• Calcio
Emanuele Atturo

Le migliori maglie della collezione di Messi

Tenendo presente che non è mai Messi a chiedere la maglia agli altri giocatori.

Ieri pomeriggio, senza apparente motivo, Lionel Messi ha pubblicato su Instagram una foto in cui posa in compagnia del figlio Thiago, nel suo personale museo di maglie. È una bella foto, ricca di dettagli, che rimanda a tanti giocatori, squadre e storie di calcio diverse. Pensare che ognuno di quei mondi si è incrociato con quello di Messi è impressionante, soprattutto perché alcuni di questi mondi ci sembrano all’apparenza molto distanti da quello del campione argentino.

 

 

 

 

Per questo se ne è scritto molto, e ciascuno ha provato a dare l’interpretazione più adatta alla sua linea editoriale: mentre i siti della Roma gongolavano nel vedere la maglia del Capitano proprio vicino a quella di Messi, L’Unione Sarda ha scritto un articolo che segnala la presenza di quella di Daniele Conti.

 

Come sappiamo, la stima che tutti i giocatori del mondo provano per Messi è praticamente senza fondo. In passato ci sono stati allenatori costretti a rimproverare i propri giocatori perché stavano chiedendo la maglia a Messi ancor prima che la partita cominciasse e persino un giocatore del livello di Bonucci, noto per la concentrazione zen che riesce a mantenere nelle partite, è stato rimproverato da un suo compagno (Chiellini) per aver chiesto la maglia a Messi prima della fine dei 90’.

 

Messi, da parte sua, ha recentemente dichiarato di non aver mai chiesto la maglia a nessuno, se non a Zidane. Cosa che rende ancora più interessante immaginare come molte di quelle maglie siano finite in questa foto.

 

Pur avendo solo 30 anni, Messi è un Dio in terra già da diverse stagioni calcistiche. Questa foto ci ha colpito perché siamo così abituati a vedere gli altri celebrarlo che ci fa specie che stavolta sia lui – in un certo senso – a celebrare gli altri. Messi ha pubblicato questa foto inconsapevole di generare tante interpretazioni, ma queste sono il segno di quanto ci sforziamo di sapere qualcosa di più su un giocatore dall’interiorità impenetrabile.

 

Abbiamo messo in classifica le migliori maglie fotografate nel museo di Messi (ignorando la parte che ne è stata esclusa, ma tenendo presente che questa è solo una parte della sua collezione) cercando di capire perché ha deciso di mettere in primo piano proprio queste maglie. Che poi Messi può benissimo averle messe a caso e, ok, non sarebbe neanche così strano.

 

 

Le migliori maglie del Barcellona

 

Messi ha legato la sua vita al Barcellona ed è normale che una parte del suo museo sia dedicato, d’ufficio, ai compagni di squadra con cui ha condiviso gioie (tante) e dolori (pochi). La scelta di quali appendere nel suo personale museo però non può essere casuale.

 

  1. Gerard Piqué

Piqué è il futuro presidente del Barcellona. La scelta di appendere la sua maglia è un atto dovuto, istituzionale: niente da segnalare. E poi, come sappiamo per certo, Piqué fuori dal campo è molto simpatico.

 

  1. Cèsc Fabregas

Appese, ci sono addirittura DUE maglie di Fabregas. Se non sbaglio – ma non posso esserne certo perché questa foto sembra cambiare ogni volta che la rivedo – è l’unico giocatore a cui Messi ha tributato due maglie, almeno in questo angolo che ha deciso di condividere con noi. Nonostante l’esperienza del ritorno al Barcellona di Cesc sia stata un po’ in chiaroscuro, i due si vogliono bene da sempre. Sono cresciuti insieme nella Masia e quando Fabregas parla di Messi, raccontando teneri aneddoti dell’infanzia, ha gli occhi a cuoricino, la voce emozionata come si parla di una ex che si è amata in modo buffo e inconsapevole.

 

 

  1. Luis Suarez

Questa invece non è una scelta banale, perché Suarez, da quanto si dice, non è proprio una persona squisita, e in generale pare un essere umano diametralmente opposto a Messi. Quest’ultimo vuoto fino al nirvana a cui aspirano i buddisti; l’altro istintivo ed esagitato, distruttivo e auto-distruttivo. Eppure si sa che esiste una chat di whatsapp tra Messi, Suarez e Neymar. Difficile immaginare cosa abbiano da dirsi a parte cose tipo “Bungiorno MSN, ricordiamoci che siamo l’attacco più forte al mondo”; così come è difficile capire il tipo di rispetto che Messi può provare per Suarez. Il motivo per cui c’è la sua maglia e non quella di Busquets, ad esempio, o quella di Iniesta, quella di Xavi, quella di Mascherano… ma persino quella di Neymar avrebbe più senso.

