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Le migliori partite del Napoli campione
05 mag 2023
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Le partite decisive del percorso della squadra di Spalletti.
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IMAGO / AFLOSPORT
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Il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto con cinque giornate di anticipo: un record per la storia della Serie A, e ciò nonostante abbiamo avuto l'impressione che nelle ultime settimane la faccenda fosse andata per le lunghe. Più che del braccino del Napoli, un segno del dominio incontrastato che la squadra di Spalletti ha esercitato sul campionato italiano. Un dominio impossibile da pronosticare prima dell'inizio della stagione, e che poi ha assunto la forma elegante del palleggio del centrocampo, dei recuperi di Kim, dei dribbling di Kvaratskhelia, dei colpi di testa di Osimhen. Abbiamo raccolto le nostre dieci partite preferite del Napoli di quest'anno in Serie A, per importanza, per bellezza, per caparbietà. Sono le partite secondo noi decisive per la vittoria finale. Verona-Napoli 2-5, 1° giornata

Sembra passata una vita, ma era metà agosto e il Napoli tra le squadre di vertice era quella più in difficoltà, almeno a parole. Ceduto Koulibaly, il miglior difensore del campionato era stato sostituito da un centrale coreano tanto esotico quanto misterioso, Insigne da un’ala georgiana ancora più misteriosa, Fabian Ruiz era in partenza per Parigi e il sostituto di Ospina non arrivava. Contro il Verona il Napoli aveva iniziato forte, ma il gol di Lasagna dopo 29 minuti era sembrato un brutto presagio per la stagione. La squadra di Spalletti però non aveva sbandato, ricucendo lo strappo con i gol di Kvaratskhelia e Osimhen (avremmo scoperto solo dopo che era una specie di trailer della stagione). A inizio secondo tempo, però, aveva subito di nuovo il pareggio del Verona col secondo tiro in porta della loro partita, un colpo di testa in torsione di Henry, quel tipo di evento che può buttarti giù soprattutto nelle prime partite della stagione. E invece era stato come un segnale: nei minuti successivi il Napoli è un fiume in piena che rompe gli argini e dilaga sul Verona. Segna tre gol uno più bello dell’altro: prima un’azione tutta in verticale finalizzata da Zielinski, poi una percussione personale di Lobotka, che dopo la partita Spalletti paragonerà a Iniesta, infine uno scambio tutta di prima nell’area del Verona chiuso dal gol di Politano, un gol che sembra finito nella sua precisione geometrica. Cinque gol tutti diversi, con cinque marcatori diversi. Alla prima giornata il Napoli è già la squadra che poi impareremo a conoscere, capace di attaccare e difendere in maniera varia e aggressiva, con i giocatori che si muovono come in una danza sovietica. Era tutto davanti ai nostri occhi, ma ci abbiamo messo un po’ ad accorgercene. Napoli-Monza 4-0, 2° giornata

Se col Verona il Napoli mette in mostra la forza del suo collettivo, lascia intendere quanto giocherà bene di squadra, quanto tutti saranno importanti in questa macchina ben oliata, la vittoria in casa col Monza è l’esibizione del singolo, di Khvicha Kvaratskhelia. Certo, è solo la seconda giornata e il georgiano può essere ancora solo un'allucinazione collettiva, sotto il solleone di fine agosto, ma la sua partita è un inno a come bisogna essere decisivi all’interno di una partita di Serie A. Kvaratskhelia segna un gol di destro a giro, più di forza che di fioretto, partendo da sinistra e accentrandosi come se i giocatori del Monza fossero delle sagome immobili, poi un secondo con quello che diventerà una specie di marchio di fabbrica: una finta di tiro col destro, sterzata sul sinistro e gol col piede debole, un’azione che diventerà una terribile minaccia per tutti i difensori della Serie A. Come abbiamo scritto in quei giorni, mentre la cosa più facile era chiedersi quanto ci avrebbero messo gli avversari a prendergli le misure, aveva forse più senso chiedersi «come e quanto può ancora migliorare un giocatore con un talento così grande e con così tante possibilità in campo».Non è comunque un one man show: segneranno anche Osimhen, bruciando in corsa il diretto marcatore e Kim di testa, giocatori che saranno mattatori di questo Scudetto. Il Napoli chiuderà con 22 tiri a 4, di cui 15 da dentro l’area di rigore, 4 da dentro l’area piccola. Non dominerà il possesso, ma confermerà di essere una forza offensiva inarrestabile per le squadre meno organizzate. Lazio-Napoli 1-2, 5° giornata

