Leon Goretzka a 17 anni militava in Zweite Liga con la maglia del Bochum, la sua prima stagione tra i professionisti. L’anno precedente aveva giocato sotto età nel campionato U-19, mostrando una superiorità tecnica illegale: 11 gol in 19 presenze. In quella stagione, la 2012/13, ancora minorenne, gioca tutte le partite da titolare e segna al suo esordio assoluto, contro la Dinamo Dresda. Goretzka, insomma, fa tutto quello che serve per guadagnarsi l’etichetta di “predestinato” e il paragone altisonante che la stampa tedesca, per stazza, posizione e istinto del gol, decide di fare addirittura con Michael Ballack.
Da allora sono passati quattro anni e Goretzka è stato fenomenale nel non deludere le aspettative nei suoi confronti, anche se è diventato un giocatore diverso da quello che si poteva immaginare. A 22 anni è già capitano dello Schalke 04 e ha collezionato 6 gol in 12 presenze con la Nazionale tedesca. Joachim Loew sembra volerselo portare ai Mondiali in Russia e farlo ambasciatore del ricambio generazionale di una squadra che negli ultimi anni non ha nessuna paura del cambiamento. Nelle ultime settimane il talento dello Schalke si è guadagnato le copertine grazie al clamoroso gol segnato all'Azerbaijan durante l'ultimo turno di qualificazioni mondiali. Su un calcio d'angolo dalla destra Sule allunga il pallone sul secondo palo. La palla carambola tra i piedi di un giocatore azero che non riesce a controllarla e se la fa passare tra le gambe. A quel punto il pallone giunge dalle parti di Goretzka che, girato le spalle, più che colpire di tacco, schiaccia col tallone la palla ancora in rotazione su sé stessa, facendola rimbalzare sul terreno e indirizzandola sotto l'incrocio. Un gol che dice molto sulla sua capacità di improvvisare ma non inquadra del tutto la categoria di giocatore a cui appartiene.
La strada di Goretzka non è stata lineare come possiamo immaginare. Arrivato allo Schalke nell'estate del 2013 per circa 4 milioni di euro e una borsa enorme di aspettative, Gorezka ha giocato una buona prima stagione ma durante l’estate ha subito un grave infortunio muscolare. Rientra solo a marzo e mette insieme 11 presenze complessive. Il 2015/16 comincia meglio, ma nel girone di ritorno si infortuna alla spalla ed è costretto a saltare diverse partite. Alla fine di quell’anno arriva però la svolta, quando Goretzka gioca una Confederations Cup da protagonista che culmina con la vittoria in finale contro il Cile.
È dal 2010 che la Germania sforna senza sosta giocatori tecnicamente raffinati ed è stato importante anche l’arrivo di Guardiola al Bayern Monaco, che ha influenzato il sistema di Loew: il ct della Nazionale ha dovuto assecondare l’arrivo di calciatori a loro agio in un sistema di calcio di posizione, una stirpe di cui Kimmich è destinato ad essere il massimo esponente. Goretzka è alto metro e novanta ed è un giocatore dalla grande tecnica: caratteristiche che nel calcio attuale vengono di solito sfruttate davanti alla difesa; ma il suo è un profilo tecnico unico: non è il classico volante alla Weigl, in grado di tessere i fili dell'uscita palla dal basso, né una mezzala di possesso con la capacità di dribblare in un fazzoletto tipo Gundogan. Al tempo stesso non usa il suo fisico pesante in modo brutale e non è capace di segnare con semplicità da fuori area come vorrebbero i giornali tedeschi che rivedono in lui Ballack.
Goretzka sembra non somigliare a nessun giocatore con cui condivide la maglia della Nazionale, tuttavia le sue caratteristiche si inseriscono nel solco del lavoro della Germania attuale. Non è un caso, insomma, che un giocatore come Goretzka sia nato in Germania di questi tempi.
Quanto conta l'intelligenza in un calciatore?
Per capire come Goretzka possa aver conquistato l'attenzione di un selezionatore esigente come Loew, è necessario avere ben in mente i princìpi del gioco di posizione praticato dalla Germania. La tecnica individuale è alla base di ogni scelta e l’obiettivo è usare il palleggio per creare spazi alle spalle delle linee di pressione avversarie. Per questo è indispensabile il movimento costante senza palla di ogni singolo elemento per occupare bene il campo.
Durante Euro 2016 la Germania riusciva meglio di altre formazioni a conquistare la trequarti avversaria, grazie a movimenti armonici degni di una squadra di club. Una volta giunta sulla trequarti, però, la squadra di Loew ha trovato diverse difficoltà a giocare alle spalle della linea difensiva avversaria. Un problema acuito dalla presenza di Gotze, che da finto centravanti veniva molto incontro e non offriva la profondità, e poi parzialmente risolto dall’impiego di un centravanti più classico come Mario Gomez. Loew insomma deve fare i conti con troppi giocatori che preferiscono ricevere il pallone tra i piedi piuttosto che attaccare gli spazi; Goretzka nell'ultima Confederations Cup ha rappresentato una valida soluzione a questo dilemma tattico. Partendo da mezzala del 3-5-2 compensava i movimenti incontro dei compagni per attaccare la profondità. Un aspetto che lo ha portato a segnare 1 gol ogni 2 partite con la Mannschaft.
