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Spalletti alla riscossa
29 ott 2025
Risollevare la Juventus per prendersi la rivincita contro chi lo credeva finito.
(articolo)
8 min
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IMAGO / Laci Perenyi
(copertina) IMAGO / Laci Perenyi
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Nel giro di due anni la Juventus si ritrova al punto di partenza. Il club bianconero, una volta sinonimo di stabilità e coerenza, ha in pochi mesi ha preso decisioni contraddittorie. Passata da Allegri a Thiago Motta nell'estate 2024, la società ha abortito il progetto dell'italo-brasiliano a gennaio dello scorso anno, quando ha provato a rimettere in sesto la stagione con l'ingaggio di Igor Tudor. Al croato si chiedeva non soltanto di ritrovare sul campo un po’ di senso d'appartenenza, visto il suo passato da calciatore in bianconero, ma anche di abbracciare un calcio meno complesso rispetto a quello del suo predecessore.

E al termine della scorsa stagione, conclusasi con la qualificazione in Champions, Tudor è stato confermato alla guida della Juve anche per quella successiva: una scelta parsa figlia del momento, di mancanza di alternative e dell'imminenza del Mondiale per Club, più che di una vera convinzione da parte della dirigenza (con l’area tecnica allora guidata da Cristiano Giuntoli) nei confronti dell’ex allenatore del Marsiglia.

E così, dopo un avvio di stagione complicato - dopo le prime tre vittorie in campionato i bianconeri sono nel bel mezzo di una serie di otto partite senza vittorie, Champions compresa - la società ha deciso nuovamente per l’avvicendamento in panchina. E stavolta il nuovo general manager della Juve, il francese Damien Comolli - perché nel frattempo sono cambiati anche i vertici della società, di nuovo nel giro di pochi anni - ha scelto di sollevare Tudor dall’incarico e di affidarsi a Luciano Spalletti.

L’ex CT della Nazionale arriva a Torino con un contratto valido fino a giugno prossimo, più rinnovo automatico (per altri due anni) in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Il fatto che Spalletti abbia accettato questo tipo di accordo (più breve rispetto a quelle che sembravano essere state le richieste iniziali) rende bene l’idea di quanto l’ex allenatore di Inter e Napoli voglia rimettersi subito in gioco dopo il fiasco degli Europei 2024.

Spalletti probabilmente è mosso da un forte desiderio di rivalsa nei confronti di chi lo ha frettolosamente accantonato (la Federazione italiana, dopo la sconfitta con la Norvegia), di chi lo ha duramente criticato (la stampa italiana, praticamente tutta) e delle società con cui ha rotto in modo burrascoso negli ultimi anni (Inter e Napoli). A sessantasei anni, Spalletti vuole dimostrare di poter ancora dire la sua nel calcio che conta e questa sua volontà potrebbe riverberarsi positivamente su un gruppo come quello della Juve, che nel passato recente ha spesso mostrato dei limiti anche a livello di personalità.

Ma l'arrivo di Spalletti non intaccherà soltanto gli aspetti motivazionali. La squadra che eredita da Tudor necessita di correttivi anche (e soprattutto) a livello tattico. In passato Spalletti ha già dimostrato di poter essere efficace subentrando in corsa: accadde alla Roma, rilevata in una deludente quinta posizione e issata poi fino al terzo posto dopo un’impressionante serie di 14 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte nelle ultime 19 giornate. Quella squadra, va detto, poteva contare su talenti del calibro di Totti e Salah (non esistono calciatori di quel livello nella rosa della Juve di oggi) e, per di più, si tratta di un’avventura risalente al 2016.

UNA JUVENTUS SUL MODELLO DEL NAPOLI 2022-23?

Come dieci anni fa Spalletti dovrà innanzitutto dare ordine tattico ad una formazione in confusione. Durante la sua breve gestione Tudor non ha individuato un vestito tattico adeguato agli uomini a sua disposizione, con l’unica certezza rappresentata (tranne che nella trasferta di Como) dalla difesa a tre.

