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Emanuele Atturo
I problemi di Locatelli e l'acquisto di Paredes
30 ago 2022
30 ago 2022
La Juventus sta cercando uno dei migliori passatori al mondo.
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Emanuele Atturo
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La partita della Juventus contro la Sampdoria è stata un disastro. Poche volte la manovra della squadra è parsa tanto agonizzante, incapace di superare la prima pressione del blocco compatto degli avversari. Non è stato tanto il risultato, quanto la sensazione di assoluta sterilità del giro palla perimetrale, da terzino a terzino, a tratti sembrato un misterioso esercizio meditativo. Perdere l’io nel giro palla da Alex Sandro a De Sciglio. La partita ha lasciato brutte sensazioni. Sono circolati meme e discorsi tossici. L’immagine del raccordo anulare che la Juventus doveva percorrere per arrivare ai suoi attaccanti - spesso con la caption “Allegri-ball”, come se quella sorta di esagono disegnato sul campo fosse l’esito ultimo ed esoterico delle idee reazionarie del tecnico - ma anche la statistica, pesante, degli appena 9 palloni toccati da Dusan Vlahovic durante la partita.Contro la Roma Allegri ha fatto qualche correttivo per sistemare l’uscita dal basso della Juventus. Ha spostato Danilo al centro della difesa, e il gioco come per miracolo si è sbloccato. Si riusciva finalmente a bucare la pressione avversaria, a dire il vero molto malandata, della squadra di Mourinho. La mezzala sinistra Miretti si muoveva dietro o al fianco di Cristante; Cuadrado indietreggiava ai fianchi di Matic, e la Juve è riuscita a risalire il campo con una facilità rara negli ultimi tempi. Sembrava di respirare di nuovo. Tuttavia è difficile immaginare che questa sia la soluzione a tutti i problemi, e contro squadre con un pressing meno confuso, o quanto meno con delle distanze meno sconclusionate, la Juventus avrà bisogno di qualcosa in più. In particolare avrebbe bisogno di coinvolgere di più i suoi centrocampisti. Ed è anche questo il motivo per cui da settimane sta provando a comprare Leandro Paredes dal Paris Saint Germain.I problemi di LocatelliContro la Roma Danilo si è caricato sulle spalle le funzione di Manuel Locatelli, che invece ha toccato ben pochi palloni. Tra le immagini dopo la partita contro la Sampdoria, quelle di Locatelli che non riusciva a farsi dare il pallone, a incidere sul gioco in qualche modo, erano tra le più strazianti. È bastata una semplice marcatura a uomo di Caputo per disintegrare il gioco della Juventus. [gallery columns="6" ids="83556,83557,83558"]

Due immagini in cui Locatelli, marcato da Caputo, chiede di passare la palla a qualcun altro. Nella terza rinuncia direttamente a smarcarsi, accontentandosi di camminare blandamente per portare via l’uomo. Due giocatori espulsi dalla partita.

Naturalmente le difficoltà della Juventus non sono colpa di Locatelli. Mancano meccanismi di uscita del pallone che liberino i giocatori, sgravandoli anche di troppe responsabilità individuali. Contro la Sampdoria Rugani e Bremer erano costretti a giocate e letture troppo complesse per le proprie qualità con la palla. Che Locatelli non sia un vero regista, però, non lo scopriamo certo oggi. Roberto De Zerbi, l’allenatore che lo ha aiutato a esprimersi in una fase della carriera in cui era inespresso, ne aveva descritto i limiti: «Da vertice basso davanti alla difesa probabilmente non ha il dinamismo che serve per coprire tutti gli spazi; come mezzala magari non ha i 30/40 metri di allungo senza palla; mentre a due in mezzo diventa qualità e quantità, fa giocare bene tutti quelli che ha vicino». Al Sassuolo, con la tara di una squadra con principi completamente diversi dalla Juve, giocava nei due mediani, a fianco a un altro giocatore che poteva gestire il pallone. In Nazionale, dove lo abbiamo visto splendere, era mezzala di un 4-3-3, ma con funzioni di accorciare in zona palla verso Jorginho e dare ritmo al palleggio insieme a lui. Lo ha fatto con meno ossessività di Verratti, ma comunque con grande qualità.Locatelli può influire nel palleggio della squadra, ma più avanti di qualche metro rispetto a quanto sta facendo oggi nella Juventus. Non ha né gli smarcamenti né le letture col pallone di un regista metodista. Il tipo di interpretazione che forse vorrebbe Allegri per cercare di risolvere i problemi della squadra (si può criticare l’idea di sostituire i problemi aggiungendo individualità dal mercato, ma è un discorso lungo e spinoso), a cui - rispetto al precedente ciclo - manca Miralem Pjanic. Nelle sue stagioni juventine il bosniaco giocava una media di 75 passaggi per 90 minuti; Locatelli lo scorso anno non arrivava a 60 e in questo, pur in un campione ristretto, ha una quota quasi dimezzata, 36 per novanta minuti, il dato più basso in carriera (nella sua ultima stagione al Sassuolo arrivava a 85).Le qualità di Paredes che migliorerebbero anche LocatelliPer questo la Juventus sta cercando di prendere Paredes, un giocatore dalla carriera ambigua, il cui valore assoluto è stato spesso oggetto di intricate discussioni. Arrivato in Europa dal Boca Juniors forse troppo presto, e con la scomoda etichetta di erede di Riquelme, per adattare il suo gioco ai nuovi ritmi ha abbassato la posizione, da enganche a regista. È stato Giampaolo all’Empoli il primo a sfruttarlo in quella posizione. Paredes sarebbe capace di calciare un pallone nella cruna di un ago e nel 4-3-1-2 a a rombo con una densità centrale molto fitta il suo gioco di passaggi si è esaltato in verticale. Dopodiché però ha avuto una carriera strana, condizionata dall’esilio russo allo Zenit, che lo ha fatto uscire un po’ dai radar. Noi lo intervistavamo proprio in quel periodo, in cui cercava in qualche modo di rientrare nel calcio italiano.Il suo passaggio al PSG è stato ancora difficile da decifrare, ma se non altro ha messo in chiaro una cosa: pur con tutti i suoi limiti, Paredes può giocare in una squadra d’élite. Può farlo soprattutto per una qualità tecnica e balistica a tratti irreale. Già nei suoi anni alla Roma, in cui Spalletti non lo ha mai apprezzato troppo, circolavano video dei suoi allenamenti in cui fa cose con la palla che in pochi sanno fare.