Primo reale scontro diretto per un Napoli non ancora considerato in corsa Scudetto, e col senno di poi una partita di importanza sottovalutata. Non tanto per l’incontro simbolico con il simulacro del passato Maurizio Sarri, che al ritorno restituirà la sconfitta, tanto per la presa di consapevolezza della statura tecnica di Kvicha Kvaratskhelia. Che fosse un giocatore speciale si era già capito, certo. Già il 3 maggio del 2022 (ormai più di un anno fa…) Daniele Manusia scriveva proprio qui su l’Ultimo Uomo che «lanciato in campo aperto, quando è fresco, è imprendibile per tre quarti dei terzini che affronta – anche per la trequarti dei terzini di Serie A, con grande probabilità – e in spazi stretti se la cava spesso grazie alla pura tecnica»; e che «tecnicamente è uno di quei giovani che, semplicemente, non ha limiti». Ma i dubbi sul livello da affrontare nel nostro campionato, per un giocatore che fino a quel momento aveva giocato al massimo nella Lokomotiv Mosca e nel Rubin Kazan, erano legittimi e in questo senso possiamo dire che Lazio-Napoli è stata la partita che li ha spazzati via. C’è stato un momento, in particolare, in cui questo è avvenuto, ancora prima che il giocatore georgiano completasse la rimonta. La squadra di Spalletti era sotto 1-0 per via del gol di Zaccagni e stava iniziando ad alzare gradualmente il livello, nel modo concentrico con cui quest’anno gli abbiamo spesso visto togliere aria e spazio vitale ai suoi avversari. Al 36' Kvaratskhelia ha preso palla sulla trequarti puntando la porta, ha aggirato il ritorno di Luis Alberto con una veronica in corsa, si è aggiustato il pallone con l’interno destro e poi ha scaricato un tiro di una violenza indicibile. Il pallone si è scontrato sul palo alla destra di Provedel a una velocità che raramente si vede anche a questo livello. L’immaginazione dei tifosi del Napoli e di tutti quelli che seguono questo sport invece ha continuato ad andare avanti a velocità supersonica. E forse, nonostante questo, non è riuscita a raggiungere tutto ciò che si è visto dopo.Milan-Napoli 1-2, 7° giornata

Dopo questa partita scrivevamo che Napoli e Milan sono il meglio della Serie A cercando di raccontare in maniera democristiana - almeno nel titolo - quella che era stata una bellissima partita. Era appena passata la metà di settembre di questo campionato balenare ed era difficile credere che già eravamo davanti a un bivio per le due squadre. Se Simeone non avesse infilato il gol del 2-1 all’ultimo, la stagione del Napoli sarebbe stata diversa? Probabilmente no, ma andare a vincere in casa dei campioni in carica, con le due squadre vicine nel punteggio ha sicuramente dato una direzione da cui la squadra di Spalletti non si è più discostata per il resto della stagione.Napoli-Bologna 3-2, 10° giornata

Quattro giorni prima il Napoli aveva segnato 4 gol all'Ajax e ci si chiedeva quando avrebbe iniziato a pagare le partite ogni tre giorni, il drenaggio di energie della Champions League. Delle squadre come il Napoli, che non sono abituate a vincere, si dice che faticano a gestire "i due fronti", e le cose sembravano assecondare questo pessimismo, quando Zirkzee ha segnato il gol dell'1-0 a cinque minuti dalla fine del primo tempo. È stato addirittura Juan Jesus, a segnare il gol del pareggio, con il piede debole dopo una serie di rimpalli. Al rientro in campo la squadra di Spalletti attacca subito in modo feroce. Kvatatskhelia è in un periodo dell'anno in cui non riescono a fermarlo nemmeno se si impiccia col pallone, e sbaglia il controllo. In area di rigore riesce a tenersi il pallone stretto grazie solo alla sua maggiore determinazione. Sul suo tiro improvviso Skorupski respinge centrale, ed è una giornata in cui i giocatori del Napoli sono più svegli degli avversari nelle mischie, e Lozano segna il vantaggio. Non sembra però una giornata fortunata, perché subito dopo il Bologna pareggia. E pareggia con uno di quei gol che ti fanno pensare che certe volte le cose vanno semplicemente storte. Barrow tira dal limite dell'area, e sembra un tiro facile da controllare, solo che in qualche modo buca le mani di Meret - uno dei giocatori del Napoli su cui c'erano più dubbi, per molti l'anello debole della squadra. Quando le partite diventano difficili, per il Napoli, allora arriva una giocata di Kvava e Osimhen. Il georgiano serve in profondità un taglio classico da punta di Osimhen. Il tiro colpisce Skorupski e si alza, ed entra in porta con una strana traiettoria. Non una delle partite più brillanti del Napoli, e una di quelle partite in cui l'opacità di forma e un po' di sfortuna avrebbero potuto rallentare la corsa della squadra capolista. I grandi giocatori invece servono a vincere anche quando tutta la situazione sembra compromessa. Roma-Napoli 0-1, 11° giornata