La difesa a 4 vista a Como. Spalletti ripartirà da questo pacchetto?

Solitamente questo tipo di scelta viene effettuata da allenatori che impostano sull’aggressività la fase difensiva della loro squadra, seguendo il modello di Gianpiero Gasperini. Anche Tudor fa parte di questo tipo di tecnici, tuttavia alla Juventus, dopo un inizio che ricalcava tale proposito, l’aggressività del croato è andata via via spegnendosi. A giudicare dalle conferenze stampa di Tudor, è stato un cambiamento dovuto a una rosa non in grado di pressare così forte in avanti come l’allenatore avrebbe voluto.

Che le scalate in avanti della Juventus non funzionassero granché bene lo si è capito durante la rocambolesca gara vinta per 4-3 sull’Inter: in quella circostanza il tecnico bianconero aveva preparato la marcatura di Kenan Yildiz sul play avversario Hakan Çalhanoğlu, chiedendo sulla sinistra a Khéphren Thuram di uscire forte su Manuel Akanji, e a Lloyd Kelly di fare altrettanto per andare a contrastare Nicolò Barella. Dopo un po’ però Tudor non era contento di quel dispositivo e ha scelto di tornare al 5-2-3/5-4-1, col risultato di liberare Çalhanoğlu (che ha segnato due gol calciando dal limite).

Proprio la questione relativa alla pressione avanzata è una delle tematiche tattiche su cui dovrà lavorare Spalletti. Il Napoli 2023 che ha vinto lo scudetto trentatré anni dopo l’ultima volta era una squadra che faceva dell’aggressione in avanti, sia in pressing che a palla persa, uno dei tratti peculiari della sua fase difensiva. Di contro, la sua Italia agli Europei di Germania 2024, partita con l’idea di ricalcare il gioco ambizioso di quel Napoli (fatto di fluidità nelle due fasi, rotazioni offensive, ricerca di legami associativi di stampo relazionale, pressing e contro pressing), si era ben presto dovuta convertire a un atteggiamento meno attivo, sia in possesso che in non possesso.

Fra l’altro, proprio per assecondare il pensiero iniziale, al momento di redigere la sita dei nomi da portare in Germania Spalletti aveva deciso di lasciare a casa quel Manuel Locatelli che ora si ritroverà in squadra a Torino. La scelta venne motivata col fatto di ritenere il mediano juventino «un po’ troppo conservativo per dove sta andando il ruolo». Durante la campagna tedesca, su pressione dell’ambiente, Spalletti optò anche per riproporre (contro la Croazia) il 5-3-2, sistema ormai assurto nell’immaginario collettivo italico a panacea di ogni male calcistico, e ritenuto da molti come l’unico vestito tattico che i nostri calciatori sarebbero in grado di indossare con efficacia.

dopo le qualificazioni e le prime due sfide (contro Albania e Spagna) giocate col 4-3-3 ecco il passaggio al 5-3-2 nella gara con la Croazia, prima del ritorno al 4-3-3 contro la Svizzera, nella gara che ci è costata l’eliminazione all’ultimo Europeo.

CHE SQUADRA TROVA SPALLETTI

A Torino Spalletti eredita una squadra abituata a giocare a tre dietro anche se, guardando alla composizione del pacchetto arretrato, la Juventus non sembra disporre di tre centrali di alto livello. Tolto Bremer (causa infortunio, per il momento) e in attesa del rientro di Juan David Cabal, ad oggi l’unico elemento affidabile in difesa resta Pierre Kalulu, utilizzato in prevalenza da Tudor nella controproducente posizione di quinto a destra.

Mancano soprattutto uomini in grado di garantire un’uscita palla pulita da dietro: fondamentale nel Napoli scudettato. A parte, appunto, Kalulu (segnalatosi per le qualità in conduzione quando impiegato da braccetto), Bremer e Cabal. Al rientro del brasiliano e del colombiano Spalletti potrebbe quindi optare per una difesa a quattro, magari con Kalulu terzino destro bloccato in fase di impostazione.

