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All'altezza dell'eredità, intervista a Leandro Paredes
10 nov 2017
10 nov 2017
Con il centrocampista argentino, abbiamo parlato delle molteplici influenze che hanno fatto di lui il giocatore che è oggi.
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Foto di Juan Ruiz (Getty).


 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 

 




 

 



 

Per Paredes uscire dalla propria comfort-zone non è mai stato un problema. Ha lasciato San Justo, capoluogo del distretto La Matanza, nell’area metropolitana della Gran Buenos Aires, quando era ancora un ragazzino per aggregarsi alle giovanili del Boca Juniors. A vent’anni ha scelto l’Italia: la Roma, anche per favorirne l’ambientamento, lo ha ceduto in prestito al Chievo Verona, prima, e ancora all’Empoli, due stagioni dopo. A ventidue anni ha deciso di mettersi alla prova in Russia.

 



 



 



 





 



 



 



 



 



 



 

 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 




 



 



 



 



 



 



 







 

 



 

Gli chiedo se non gli è dispiaciuto almeno un po’ non partecipare a quella mistica. Chissà se sarebbe stato emotivamente pronto. «Un po’ mi è dispiaciuto non scendere in campo; avevo tanta voglia di tornare a giocare in quello stadio, dopo tanti anni. Però è andata così».

 



 

Mi chiedo come viva un calciatore un’ingerenza così grande. «Sicuramente fanno un bel po’ paura le cose che si leggono sui giornali, sui siti. Non lo so cosa può succedere, cosa succederà. Noi cerchiamo di stare tranquilli, e poi speriamo non succeda nulla. In realtà non influisce sul nostro rendimento in campo».

 



 



 

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