La Roma è forse la squadra contro cui il Napoli in questa stagione ha messo più in mostra la sua forza offensiva, sia a livello collettivo che individuale. Ovviamente ci sono squadre contro cui ha vinto in maniera più larga, sia all’andata che al ritorno, ma è contro le grandi difese che si vedono i grandi attacchi, ed è proprio tra ottobre e novembre, quando Roma e Napoli si sono incontrate per la prima volta, che la squadra di Mourinho ha iniziato a solidificarsi intorno alla quadratura che oggi la rende la miglior difesa del campionato. Quella dell’Olimpico si può facilmente scambiare per una partita in cui a fare la differenza è stato il talento di Victor Osimhen, e in parte sicuramente è vero. Contro i giallorossi l’attaccante nigeriano quest’anno ha dato il meglio, e questa è la prima parte di uno spettacolo in due atti. All’80esimo uno dei gol con cui verrà ricordata la sua stagione. Attacco della profondità alle spalle di Smalling, difesa del pallone dal ritorno del centrale inglese e un destro a incrociare di prima intenzione verso il palo più lontano che lascia Rui Patricio di stucco per la potenza che riesce a rilasciare. Forse il gol più alla Osimhen di Victor Osimhen in questa stagione. C’è da dire però che già prima del gol finale di Osimhen il Napoli aveva già avuto diverse occasioni per inclinare la partita dalla propria parte. Solo nel secondo tempo erano arrivati vicini al gol prima Juan Jesus, che su una mischia in area aveva svirgolato con un tiro degno di Super Pippo, e poi, una manciata di minuti prima del gol, lo stesso Osimhen, con un contropiede in campo aperto che l’aveva portato a concludere in area, paradossalmente da posizione molto più favorevole rispetto a quella da cui segnerà. La Roma di Mourinho, l’abbiamo capito bene quest’anno, gioca sempre al limite delle sue possibilità, ma è una delle squadre migliori a farti sembrare quel limite lontano e irraggiungibile. E lo stesso stava per succedere al Napoli in questa partita, se alle numerose occasioni create non si fosse aggiunta la forza brutale di Victor Osimhen. Napoli-Juventus 5-1, 18° giornata

Senza dubbio la partita che i tifosi napoletani ricorderanno nei prossimi anni, quella che comparirà per prima nei DVD celebrativi di questo scudetto nel futuro, forse ologrammi 3D in cui potremo far riapparire in salotto Kvaratskhelia che si avvita in semirovesciata dentro l’area e Osimhen che ribadisce in rete la ribattuta di Szczesny. O Spalletti che, dopo il trionfo, costringe Massimiliano Allegri a stringergli la mano all’uscita dal campo. Forse non è un caso che anche qui sull’Ultimo Uomo quella partita ci ispirò per l’analisi tattica il titolo più napoletano possibile, cioè Spaccanapoli, e portò Dario Pergolizzi a dare una definizione della squadra di Spalletti estremamente vivida. “Il Napoli di Spalletti è un animale strano, una squadra che non solo è capace di fare tante cose bene, ma di farne anche tante diverse, soprattutto quando è in possesso del pallone”. Forse non c’è bisogno di ricordare che prima di questa partita la Juventus avesse vinto le otto precedenti partite senza subire gol e che già si iniziava mormorare che, con l’inevitabile momento Spalletti alle porte, la squadra di Allegri fosse destinata clamorosamente a rimontare. Se ciò non bastasse, il Napoli meno di dieci giorni prima aveva perso la sua prima partita in campionato contro quella che teoricamente sarebbe dovuta essere una delle favorite allo Scudetto di questa stagione, e cioè l’Inter. Oggi invece persino i se della traversa pizzicata da Di Maria dopo l’iniziale 1-0 e i ma del mezzo miracolo di Meret sul cross sporcato goffamente da Rrahmani vengono spazzati via da una delle più incredibili dimostrazioni di forza degli ultimi anni di Serie A. Una partita che probabilmente ha avuto effetti futuri su entrambe le squadre, molto più delle faccende extra campo che l’hanno riguardate nelle settimane successive. Napoli-Juventus è sembrata uno specchio messo davanti alle due squadre, e il risultato è stato abbastanza impietoso per quella di Allegri, che ne è uscita come Bremer sul gol del momentaneo 2-0: completamente spaesato dall’energia dirompente di Victor Osimhen. Il Napoli è sembrato tornare dentro la pentola di Obelix un’altra volta, e dopo quella magica notte al Maradona vincerà le successive sei di campionato subendo un solo gol. Napoli-Roma 2-1, 20° giornata

