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Marco D'Ottavi
Le peggiori partite del 2022
04 gen 2023
04 gen 2023
Perché il calcio sa essere molto brutto.
(di)
Marco D'Ottavi
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Peter Byrne
(foto) Peter Byrne
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Il 2022 è stato un anno piuttosto decente per lo spettacolo nel calcio: una Champions League piena di partite combattute, tutte vinte dal Real Madrid; la Premier League decisa agli ultimi minuti dell’ultima giornata, il duello tra Milan e Inter in Italia, per finire ovviamente con il Mondiale, che oltre ad aver mostrato interessanti spunti tattici si è chiuso con una finale che rimarrà nella storia, quasi tre ore di puro intrattenimento, un pomeriggio in cui il calcio è sembrata la singola cosa più bella del mondo. Ma è sempre così? Non mi sembra. Per sua natura il calcio può essere brutto, anzi la sua bruttezza l’abbiamo introiettata così tanto da essere diventata quasi un vanto, che quasi ci dispiace quando una partita come Francia-Argentina finisce per riscattare questo sport agli occhi di tutti. Ovviamente ognuno di noi ha in testa le sue partite peggiori, perché se c’è una cosa soggettiva è questa e soprattutto hanno quasi tutte a che vedere col tifo. Io però mi sono costretto a provare un’operazione neutra, lasciare (quasi) totalmente fuori la mia interiorità per scegliere solo partite che possono essere definite “universalmente brutte”. Questo senza limitarmi a quelle noiose, che la noia è l’aspetto più evidente per cui una partita può essere brutta, ma non certo l’unico. Ecco a voi il risultato. Manchester United-Atletico Madrid 0-1, 15 marzo Chi l’ha detto che basta l’atmosfera della Champions League per rendere bella una partita? Atletico Madrid e Manchester United si giocavano il passaggio ai quarti al Old Trafford, col pubblico delle grandi occasioni, il campo tirato a lucido, le televisioni di tutto il mondo collegate; eppure è stata una brutta partita, anche se rivedere oggi i tre minuti di sintesi potrebbe farvi pensare al contrario. L’1-1 dell’andata teneva tutto in equilibrio, senza più la regola del gol fuori casa, e su questo potenziale stallo messicano si sono affrontate due squadre che, in due maniere diverse, giocano male al calcio. Se però si tratta di non fare, anzi costringere gli altri a fare, nessuna squadra è meglio dell’Atletico Madrid di Simeone. Agli spagnoli è bastato un guizzo alla fine del primo tempo, una singola giocata in cui i suoi due migliori giocatori si sono connessi: tacco di Joao Felix a liberare Griezmann, sul cui delizioso cross Lodi ha segnato uno dei gol più facili della sua carriera.

La mappa dei tiri dell’Atletico Madrid ha qualcosa di finto, con quei due tiri da centrocampo finiti alla bandierina.

Con un gol di vantaggio la strategia dell’Atletico è diventata ancora più conservatrice. Nel secondo tempo praticamente ha puntato a non giocare, ma non solo nel senso di mettersi a difendere l’area di rigore, ma proprio a far scorrere il tempo non giocando, rimanendo a terra per ogni cosa, protestando con l’arbitro, trovando il modo di annullare il gioco stesso. Negli ultimi 30 minuti di gioco, il pallone ha rotolato appena per 11. È l’essenza del Cholismo, potete pensare voi, ma è peggio di così. Questa, e in generale quella degli ultimi anni, è la sua forma peggiore, quella che asciuga l’epica della difesa per lasciare spazio solo al teatrino, alle perdite di tempo, al far impazzire gli avversari. Dopo la partita Griezmann ha detto che all’Old Trafford «Abbiamo riscoperto il nostro gioco, essere fastidiosi e rompiscatole è ciò che amiamo». Al fischio finale Simeone è dovuto scappare di corsa dal campo, mentre i tifosi dello United gli lanciavano bicchieri pieni di birra (bicchieri di plastica). Forse quella della correttezza del pubblico inglese è retorica, ma insomma capite cosa può aver combinato l’Atletico per spingere all’unisono delle persone a trattare così male un singolo essere umano. A distanza di 9 mesi, di quella partita è bruciato tutto. L’Atletico Madrid cholista è alla deriva, Joao Felix è sul mercato (e pare che lo United possa essere una destinazione), mentre Griezmann ha avuto bisogno del Mondiale per ricordarci che giocatore è. Ma soprattutto questa, a meno che non verremo smentiti dal tempo, è stata l’ultima partita in Champions League di Cristiano Ronaldo. E possiamo pensare quello che vogliamo del suo declino ma non c’è niente di più brutto del tempo che passa in maniera inesorabile davanti ai nostri occhi. Italia - Macedonia del Nord 0-1, 24 marzo