 

  1. Daniel Alves

Quella tra Messi e Dani Alves è stata una delle bromance calcistiche più raffinate degli ultimi anni: è come appendere la maglia del tuo compagno di banco, di quello che si siede sempre vicino a te sul pullman in gita. Dell’amico che non vedi da anni ma che ti tocca invitare per primo al matrimonio, dandogli un tavolo importante.

 

 

Le migliori maglie del Real Madrid

 

Dove sta scritto che Messi doveva appendere le maglie dei suoi nemici giurati? Messi non sembra una persona ipocrita e il rispetto, nel suo museo, lo ha riservato a due leggende del Real così grandi da trascendere la rivalità. Oltre che a qualche suo amico che accidentalmente giocava per il lato oscuro della forza.

 

  1. Angel Di Maria

Nella visione del mondo di Messi, la parentesi di Di Maria al Real Madrid è stato un breve errore della sua storia personale, un piccolo tradimento trascurabile: successivamente Messi ha provato a convincerlo ad andare al Barcellona e Di Maria lo ha difeso dopo la squalifica ricevuta in Nazionale dimostrando (a differenza di Maradona, per dire) solidarietà ed empatia: «Non solo Messi ma anche io e altri giocatori ce la siamo presa con l’arbitro». Tutto questo amore reciproco si esprime poi in campo:

 

 

 

  1. Iker Casillas

Prima dell’Europeo è stato chiesto al portiere del Porto di compilare la sua top-11 di tutti i tempi della Nazionale spagnola. Casillas ci ha messo dentro sei giocatori del Barcellona e quattro del Real Madrid. Altro da aggiungere?

 

  1. Raul

Nonostante sia una leggenda “merengue”, Raul ci ha tenuto, dopo il ritiro, a mantenere un’aria piuttosto istituzionale, che non lo restringa culturalmente al mondo del Real Madrid. Fino al punto che, recentemente, non ha negato la possibilità futura di lavorare per il Barcellona (!).

 

 

Le maglie di culto

 

 

  1. Francesco Totti

Messi e Totti si sono scambiati la maglia al termine di un trofeo Gamper vinto dai blaugrana per 3 a 0. Dell’evento c’è anche una foto di loro due che compiono il gesto con la solennità di due capi di stato, ridendo di qualche battuta scambiata in un linguaggio alieno. Il fatto che la maglia occupi un posto di assoluto riguardo nello scacchiere del museo di Messi non sembra casuale: ci sono alcune cose sicuramente non casuali in quella foto, tipo le maglie dello stesso Messi incolonnate al centro, e la centralità di Totti – come quella di Aimar – sono sicuramente tra queste. Ovviamente, il posto scelto per Totti è stato interpretato come un segno di assoluto rispetto.

 

 

 

  1. Pavel Nedved

Nedved e Messi sembrano appartenere a due epoche calcistiche semplicemente diverse. Su Internet si trova un video di Messi che fa impazzire la Juventus a un trofeo Gamper quando aveva 17 anni, ma la maglia non risale a quell’anno. La circostanza in cui Messi ha ottenuto questa maglia (esposta nel soffitto vetrato, quindi da guardare sdraiati) è bella e strana da immaginare, soprattutto se prendiamo per buona la dichiarazione di Messi in cui – vale la pena ripeterlo – dice di non aver MAI chiesto la maglia a nessuno, dovremmo immaginare Pavel Nedved (Pavel Nedved!) che, a fine carriera, Pallone D’oro, va a chiedere la maglia a un Messi giovanissimo. Verosimile? Strano.

 

 

  1. Lionel Scaloni

Quando si parla di calciatori argentini Messi ha un gusto raffinato, che contiene anche un grande rispetto per i gregari. La maglia di Scaloni della Lazio – 60 presenze in 5 stagioni in biancoceleste, un numero infinitamente superiore di “braciate” organizzate per la squadra e di cultura argentina esportata nel mondo – è un simbolo perfetto, tributo a tutti gli operai, e all’unico calciatore di alto livello che porta il suo stesso nome.

