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Angelo Andrea Pisani
Lozano è il giocatore che serviva al Napoli
22 ago 2019
22 ago 2019
Il talento messicano troverà nella squadra di Ancelotti il contesto tattico ideale per crescere ancora.
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Angelo Andrea Pisani
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Il viso piccolo e gli zigomi rotondi, gli occhi vispi, i capelli a spazzola, il sorriso ampio e un po’ sinistro: il Messico non ha una grande storia di soprannomi, ma quello di “Chucky” Lozano è davvero azzeccato, al punto da farti chiedere se sia venuto prima lui o la "bambola assassina". La somiglianza si riverbera anche in campo, perché Lozano è uno di quei giocatori rapidi, essenziali e imprevedibili, dotati di un innato istinto killer.

 

Nel suo repertorio ci sono gol di tutti i tipi: destro e sinistro, dentro e fuori area, al termine di lunghe sgroppate o al centro dell’area di rigore, tagliando sul primo e sul secondo palo. Lozano sa dribblare in tutti i modi e ha un grande repertorio, ma la sua forza – più che nella creatività – sta nelle intuizioni: legge molto bene l’azione, sa anticipare le decisioni degli avversari e li prende quasi sempre alla sprovvista. Nei momenti di caos, in particolare, “Chucky” va sempre dalla parte giusta, muovendosi come un predatore.

 

I due gol segnati in Champions League la scorsa stagione sono abbastanza indicativi. Lozano conclude al termine di due azioni concitate, intuendo le cose un secondo prima: basti guardare

in cui sfila palla ad Alderweireld, andando direttamente a caccia del suo retropassaggio, o il doppio movimento (prima dentro e poi fuori) con cui taglia fuori De Vrij sulla palla persa da Asamoah.

 



 



Lozano ha esordito in nazionale nel 2016 ed è arrivato in Europa nel 2017: ha solo 24 anni, ma ha già messo a referto risultati prestigiosi e vittime illustri. Ha vinto da capocannoniere sia il campionato Nordamericano Under 20 che la Champions League CONCACAF, e alla sua prima stagione in Europa ha messo in bacheca anche il campionato di Eredivisie, segnando 17 gol. Gli esordi non gli pesano:

alla prima partita col Pachuca e alla prima con il PSV, e nel suo esordio al Mondiale ha segnato il gol vittoria contro la Germania campione in carica. La rete è un manifesto delle grandi qualità di Lozano, un giocatore freddo e spesso letale, capace di mantenere la propria lucidità anche dopo 70 metri di scatto.

 


Sterzata e destro a incrociare: con questa azione Lozano fredda Neuer e stende la Germania, segnando al primo tiro della prima partita del suo primo Mondiale.


 

L’ottimo Mondiale disputato l'anno scorso ha portato il suo nome sui taccuini di mezza Europa, ma nonostante la corte di Chelsea, Manchester United e Arsenal il messicano ha deciso di restare un’altra stagione al PSV,

il suo percorso di maturazione.

 

Oggi possiamo dire che la scelta si è rivelata saggia perché

 si sono rivelati essere un ottimo trampolino di lancio. Nell’Eredivisie Lozano ha trovato un contesto simile a quello del campionato messicano, dove c’è grande attenzione allo sviluppo tecnico individuale, e le squadre hanno un atteggiamento prevalentemente offensivo. Al PSV è stato allenato da Cocu e van Bommel, due tecnici con una predilezione per un gioco fluido e basato sul possesso, che puntava a creare superiorità per poi spezzare gli equilibri coi duelli offensivi.

 

Un contesto perfetto per il messicano, che nelle due stagioni in Olanda ha avuto una media di 3.7 dribbling tentati ogni 90 minuti. Enrique Meza, il tecnico (e mentore) che l’ha fatto crescere e poi esordire nel Pachuca, lo ha descritto come «guidato da una bacchetta magica»: azioni come

 – in cui brucia un’intera metà campo, mettendo il "Cicharito" davanti alla porta – o

 – in cui danza sulla linea laterale, con due avversari addosso – fanno giustizia a questa definizione.

 



A prima vista potrebbe sembrare un giocatore monotematico – di quelli che prendono palla, puntano l’uomo e tagliano verso la porta – ma in realtà le possibilità di Lozano coprono un ventaglio molto più ampio. Ha un istinto naturale per la verticalità, ma sa muoversi anche in spazi congestionati, sa segnare e mandare in porta i compagni, si muove molto bene nelle zone centrali del campo, anche se nasce esterno.

 

Nei due anni a Eindhoven Lozano ha giocato in tutte le zone d’attacco, mantenendo una produzione offensiva altissima. Con Cocu ha giocato prevalentemente sulla fascia sinistra, con la possibilità di ricevere palla sui piedi e puntare il terzino nell’uno contro uno. Da quella posizione poteva cercare il cross sul secondo palo o l’affondo verso la fascia, anche se la soluzione preferita restava il taglio verso la porta, per tentare direttamente la via della porta.