Come una violenta legge del contrappasso, si potrebbe fare una classifica nella classifica delle peggiori partite dell’Italia nel 2022. Un piccolo ripasso: la sconfitta umiliante per 3-0 nella Finalissima con l’Argentina, quella ancora più umiliante per 5-2 con la Germania, quella meno umiliante nel punteggio, ma molto di più nelle modalità, per 2-0 con l’Austria, nello stesso giorno in cui iniziavano i Mondiali. Nessuna di loro, però, ovviamente, si avvicina anche solo lontanamente a quella negli spareggi con la Macedonia del Nord, il punto sportivo più basso che abbiamo condiviso come italiani in questo 2022.Non qualificarsi al Mondiale, dopo l’errore dal dischetto di Jorginho contro la Svizzera all’Olimpico, in una partita che non è entrata in classifica solo perché giocata a fine novembre del 2021, era entrato nell’ordine delle cose, visto che dovevamo affrontare il Portogallo nella finale degli spareggi, ma era difficile anche solo ipotizzare questa sconfitta. L’Italia aveva vinto l’Europeo solo qualche mese prima e, si poteva dire, era stata anche sfortunata nel finire agli spareggi. La Macedonia del Nord, invece, aveva agguantato il secondo posto ai danni della Romania con una storica e irripetibile vittoria in casa della Germania e, perso anche lo stregone Pandev artefice di quella vittoria, non sembrava un’avversaria credibile. Sappiamo tutti com'è andata invece, ma forse non ci ricordiamo quanto è stata tragica (per noi) questa partita. Io sono qui per ricordarvelo. L’Italia ha iniziato ad attaccare dal primo minuto, con la tranquillità della squadra che sapeva che almeno un gol ci sarebbe scappato, ma niente. Attaccava, ma non pungeva: quanto di buono fatto da Mancini nel creare una Nazionale con dei meccanismi offensivi ben codificati era scomparso, e rivedere questa partita lo rende evidentissimo. Al 29’, però, la fortuna ci tende una mano: Dimitrievski sbaglia un passaggio mentre è fuori dai pali e Berardi può calciare con tempo e spazio in una porta vuota. Tirerà in bocca al portiere.

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I macedoni rimpallano tutti i tiri dell’Italia, che è abulica, involuta. Nel secondo tempo tutte le occasioni finiscono, o se le crea da solo, sui piedi di Berardi, ma non è cosa. Quando all’85esimo un tiro-cross di Pellegrini attraversa tutta l’area piccola senza trovare nessuno, si capisce che ci vorranno i supplementari, ulteriore pazienza. Ma non sarà così: la Macedonia del Nord vince un duello aereo, il pallone finisce quasi per caso sui piedi di Trajkovski, che lo ciancica un po’ prima di lasciar partire un destro incrociato, questo sì bello pulito, forte e angolato, su cui Donnarumma, dicono i maligni, poteva fare di più.

L'occasione perfetta per la vendetta degli inglesi.