È difficile scegliere un solo gol di Victor Osimhen. È difficile scegliere tra i più belli, quello più rappresentativo della sua forza, dell'energia nevrotica e testarda con cui ha trascinato il Napoli alla vittoria dello Scudetto. Fra tutti, però, questo è se non altro un buon candidato. Dopo un quarto d'ora Kvaratskhelia entra in area di rigore ma la Roma sta marcando tutti con grande attenzione. Allora Kvara alza una palla dolce col sinistro verso il secondo palo, una palla furba per scavalcare tutti. È un po' alta anche per Osimhen, che però riesce a stopparla andando all'indietro, come allungando il suo torace di un paio di centimetri necessari. Il primo controllo è col petto, il secondo è con la coscia, e il terzo non è un controllo ma uno schiaffo violentissimo al pallone che va sotto alla traversa. La partita non diventa facile come questo gol poteva suggerire. La Roma gioca duro, sporca tutti i passaggi, ha bisogno di poco per essere pericolosa. È un serpente velenoso, basta un movimento sbagliato per ricevere un brutto morso. È una Roma meno rinunciataria dell'andata, che pressa in alto, che si costruisce un'occasione con Spinazzola su un recupero vicino la porta di Meret. È una Roma che quasi pareggia con Cristante da calcio d'angolo, e che infine pareggia, con un gol dall'elevato coefficiente di difficoltà di El Shaarawy, che taglia sul primo palo e segna appoggiando l'esterno del suo piede come fosse una volée di rovescio, sul cross di Zalewski. Manca un quarto d'ora alla fine. All'andata era sbagliata una piccola sbavatura del migliore in campo della Roma, Chris Smalling, per il gol di Osimhen; di nuovo Smalling sbaglia leggermente il tempo dell'uscita su Simeone, che riceve in area e su una moneta si gira e calcia il pallone sotto all'incrocio dei pali. Se durante il finale di stagione la panchina del Napoli è sembrata corta, c'è stato un periodo in cui Simeone ha rappresentato un'alternativa più che affidabile, sia giocando titolare che a partita in corso. Napoli-Atalanta 2-0, 26° giornata

Una partita ruvida, fatta di duelli a tutto campo, in cui il Napoli era sembrato stanco, e risolta dal gol più spettacolare della stagione di Kvaratskhelia, quello che ci ha regalato la fotografia della sua supremazia sulle difese italiane. La supremazia dell'astuzia, del dribbling, in un campionato che non ama troppo i giocatori che dribblano. Come abbiamo scritto quel giorno: «È un gol che non dice quasi niente sul perché questo Napoli viaggi con cinque o sei vittorie di vantaggio sulla seconda in classifica, con il miglior attacco e la miglior difesa del campionato, con la quasi certezza di vincerlo e più di qualche speranza di giocare i quarti di finale di Champions League. Al tempo stesso è un gol che sembra dire tutto. Non serve altro: stampate quell’immagine e appendetela sul muro sopra al letto di tutti i bambini che amano il calcio, che vanno a letto col pallone sporco come Holly, che soffiano le candeline su torte a forma di pallone, o con sopra le foto dei propri idoli, di Kvaratskhelia».Juventus-Napoli 0-1, 31° giornata

Ok, il Napoli ha già quasi vinto lo Scudetto a questo punto, la seconda vittoria stagionale contro la Juventus non è decisiva se non ad accelerare il percorso verso il lieto fine. C’è però un valore intrinseco nella vittoria in sé, cioè nel fatto di essere arrivata in casa dell’avversario più difficile degli ultimi anni, quello che aveva impedito al Napoli di arrivare prima allo Scudetto. Ma non solo, forse per il Napoli, il Napoli del futuro, quello che l’anno prossimo dovrà difendere questo Scudetto, è addirittura più importante come sia arrivata questa vittoria. Se infatti all’andata era stato un trionfo, una vittoria così piena che si era finito per sottolineare più i demeriti della squadra di Allegri che i meriti di quella di Spalletti, al ritorno il Napoli ha vinto senza strafare, sfruttando in maniera cinica l’unico errore dell’avversario. Non che abbiano rinunciato alla loro identità per vincere allo Stadium: il Napoli avrà oltre il 65%, i tiri saranno 17 a 7, Osimhen avrà due buone occasioni nel secondo tempo. Però ecco, in una partita in cui le prestazioni dei singoli non saranno eccezionali, in cui la Juventus era sembrata in grado di controllare la partita, e anche di poter colpire nel finale (anche con un gol annullato a Di Maria), il gol vittoria di Raspadori in pieno recupero, sotto la tormenta, dopo una bella ripartenza, è un chiaro segnale che la squadra di Spalletti sa vincere da grande anche contro le grandi. Anche l’autore della rete non è banale, quel Raspadori su cui il Napoli ha investito tanto e che sembrava essersi perso alle spalle di un attacco troppo solido. È anche da lui che passa il futuro del Napoli e vederlo segnare il gol Scudetto non può che essere un buon segno.

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