Goretzka ha un gioco orientato verso l'area avversaria e vuole stare sempre fronte alla porta per poter processare al meglio gli spazi davanti a sé. Per questo non si trova a suo agio nel ruolo di trequartista centrale, dove veniva schierato nel 4-2-3-1 dello Schalke lo scorso anno. L'allenatore, Markus Weinzierl, affidava ai due centrali di difesa e ai due mediani la prima costruzione, ordinando a trequartisti e terzini di occupare fin da subito la metà campo avversaria; un calcio senza possesso intermedio, in cui si cercavano subito i riferimenti avanzati. Una situazione non favorevole alle caratteristiche di Goretza, in posizione troppo alta da subito per poter assecondare la propria ricerca degli spazi, spesso costretto a giocare spalle alla porta. Quest'anno invece, partendo da mediano di un centrocampo a due ma agendo di fatto da mezzala destra, ha trovato l'ecosistema adatto per esplodere, come certificano i quattro gol in nove presenze, solo uno in meno di quelli realizzati la scorsa stagione.
Goretzka non è comunque una di quelle mezzali che cercano l'inserimento in maniera meccanica, finendo solo per sovraccaricare l'area senza un reale vantaggio per la propria squadra. In campo è un acuto osservatore; cerca di rimanere concentrato sui riferimenti principali, pallone, compagni e avversari, per adattarsi a ogni singola situazione e trarne il massimo profitto. Capitava spesso lo scorso anno che, con la palla a uno dei terzini alti, i trequartisti decidessero di inserirsi in area. A quel punto Goretzka, leggendo il movimento dei difensori a seguire i trequartisti in area, preferiva defilarsi fuori dai sedici metri, avendo più spazio a disposizione in una zona comunque pericolosa e diventando un'opzione di passaggio per gli esterni molto più logica.
La vera peculiarità del gioco senza palla di Goretzka resta però la capacità di fiutare e attaccare gli spazi alle spalle della difesa con largo anticipo rispetto allo sviluppo dell’azione, e anche a distanza di molti metri. Un aspetto del suo inventario calcistico che ne combina al meglio le doti principali: intelligenza spaziale sopra la media e fisico fuori scala per una mezzala. Con la lettura individua lo spazio da attaccare, mentre sfrutta la lunghezza delle gambe per coprire con poche falcate il campo tra sé e il punto da raggiungere.
Qui ci ricolleghiamo dunque alle necessità della Nazionale tedesca. Loew per la Confederations Cup rinuncia ai titolari, ma convoca giocatori comunque adatti per caratteristiche al suo classico sistema di gioco. Nel 5-3-2 di partenza Goretzka agisce da mezzala destra. In avanti, dopo un inizio torneo con Sandro Wagner da titolare, Loew si affida stabilmente a Werner e Stindl. Anch'essi amano giocare incontro e ricevere palla sui piedi (Werner per la verità è eccellente anche quando si tratta di attaccare spazi alle spalle della difesa), per questo la verticalità senza palla di Goretzka è complementare alla tendenza delle punte a giocare incontro. Il beneficio, per lui e per i suoi compagni, è reciproco: la sua verticalità regala finalmente senso alla tendenza di attaccanti e mezzepunte ad abbassarsi e ricevere e, per converso, i movimenti incontro aumentano la pericolosità e l'efficacia dei suoi inserimenti. L'esempio più eclatante di questa situazione è il gol del 2-0 in semifinale contro il Messico, dove si può notare il tempismo e la sensibilità con cui Goretzka si rapporta ai compagni e allo spazio.
Su un retropassaggio blando all'altezza del centrocampo avversario, Stindl recupera palla e innesca Werner. La punta del Lipsia riceve e conducendo in orizzontale evita l'intervento di Moreno. Goretzka, indietro di poco più di dieci metri, appena il compagno salta l'avversario in orizzontale inizia la propria corsa verso lo spazio lasciato libero dal difensore messicano in uscita.
Figlio dei tempi
Negli ultimi anni la Bundesliga rappresenta un laboratorio di meccanismi di pressione e riaggressione. Per la maggior parte delle squadre tedesche la fase di non possesso è una naturale emanazione della manovra offensiva. Secondo un proverbio arabo, i figli somigliano più ai loro tempi che ai loro padri. Una massima che si attaglia perfettamente allo stile difensivo di Goretzka: la sua interpretazione della fase di non possesso è figlia delle nuove tendenze della scuola tedesca e lo rende un giocatore universale, in grado di coniugare con la stessa efficacia entrambe le fasi di gioco.