 

  1. Manuel Lanzini

La maglia di Lanzini, scambiata in quest’occasione, e anch’essa occupa un posto d’onore nel museo di Messi che non sembra casuale. Un endorsement di gusto molto forte verso un giocatore che preferisce giocare di tacco che di piatto, e che col suo metro e 67 centimetri sperimenta una lotta fisica per la sopravvivenza spietata nel campionato più fisico d’Europa. La maglia di Lanzini è appesa come tributo ai nani iper-tecnici del calcio mondiale, di cui Messi è nume tutelare. Come se San Pietro avesse la foto di un pescatore appesa in casa.

 

 

  1. Xabi Prieto

La Liga ha da sempre qualche giocatore lentissimo ma dalla classe infinita nascosto in qualche squadra minore. Negli ultimi anni a decorare le partite del campionato spagnolo c’è Xabi Prieto, leggenda della Real Sociedad, che gioca con al braccio la fascetta da capitano con la Ikurrina, la bandiera dei Paesi Baschi. Normale che Messi gli abbia riservato un posto nel suo museo.

 

  1. Pablo Aimar

La storia dell’amore di Messi verso Aimar è una delle pagine più belle del calcio moderno. Suona paradossale che uno dei giocatori più forti di tutti i tempi indichi in ogni intervista come suo idolo indiscusso un numero 10 dalla discreta carriera ma dal culto di nicchia. Aimar è forse l’unico giocatore al mondo di fronte a cui Messi si è davvero prostrato, con un’enfasi che suona strana nella bocca di chi ha passato gli ultimi anni a superare i limiti del possibile: «Si ritira un grande, uno dei miei idoli. Pablo Aimar, ti auguro il meglio per la prossima tappa della tua vita. Grazie per averci regalato la tua magia».

 

 

Le maglie sconosciute (che abbiamo provato a ricostruire, ma non è detto ci siamo riusciti. In ogni caso è divertente, provate anche voi a fare la vostra inchiesta e scrivete nei commenti se trovate LA VERITÀ)

 

 

  1. Angelo?

Il numero sulla maglia sembra americano. È impossibile ricavare qualche informazione in più: il giocatore che si è avvicinato di più a una soluzione è Angelo Costanzo, giocatore australiano ritiratosi da qualche anno, leggenda dell’Adelaide United.

 

 

  1. Tomas De Vincenti

De Vincenti è un fantasista che si è messo in luce nelle giovanili dell’Excursionistas, un club di Belgrano. A quel punto è stato comprato dal PAS Giannina, una società dell’Epiro con uno stemma stupendo. È stato un giocatore chiave della promozione nel massimo campionato greco, poi si è perso in una carriera anonima e paradossale. La maglia che conserva Messi risale al suo periodo all’APOEL.

 

 

  1. La maglia sulla sinistra che finisce per ‘Franco’

Per ipotesi, potrebbe appartenere a:

 

 

 

  1. Oscar Ustari

Ustari è stato il portiere dell’Argentina che ha vinto il Mondiale U-20 nel 2005. Messi ha giocato in quell’Argentina, diventando ovviamente il miglior marcatore e giocatore del torneo. Per il resto, Ustari è stato un’entità grigia della selezione argentina, venendo convocato persino ai Mondiali, anche se sempre all’ombra del ruolo da terzo portiere. In ogni caso Messi gli vuole molto bene, come questa foto testimonia.

 

  1. La maglia verde col 17 a destra

È la maglia del Santos Laguna. Provando a fare un minimo di ricostruzione storica potrebbe essere la maglia di Alonso Escoboza, ala brevilinea che potete ammirare in questo video. È l’unica maglia senza nome, insieme a una arancione numero 10 che sembra un’altra maglia del Barcellona di Messi, e una dell’Ajax con l’iconico numero 14 … insomma questo 17 verde potrebbe anche essere uno importante. Chi lo sa.

 

  1. Alejandro Dominguez

La numero 10 del Rubin Kazan del “Chori” (panino con la salsiccia, più o meno) Dominguez è la classica maglia con cui puoi diventare all’istante l’idolo del campetto. La maglia appartiene al periodo in cui Dominguez spiegava calcio in Russia. Oggi, a 36 anni, sta evangelizzando la Grecia, con la maglia dell’Olympiakos al calcio camminato giocato solo di suola.

 

 

 

Le maglie semplicemente senza senso

 

  6.Leonel Vangioni

Motivo per appenderla: nonostante sia arrivato in Italia come un’anonima comparsa di GTA, Vangioni è una specie di leggenda del River Plate recente, con più di 100 presenze e in bacheca un campionato nazionale, una copa sudamericana, una recopa sudamericana e una copa libertadores. La sua street cred arriva fino al museo di maglie di Messi.

