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Foto di CHRISTOF STACHE/AFP/Getty Images
Fondamentali Fabio Barcellona 20 febbraio 2019 7'

Liverpool e Bayern non si sono prese rischi

Liverpool e Bayern Monaco hanno dato vita ad una gara incerta, condizionata dalla paura di prendere gol.

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I dati di questa partita sono stati gentilmente offerti da Opta.

 

Quello tra Liverpool e Bayern Monaco era, assieme a quello tra Ajax e Real Madrid, l’ottavo di finale più ricco di storia e blasone della Champions League. Sul campo si affrontavano due squadre che hanno vinto, assieme, 10 trofei, allenate da due allenatori molto diversi fra loro. La sfida, insomma, si preannunciava affascinante e incerta.

 

Le previsioni si sono rivelate giuste: nonostante il “fattore Anfield”, nessuna delle due squadre è riuscita a prevalere in maniera chiara, anche se più a causa di un approccio prudente e conservativo che non per un pareggio sostanziale di forze dispiegate al massimo delle loro potenzialità. Dal punto di vista dello spettacolo in campo e del coraggio, forse, era lecito aspettarsi qualcosa in più.

 

Il pressing del Liverpool e la resistenza del Bayern
Klopp ha risolto l’unico dubbio di formazione della vigilia schierando al centro della difesa del suo 4-3-3 il brasiliano Fabinho al posto dello squalificato Virgil Van Dijk. A ridosso dell’inizio della partita Kovac ha perso per un problema al tendine Goretzka e ha invece schierato Javi Martinez al fianco di Thiago Alcantara nel centrocampo del suo 4-2-3-1. Più avanti James Rodriguez era in posizione di trequartista, con Gnabry e Coman sugli esterni.

 

Un tema tattico era in particolare importante per la partita: la capacità del Bayern Monaco di resistere al pressing del Liverpool. Quest’anno i bavaresi hanno mostrato spesso qualche difficoltà a gestire il possesso contro squadre che ne hanno pressato la circolazione bassa. Di riflesso, era interessante osservare le scelte di Klopp nell’approccio al recupero del pallone. Il furioso pressing dei primi anni dell’allenatore tedesco si è progressivamente abbassato, diventando più ragionato e adattandosi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Il Liverpool, pur essendo ancora capace di pressare alto con efficacia e intensità, può anche compattare le proprie linee ad altezza media, limitando così la possibilità che le imprecisioni possano creare pericolosi “buchi” nella struttura posizionale alle spalle della pressione e, soprattutto, lasciando campo aperto davanti a sé per sfruttare le fenomenali doti in contrattacco in spazi medio-ampi del suo trio d’attacco.

 

Contro il Bayern la scelta di Klopp ha in qualche modo ricordato quella della passata stagione nei quarti di finale contro il Manchester City, quando il Liverpool aveva scelto con estrema efficacia di proteggere il centro del campo e di posizionarsi stretto e compatto a un’altezza medio-alta (54.5 m il baricentro della squadra). Le tre punte si sono posizionate quindi strette, con Firmino tra i due centrali, e Mané e Salah sull’asse tra i centrali e i terzini avversari per chiudere la linea di passaggio verso Kimmich a destra e verso Alaba a sinistra; al contempo, l’obiettivo era di complicare la trasmissione del pallone verso i due interni avversari. Alle spalle dei tre attaccanti i centrocampisti del Liverpool sono rimasti vicini a protezione della zona interna del campo.

 

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La struttura posizionale del Liverpool sulla costruzione bassa del Bayern, con le linee d’attacco e di difesa strette e vicine tra loro per proteggere il centro.

 

L’idea di Klopp era chiara: iniziare a pressare con una delle due punte esterne sui difensori centrali. L’innesco nasceva dalla trasmissione del pallone da Süle a Hummels o viceversa; più in generale però Klopp ambiva a un recupero del pallone in zona centrale, da dove le transizioni offensive potevano diventare più pericolose.

 

La risposta di Kovac è stata prudente. Il Bayern ha preferito una circolazione del pallone sicura sull’asse orizzontale Kimmich-Süle-Hummels, coinvolgendo spesso Neuer per aumentare le linee di passaggio possibili al di fuori della pressione. In maniera singolare – ma in realtà indicativa delle tendenze tattiche del calcio odierno – è stato Neuer a forzare più spesso dei difensori la giocata in avanti dopo aver attirato la pressione. La qualità delle aperture esterne verso i terzini del portiere bavarese hanno spalancato spesso il campo ai contrattacchi della sua squadra. Neuer ha chiuso la partita con 47 passaggi positivi, più di Javi Martinez, Alaba e dei quattro giocatori offensivi, rivelandosi fondamentale nella costruzione della paziente rete di passaggi messa a punto da Kovac per minimizzare i rischi contro il pressing del Liverpool.

 

Nel trade-off tra sicurezza ed efficacia della circolazione, il Bayern ha sacrificato però la possibilità di disordinare lo schieramento difensivo avversario, lasciando alla risalita attraverso le fasce e ai lanci lunghi verso Lewandowski la possibilità di avanzare lungo il campo. Così, se la pazienza della circolazione bassa ha permesso ai bavaresi di tenere il possesso poco più degli avversari (50.9%), l’estrema prudenza nel muovere il pallone e la scelta di affidarsi integralmente al gioco esterno per giungere alla finalizzazione, ha reso difficile la creazione di occasioni da gol. Il Bayern ha effettuato appena 13 giocate utili nell’area avversaria e ha tirato a rete solo 9 volte, di cui nessuna all’interno dello specchio della porta difesa da Allison.

 

 

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La pass-map del Bayern. Le linee verticali più spesse (maggiore frequenza nei passaggi), vanno verso i due esterni e Lewandowski.