La predisposizione al pressing alto era evidente soprattutto lo scorso anno, sia con il club che in Nazionale. Con lo Schalke partendo da trequartista si allineava alla punta nella pressione alla difesa avversaria, mentre con la Germania agiva da mezzala con facoltà di alzarsi in pressione in caso di 5-3-2. Quest'anno invece, in campionato così come in Nazionale in caso di 5-4-1, in fase difensiva prende posto nella coppia mediana, dimostrando sempre concentrazione e tempismo nelle scalate da un lato all'altro del campo. In ogni caso, quando bisogna pressare alti rispetta sempre i princìpi cardine di qualsiasi buona difesa in avanti: scatta con puntualità verso il portatore di palla e, soprattutto, mantiene sempre il controllo su ciò che accade alle sue spalle, schermando perfettamente le linee di passaggio e decimando le opzioni di gioco dell'avversario in possesso. Anche in quest'ultimo caso, oltre all'intelligenza nell'adombrare gli avversari alle spalle, Goretzka sfrutta la lunghezza delle proprie gambe per intercettare i passaggi e rilanciare l’azione.
Fuori inquadratura il giocatore dell'Australia a cui è destinato il passaggio. Goretzka copre la traccia e intercetta allargando la gamba destra. Evidenziata l'area schermata col corpo
La precisione negli scivolamenti e l'attenzione ai movimenti degli avversari alle proprie spalle lo rendono un centrocampista adatto anche a giocare fasi di difesa posizionale, dove è necessario compattare le linee di difesa e centrocampo: non è raro vederlo indicare in mezzo al campo ai propri compagni di reparto alcuni movimenti avversari da seguire. A volte però l'abitudine a condurre l'aggressione alta della squadra lo porta a uscire in solitaria, non seguito dai compagni, e finisce vittima di triangolazioni piuttosto agevoli.
All'attenzione per la difesa collettiva affianca poi ottime doti di difesa individuale. Glielo permette innanzitutto il fisico: spesso interviene in maniera irruenta, frapponendosi col corpo tra uomo e pallone; quando invece si tratta di correre all'indietro può ricorrere all'ampia falcata per recuperare campo sugli avversari.
Col pallone tra i piedi
Un discorso su che calciatore sia Goretzka non può ovviamente prescindere dalle caratteristiche fisiche. Il metro e 90 d'altezza su un fisico filiforme lo fa assomigliare a mezzali freak comparse in Europa nelle ultime stagioni, come ad esempio Pogba a Milinkovic-Savic. Centrocampisti con altezza quasi da NBA ma in grado di disimpegnarsi nello stretto meglio di molti colleghi più bassi di venti centimetri.
Anche a Goretzka la tecnica non manca, ma non è un giocatore in grado di dribblare più avversari in spazi angusti. Così come senza palla dà il meglio quando può attaccare spazi aperti, anche col pallone tra i piedi preferisce attaccare in un campo grande. Così come nelle situazioni descritte sopra, è in parte il fisico a determinare quest'attitudine: il passo lungo gli permette di essere efficace in conduzione, rendendolo particolarmente adatto alle transizioni.
La ricerca ossessiva degli spazi si ripercuote inoltre anche sulla creatività dei suoi passaggi. Contro le difese schierate non ha un repertorio di soluzioni abbastanza ampio: quando quest'anno si abbassa per aiutare Bentaleb nella costruzione bassa si limita ad appoggi elementari verso l'esterno o per il compagno più vicino, non provando quasi mai filtranti taglia-linee. Forse si tratta di incapacità di giocare il pallone in verticale, o forse di mancanza di visione di gioco negli spazi compressi dalla difesa. La situazione migliora invece quando riceve in zone più avanzate e riesce a concentrarsi sui movimenti dei compagni alle spalle della difesa; in questi casi riesce a premiare i movimenti dei compagni con palloni oltre la linea difensiva.
Ciò che stupisce però del gioco di Goretzka con la palla tra i piedi è la capacità di improvvisazione, come testimonia il gol contro l'Azerbaijan. Possiede colpi estemporanei davvero in grado di indirizzare un'azione intera e moltiplicarne la pericolosità, rendendolo un centrocampista più creativo di quanto ci si possa aspettare. Negli anni ha affinato particolarmente l'uso del tacco, mentre sta sviluppando la sensibilità del collo-piede per i pallonetti non solo negli uno contro uno con i portieri, ma anche per valorizzare nuove linee di passaggio a scavalcare la difesa.
Quello che accomuna Goretzka alla scuola tedesca, oltre alla naturale inclinazione al pressing alto, è la capacità di muoversi in campo in maniera intelligente e in funzione dei compagni. Non avrà mai il talento con la palla tra i piedi di Ozil o Kroos, ma l'intuito e la verticalità nei movimenti senza palla, abbinate a una tecnica comunque ottima, lo rendono un'arma preziosa tra le mani di Joachim Loew.
Dopo un inizio di stagione in cui le sue prestazioni hanno nascosto sotto il tappeto alcuni difetti del nuovo Schalke di Domenico Tedesco, starà a lui continuare il proprio percorso di crescita, conquistando un posto per Russia 2018.