A rigiocarla dieci volte, probabilmente, l’avremmo vinta dieci volte, ma a rileggere l’undici schierato quel giorno da Mancini ci si poteva leggere il prodromo del dramma: Donnarumma; Florenzi, Mancini, Bastoni, Emerson; Barella, Jorginho, Verratti; Berardi, Immobile, Insigne. Il CT avrebbe dovuto cambiare rotta prima? Abbiamo perso la possibilità di giocare un Mondiale - un Mondiale che si dimostrerà bello e aperto - perché ancora aggrappati alle notti dell’Europeo? Di quella squadra, oggi, ne giocherebbe meno della metà, anche il modulo sarebbe diverso probabilmente, ma piangere sul latte versato è inutile: speriamo di aver imparato dai nostri errori. Valencia-Cadice 0-0, 3 aprile Non ho visto Valencia-Cadice, ma è come se l'avessi vista centinaia di volte. È l’archetipo di tutte le partite noiose, quelle in cui non succede nulla, in cui il calcio sembra una punizione divina all’uomo. Vi starete chiedendo forse perché, tra tutti gli 0-0 del 2022, abbia scelto proprio questo: perché - tra i 5 top campionati - è quello con meno xG creati tra le due squadre (dati Fbref). Sappiamo che gli xG non raccontano nel dettaglio la spettacolarità di una singola partita e la quantità di occasioni create, ma diciamo che in questo caso non ci vanno lontano, considerando che il Valencia ne ha creati 0.2 e il Cadice 0.1, per un totale di 0.3 xG messi insieme con 9 tiri totali, di cui quattro in porta e solo due arrivati da dentro l’area di rigore.Gli highlights della Liga, che sono tutti nell’ordine dei tre minuti e qualche secondo forse per motivi di algoritmo, per Valencia-Cadice sono divisi così: un minuto e quarantasette secondi di partita, poi il resto sono strette di mano, interviste, sigla finale. Del minuto e quarantasette di gioco, sette secondi sono dedicati all’ingresso in campo delle squadre, sedici all’infortunio di Bryan Gil, altri quattordici a un fallo nel recupero di José Mari che gli costa il secondo giallo e l’espulsione. In totale, quindi, la Liga è riuscita a ricavare da quasi cento minuti di partita un video di settanta secondi, contando anche i replay. Praticamente il tutto è durato quattro minuti, tra il 35’ e il 39’, quando prima Maxi Gomez ha preso una traversa deviando con la testa un cross e poi Alvaro Negredo - sì, Negredo è ancora un centravanti della Liga - ha stimolato i riflessi di Giorgi Mamardashvili sempre di testa. A parziale scusa delle due squadre, il Cadice era nel pieno della lotta salvezza quando mancavano otto partite alla fine della stagione (e si salverà per un punto, questo punto a volerla vedere così), mentre il Valencia era allenato da Pepe Bordalás, famoso per essere uno degli allenatori più reattivi di Spagna. Rimane comunque una partita che vi potete giocare con i vostri amici, quelli che dicono che il calcio della Liga è il più bello del mondo. Salernitana - Adana Demirspor 1-3, 31 luglio

