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È stato come se Messi si fosse trasformato in un difensore centrale
05 nov 2025
Van de Ven ha segnato con un coast-to-coast eccezionale.
(articolo)
6 min
(copertina)
IMAGO / Martin Dalton
(copertina) IMAGO / Martin Dalton
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La prima cosa da dire qui è che Micky van de Ven è un difensore centrale. Se chiudete gli occhi, come ve lo immaginate voi un difensore centrale? Alto? Alto. Grosso? Grosso. Capello tagliato corto? Capello tagliato corto. Faccia larga e spigolosa? Faccia larga e spigolosa. Micky van de Ven, a parte questo nome da fumetto, combacia perfettamente con l’idea stereotipata che abbiamo di un difensore centrale.

Ma un difensore centrale può segnare un gol così?

«È stato come se Messi si fosse trasformato in un difensore centrale». Così ha commentato il gol di van de Ven Thomas Frank, il suo allenatore, lasciando intendere che quello a cui abbiamo assistito ieri è un doppio livello di anormalità: il primo per il gol in sé, il secondo per il suo autore. Certo, Frank avrebbe potuto usare Son come paragone, visto che il sudcoreano qualche anno fa aveva segnato un gol molto simile partendo più o meno dallo stesso punto del campo, nello stesso stadio, ma il senso rimane. Quello di van de Ven è un tipo di gol che non dovrebbero segnare i difensori centrali, per tanti motivi: perché il loro talento non dovrebbe permetterglielo, perché il buonsenso dovrebbe fermarli, perché dopo un po’ che corri con il pallone tra i piedi a tutta velocità, semplicemente, non dovrebbe più arrivarti sangue al cervello, come si dice in gergo credo non scientifico, soprattutto se sei grande e grosso come van de Ven.

I coast-to-coast sono gol che celebrano la vittoria del talento singolo sul collettivo, in uno sport dove il collettivo è tremendamente importante. Ora pensate di mettere l’olandese e Son o Messi, vicini: capite che pensare possano fare cose simili su un campo da calcio è assurdo.

Van de Ven entra in possesso del pallone grazie a un recupero all’indietro di Palhinha, che ancora non lo sa ma ha appena fatto un assist. È una combinazione anche fortunata: l’olandese si trova a ricevere il pallone che va all’indietro sul suo sinistro, mentre lui può uscire in avanti. Per questo dopo il controllo l’inerzia dell’azione lo spinge a correre, ma certo era difficile aspettarsi potesse farlo in questo modo. L’olandese tocca il pallone una prima e una seconda volta col sinistro e si è già mangiato un discreto pezzo di campo. A quel punto, racconterà poi, «ho visto un buco». In realtà, deve fare un terzo piccolo tocco in anticipo per passare in mezzo a due avversari che si stanno chiudendo come le porte di un ascensore.

Dalle immagini si vede come alza la testa appena un attimo, ma poi la riabbassa subito. Ha visto il buco in quel momento? Stava cercando un compagno a cui passarla? Un difensore centrale lo sa: perdere il pallone è una pessima idea, soprattutto quando sei fuori dalla tua zona di comfort. La zona di comfort di van de Ven però è tutto il campo. Nonostante sia circondato da avversari, lui continua a correre nello spazio.

Che poi in realtà quello spazio non ci sarebbe davvero, perché da sinistra arriva Gabriel Pereira. Ma il difensore centrale del Tottenham non fa una piega: lo scarta di lato spostandosi il pallone a sinistra con l’esterno sinistro e poi, sempre col sinistro, riportandolo verso il centro del campo, per evitare l’arrivo di un altro avversario. Ora sì, lo spazio c'è: perché gli altri sono tutti alle sue spalle.

Ora, forse, è il momento di dire un’altra cosa: van de Ven è velocissimo. Circa un anno fa ha fatto registrare la più alta velocità mai registrata in Premier League: 37.38 chilometri orari. Nella stessa azione avrebbe percorso 10,38 metri in un secondo. È quel tipo di record che nel calcio ci fa un po’ storcere il naso, visto che non si tratta dei cento metri, ma essere il più veloce in un campionato dove tutti sembrano andare velocissimi vorrà dire pur qualcosa, ti identifica come un freak atletico, qualcosa fuori anche dallo straordinario. E van de Ven certo lo è: quando corre col pallone tra i piedi sembra una grossa palla di cannone, puoi vederla arrivare ma non puoi fermarla senza farti male.

