarco segna il pareggio con un tiro al volo di collo-esterno da incorniciare e mettere in un museo: annullato per fuorigioco di Thuram prima dell’assist, sul tocco di testa di Sucic. All’inizio dell’azione c’era stato un bel anticipo alto di Bisseck.
- Al 68' Dumfries mette dentro l’area un fallo laterale, Thuram palleggia sul lato destro dell’area e crossa con una rovesciata in piedi, Dimarco dalla parte opposta calcia al volo e Kristensen salva di testa; la palla si impenna e Thuram vince il duello con Kristensen mettendola giù di collo, la palla arriva a Bisseck lì vicino che calcia cadendo, Sava para di piede; la palla è ancora lì, arriva Dumfries e calcia di corsa ma Solet lo mura in scivolata, ne nasce un’altra mischia e la palla finisce a Barella, che calcia di esterno, alto sopra la traversa.
- Al 73' c’è un colpo di tacco di Pio Esposito - poco prima, accolto dal San Siro con un’ovazione degna di Ronaldo il fenomeno - che su una palla verticale mette in porta Thuram, chiuso all’ultimo da un’altra rovesciata di Solet.
- All’81' Barella mette in area un cross fantastico di interno, in area ci sono quattro giocatori dell’Udinese e quattro dell’Inter; Pio Esposito ha fatto un bel movimento a scivolare dietro Kristensen e potrebbe colpire da solo da pochi metri di distanza, ma il cross lo scavalca e cade sulla testa di Goglichidze giusto dietro.
- All’85', sugli sviluppi di una rimessa laterale in cui tutta l’Inter era entrata in area, Bastoni si trova da ultimo uomo sul dischetto del centrocampo, carica un altro lancio intercontinentale di sinistro e mette il pallone sulla testa di Carlos Augusto a sì e no due metri dallo spigolo dell’area piccola: sponda di testa e anticipo di Kristensen su Bisseck.
- Un minuto dopo Thuram salta secco Zemura sull’esterno destro, arriva a trequarti e crossa tra difesa e portiere; in area ci sono tre giocatori interisti, tra cui anche Bonny entrato da poco e Pio Esposito che si è liberato sul primo palo, ma il cross di Thuram è sporcato da Karlstrom e finisce tra le braccia di Sava.
- All’88' Carlos Augusto devia un calcio d’angolo all’altezza del primo palo, la palla dovrebbe uscire al lato del secondo ma un giocatore dell’Udinese non si fida e la rialza, Bonny fa la sponda al centro e Thuram colpisce senza riuscire a dare forza, Sava para di nuovo.
- Al 94' Zielinski arriva al tiro due volte dal limite dell’area, la prima volta strozza il tiro di sinistro ma la seconda avrebbe preso la porta se Kristensen non avesse deviato la palla che gli sta passando sotto le gambe, chiudendo le ginocchia all’ultimo momento.
Va detta una cosa però: la brillantezza dell’Inter si è scontrata con quella dell’Udinese. Con la solidità aerea di Kristensen - dieci duelli aerei vinti - e la concentrazione di Solet, che almeno due volte ha evitato di poco, in scivolata, una conclusione ravvicinata - sul tacco di Pio Esposito, ad esempio, si accorge un attimo in ritardo di cosa sta succedendo ma comunque trova le risorse per anticipare Thuram in scivolata.
Si è scontrata con l’ottima partita di Keinan Davis e Bayo in attacco, e anche di Buksa quando è entrato: tutti e tre hanno ripulito palloni preziosi e vinto duelli contro una delle difese più fisiche d’Europa. Ma l’Inter si è scontrata, soprattutto, con l’eleganza e la scioltezza di Arthur Atta, un centimetro in meno di un metro e novanta, che però sembrano due metri per quanto è fine la sua figura in campo.
Al 71', nel momento di massimo sforzo interista, Atta ha messo giù un pallone a centrocampo, con la punta del piede destro, si è girato e ha dribblato Bisseck, che gli arrivava alle spalle, con un colpo di tacco esterno. Atta dice che quando gioca alla Playstation prende l’Udinese, ma è scocciato perché Atta - cioè l'Atta di FIFA, intende - non è «troppo forte». Di sicuro non segna gol come quello che ha segnato lui ieri sera, quello del 1-2.
Sul gol, dopo aver portato palla fino al limite dell’area, Atta ha calciato sul secondo palo, chiuso in un triangolo composto da tre avversari, Bisseck (che forse avrebbe dovuto affrontarlo prima), Acerbi e Barella. Il tiro ha girato pochissimo, Atta ha colpito la palla leggermente sotto con una parte del piede tra collo e interno, mandandola con precisione vicino al palo più lontano da Sommer. Atta ha detto che Runjaic gli ha chiesto di stare più vicino alla porta avversaria, di segnare di più. Non aveva mai fatto gol prima di ieri in Serie A, e questo è anche il segno della brillantezza di Runjaic, che già la scorsa stagione aveva mostrato una versione della sua Udinese meno grigia di quella con cui poi ha finito il campionato.
L’Inter è riuscita a perdere una partita in cui ha segnato un gol splendido che sembrava un manifesto della propria superiorità tecnica e fisica. Sommer serve Barella in modo poco preciso a centrocampo, la palla scorre e arriva a Lautaro che salta Kristensen con un colpo di tacco mancino a metà campo. Thuram porta palla fino al limite dell’area ma non forza la giocata e allarga per Dimarco. Dimarco crossa e Thuram controlla, spalle alla porta, palleggia di testa, poi di coscia e poi con l’interno fa un filtrante in venti centimetri di spazio per Dumfries che si inserisce sul secondo palo.
In questi momenti è sembrata un’Inter troppo forte e leggera per una squadra di lottatori daghestani come l’Udinese. Ma quella leggerezza è svanita in una bolla di superficialità, nell’incapacità di ferire e nella facilità di essere feriti. La brillantezza dell’Inter è stata vanificata dall’intervento scomposto di Dumfries che ha causato il rigore del pareggio, da un po’ di passività di Bisseck sul secondo, ma anche da alcune scelte ed esecuzioni meno brillanti di quanto sarebbero potute essere (prendete, ad esempio, i due tiri di Zielinski allo scadere).
L’Inter resta una delle squadre con più potenziale in Italia e in Europa. Capace di creare azioni corali e ariose, in cui la tecnica di ognuno dei suoi giocatori è sfruttata al massimo. Ieri sera si è visto molto del meglio dell’Inter: le rifiniture di Lautaro e Thuram (e persino di Pio Esposito), la capacità di calcio di Bastoni e Dimarco, il dinamismo e la creatività di Barella e Sucic; e l’Inter ha persino dribblato (11 dribbling riusciti e 15 tentati) che era la singola cosa che le mancava nelle passate stagioni. Ma è bastato poco per vanificare tutto.
Antonio Conte dopo la partita con il Cagliari ha detto che la sua squadra aveva giocato in ogni caso una buona partita, che sarebbe stato contento anche dello 0-0, se non fosse arrivato il gol di Anguissa a pochi respiri dalla fine. La domanda dopo Inter-Udinese è: Christian Chivu può essere contento anche della sconfitta?