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Foto di Valerio Pennicino / Getty Images
Calcio Daniele V. Morrone 30 settembre 2017 4'

LPDC: Sarri potrebbe allenare il Barcellona?

Massimo ci ha chiesto come vedremmo Maurizio Sarri sulla panchina blaugrana. Risponde Daniele V. Morrone.

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LPDC è l’acronimo di La Posta del Cuore, l’angolo in cui voi ci fate delle domande e voi vi diamo delle risposte. Le vostre domande sono quasi sempre stupende e speriamo con tutto il cuore di darvi delle risposte all’altezza. Le risposte escono in anteprima nella nostra newsletter, a cui potete iscrivervi qui. Intanto continuate a scriverci a ultimouomomailbag@gmail.com

 

E se invece dell’Italia Sarri andasse al Barça? Potrebbero riprendere il percorso iniziato da Guardiola e Villanova?

 

Massimo

 

Risponde il socio del Barcellona Daniele V. Morrone

 

Maurizio Sarri è, per tanti motivi, l’erede di Arrigo Sacchi, non solo perché lui stesso lo considera il suo maestro, oltre che il motivo principale per cui ha deciso di fare l’allenatore.

 

Per iniziare a far comunicare i due mondi che hai citato, e che all’apparenza sembrano così distanti, Sacchi è un buon riferimento, che permette di partire da un punto generale: il gioco teorizzato da Sacchi e quello di Cruyff hanno una matrice comune. Per dire, lo stesso Guardiola per impostare il suo Barcellona ha saputo prendere a piene mani da entrambi i maestri. In questo senso quindi Sarri e Guardiola parlano la stessa lingua calcistica, o quasi: diciamo che la loro lingua proviene dallo stesso ceppo, come il catalano e l’italiano sono lingue romanze.

 

Citiamo qualche aspetto comune. La cura nell’uscita del pallone dalla difesa attraverso la creazione di triangoli per poter risalire il campo palla a terra, la spinta nel difendere in avanti aggredendo la palla dopo averla persa, l’idea di attaccare in un campo piccolo e difendere in un campo grande. Solo per fare due esempi: molti dei movimenti di Hamsik, con e senza palla, ricordano l’Iniesta di Guardiola; i movimenti sul secondo palo di Callejón non sono così dissimili da quelli di Pedro. Con le dovute differenze, date dai due differenti contesti, non vedo perché Sarri non potrebbe instaurare un gioco che sia il naturale proseguimento di quello lasciato da Guardiola.

 

Finora però ci siamo tenuti su un piano puramente teorico. Per fare l’allenatore del Barcellona sono tanti i fattori da dover calcolare. Innanzitutto bisogna considerare i giocatori a disposizione, e quanti di questi possono ripercorrere quel sentiero tattico. Sarri ha già dimostrato nel suo passaggio da Empoli a Napoli di potersi adattare ad un contesto differente smussando le proprie idee (ad essere precisi in questo caso arricchendole, vista la radice comune ma la maggiore ricchezza tattica attuale), ma fare un gioco di posizione con Paulinho e Rakitic mezzali pare davvero troppo. Il sistema di Guardiola ha funzionato perché si basava sul presupposto che tutti i giocatori fondamentali (Messi, Iniesta, Xavi, Dani Alves e Piqué) fossero in grado di applicare il gioco di posizione. Ora però il modello è cambiato, e si è parlato giustamente tanto di quanto Paulinho sia un giocatore fuori contesto con il Barcellona, ma in fondo anche Rakitic non è esattamente la mezzala destra organizzatrice alla Xavi. Basta un raffreddore a Iniesta e il centrocampo del Barcellona ha nel solo Busquets, e in parte Sergi Roberto e Denis Suarez, gli unici interpreti del gioco di posizione. Paradossalmente, il centrocampo attuale del Napoli è attrezzato meglio di quello del Barcellona. Valverde è arrivato proprio nel bel mezzo di questa ambiguità.

 

Ecco, Valverde è un allenatore che in fondo non si distanzia molto da Sarri. È stato portato a Barcellona per portare determinate cose dal punto di vista tattico: il ritorno del recupero alto, l’attenzione all’uscita del pallone dalla difesa, il ritorno all’utilizzo della fascia centrale del campo. Il tecnico sta già provando a riportare princìpi del gioco di posizione nello stesso modo in cui lo farebbe Sarri.

 

Quello che sta facendo ad esempio Valverde con Messi, riportandolo nel ruolo di falso 9, non è altro che un ritorno alla versione di Messi sotto Guardiola ed è verosimilmente lo stesso percorso che avrebbe fatto fare Sarri a Messi nella stessa condizione. In questo senso anche Sarri penso sia in grado di esaltare Messi costruendogli attorno un sistema in grado di esaltarne le qualità (come sta tentando Valverde) invece di farne uno che si esalta attraverso il talento dell’argentino (com’era il Barça di Luis Enrique).

 

In un certo senso è vero che Sarri è anche più meticoloso di Valverde nella costruzione di meccanismi specifici per far circolare il pallone. Una cosa che aiuterebbe ancora di più l’attuale Barcellona a creare superiorità dietro la linea di pressione avversaria (uno dei punti fondamentali del gioco di posizione). In questo modo si aiuterebbe Messi a concentrarsi nelle ricezioni al limiti dell’area, sgravandolo dal lavoro di costruzione a centrocampo. Dal punto di vista tattico con questa rosa quindi Sarri potrebbe fare quindi bene almeno quanto Valverde.

 

Forse però Valverde ha alcuni vantaggi da non sottovalutare rispetto a Sarri: conosce la lingua, conosce il campionato, conosce già i giocatori – avendoli affrontati per tanti anni. Tre fattori che rallenterebbero l’ambientamento di Sarri, e il tempo, si sa, a Barcellona scarseggia.

 

Se dobbiamo trovare l’aspetto in cui Sarri forse faticherebbe di più, e che è fondamentale per un club di questo livello, è la comunicazione. Sarri non è un maestro nel gestire la stampa ed è difficile immaginare quanto sarebbe in grado di muoversi dentro l’ambiente catalano, dove due quotidiani devono coprire una ventina di pagine sul Barcellona al giorno e dissezionano ogni singola parola dell’allenatore per poter trarre guadagno sulle ripicche e piccoli giochi di potere. Guardiola ha risolto la cosa non parlando mai con la stampa se non in conferenza stampa obbligatoria (cosa che non gli è stata mai perdonata) ma è stato comunque consumato anche lì dalle stregonerie di Mourinho. Luis Enrique è entrato a muso duro e ne è uscito spesso sconfitto.

 

Da questo punto di vista non sono sicuro che Sarri sarebbe in grado di gestire la situazione meglio di Valverde, che sembra aver già capito come seminare caramelle nei suoi discorsi per far contenti tutti e poter intanto continuare il suo lavoro in santa pace. Che è di base quello che ogni allenatore vorrebbe ma che ambienti come quello di Barcellona non ti permettono di fare. In questo aspetto Valverde ha stupito in positivo, ed è ciò che ancora manca a Sarri per diventare un allenatore di primissimo livello. Insomma, se dal punto di vista tattico non ci sarebbero problemi, dal punto di vista mediatico ho i miei dubbi.

 

 

Tags : fc barcellonamaurizio sarriSSC Napoli

Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987. Laureando in economia, amante del "calcio di posizione" di Cruijff e Guardiola, segue con attenzione l'evoluzione del calcio asiatico.

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