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Giovanni Bongiorno
Leon Edwards è il welter da battere in UFC
18 dic 2023
18 dic 2023
Colby Covington alla fine è stato brillante solo fuori dall'ottagono.
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Giovanni Bongiorno
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Foto di Stephen R.Sylvanie / IMAGO
(foto) Foto di Stephen R.Sylvanie / IMAGO
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Al main event di UFC 296 è andata in scena la resa dei conti tra il campione dei pesi welter Leon Edwards, alla sua seconda difesa titolata, e l’eterno sfidante Colby Covington, al terzo assalto al titolo (e già campione "ad interim"). Le aspettative sono state mantenute solo in parte, ma gli spunti non sono mancati. Innanzitutto, però, dobbiamo parlare di ciò che ha preceduto l'incontro. Nella conferenza stampa pre-evento Covington ha dato fondo alla sua malizia da trash talker andando forse oltre, superando la linea immaginaria che separa quello che si può dire da quello che non si può dire, per una questione di rispetto minimo e decenza. Edwards gli ha lanciato una bottiglietta d’acqua ed è stato contenuto dalla security, ma il fatto che Covington abbia tirato in ballo il padre di Edwards (ucciso all’uscita di un night club quando aveva solo 13 anni) è stato considerato praticamente da tutti - persino da uno come Sean Strickland che poche ore più tardi avrebbe fatto partire una rissa in mezzo al pubblico con il suo prossimo avversario Dricus du Plessis - qualcosa di troppo. Durante il face-off Covington si è giustificato dicendo al suo avversario “I was in the character”, cioè stavo interpretando la mia parte, quella del cattivo, e del resto è anche per questo che un fighter come Covington ha ricevuto tre title shot in questi anni. Il che non significa che vada bene e l'ex fighter UFC Alessio Di Chirico, ad esempio, oggi allenatore e organizzatore a sua volta di eventi, in una sua storia su Instagram ha detto che quelle uscite di Covington (che è stato pesante anche nei confronti della moglie di Ian Machado Garry) lo avrebbero spinto a boicottare UFC 296, oltre che a vietare ufficialmente il trash talking negli eventi Gloria che organizza a Roma. Insomma, Covington dice di fare quello che il pubblico gli si chiede e bisognere forse interrogarsi sui desideri e sugli interessi della promotion, che non ha mai fatto nulla per limitarlo o per limitare atteggiamenti di questo tipo (ricordate quando il carrello scagliato da McGregor contro un pullman pieno di fighter, alcuni dei quali finiti in ospedale, è diventato parte della promozione del suo incontro con Khabib? Ecco.). La scusa del "personaggio" da interpretare, inoltre, regge fino a un certo punto: diversi ex compagni di team e amici di Covington lo hanno escluso dopo liti più o meno gravi. Poirier, per esempio, gliele ha sempre giurate, e i due erano compagni di team; come con Masvidal, col quale Colby pensava di aver risolto le cose in gabbia, battendolo, salvo poi perdere un dente in una rissa scatenata da Masvidal all’uscita di un ristorante. Fabricio Werdum gli ha addirittura tirato un boomerang durante un evento in Australia. «Ha usato la morte di mio padre come fonte d’intrattenimento», ha detto Edwards dopo il match, in una maniera che non può non far pensare alla morbosità con la quale anche una certa fetta di pubblico approccia il racconto sportivo e lo spettacolo in generale. Se però il Colby visto in conferenza stampa è stato a suo modo tagliente, quello visto nell’ottagono è risultato opaco. Lui ha dato la colpa all’assenza prolungata dai match (quasi due anni), un fatto che comunque non può essere negato, ma è stato anche merito di una versione miracolosamente calma, rilassata e perfettamente concentrata di Edwards, ad aver portato il campione a una delle migliori prestazioni offerte in carriera. Il trash-talking, quindi, non solo è stato inaccettabile per molti, ma non ha neanche funzionato.Il match, in termini generali, non è stato dei più eccitanti, ma ha offerto spunti agli amanti degli incontri più strategici. Nei primi due round, Colby è sembrato teso, nervoso, passivo, irriconoscibile. È un fighter che ha fatto dell’avanzamento e della pressione il proprio mantra, e invece è stato messo sulla gamba posteriore, costretto a indietreggiare. Si è persino lasciato sorprendere da Edwards nella lotta. Dopo la prestazione di ieri, non si può più definire Leon Edwards meramente come striker, gli si deve riconoscere una completezza di mezzi difficile da pareggiare anche per gli specialisti. Dopo aver portato a terra Usman, Edwards ha messo col sedere a terra anche un asso del wrestling come Covington e, nonostante la porzione finale dell’ultimo round lo abbia visto sotto, lo ha controllato e colpito. I primi tre round sono stati un assolo, è andato a segno con diretti di rientro e leg kick che hanno tinto di viola la gamba dello statunitense. Si è visto un controllo delle misure raro.