La questione, però, non riguarda soltanto la qualità dei singoli. Spesso la Juve di quest’anno si è trovata in situazioni nelle quali avrebbe potuto facilmente risalire il campo partendo dal basso, ma i giocatori, o per poco coraggio o per letture non corrette, hanno abortito i tentativi.

Errori di lettura ma anche tecnici, con molte ripartenze in campo aperto potenzialmente saltate per una cattiva esecuzione dell’ultimo o penultimo passaggio, come visto a Madrid contro il Real.

Da Real Madrid-Juventus: i bianconeri costruiscono bene da dietro nei primi minuti al Santiago Bernabéu, ma sbaglia le scelte nell’altra metà campo

Per far giocare alla squadra un calcio più attivo, provando a imporre un dominio sulla partita, Spalletti dovrà innanzitutto verificare la disponibilità nella rosa di giocatori in grado di creare quelle connessioni tecniche che hanno fatto la fortuna reciproca di tecnico e giocatori a Napoli.

Sotto questo aspetto un uomo dal quale ripartire sarà certamente Kenan Yildiz. Il turco, leader tecnico della squadra, è stato troppe volte relegato sulla fascia sinistra, posizione a lui non troppo congeniale. Farlo partire centralmente, da numero 10 alle spalle di almeno un attaccante, gli consentirebbe di essere ancora più incisivo nella manovra bianconera, senza che questo gli impedisca di allargarsi a sinistra per andare a costruire dei legami associativi su quel lato del campo, dove potrebbero trovarsi a operare Andrea Cambiaso e uno tra Thuram e Koopmeiners.

Su quest’ultimo, il lavoro che dovrà fare Spalletti è importante. L’impressione è che i prossimi mesi siano decisivi per decidere il prosieguo o meno dell’esperienza dell’olandese in maglia bianconera. Fino ad ora, Koopeminers ha sofferto anche il continuo sballottamento da un ruolo all’altro, conseguenza della sua incapacità di imporsi in una posizione precisa, certo, ma anche della mancanza di chiarezza, prima da parte di Thiago Motta e poi di Tudor, su quale fosse il modo migliore per utilizzarlo.

A destra Spalletti ha a disposizione due elementi dotati nel dribbling come Francisco Conceição e Edon Zhegrova. Nel portoghese e nel kosovaro Luciano può sperare di trovare un po' di quello che era solito dargli Khvicha Kvaratskhelia. Pur non avendo al momento le qualità dell’ala del Psg, sia Conceição che Zhegrova possono garantire gioco in ampiezza, qualità nell’uno contro uno e capacità nel convergere da destra al centro del campo (sono entrambi mancini). Tutte caratteristiche buone da sfruttare per attaccare i blocchi bassi.

Infine c’è il problema dell’attacco. Salvo rare eccezioni, questa Juve ha praticamente sempre giocato con un solo riferimento avanzato. Tuttavia, se si esclude Jonathan David (il cui rendimento comunque è stato molto al di sotto delle aspettative), le altre punte in organico (Dušan Vlahović e Loïs Openda) sono elementi più funzionali in un attacco a due. A meno che non decida di schierare la Juve con un 3-4-1-2 di base, Spalletti può risolvere questa incongruenza avanzando Yildiz da attaccante accanto ad una delle punte sopracitate.

Le domande alle quali il nuovo allenatore dovrà dare risposta non sono poche. Ma neanche così tante da convincere Spalletti a rifiutare la proposta fattagli da Comolli. Alla fine, la voglia di rivalsa del tecnico di Certaldo, e il fascino della Vecchia Signora, hanno avuto la meglio. A Spalletti, per quello che ha dato al calcio italiano e per la passione con cui vive il calcio, non possiamo che augurare il meglio.

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