 

Quando taglia dentro il messicano è spesso imprendibile: è rapidissimo nelle sterzate e ha grande sensibilità con l’esterno, che spessa utilizza come tocco intermedio per mandare fuori tempo l’avversario, o aprirsi più spazio verso la porta.

 


 

 

Lo scorso anno van Bommel l’ha spostato sulla fascia destra, lasciandogli però grande libertà di manovra. Nel corso della stagione Lozano ha ampliato ancora il suo repertorio, mostrando grande intelligenza nei movimenti verso il centro del campo – sia senza palla che in conduzione – ma anche movimenti da ala pura, sia nei tagli verso il secondo palo che nella ricerca dello spazio per il cross. Partendo da destra Lozano può attaccare con la stessa pericolosità da entrambi i lati, sfruttando la sua velocità e le ottime

.

 

Nei due anni in Olanda il messicano ha avuto rendimento offensivo molto alto, dimostrandosi utile come un coltellino svizzero. A livello statistico, Lozano ha tentato 3.7 dribbling, realizzato 1.4 tiri in porta, 2.3 passaggi chiave e 8.1 cross, e subito 2.5 falli per 90 minuti. A livello realizzativo ha viaggiato a una media di 0.6 gol per 90 minuti, ricavati da 0.54 xG. Riassumendo e guardando questi dati da un po' più lontano: in totale Lozano ha giocato 59 partite di campionato, mettendo insieme 34 gol e 22 assist.

 

Certo, sono numeri che vanno rapportati al livello del campionato olandese, ma il messicano ha avuto la stessa produzione anche in contesti più competitivi. Se si prendono in esame le otto partite in Champions (gironi e preliminari), ad esempio, Lozano ha avuto medie simili (3.2 tiri, 2.7 passaggi chiave, 4 falli subiti, 2.5 dribbling per 90 minuti), e ha segnato 4 gol, due nei preliminari e due nella fase a gironi. Insomma, un ottimo rendimento, anche considerando che era alla prima esperienza in Champions.

 



Insomma, dopo la scorsa stagione sarebbe stato difficile trattenere Lozano un altro anno in Olanda e infatti le voci su una possibile cessione hanno iniziato a farsi più insistenti fin dall'inizio dell'estate. Il PSV ha provato a resistere, ma alla lunga il corteggiamento del Napoli – pronto a pagare la clausola di rescissione, di 42 milioni – ha avuto successo: gli olandesi hanno aspettato la fine dei preliminari, ma alla fine hanno acconsentito alle richieste del giocatore, ceduto per una cifra intorno ai 38 milioni di euro.

 



Un investimento importante, per il Napoli, che si aggiunge a quelli di Manolas, Di Lorenzo ed Elmas, per un totale poco superiore ai 100 milioni di euro. In questa estate monopolizzata dalle voci su James il suo acquisto sembra poter passare in secondo piano, ma il messicano non è una seconda scelta – e forse non sarà neanche alternativo a un altro grande acquisto dalla trequarti in su.

 

Sarà compito di Ancelotti plasmarlo, perché a 24 anni Lozano è un giocatore ancora da smussare, nell’eccessiva istintività di alcuni momenti e nel temperamento, a volte troppo aggressivo. Lati meno positivi della sua generosità in mezzo al campo, che però si riverbera anche nella responsabilità in fase di costruzione e nel sacrificio in fase difensiva.

 

Proprio in fase difensiva Lozano è sembrato poter avere i principali margini di miglioramento. Il messicano dà il meglio di sé quando può pressare in avanti, ma nella scorsa stagione ha ampliato il suo contributo in fase di non possesso, aumentando il numero di intercetti (da 0.4 a 0.7 per 90 minuti) e quello dei tackle tentati (da 2.1 a 2.5). Numeri ancora anemici, per la verità, ma che rappresentano comunque una buona base su cui lavorare.

 

Quello col Napoli è un matrimonio che potrebbe dare grandi soddisfazioni: Ancelotti trova un giocatore abile tecnico, rapido e con grandissima elasticità tecnica; Lozano trova un

basato su una grande fluidità posizionale, dove potrà sfruttare tutto il suo repertorio. Il messicano può dare qualcosa in tutte le situazioni, che si tratti di attaccare il fondo, associarsi dentro al campo o aggredire gli spazi in transizione.

 

Dopo due anni di Eredivisie il messicano più pagato nella storia sbarca in Serie A, un campionato molto diverso e storicamente complicato, soprattutto per i talenti offensivi come lui. Arriva in una squadra grande che vuole fare il definitivo salto di qualità, e che punterà su di lui per infrangere il dominio della Juventus. Sarà un banco di prova importante, ma Lozano sembra all’altezza del compito.

 

 

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