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Oggi, Leon Edwards è meritatamente il miglior peso welter in UFC, anche se la concorrenza pian piano si fa più spietata, agguerrita e fresca. Lui non sembra soffrire particolarmente il fiato sul collo dei contender più quotati e continua a offrire delle prestazioni incredibili, mostrando miglioramenti evidenti soprattutto in fase di grappling. Ogni tanto sbaglia, come quando ha provato a prendere la schiena di Covington con un ribaltamento e isolandogli il braccio, finendo però troppo in alto e ritrovandosi alla fine schiena a terra. Eppure ha offerto sempre risposte e contromisure adeguate alla situazione.C’è stao un momento nel quale Covington ha portato a terra Edwards, che si è rimesso in piedi subito e a sua volta ha affondato un takedown, come per dimostrare la propria superiorità a tutto tondo. È così che un campione dovrebbe essere: sicuro dei propri mezzi anche in quello che sembra il punto forte del suo avversario, capace di dimostrare la propria superiorità senza paura e, nel momento in cui una certa soluzione (come nel caso degli scramble) dovesse andar male, passare subito a un piano B (che in Edwards è rappresentato da quell’incredibile capacità di rimettersi in piedi subito anche contro grappler d’élite) per tornare all’area preferita e ricominciare ad imporre il proprio volere.

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Colby Covington non entrava in gabbia dal marzo 2022, quando a UFC 272 ebbe la meglio su Jorge Masvidal. In molti credevano che potesse rappresentare una seria minaccia per Edwards ma il campione lo ha affrontato imponendo le proprie distanze preferite, con un counterstriking veloce e preciso che gli ha fatto rischiare poco o niente: neanche l'ex campione Usman era riuscito per un tempo così prolungato a mettere Covington sulla gamba arretrata, a costringerlo a combattere indietreggiando, a contenere così bene i suoi tentativi di atterramento e di controllo. Nello stand-up, pochi fighter al mondo possono permettersi di guardarlo in faccia da pari a pari. Il round nel quale Covington ha figurato meglio è stato probabilmente il quarto. Quando ha capito che Leon avrebbe mozzato per bene il suo footwork, si è deciso ad alzare la gamba per contenere i danni e il suo lavoro ha pagato: Edwards ha dovuto ridurre il volume di leg kick per non incorrere nei block (uno calcio bloccato gli ha fatto anche sanguinare il gnocchio) ma questo non gli ha impedito di continuare a dominare riassestando il suo ritmo. Insomma, Leon Edwards ha lasciato solo un round a Colby Covington sul cartellino di tutti e tre i giudici (che hanno premiato l’inglese unanimemente con un punteggio di 49-46), per offrire un dominio a 360 gradi e dimostrare che la vetta è il posto che gli appartiene. Una nuova leva di pesi welter si sta facendo strada: Shavkat Rakhmonov, Ian Garry sono solo alcuni dei più freschi fighter al limite delle 170 libbre che bramano la corona. Ma Edwards intanto rimane in cima e per batterlo serve la versione migliore dei fighter migliori. Non si può essere nemmeno l’1% sotto il proprio standard massimo.

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I commentatori hanno citato anche Belal Muhammad, un fighter che ha già affrontato Edwards in un match finito No Contest a causa di un eye poke dell’inglese, allora non ancora campione, ai danni di Muhammad. Belal è un fighter che in una maniera o in un’altra, offrendo una bassissima percentuale di finalizzazione dei suoi avversari, riesce a portare a casa i match sempre - o quasi - con decisione unanime dei giudici in suo favore, in modo meritato e strategicamente perfetto. Leon Edwards però, nella sua versione di UFC 296, sembra addirittura la versione evoluta di Muhammad e se è vero che quest’ultimo è votato alla pressione verticale - come hanno ricordato i commentatori - è altrattanto vero che alla stessa maniera era conosciuto Covington, costretto a offrire una versione modesta di sé.Leon Edwards resta in cima alla sua divisione e la prestazione contro Covington ha cementato un’eredità che ha già dell’incredibile e che, a 32 anni, lo rende uno dei migliori welter mai visti nell’ottagono in senso assoluto.

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