È stato difficile inserire questa partita tra le peggiori dell’anno, visto che - questa sì - per qualcuno potrebbe anche essere un capolavoro sportivo: un'amichevole tra due squadre senza nessun tipo di attrito che viene interrotta da una rissa con quattro espulsi. L’occasione era il triangolare “Angelo Iervolino” dedicato al fratello del nuovo presidente della Salernitana. In campo le squadre non avevano mostrato grande ardore fino al momento della rissa: i turchi - allenati da Montella - avevano segnato due gol nei primi sei minuti di gioco mentre la difesa della Salernitana stava, in maniera piuttosto letterale, a guardare. Dieci minuti dopo era arrivato anche il 3-0 che aveva chiuso una partita già chiusa: più per dovere che per voglia le due squadre avevano continuato a giocare, in attesa di andare a farsi una doccia fresca per combattere la calura estiva dell’Arechi. Per questo quello che è accaduto nel finale è solo assurdo e anti-epico, brutto. Se, per dire, tutte le scaramucce di Atletico Madrid-Manchester City erano state il perfetto contorno di una partita intensa e “maschia”, tanto da finire nelle migliori dell’anno, il parapiglia scatenato da un fallo di Akaydin su Boultam è solo ridicolo, come quelle risse che scoppiano in discoteca solo perché tutti sembrano essersi messi d’accordo. Le immagini si perdono i primi momenti della rissa, ma è Fazio ad alzarne i toni provando ad aggredire Akaydin (il cui fallo era più stupido che brutto). L’argentino è una furia e deve essere tenuto da diverse persone per non arrivare alle mani con l’avversario; poi quando la situazione sembra essersi calmata è di nuovo Fazio a riallacciarsi con qualcuno, mentre dagli spalti i tifosi intonano cori in suo onore. In campo ci sono decine e decine di persone, è anche difficile dire chi faccia cosa, ogni volta che la situazione sembra che stia per rientrare, riparte un accenno di rissa, più spintoni che altro (forse, se ci fosse stato un gesto davvero violento, avremmo potuto considerare la partita in qualche modo interessante, nella sua bruttezza). Secondo i resoconti successivi, è dovuta intervenire la Digos per calmare gli animi, anche se non è che la situazione sembrasse così grave da richiedere l’intervento di un corpo di cui su Wikipedia si può leggere che “i compiti più famosi [...] sono sicuramente il contrasto alle attività eversive dell'ordine democratico e alle attività terroristiche". Sampdoria-Juventus 0-0, 22 agosto

Ho scritto che lo 0-0 tra Valencia e Cadice è lo 0-0 archetipo della noia, ma questa è la mia versione da tifoso, tifoso della Juventus. Una partita in cui magari non è che non succede proprio nulla, ma la tua squadra sembra morta, presente in campo solo per obblighi contrattuali. Mentre l’altra squadra è la Sampdoria. Veder giocare la Juventus nel 2022 è stata un’esperienza logorante, una specie di eterno ritorno in negativo, dove la domanda non era giocheremo bene o male questa volta? Ma direttamente in che modo giocheremo male oggi? Per un tifoso questa non è neanche la partita peggiore del 2022, perché le peggiori sono ovviamente le sconfitte, ma se uno spettatore neutrale può trovare del buono dalle partite dalle partite col Benfica, da quella con il Maccabi o dalle finali con l’Inter, da questa nessuno può farlo. Ma partiamo dall’inizio. A rivedere la formazione della Sampdoria oggi viene da chiedersi come avevamo fatto a non intuire quello che sarebbe accaduto: davanti alla difesa gioca Ronaldo Vieira, in difesa Colley e Ferrari, gli esterni sono Djuricic, arrivato pochi giorni prima, e Léris. Proprio sui suoi piedi capita un'occasione pazzesca dopo una decina di minuti, grazie a un bel filtrante di Sabiri ciccato da Bremer. Dopo il controllo, però, Léris tira sul corpo di Perin in uscita, il pallone si impenna, sbatte sulla traversa e finisce tra le braccia del portiere.Forse, avesse segnato, avremmo assistito a una partita decente, dove la squadra più forte deve spingere per recuperare nel punteggio. Invece quell’azione ha il potere di mettere paura alla Juventus e rendere la partita un puro esercizio di stile su cosa fare per non far succedere niente. È la partita da cui è ricavata questa immagine, che forse avrete visto circolare su Internet e che è diventata il simbolo dell’Allegriball, qualunque cosa voglia dire.