Superato il centrocampo, l’olandese inarca la schiena e a ogni passo va più veloce, nonostante col corpo che si ritrova sembri arrancare. I giocatori del Copenaghen alle sue spalle, nonostante siano atleti piuttosto eccezionali anche loro, perdono terreno, pur non avendo l'impiccio di correre con il pallone tra i piedi. Non è neanche la prima volta che van de Ven si mangia tutto il campo da solo facendo sembrare gli avversari lenti: su internet trovate tutta una sua compilation di azioni in cui porta il pallone da un’area all’altra, semplicemente perché ha deciso che deve andare così, perché può farlo.

Oggi siamo qui a celebrarlo perché questa sua discesa si è conclusa con il premio più prezioso, il gol. Arrivato dentro l’area avversaria, l’olandese ha mostrato anche una certa dote di freddezza, alzando la testa per vedere l’angolo libero sul primo palo, e centrandolo con un piatto sinistro chirurgico. Rivista da dietro, oltre a capire meglio il tutto, si vede bene quanto non fosse una conclusione semplice.

Van de ven, alla fine, avrebbe potuto passare il pallone a Kolo Muani alla sua destra, allo stesso modo in cui avrebbe potuto semplicemente aprire il contropiede dopo aver guadagnato un vantaggio dopo i primi due tocchi. Più che egoismo, o follia, però, l’azione di van de Ven è quella di un calciatore che ha fiducia nei propri mezzi atletici e tecnici. La fiducia a volte è un rischio (e devo ripetermi: soprattutto se sei un difensore centrale), ma è anche il motivo per cui, di tanto in tanto, i calciatori rompono il piano di realtà costituito di una partita. Se parlo così è perché ci viene incontro anche la statistica: la possibilità di percorrere il campo da dove è partito a dove è arrivato l’olandese è dell’1%, mentre quella di segnare da lì è del 12%. La percentuale di successo finale è quindi dello 0.12%. Questa azione, insomma, riesce una volta su 800.

Eppure, come diceva Walt Disney, non che lo prenderei come riferimento per un calciatore o per chiunque altro, se puoi sognarlo, puoi farlo. Van de Ven poteva sognare questo gol e l’ha fatto. Questo, mi sembra, sia l’aspetto più indicativo di tutti, oltre al fatto che è un bellissimo gol e la bellezza va celebrata al di là delle lezioni che può darci. Van de Ven è un difensore centrale, ma nel calcio oggi non è più un problema, o un limite. Ok, lui ha mezzi atletici straordinari, e riesco a contare forse una manciata di pari ruolo che potrebbero imitarlo, ma il senso è che ormai siamo oltre le colonne d’Ercole, oltre l’idea che nel calcio i difensori difendono e gli attaccanti attaccano.

Magari sto esagerando, ma in questo momento van de Ven è il miglior marcatore del Tottenham con 6 gol. Certo, non tutti sono così e forse non è neanche la migliore delle notizie per Frank, ma intanto è la realtà. Van de Ven è questo tipo di giocatore, capace di cose del tutto inaspettate su un campo da calcio, nonostante giochi nel ruolo teoricamente più prevedibile. Per i tifosi del Tottenham è diventato un idolo grazie al salvataggio sulla linea in finale di Europa League contro il Manchester United. Lì aveva mostrato un altro lato della sua incredibile capacità atletica, ieri ce ne ha mostrato un altro. Il calcio sta andando nella direzione di calciatori sempre più alti, grossi e veloci, e van de Ven rappresenta bene la categoria, eppure il suo talento gli permette anche di elevarsi da questa massa uniforme. Ieri ad esempio è diventato Messi che fa il difensore centrale. Vedremo cosa farà la prossima volta.

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