
Che settimana per Luis Diaz. Due partite in quattro giorni e in ogni singolo minuto in cui è stato in campo è stato protagonista, nel bene e nel male. Mercoledì era stato espulso dopo aver quasi spezzato una gamba ad Achraf Hakimi. Un intervento assassino da dietro, pericoloso, fatto senza alcuna speranza di prendere il pallone.
Mentre il pubblico inorridiva davanti alla televisione, Luis Diaz era lì a protestare con l’arbitro e noi pensavamo che era matto. Un altro segno della profondità della dissociazione che vivono i calciatori quando giocano: nemmeno di un intervento del genere riescono ad avere coscienza fino in fondo.
Luis Diaz vive in un mondo tutto suo, e nella partita dopo lo ha dimostrato.
Rientrato in campo contro l’Union Berlin ci ha messo poco più di mezz’ora per segnare il gol dell’anno. Lo so, lo si dice sempre. Solo pochi giorni fa celebravamo la corsa sfrenata di Micky van de Ven contro il Copenaghen. Il gol di un difensore partito da casa sua per andare a segnare. Questo di Luis Diaz fa parte di una categoria completamente diversa, ma contiene lo stesso tipo di stupore per l’inaspettato. Per come un giocatore sia riuscito a increspare all’improvviso il corso prevedibile di un'azione.
A dire il vero, è stato tutto molto veloce. Direi che è stato proprio questo il punto, la velocità. Una palla sta mestamente scorrendo verso il fondo per un passaggio troppo lungo di Stanišić. Dopo che gli è uscita la palla dal piede il croato si mette le mani in faccia disperato, ma Luis Diaz non molla. Corre verso il pallone e si butta in scivolata. Non è una scivolata comune ma quella di uno che sa scivolare sui prati con una tecnica precisa, non lasciandosi trascinare dall’entropia dell’erba umida. Luis Diaz scivola verso la palla e al contempo tiene il pallone in gioco, e allo stesso tempo con l’interno ruota leggermente per rimettere il proprio corpo in direzione del campo.
Un difensore gli sta andando incontro, e lui in quel momento tocca la palla e in avanti e si rialza all’improvviso, come un serpente, un rettile, qualcuno che senza ossa può muoversi in modo liquido nella realtà. Mentre si rialza, Diaz già dribbla verso l’interno. A quel punto Harry Kane gli chiede lo scarico vicino ma Luis Diaz non alza mai la testa, ancora su di giri per il dribbling fatto da terra. Molti grandi gesti tecnici nel calcio sono il frutto di un gesto precedente: bisogna assecondare l’ispirazione. Luis Diaz si rialza e pensa solo a tirare: l’angolo però è impossibile, o quasi. Sul tiro il calcolo degli xG segna 0.03, il che vuol dire che la probabilità di segnare è del 3%: su 100 tiri 3 finiscono in rete. C’è un’angolazione da dietro da cui si capisce quanto sia sottile lo specchio della porta da colpire: stretto come il palazzo di Via Panisperna, a Roma.
Come si fa gol da un’angolazione del genere? Non c’è specchio vuoto da colpire e anche ingannare il portiere è difficile: quello sa che rimanendo fermo, aumentando il proprio volume al massimo, chiuderà ogni residuo spiraglio. L’unica soluzione è la violenza: Luis Diaz calcia di forza mirando alla testa. Una delle soluzioni che alcuni finalizzatori d’élite in effetti consigliano per non sbagliare, quando si tratta di tiri ravvicinati. Se hai il portiere vicino, il suo corpo coprirà il tuo tiro alla radice, ma ci sarà sempre spazio sopra oppure ai lati della testa. Tirando lì non si sbaglia.
Luis Diaz tira sopra alla testa del portiere dell’Union Berlin Frederik Ronnow (fenomeno di Football Manager di qualche anno fa) che nemmeno si muove. «Avevamo bisogno di quel singolo momento di brillantezza individuale» ha detto Kompany. Il Bayern ha comunque pareggiato contro l’Union Berlin: una notizia in una stagione in cui è sembrata semplicemente la squadra migliore d’Europa. Quella più continua, più spaventosa, con i giocatori più in forma. Prima di incontrare l'Union Berlin il Bayern aveva vinto tutte e 16 le partite giocate.
Luis Diaz è protagonista assoluto di questo inizio di stagione. In poco più di mille minuti ha già messo insieme 9 gol e 4 assist, tra Bundesliga e Champions League.