 

 

  1. Youssef El-Arabi

Motivo per appenderla: nel 2015-16, con 16 gol realizzati, El-Arabi ha stabilito il record di marcatura nella singola stagione della storia del Granada.

 

  1. Kevin Constant

Motivo per appenderla: Constant era un trequartista franco-guineano dal naso gigantesco, che ha vinto l’Europeo Under 17 nella Francia di Benzema, Nasri eccetera (segnando anche un gol in finale) che a un certo punto della sua carriera è diventato terzino sinistro del Milan. E sicuramente è arrivato per primo a chiedere la maglia a Messi. Basta?

 

  1. Diego Costa

Motivo per appenderla: Diego Costa non rispetta né Dio né la madre, ma rispetta Messi a cui chiede la maglia, che quindi lo celebra appendendo la sua maglia come scalpo del suo cuore.

 

  1. Daniele Conti

Motivo per appenderla: gliel’ha consegnata Bruno Conti in persona, di cui Messi rispetta senz’altro il piede mancino.

 

  1. “Mitra” Matri

Motivo per appenderla: la sorpresa nello scoprire che lui e Matri fanno lo stesso lavoro .

 

 

Le maglie assenti, che ci saremmo aspettati di trovare

 

 

  1. Juan Roman Riquelme

Avrebbe quantomeno avuto senso filologico, magari vicino a quella di Pablo Aimar. E poi, senza stare a ricordare tutte le partite giocate insieme, sarebbe servita almeno da ricordo delle Olimpiadi vinte insieme nel 2008 (che è anche l’unico trofeo che ha vinto con l’Argentina a parte il Mondiale Under 20, alla fine), Riquelme con la 10 e Messi con la 15. Probabilmente è andata che Riquelme non l’ha chiesta a Messi e Messi non l’ha chiesta a Riquelme perché, come detto più volte, Messi non chiede la maglia a nessuno. Chissà se magari gli è venuto in mente dopo, all’uno o all’altro, e si sono un po’ pentiti.

 

  1. Quella dorata del Barcellona con il numero 14

Quella dell’esordio assoluto di Messi contro il Porto. Chissà se l’ha conservata o se è finita nella cesta delle maglie da lavare e magari gira che rigira alla fine se l’è presa un Bojan qualsiasi. Sarebbe una grande delusione.

 

 

  1. Cristiano Ronaldo

Cristiano Ronaldo ha un cuore, e più volte questo suo cuore si è dovuto piegare a Messi. Quando ha dovuto ingoiare (e dall’immagine sembrerebbe letteralmente) il rospo di un altro pallone d’oro vinto dal rivale. Ma soprattutto quando ha scoperto che il vero idolo del figlio non era lui ma Messi. Ronaldo si è abbassato al punto da portare il figlio a conoscere il suo idolo, a indicarlo come una divinità. Un momento che è al contempo il momento di più chiara morte interiore di Cristiano Ronaldo, ma anche quello di suprema nobiltà d’animo. Il momento in cui Cristiano Ronaldo è sembrato davvero un essere umano, una creatura capace di considerare l’amore per suo figlio il bene massimo, persino più importante del suo ego. Messi invece non ha un cuore e non ci ha pensato mai, neanche per un secondo, ad abbassarsi al livello di Cristiano Ronaldo. Meravigliarsi che non ci sia appesa la sua maglia è fin troppo ingenuo.

 

  1. Ronaldinho

Messi ha segnato il primo gol della sua carriera su assist di Ronaldinho e il loro legame, il passaggio di consegne, l’influenza dell’uno sull’altro sono un filone importante della narrazione su Messi. Che magari però Messi condivide fino a un certo punto.

 

  1. Maradona

Rimediare una maglia di Maradona è semplice. Messi non ci avrebbe messo molto a chiedergliene una – di qualsiasi tipo – per concedergli magari un posto d’onore nel suo museo. Non vale neanche il discorso che ci sono solo maglie di giocatori in attività, perché abbiamo già accennato che, in alto a sinistra, c’è una maglia 14 dell’Ajax che è un chiaro tributo a Cruyff. Non voglio dire niente in particolare, ma solo mostrare un’evidenza: nel suo museo, Messi ha lasciato un posto per la maglia di Cruyff e non per quella di Maradona.

 

 

Tags :

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).