La Juventus è ancora schierata con il 4-3-3 che presto verrà accantonato, ma non è tanto il modulo. Questa disposizione, con il centrocampo svuotato, mostra una squadra che non può incidere, che può solo palleggiare in circolo o lanciare lungo. E se, da tifoso, è un problema, in generale messa così non può uscire fuori una partita bella. Contro la Sampdoria Bremer toccherà da solo più palloni di tutto il centrocampo titolare (97 il brasiliano, Locatelli+Rabiot+McKennie 82).Alla fine sarà la Sampdoria a lasciare le sensazioni migliori, a dare l’idea che Giampaolo potesse replicare quanto visto alla prima esperienza sulla panchina. Ma non sarà così, ed è forse la lezione delle prime giornate di campionato, soprattutto in un anno strano come questo con il campionato iniziato a metà agosto. La Juventus dopo aver navigato in brutte acque oggi è tornata a lottare per i primi posti, mettendo in mostra qualcosa di interessante soprattutto con i suoi giovani, mentre la Sampdoria è al momento penultima con appena 6 gol segnati in 15 partite. Liverpool - Bournemouth 9-0, 27 agosto

Rispetto per i canali social del Bournemouth che hanno creato e reso disponibile questo contenuto.

Dopo due minuti Firmino mette una palla morbida al centro e Luis Diaz segna di testa; dopo altri tre minuti sempre Firmino sbaglia uno stop al limite dell’area di rigore, ma arriva Elliott che di prima la piazza nell’angolo lontano. Non sono passati neanche sei minuti che la partita è finita, il piano del Bournemouth fallito. Che si fa da spettatori neutrali di una partita del genere? Si continua a guardare sperando in altri gol o si cambia canale? Quanto incide nel giudizio di una partita la sua competitività? Il Liverpool aveva raccolto appena due punti nelle prime tre partite di campionato mentre il Bournemouth ne aveva tre ed è, comunque, una squadra da media classifica della Premier League. Ci si poteva aspettare un massacro del genere?In campo sembra di assistere alla carneficina di un pugile dilettante che sale sul ring con il miglior Mike Tyson. Il Liverpool gioca su una nuvola, il Bournemouth non ne azzecca una. Nel giro di un altro paio di minuti Salah sbaglia due gol facili al termine di azioni eccezionali, da Playstation. Al 27esimo arriva il terzo gol. Non lo sappiamo ancora, ma i 21 minuti tra il secondo e il terzo gol sono stati una ventata di aria fresca per i tifosi del Bournemouth. Dopo altri tre minuti, infatti, Firmino sigla il 4-0. Sembra finita, almeno per il primo tempo, ma non è così, perché nel recupero Van Dijk segna il 5-0 di testa da calcio d’angolo, con i difensori del Bournemouth che si guardano i piedi pur di non guardare il resto dello stadio. Si gioca ad Anfield, ma l’aria che si respira è comunque di imbarazzo. C’era davvero bisogno? Nel secondo tempo il Liverpool segna il 6-0 dopo un minuto e quaranta secondi, la grafica della Premier sta ancora mostrando i cambi fatti all’intervallo. Quando una sconfitta diventa troppo? Si dice che in questi casi continuare a spingere sia la cosa più seria da fare, quella per onorare l’avversario e il pubblico, ma sarà vero? Che c’è di bello in una partita in cui una squadra sembra poter segnare in ogni minuto? L’8-0 lo segna Fabio Carvalho. Chi è Fabio Carvalho? Il 9-0 lo segna ancora Luis Diaz. Alla fine il Liverpool segnerà 9 gol da 19 tiri, di cui 12 in porta. Per assurdo il giocatore ad aver creato più xG, Salah con 1.2, sarà l’unico a rimanere a bocca asciutta. Se l'egiziano non avesse avuto una giornata storta questa partita sarebbe potuta finire 10 o 11 a zero. I suoi compagni, comunque, ne hanno segnati 9 da 2.1 xG. Il giorno dopo l’allenatore del Bournemouth verrà esonerato. Roma-Lazio 0-1, 7 novembre

Ovviamente non ho visto tutte le brutte partite che sono state giocate nel 2022, ma ho visto questa e me la ricordo bene. L’idea che i Derby debbano essere brutti perché tesi è stata un po’ superata dalla storia. Tranne qualche piccolo inciampo qui e lì, spesso la realtà ci ha regalato “stracittadine” (parole brutte per partite brutte) di alto livello, se non tecnico e tattico almeno per pathos, gesti tecnici e colpi di scena. In questo Roma-Lazio, però, non c’è stato niente di tutto questo.

