Siamo arrivati in quel periodo dell’anno in cui il pallone pesa di più, in cui il valore di ogni singolo possesso, ogni azione, ogni giocata aumenta esponenzialmente mano a mano che il cronometro scorre inesorabile verso la fine.
È per momenti come questi che vale la pena vivere, sportivamente parlando: le grandi prestazioni dei giocatori sono destinate a rimanere impresse nelle mente dei tifosi, le loro giocate inondano le timeline dei nostri smartphone, nascono nuovi eroi che la partita successiva tornano nel più completo anonimato.
È quel momento in cui ogni singolo dettaglio viene studiato con meticolosa attenzione, in cui le decisioni da prendere diventano una più decisiva dell’altra, e quello che ne consegue si pianta per giorni, mesi, addirittura anni nelle teste dei giocatori, degli allenatori, dei dirigenti, dei tifosi: l’aggiustamento portato in un determinato frangente, il gioco chiamato per rubare un canestro, l’accoppiamento difensivo, la strategia messa in campo per togliere agli avversari i propri punti di forza svolgono un ruolo fondamentale per decretare i successi e i destini di una squadra.
Le Finali di Conference appena terminate sono state una miniera di spunti di riflessione da un punto di vista tattico: abbiamo deciso di raccontarvele estrapolando da ogni partita l’aspetto tattico che l’ha decisa, cercando anche degli spunti in vita delle Finals che cominceranno nella notte tra giovedì e venerdì.