Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Marco D'Ottavi
La sconfitta del Napoli può servire da lezione
02 nov 2022
02 nov 2022
Una sconfitta che mette in guardia sulla difficoltà di certe partite di alto livello.
(di)
Marco D'Ottavi
(foto)
PA Wire/PA Images / IPA
(foto) PA Wire/PA Images / IPA
Dark mode
(ON)

Nello sport, a parole, si impara da quasi tutto. Si impara dagli allenamenti, dagli errori, dalle vittorie, dal tempo che passa. Spesso, si dice, si impara anche dalle sconfitte, una frase fatta difficile da capire da qui, seduto su un divano, ma che è quasi un mantra nel calcio. E un insegnamento positivo è il meglio che il Napoli può portare a casa da Anfield, una partita che la squadra di Spalletti poteva affrontare con la leggerezza dei liceali in gita scolastica, avendo un vantaggio di tre gol e mezzo a difesa del primo posto, e che ha finito per complicarsi, almeno nel punteggio, negli ultimi minuti.Si potrebbe dire che è successo per caso, e c’è del caso nel modo rocambolesco in cui sono arrivati i due gol del Liverpool, praticamente uguali nella forma, entrambi da calcio da fermo. Ma davvero qualcosa succede per caso? Nell’epoca delle rimonte folli, questa partita può aver ricordato al Napoli che, soprattutto al piano di sopra, non si può mai staccare la spina. Ma qua e là, ci sono anche altre cose che la squadra di Spalletti può portarsi a casa: la consapevolezza che il livello della sua squadra è uguale a quello del Liverpool non solo quando tutto funziona a meraviglia, come all’andata; la tranquillità con cui per ottantacinque minuti il Napoli ha fatto “la sua partita” ad Anfield, un posto difficile per tutti anche in questo momento di crisi del Liverpool; la prestazione molto solida di alcuni singoli anche tra le “riserve”, come Ostigard e Olivera. Com’era iniziataIn una squadra con molti titolari, le scelte di Spalletti non sorprendono più: nel suo 4-3-3 in difesa a sinistra Olivera era stato preferito a Mario Rui, Ostigard a Juan Jesus al centro, Ndombele a Zielinski a centrocampo, scelte forse dovute alla volontà di avere una squadra più fisica in grado di reggere alla pressione del Liverpool, che per provare a recuperare lo svantaggio e passare da prima il girone avrebbe dovuto provare a fare una gara ad alta intensità. Il Liverpool, però, forse complice della sconfitta dell’andata, dove aver lasciato spazio al Napoli alle spalle della sua difesa era risultato in un disastro, è partito più controllato. In campo Klopp è tornato al 4-3-3, dopo diverse gare in cui si era visto un 4-4-2. Davanti, viste le assenze per infortunio di Diogo Jota e Luis Diaz, l’allenatore tedesco ha schierato Salah a destra, riportandolo quindi al suo ruolo naturale dopo averlo provato più centrale, Curtis Jones a sinistra e Firmino al centro, preferito a Darwin Nunez. Per il resto il centrocampo vedeva Fabinho davanti alla difesa, con Milner e Thiago ai suoi lati; la difesa con Konatè e van Dijk al centro, Alexander-Arnold a destra e Tsimikas a sinistra. Rispetto all’andata, quando il Napoli aveva la palla era Firmino ad avere il compito di occuparsi di Lobotka. Mettere il centravanti sul play avversario è una scelta particolare, perché l’obiettivo è quello di non farlo proprio ricevere, più che pressarlo da dietro per rendergli difficile il lavoro. Klopp, già alla vigilia, aveva indicato nel centrocampista slovacco l’uomo chiave del Napoli, il cui lavoro era stato decisivo nel 4-1 dell’andata, e la sua scelta ha confermato le sue parole. Ingabbiare questo Napoli, però, non è facile. Con estrema naturalezza, quasi come se fosse stato preparato prima Lobotka e Ndombele hanno iniziato a scambiarsi la posizione, a conferma di come una delle qualità migliori della squadra di Spalletti è la capacità dei suoi interpreti di non limitarsi alla propria posizione di campo, ma di interpretare in maniera fluida i propri compiti.