Di questa partita abbiamo discusso, ahinoi, anche nel nostro podcast riservato agli abbonati de L’Ultimo Uomo “Che Partita Hai Visto”.

L’arrivo di Mourinho ha un po’ ribaltato l’epica della Roma, una squadra capace di costruire rose divertenti e volitive che però finivano per avere sempre un singolo difetto che le impediva di competere o che, storicamente, si scioglievano al sole nel momento decisivo. Con l’allenatore portoghese è arrivato un trofeo internazionale, ma anche l’idea che le partite sono 90 minuti di disperazione, in cui bisogna prima di tutto difendersi dai nemici - reali e immaginari - e poi, se c’è tempo, assaltare la porta nemica con veloci ripartenze, attacchi affidati a sparuti manipoli di attaccanti o molto grossi o molto cattivi e molto imprecisi. Sarri, che invece è considerato un allenatore all’antitesi, anche se è cambiato molto - nel bene e nel male - rispetto alla versione che abbiamo visto al Napoli, ha deciso però che per vincere il Derby doveva invece costringere la Roma ad avere il pallone, come se invece che una partita di calcio fosse quel gioco chiamato “Patata bollente”. La Lazio si è messa nella sua metà campo, lasciando che fosse la Roma a mettersi nei guai da sola, e - neanche troppo incredibilmente - è successo. Al 29’ Ibanez ha cercato una giocata di fino nella propria area di rigore, una specie di dribbling/sterzata, Pedro si è gettato come un rapace sul pallone che è finito a Felipe Anderson che ha avuto vita facilissima per segnare il gol vittoria. Il resto è stata una partita quasi lisergica, con la Lazio a difendersi in maniera ordinata e la Roma a provare cross dalle fasce, non avendo altre soluzioni. Forse il momento più assurdo è stato il recupero, particolarmente lungo a causa di una quantità di perdite di tempo che non sto neanche a raccontare. Per cinque minuti la Roma ha buttato palloni in area dalla propria metà campo, come se fosse ogni volta l’ultima azione, cinque minuti di preghiere affidate al cielo e non accolte dagli dei del calcio, che forse si erano addormentati anche loro. Tra le partite brutte della Serie A che avrei potuto scegliere, questa si è guadagnata un posto in classifica soprattutto perché decisa da un errore in fase di costruzione, con il difensore che dentro la propria area di rigore non la spazza in tribuna ma prova a giocarla. Insomma, avete capito dove voglio andare a parare. Ma è anche una partita dove ci sono stati 30 falli e 5 tiri in porta, dove alla Roma mancava Dybala e alla Lazio Milinkovic-Savic, i due giocatori più tecnici delle due squadre, a dimostrazione di come nel nostro campionato il talento creativo sia davvero poco diffuso che, se per caso è assente anche quel poco, state certi che sarà una brutta giornata per gli spettatori. Qatar-Ecuador 2-0, 20 novembreLa mattina del 20 novembre Infantino aveva aperto le danze con un discorso surreale dove spiccava questo passaggio: «Oggi mi sento qatarino. Oggi mi sento arabo. Oggi mi sento africano. Oggi mi sento gay. Oggi mi sento un lavoratore migrante». Quelle parole erano state il picco della parte negativa dell’evento mondiale, assegnato con la corruzione della FIFA a un paese dove moltissime persone, soprattutto quelle appartenente alla comunità LGBTQ+, non hanno diritti e i cui stadi erano costati la vita a migliaia (si dice almeno 6000) lavoratori migranti, costretti a lavorare in condizioni tremende con paghe da fame.Sullo sfondo, la partita inaugurale doveva vedere la passerella della Nazionale del Qatar, su giravano voci assurde: chi diceva si stessero preparando a quel momento da anni raccattando fenomeni in giro per il mondo, chi che avevano già pagato abbastanza giocatori dell’Ecuador per assicurarsi una facile vittoria, chi di stare attenti all’arbitraggio. Insomma, le premesse non erano un granché ma forse lo spettacolo è stato ancora peggiore. L’Ecuador era passato in vantaggio dopo due minuti su un pasticcio della difesa, ma il fuorigioco semiautomatico aveva annullato tutto; dopo altri quattordici, però, era arrivato il primo gol, su rigore, dopo un altro pasticcio della difesa del Qatar, che si era fatta bucare al centro come il famoso grissino col tonno. Il Qatar si era dimostrato una squadra lenta, prevedibile, niente di quello che si era detto su di loro era sembrato vero. Al 31’ Enner Valencia aveva fatto l’unica cosa bella della partita, il secondo gol, con una potente girata di testa. Dopo la squadra sudamericana si era impegnata di più a difendere il doppio vantaggio, contro un avversario che non aveva nessuna arma per spaventarlo. L’attenzione allora si era spostata sugli spalti, dove i tifosi qatarioti erano divisi tra quelli pagati per creare un finto gruppo di ultras e quelli poco avvezzi al bon-ton del tifo. In tempo reale era diventato virale un video di un tifoso dell’Ecuador che faceva il gesto dei soldi dopo il primo gol annullato e di un tifoso del Qatar che lo invitava a stare zitto in maniera aggressiva. I due poi avevano dovuto fare un video in cui seppellivano l’ascia di guerra.