La sua sensibilità tecnica è da giocatore d’altri tempi, e quando calcia il pallone c’è qualcosa di leggermente diverso dal solito. I suoi tiri potenti sono più potenti degli altri, i suoi tiri dolci sono più dolci degli altri. I tagli che dà alla palla sono difficili anche solo da immaginare. Sempre alla Roma, sporadicamente, veniva fuori questa qualità fuori dal mondo.

Cos’è questo?

Nei suoi anni al PSG Paredes non ha forse trovato la consacrazione che cercava, ma si è consolidato come un regista da Champions League, la cui presenza può reggere anche le partite più intense, la cui qualità non viene meno neanche nei contesti più scintillanti. Resta un giocatore con pregi e difetti spiccati, in particolare nel dinamismo, nella capacità di coprire campo negli scivolamenti orizzontali o correndo all’indietro. Nei suoi anni al PSG è migliorato però nell’interpretazione difensiva, con uno stile molto appariscente in cui spiccano i suoi recuperi in scivolata. Paredes è comunque un giocatore tosto nei contrasti e con ottimi tempi di intervento.

Un intervento su Neymar. La scivolata col tempo è diventata una sua signature move (con la quale però a volte rimedia a degli errori di posizionamento). Forse ricorderete anche quelladoppia scivolata contro il Manchester City.

Le sue migliori qualità sono però chiaramente col pallone. I suoi numeri nella distribuzione del gioco sono incredibili e lo inseriscono tra i migliori passatori al mondo. Secondo i dati Statsbomb (via Fbref) gioca quasi 100 passaggi per 90 minuti, con percentuali di riuscita vicine al 96%. Sono numeri che nel nostro campionato non riescono a raggiungere passatori sicuri come Brozovic (91% con 80 tentati per 90 minuti) o Lobotka (93% con 77 tentati). Nei passaggi progressivi, quelli per risalire il campo, i suoi numeri si abbassano un pochino, è “solo” nel 10 percentile fra i centrocampisti tra i cinque campionati. Un dato che comunque non dovrebbe ridimensionare la considerazione delle sue qualità. Anche Tuchel, che lo ha allenato al PSG, sottolineava la sua capacità di andare in verticale come una delle sue migliori qualità («Paredes è molto intelligente, ama fare passaggi importanti tra le linee»). Del resto la qualità del suo destro e la sua visione di gioco sono assolutamente eccezionali. Certi passaggi di Paredes verrebbe voglia di mangiarli.

D’altro canto Paredes si esalta quando può dettare il ritmo del gioco, toccare molti palloni, influenzare tutta la fase di possesso palla della squadra. È un passatore straordinario nel lungo, ma ama comunque giocare nel breve e associarsi con i compagni. In coppia con Verratti, per esempio, hanno giocato una partita di assoluta dittatura del possesso nell’andata dei quarti Champions League lo scorso anno contro il Real Madrid. Paredes è uno di quei giocatori che ha bisogno di sentire il pallone per accordarsi alla partita.

Due giocatori che potrebbero scambiarsi palla ininterrottamente per novanta minuti.

Queste caratteristiche permetterebbero alla Juventus di spostare l’influenza di Locatelli qualche metro più avanti, esaltandone le qualità di “regista aggiunto”, di palleggiatore insieme a un giocatore che gioca più indietro. Con Paredes e Locatelli (e una mezzala più dinamica che compensi i loro movimenti) viene facile immaginare una Juventus che domini il possesso palla, anche perché in un gioco in cui la squadra non controlla il pallone, ed è costretta a lunghi momenti di difesa posizionale, i limiti di Paredes (quelli che non convinsero mai del tutto Spalletti) potrebbero venir fuori più chiaramente.Molto dipenderà, come sempre, dai principi che Allegri vorrà trasmettere alla squadra. L’acquisto di Paredes sembra un suo esplicito desiderio. Un allenatore ossessionato dalla tecnica individuale, dalle “categorie”, dalla sensibilità con cui un calciatore sa manipolare un pallone. Paredes, sulla carta, è una sua creatura, un giocatore peraltro perfetto per le sue sfide a tiri nelle porticine o da calcio d’angolo. Un giocatore infatti accostato alla Juventus quasi ogni anno in cui sulla panchina sedeva Allegri. L’esaltazione del gioco e della tecnica, a parole, di Allegri, non ha però sempre trovato una sua corrispondenza in campo. Ora però è obbligato a far combaciare le due cose, se non altro per pragmatismo. Allegri è sempre stato considerato un che adatta il proprio stile ai giocatori che ha, e se dovesse arrivare anche Paredes non avrebbe più molte scuse per nascondersi dietro le qualità della rosa, per giustificare una squadra spesso fin troppo reattiva.Se anche con Paredes (e poi Danilo, Di Maria, Locatelli, Cuadrado, Vlahovic) la Juventus continuasse ad avere problemi nella risalita del campo, se non altro, sapremmo una volta per tutte con chi prendercela.

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