Questo scambio di posizione poteva mettere in crisi il sistema difensivo del Liverpool, con i calciatori che non avevano chiarissimo come gestire la situazione. In questa prima fase, però, al Napoli è mancata un po’ di precisione, o forse la volontà di prendersi il rischio di passare per il centro. Forse complice l’assenza di Zielinski, più adatto a trovare uno spazio dove ricevere nelle zone centrali rispetto ad Anguissa, rimasto un po’ in ombra, il Napoli si è accontentato di far sfogare i suoi attacchi sull’esterno, dove al netto di un paio di tunnel e spunti in velocità su Alexander-Arnold, ne Kvaratskhelia ne Politano hanno giocato la loro miglior partita. Senza palla il Napoli si schierava con un 4-1-4-1 dove a una prima pressione più accennata per rallentare il Liverpool che non per recuperare subito il pallone, la squadra di Spalletti si abbassava con l’idea di non far giocare al Liverpool la partita che preferiscono in campo aperto. L’unico rischio per il Napoli è infatti arrivato quando un lancio d’esterno eccezionale di Thiago Alcantara ha trovato Salah in uno contro uno con Ostigard. Il difensore ha tenuto bene e l’egiziano ha allora scaricato sullo stesso Thiago, colpevolmente lasciato libero da un ritorno troppo frettoloso in area di rigore di Lobotka. Il tiro del centrocampista, però, è stato però ben parato da Meret (autore di una grande parata su Salah, che però era in fuorigioco per il guardalinee).

A parte questo squillo, la partita è stata equilibrata e tendenzialmente bloccata almeno per cinquantacinque minuti e, non è un caso, forse, che a cambiare un po’ l’inerzia sia stato un calcio piazzato.Come è finitaAl 52’ Ostigard è stato il più rapido a leggere il calcio di punizione di Kvaratskhelia, battendo in tuffo Alisson di testa. Dopo un tempo infinito, però, il gol è stato annullato dal VAR per un fuorigioco millimetrico (le immagini hanno evidenziato come a essere oltre fosse l’orecchio e uno spicchio di testa del difensore). Questo episodio ha acceso sia lo stadio, sonnacchioso fino a quel momento, e anche, per qualche minuto la partita. Il Liverpool ha alzato il ritmo, provando a schiacciare il Napoli nella sua area e, forse, non è un caso che subito dopo il Napoli abbia avuto l’occasione migliore della sua partita. È un’azione interessante più nel suo sviluppo che nell’esito: parte tutto da un rimpallo perso da Minjae su Salah. Il difensore coreano però non va sotto in velocità nemmeno contro l’egiziano e anzi col fisico recupera palla assecondando la ripartenza sul lato sinistro del campo fino ad arrivare a trovare Di Lorenzo libero che dall’esterno ha subito lanciato verso Osimhen, in una giocata simile a quella che ha portato al gol vittoria contro la Roma. In questo caso il pallone però è più esterno e il centravanti non può concludere. È però bravo a trovare Kvaratskhelia alle spalle di Alexander-Arnold con un cross piuttosto difficile. La conclusione del georgiano, però, non è stata delle migliori. Dopo questa azione il ritmo si è abbassato di nuovo, e probabilmente le due squadre pensavano di finire così. L’ingresso di Nunez, e in generale i molti cambi, hanno da una parte contribuito ad aumentare la spinta offensiva del Liverpool, dall’altro contribuito ad abbassare l’attenzione del Napoli. All’84’ Meret non è riuscito a respingere bene il colpo di testa di van Dijk su calcio d’angolo e Salah ha segnato l’uno a zero. Dopo il vantaggio la squadra di Klopp non ha mostrato di crederci più di tanto, avrebbe dovuto segnare altri due gol, eppure al 93esimo il Liverpool è andato vicino a segnare il secondo gol che avrebbe acceso le speranze, all’interno di un recupero lunghissimo. L’azione parte direttamente dalla rapidità di Alisson nel leggere un due contro due nella metà campo del Napoli e dalla precisione del suo lancio. Ostigard scivola, ma poi è fondamentale nel recuperare e sporcare il cross di Nunez, che sull’esterno aveva battuto Minjae in velocità.

Un contropiede simile ha portato al secondo calcio d’angolo, da cui è arrivato il 2-0, sempre su colpo di testa di van Dijk parato da Meret e ribadito in rete questa volta da Nunez. Un risultato forse ingiusto, sicuramente ininfluente, che interrompe la striscia di imbattibilità del Napoli (e, a livello scaramantico, si può vedere anche come una cosa positiva). Dopo la partita Spalletti ha sottolineato la bontà della prestazione dei suoi, così come Klopp, ognuno - per motivi differenti - alla ricerca del buono che si è visto nelle due squadre. Prendere due gol da calcio d’angolo contro una delle squadre migliori al mondo da fermo, a partita finita, ci sta, anche se ricorda in maniera sinistramente simile quando il Napoli subì una doppietta di testa da Sergio Ramos contro il Real Madrid (o anche, se vogliamo rimanere in epoca più recente, come perse con il Milan lo scontro scudetto dello scorso anno). In quel caso quei sei minuti costarono alla squadra di Sarri l’eliminazione dalla Champions League, questa volta sono stati indolore. Ricordarselo più avanti però, quando queste partite conteranno, sarà importante per il Napoli, perché non sempre giocare con la leggerezza e la consapevolezza viste in questa stagione basta. A volte bisogna imparare anche dalle sconfitte.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura