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Marco Lai
Mai sottovalutare il Liverpool
17 ott 2022
17 ott 2022
La squadra di Klopp ha vinto contro il City chiudendo un periodo nero.
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Marco Lai
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Xinhua News Agency.All Rights Re / IPA
(foto) Xinhua News Agency.All Rights Re / IPA
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Ad appena due mesi dal loro incontro nel Community Shield, i giudizi su Liverpool e Manchester City erano totalmente ribaltati: la squadra di Guardiola è diventata uno schiacciasassi che con Haaland davanti (20 gol in 13 partite) sembra aver raggiunto l’apice offensivo della gestione dell’allenatore spagnolo, dall’altra la squadra di Klopp - nonostante il roboante successo 1-7 in Champions in casa del Rangers – era apparsa in profonda crisi, specialmente dal punto di vista difensivo, con Trent Alexander-Arnold (partito dalla panchina a causa di un problema alla caviglia) considerato il principale colpevole del crollo improvviso. Il Liverpool aveva dimostrato più di una difficoltà anche in attacco: Salah stava facendo più fatica del solito, Luis Díaz si è infortunato e tornerà solo a fine dicembre, Nunez è vittima di tante – forse ingenerose considerato il poco minutaggio - critiche, mentre Firmino è l'unico che, quasi sorprendentemente, sta giocando a un livello convincente (8 gol e 4 assist in 12 partite stagionali). La classifica era una fotografia abbastanza accurata dello stato di forma delle due squadre: City, ancora imbattuto, al secondo posto dietro l’incredibile Arsenal di Arteta, ha raccolto 23 punti in 9 partite, in cui ha anche segnato la bellezza di 33 gol; il Liverpool con solo 10 punti (seppur avendo giocato una partita in mano) sembrava aver già detto addio alle possibilità di vincere il campionato a ottobre. Ma la sfida tra queste due squadre ha assunto un valore che va oltre il singolo incontro: è la grande rivalità degli ultimi anni di Premier, nonché lo scontro più atteso in Europa, vista l’altissima qualità del gioco proposto dalle due squadre e delle ingegnose mosse e contromosse di Klopp e Guardiola in panchina. Perciò, per quanto il City poteva partire con i favori del pronostico, era facile aspettarsi che si sarebbe trattato di una partita a sé. La partita nella partita Klopp, come detto, ha dovuto rinunciare dal primo minuto ad Alexander-Arnold, ma anche a Matip e Konaté, scegliendo di schierare Joe Gomez al fianco di van Dijk con Milner da terzino destro, mentre Elliott sostituiva l’infortunato Luis Diaz. Una conferma del 4-2-3-1 visto nelle ultime gare, con Salah usato da Klopp come riferimento centrale con il compito di attaccare la profondità. Guardiola invece doveva fare i conti con l’infortunio di Kyle Walker, sostituito da Cancelo a destra con Aké schierato a sinistra. In costruzione il City si schierava con tre difensori, Dias al centro con ai lati Akanji e Aké, davanti a loro Rodri e Bernando Silva occupavano la mediana con Foden e Cancelo a dare ampiezza sugli esterni, Gundogan e De Bruyne nei mezzi spazi alle spalle dei centrocampisti di Klopp, con Haaland unica punta a battagliare con i due centrali.

Il Liverpool pressava con i tre giocatori offensivi molto stretti per bloccare il City centralmente e mandarlo sull’esterno a sinistra dove Elliott usciva con intensità su Aké, che è stato il giocatore del City ad aver effettuato più passaggi. Guardiola ha allora allargato Gundogan sulla sinistra, alle spalle di Elliott e Fabinho, per creare insieme a Foden un due contro uno con Milner.

Di fronte a questa mossa Klopp ha proposto due soluzioni: la prima consisteva nel formare una sorta di triangolo con i tre attaccanti, con i due alla base in marcatura su Rodri e Bernardo, così da permettere ai centrocampisti del Liverpool di stare più bassi e di avere dei riferimenti più chiari (Thiago su De Bruyne, Elliot su Gundogan, Fabinho in copertura su Haaland); la seconda, la più usata nel corso della gara, consisteva in un più classico 4-4-2, con Salah e Firmino che lasciavano palleggiare i tre centrali del City chiudendo le linee di passaggio su Rodri e Bernardo, mentre Jota si allargava da esterno sinistro.

Le posizioni larghe dei centrocampisti del City portavano Thiago e Fabinho a giocare molto lontani l’uno dall’altro, creando un varco centrale dove i difensori del City potevano cercare direttamente Haaland che veniva incontro, sul quale usciva Gomez, autore di un’ottima partita.

Sulla costruzione del Liverpool, invece, il City manteneva un blocco alto strutturato in questo modo: Gundogan su Gomez, De Bruyne orientato verso van Dijk, Haaland quasi a uomo su Fabinho, Foden e Cancelo che uscivano rispettivamente su Milner e Robertson, Rodri messo a zona in mezzo al campo impegnato a prestare attenzione ai movimenti di Thiago.

Se inizialmente la struttura in costruzione del Liverpool era un 4+1 con Fabinho da vertice basso, con il passare dei minuti Thiago ha abbassato la sua posizione affiancandosi al brasiliano, di fatto aumentando la distanza tra Rodri e la linea difensiva del City. Il Liverpool cercava di usare a proprio vantaggio questo spazio, e lo faceva stringendo la posizione di Salah (che giocava praticamente da 9) e sfruttando i movimenti incontro di Firmino e Jota i quali ricevevano con discreta libertà perché Dias e Akanji (che teoricamente sarebbero dovuto essere gli incaricati a uscire in marcatura su di loro) dovevano mantenere la posizione per paura dei continui e quasi ineluttabili scatti in profondità di Salah alle loro spalle.

Il secondo tempo Se il primo tempo è stato interessante da un punto di vista tattico ma avaro di occasioni, nel secondo tempo l’intensità è salita fin da subito creando un turbinio di battaglie in campo, proteste e occasioni da gol. La prima, grande, è quella per Salah al 50’: il Liverpool recupera palla nella propria area e il City è stranamente scoperto perché ha portato tanti uomini in avanti. Elliott conduce, Salah viene incontro trascinando Ruben Dias e con un rapidissimo cambio di direzione attacca la profondità facendo perdere l’equilibrio al portoghese, Elliott appoggia per Firmino che lancia Salah in profondità in uno contro uno Ederson, che effettua una grande parata (non sarà l’unico duello tra l’egiziano e il brasiliano). Nell’azione immediatamente successiva viene annullato un gol a Foden per un fallo di Haaland su Fabinho, scelta che ha fatto infuriare Guardiola. Passano due minuti dall'interruzione per il check sul gol e Jota ha una grande occasione di testa. In generale il copione della partita è rimasto lo stesso anche nella ripresa: da una parte il City che controllava il pallone, dall’altra il Liverpool che chiudeva gli spazi e cercava di ripartire, anche se la squadra di Guardiola ha fatto un buon lavoro in riaggressione. Al 75’ l'episodio che ha deciso la partita: una punizione battuta dalla trequarti da De Bruyne è finita direttamente nelle mani di Alisson. Il portiere brasiliano ha capito che il City era sbilanciato e ha lanciato subito con i piedi verso Salah, solo nella metà campo avversaria con Cancelo. Sul lungo lancio il terzino portoghese ha provato l'anticipo, o comunque a rendere difficile la vita all'avversario, che però con una grande giocata è riuscito a coprire il pallone con il corpo e allo stesso tempo girarsi e controllare in avanti, agevolandosi poi la corsa verso Ederson, che ha battuto con il sinistro. L’ultima volta che il Liverpool era passato per primo in vantaggio in Premier League è stato ad aprile in una trasferta a Newcastle. https://youtu.be/TE0e64xbtqQ?t=70 Al di là del gol vittoria, è interessante focalizzarsi un secondo sulla partita di Salah: l'egiziano è stato il giocatore del Liverpool ad aver toccato meno palloni, ma la sua presenza e i suoi continui attacchi alla profondità sono stati un’enorme spina nel fianco per la linea del Manchester City. Inoltre, rispetto all’anonima gara contro l’Arsenal, Salah ha giocato in posizione molto più centrale, mostrandosi molto più pericoloso. Il Liverpool è la kryptonite di Haaland? Un altro giocatore che – non sorprendentemente – ha toccato pochi palloni è stato Haaland, per la terza volta a secco in stagione e per la seconda volta contro il Liverpool. Joe Gomez e van Dijk si sono resi senz’altro protagonisti di una partita di alto livello, ma la differenza tra l’Haaland visto in pressoché tutte le altre partite stagionali e quello della gara di ieri è stata la mancanza di freddezza, almeno per i suoi standard. Il norvegese le occasioni le ha avute: alla fine chiuderà con 6 tiri, di cui almeno tre pericolosi, ovvero il tentativo di scavetto al 33' e il colpo di testa al 39', dopo l'ormai consueto cross dal mezzo spazio destro di De Bruyne, e il tiro di sinistro da dentro l’area ben respinto da Alisson. Non si tratta di tre occasioni clamorose, ma il norvegese ha abituato talmente bene il City che possono essere visti come dei rimpianti. Dal nostro punto di vista vale la pena ammirare come anche in una partita non brillante a livello offensivo per lui e per i compagni, Haaland sia stato in grado di crearsi delle occasioni da gol grazie ai suoi movimenti e la sua capacità di creare separazione – come si direbbe nel basket – dal suo marcatore diretto.

Guardiola comunque torna a casa con la consapevolezza di aver fatto una buona partita e di non avere poi tanto da recriminare dal punto di vista del gioco. Lo stesso allenatore catalano ai microfoni dopo la partita ha affermato che la sua squadra ha creato abbastanza occasioni per far male al Liverpool e che i suoi giocatori sono stati bravi nel vincere i singoli duelli, aspetto che aveva evidenziato come cruciale nel prepartita per avere la meglio. Klopp dal canto suo sarà soddisfatto di aver ritrovato un buon equilibrio difensivo (qualcuno probabilmente individuerà il motivo di ciò nell’assenza di Alexander-Arnold, ma le cose non sono così semplici) e di aver vinto una partita che darà un grande boost mentale ai suoi ragazzi che potrebbe aver messo ufficialmente fine al periodo di crisi del Liverpool. I punti di distanza dalla vetta rimangono ancora tanti, ma se prima della partita le probabilità di lottare per il titolo erano vicine allo zero, ora forse non lo sono più.

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