A fine primo tempo centinaia di tifosi del Qatar avevano lasciato lo stadio, forse annoiati, forse non abituati, forse per non trovare traffico. Chiazze di seggiolini vuoti alla partita inaugurale di un Mondiale erano stati un brutto segno premonitore; al fischio finale il Qatar era diventata la prima nazionale ospitante a perdere la partita inaugurale. Sembrava uno strano presagio per il resto del torneo, ma alla fine è stato il contrario: dal punto di vista sportivo è stato uno dei Mondiali più interessanti tra gli ultimi. Uruguay - Corea del Sud 0-0, 24 novembre

Questo ovviamente non vuol dire che non ci siano state brutte partite al Mondiale. Su 64 partite in un mese si può creare un microcosmo di bruttezza: da Spagna-Costa Rica 7-0 a Inghilterra-Stati Uniti 0-0, passando per quelle dell’ultimo turno in contemporanea che nessuno ha visto. Ho voluto però premiare Uruguay-Corea del Sud perché se nel 2022 giochi una partita del Mondiale con Caceres terzino sinistro, cosa ti puoi aspettare? Questa partita è stata quella con meno tiri in porta del Mondiale, uno. L’Uruguay ha sfiorato il gol in due occasioni: prima con un colpo di testa da calcio d’angolo di Godin (e, insomma, il 2014 è già passato da un po’), poi con una bomba di Valverde finita anche questa sul palo. Forse avrebbe meritato di vincere, ma è stata la giusta punizione per aver impiegato così male tutto il potenziale offensivo a disposizione. Uruguay e Corea del Sud non hanno voluto farsi male accettando un pareggino di facciata, consapevoli che si sarebbero poi giocate il passaggio del turno a distanza. E così è stato: alla fine delle tre partite le due squadre avevano lo stesso numero di punti e la stessa differenza reti. A fare la differenza è stato il gol in più segnato dalla Corea del Sud.

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