Il gol all’Union Berlin mescola l’abbinamento unico tra qualità tecniche e fisiche. Luis Diaz è capace di miracoli tecnici come quello appena visto, ma nascono spesso da un’elettricità nervosa con cui si muove in campo. Luis Diaz corre come uno che ha fretta, a vederlo mette ansia. È animato da scariche interne che lo fanno sembrare un invasato, uno che non sta bene, un'ala che gioca sotto i perenni effetti dell'Adderall. A volte non è proprio il più lucido in campo, come abbiamo visto contro Hakimi in Champions League.
Anche fuori dal campo è un tipo strano. È sembrato stranamente indifferente ad Hakimi, a un collega a cui lui aveva fatto del male; e in estate ha fatto discutere per non essersi presentato al funerale di Diogo Jota. Ufficialmente aveva degli impegni improrogabili con gli sponsor, ma poi è stato ripreso mentre ballava in discoteca insieme al fratello. Dopo ha rimediato andando a omaggiarlo al cimitero, e dedicandogli il primo gol segnato con la maglia del Bayern.
Luis Diaz tende a perdere la lucidità e a volte questo si traduce in una giocata senza senso come quella contro l’Union Berlin. Il difensore, Haberer, e il portiere, Ronnow, appaiono addormentati. Rispetto a Luis Diaz, però, che si muove come un Cobra a terra, tutti sembrano addormentati. Nessuno poteva aspettarsi quel movimento, la precipitazione con cui si è affrettato a trasformare una palla innocua in gol.
Questa mostruosa intensità mentale è ciò che rendeva Luis Diaz devastante in Premier League, e che lo sta facendo apparire fuori scala in Germania, al Bayern, dove si è trasferito in estate per 75 milioni di euro. Un aspetto sottovalutato del suo gioco è l’impegno senza palla: Luis Diaz è intenso anche quando c’è da lavorare in pressing. Al Liverpool era nel 90esimo percentile per palle recuperate tra gli attaccanti in pressing; quest’anno il volume del suo lavoro senza palla, ma in compenso calcia di più e più vicino alla porta.

Sarebbe forse pretestuoso oggi parlare della sua perdita per il Liverpool. Forse era anche il momento giusto per lasciarlo andare, a 28 anni, dopo aver vinto tutto, per una cifra del genere. La squadra di Slot oggi però sta faticando non poco a trovare la soluzione giusta in alto a sinistra: Gakpo, Chiesa, Ekitike, ultimamente Florian Wirtz. Il problema è sempre trovare qualcuno in grado di sobbarcarsi un volume adeguato di lavoro senza palla - visto che dall’altra parte Salah ha bisogno di lavorare meno per offrire qualità in possesso. Finora nessuno sembra riuscire a pareggiare la capacità di Luis Diaz di abbinare sacrificio e tecnica, lavoro e genialità.
Contro il PSG ha segnato scippando palla a Marquinhos. Un altro difensore che pare addormentato vicino a Luis Diaz, che va troppo più veloce degli altri. Quando è arrivato nel calcio europeo, al Porto, sembrava già uno che era troppo veloce, troppo tecnico. A ben vedere ha solo trovato il modo per restarlo anche quando il livello attorno a lui si è alzato, i difensori sono diventati più alti e rapidi, ma lui è rimasto sempre quello più veloce, quello più tecnico. Luis Diaz sembra forzare la realtà delle giocate fino a che quelli intorno non riescono più a stargli dietro. Ricordate la corsa pazza, lo scorso anno, contro Rodri e Kyle Walker? La sua accelerazione non è elegante, perché non è controllata: Diaz incespica, sembra perdere l’equilibrio un paio di volte. Come i grandi giocatori, però, trova la soluzione proprio nel momento in cui sembra non esserci. Riesce nel suo numero di illusionismo. La rapidità di movimento esterno e interno per superare Walker ha qualcosa di serpentesco.
Nel gol all’Union Berlin Luis Diaz mostra bene che la sua velocità è tecnica, fisica, ma anche mentale. Un uomo tarantolato, che accelera le giocate fino a squagliare le partite. Fa ridere che dopo il gol si è portato l'indice alla tempia come a dire "serve essere lucidi per fare un gol del genere", mentre noi pensavamo che era l'esatto contrario. È difficile riconoscere la propria follia dall'interno.