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Daniele V. Morrone
L'opportunismo del Barcellona
21 feb 2018
21 feb 2018
Antonio Conte ha esposto i limiti della squadra di Valverde ma nella partita di ritorno partirà in svantaggio.
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Daniele V. Morrone
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Una partita che ha regalato poche chiare occasioni da gol.

 

I difetti di Valverde

Ormai è chiaro come Valverde ricerchi l’equilibrio in tutte le fasi, e come non voglia prendersi rischi. C’è una differenza tra una squadra che usa il controllo del pallone per disordinare la rivale e una squadra dal possesso difensivo, più preoccupata di controllare i ritmi e di non perderlo che di disordinare il rivale. Il Barça, con il solo Busquets in grado di superare le linee con un passaggio a centrocampo, vuole ordinarsi attraverso passaggi sicuri in grado di non portare ad errori. Assestarsi nella metà campo avversaria per portare lontano i pericoli dalla propria e soprattutto avvicinare Messi all’area. 



 

Contro squadre abili come il Chelsea a negare la profondità, però, quello che succede è che il Barcellona si trova con troppi pochi giocatori davanti alla linea del pallone ed è costretto a far abbassare Messi, nella zona di destra, mandando la mezzala o l’esterno (Paulinho) ad affiancarsi a Luis Suárez, con i terzini sulla stessa linea di attacco e larghi per avere ampiezza. Si cerca quindi di avere ampiezza e opzioni davanti a Messi, per ridurre lo spazio in cui deve giocare, creando un triangolo con Busquets e Rakitic alle spalle, con Iniesta invece che occupa il mezzo spazio di sinistra.

 

Da quella posizione, se Messi non si inventa la giocata il pallone in area pulito non ci arriva. E se il pallone non arriva in area è molto difficile segnare nel calcio. Courtois non è stato praticamente mai chiamato in causa
.

 




Il Barça di Valverde gioca con un sistema che difende con un 4-4-2 e attacca con la posizione di ricezione di Messi che fa muovere l’esterno dal mezzo spazio di destra in avanti. In questo caso è Paulinho quello incaricato di mettersi anche in linea con Suárez quando Messi scende a giocare a centrocampo.

 


E se la pressione alta ha dato i suoi frutti (uno su tutti ha forzato l’errore del Chelsea che ha portato al gol del pareggio) la squadra di Valverde non ha trovato alcun vantaggio quando la palla era a disposizione. In un contesto così immobile va rimarcata comunque una situazione specifica.

 

Molti dei problemi di Valverde sono legati a quello che potremmo chiamare “effetto Paulinho”, ormai sgamato dagli avversari. L’utilizzo del brasiliano in profondità per vie centrali, come seconda punta mascherata, per capirci, non funziona se il brasiliano è costretto a giocare il pallone anche fuori dall’area. Questo perché, molto francamente, Paulinho non sa passare o controllare il pallone allo stesso livello dei compagni in campo o in panchina, per essere sicuro di non perderlo deve fare il minimo indispensabile. La passa al compagno più vicino e poi spostarsi lontano dalla palla, per paura di riceverla di nuovo: una situazione di questo tipo lo rende più che altro un impiccio per i compagni, e porta Messi ad addentrarsi ancora di più per sostituirsi al brasiliano in una zona tanto importante per la circolazione del pallone.


 

Il Chelsea, consapevole dei limiti di Paulinho lo lascia solo quando va in pressione sul portiere. Ter Stegen si trova tutte le opzioni di passaggio controllate dagli avversari e non può fare altro che lanciare su di lui sperando che non perda palla. L’unico modo sicuro con cui il Barça ha fatto uscire il pallone dalla difesa sotto pressione sono state le conduzioni palla al piede di Sergi Roberto, ancora una volta uno dei pochi a comprendere cosa chiedesse il contesto e a forzare, tentando qualcosa di diverso rispetto al passaggio corto a basso ritmo per avere l’illusione del controllo. È evidente come il catalano debba stare sempre in campo e in alcune occasioni sarebbe meglio per il Barcellona averlo più in alto, magari al posto proprio di Paulinho. Il problema è che l’ambientamento mancato di Semedo al calcio di Valverde ha lasciato un buco nella posizione di terzino destro, che solo Sergi Roberto può ricoprire con cognizione.


 


In un Barça senza profondità i terzini finiscono a fare le ali pur non avendo modo di crossare poi in area e limitandosi quindi a poter fare appoggi corti sperando di ricevere dopo il movimento in profondità. Il famoso asse tra Messi e Jordi Alba però questa volta è stato controllato benissimo dal Chelsea, rendendo il catalano innocuo.


 



 



 





 




Questo grafico delle posizioni medie mostra come nel 3-4-3 del Chelsea la partita di sacrificio di Pedro che lo ha isolato dal giocare il pallone con i compagni d’attacco, mentre la connessione centrale tra Cesc e Hazard ha funzionato bene.



 

La seconda fase del piano di Conte scattava quando la palla superava il centro del campo: in quel momento il Chelsea si posizionava con un modulo il più compatto possibile, lasciando solo Hazard fuori dalle due linee difensive del 5-4-1. Così era quasi impossibile giocare tra le linee per il Barça, grazie alle posizioni strategiche di Pedro e Willian abili nello scivolare dall’esterno ai mezzi spazi a seconda di come la squadra catalana muoveva il pallone orizzontalmente. I due esterni erano ancora più importanti una volta recuperato il pallone, ripartendo veloci dalle stesse posizioni nei mezzi spazi, pronti a mangiarsi più campo possibile. Non avendo una punta centrale su cui lanciare (Morata), dovevano essere per forza di cose loro a far avanzare la palla, con Hazard più utile una volta che la squadra è salita e si è assestata nella metà campo offensiva.

 



Willian probabilmente è stato il migliore in campo, ricevendo sempre in una zona dove Busquets non poteva arrivare in tempo (non avendo ancora inventato il modo di teletrasportarsi e potendo quindi ancora solo prevedere dove si svilupperà l’azione) è stato una vera e propria spina sul fianco del Barcellona ogni volta che il Chelsea ha recuperato il pallone. Si è mosso benissimo per ricevere fronte alla porta e non ha mai problemi ad accelerare appena tocca palla, con un cambio di passo che nel Barça attuale ha solo Jordi Alba. E se non riesce a coprire il catalano, ecco che Willian ha davanti un’autostrada per correre indisturbato aspettando l’arrivo di un compagno da servire in area.

 



I due protagonisti indiscussi della serata sono stati Azpilicueta quando il Chelsea doveva difendere e Willian quando doveva attaccare. Il basco ha letto perfettamente la partita, unico elemento della linea a tre che non è sembrato nervoso pur dovendo lui marcare Luis Suárez: ha recuperato 10 palloni, fatto 6 anticipi e ha chiuso la partita con neanche un fallo commesso nella propria trequarti.


 



 



 

 

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