 

La difesa del Bayern e l’attacco del Liverpool
Anche in fase difensiva l’atteggiamento scelto da Kovac è stato parecchio prudente, così da mascherare i difetti della propria squadra e non esaltare i punti di forza dell’avversario. Il Bayern si è schierato con un blocco basso (41.8 m il baricentro), lasciando ad estemporanee fasi di pressing la ricerca del recupero in alto del possesso (particolarmente bassa – 32.3 m – l’altezza media di recupero palla dei bavaresi).

 

Proprio da un recupero altissimo del pallone, seguito alla pressione di Lewandowski su Allison dopo circa 16 minuti, è arrivata la migliore occasione da gol per il Bayern, con un tiro in diagonale di Coman (circa 0.1 xG). L’atteggiamento difensivo proposto dal tecnico croato serviva a negare spazi a Mané e Salah alle spalle della propria linea difensiva e a ridurre il più possibile le distanze tra i reparti, per evitare comode ricezioni tra le linee a Firmino. Da elogiare, in questo senso, la partita in fase di non possesso di Javi Martinez e Thiago Alcantara, capaci di recuperare 9 palloni a testa, con il basco autore di ben 6 intercetti.

 

Il sistema difensivo del Bayern ha funzionato abbastanza bene, acquistando solidità nel corso dei minuti. Süle e Hummels hanno coperto bene il centro dell’area, e alla fine conteranno rispettivamente 8 e 9 palloni colpiti di testa e – insieme – 11 respinte. Ad attaccare in spazi così chiusi, l’iper-energetico attacco del Liverpool ha perso brillantezza: nel secondo tempo i “Reds” sono riusciti a calciare verso la porta di Neuer solo 5 volte, e tutte negli ultimi 10 minuti. Nel primo tempo, però, il Liverpool aveva avuto più volte l’opportunità di passare in vantaggio, grazie alle occasioni capitate tra i piedi di Mané, autore di una partita generosa e intensa ma al contempo troppo imprecisa.

 

Le tre migliori occasioni del Liverpool, tutte nel primo tempo, descrivono bene le tendenze dell’attacco dei “Reds”: al minuto 16 Mané è stato in grado di calciare di sinistro dal cuore dell’area, approfittando di un rapido movimento del pallone da destra verso sinistra, trasformando così a proprio favore l’elevata densità in zona palla ricercata dal Bayern.

 

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Il terzino destro Kimmich è ben al di là dell’immaginaria linea che divide la parte destra dalla parte sinistra del campo. Il Liverpool muove velocemente palla da un lato all’altro e crea una situazione di 1 vs 1 tra Kimmich e Mané, che con tanto spazio a disposizione può sfruttare la propria velocità.

 

Le altre due grandi occasioni ravvicinate capitate a Mané, a cavallo tra il 33’ e il 38’, sono nate, rispettivamente dalla conquista di una seconda palla dopo un lancio lungo, e dal recupero di un pallone grazie al pressing ultraoffensivo di Firmino. Due situazioni in cui il brasiliano eccelle e su cui da sempre il Liverpool riesce a rendersi pericoloso.

 

Le prospettive per la gara di ritorno
Come due ciclisti in surplace, in attesa del momento giusto per scattare per lo sprint, Liverpool e Bayern hanno affrontato la gara di andata ad Anfield Road preoccupandosi principalmente di non compromettere la gara di ritorno, e quindi di prestare il fianco al contrattacco avversario. Con la scelta di difendere basso e di non prendere rischi col pallone Kovac ha mascherato i problemi in transizione difensiva della propria squadra, creando un ambiente tattico sfavorevole alle caratteristiche dell’attacco del Liverpool.

 

Nel bilancio tra costi e benefici il Bayern ha però pagato in termini di pericolosità, creando solamente 0.5 xG con i 9 tiri effettuati. Le responsabilità offensive e creative sono ricadute quasi del tutto sulle spalle – forse ancora non abbastanza ampie – di Gnabry (4 dribbling, di cui 2 positivi) e Coman (3 dribbling, tutti falliti) e sul loro gioco esterno. Il gioco interno, nonostante la presenza di due fini palleggiatori come Thiago Alcantara e James Rodriguez è stato poco sfruttato e Lewandowski (8 palle perse e solo 34 palloni giocati) è rimasto isolato al centro dell’attacco con gli esterni sempre aperti e il trequartista colombiano troppo distante.

 

Per il Bayern sarà fondamentale il recupero di Goretzka o l’inserimento nell’undici titolare di Thomas Müller – assente a Liverpool per squalifica – per accompagnare il lavoro altrimenti troppo solitario di Lewandowski. Più in generale Kovac dovrà trovare il modo di spostare un pochino il bilancio tra prudenza e rischio verso il secondo, per dare alla sua squadra un’efficace dimensione offensiva che è mancata nella gara di Anfield Road.

 

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L’andamento temporale degli Expected Goals. Le tre occasioni di Mané nel primo tempo hanno generato gran parte del bottino dei 2.3 xG per il Liverpool.

 

Sull’altra panchina Klopp dovrà innalzare, anche a costo di disordinare la struttura della propria squadra, la veemenza del proprio pressing e la verticalità del proprio attacco. Solo nel primo tempo, e solamente per alcuni tratti, la pressione sui giocatori avversari, l’attacco delle seconde palle e la velocità delle combinazioni e dello spostamento del pallone, sono stati abbastanza intensi da mettere in affanno con costanza una difesa che si è mostrata forse più solida di quanto ci si potesse aspettare. Tra i due ciclisti, Klopp è quello che ha maggiormente interesse che lo sprint inizi il prima possibile.

 

 

Tags : bayern monacochampions leagueliverpool

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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