Simone Inzaghi allena la Lazio da tre anni e si è imposto tra i migliori tecnici del campionato soprattutto per la sua capacità di modellare il talento a disposizione, e in particolare quello offensivo. Alla sua prima vera stagione con la Lazio, la 2016/17, aveva costruito una squadra che amava attaccare in transizione ed era capace di risalire il campo in pochi secondi grazie alle conduzioni di Felipe Anderson e Keita e al senso per la profondità di Ciro Immobile. L’anno scorso l’inserimento di Luis Alberto aveva reso più palleggiata la risalita del campo, creando a sinistra un lato privilegiato in cui far avanzare la manovra con le posizioni fluide e gli scambi tra lo spagnolo e Milinkovic-Savic. Con 89 gol, 29 dei quali segnati dal capocannoniere Immobile, la Lazio aveva chiuso col miglior attacco del campionato.
Quest’anno Simone Inzaghi ha invece avuto più problemi a dare un'organizzazione coerente al talento e quindi a tirare fuori il meglio dai suoi giocatori più forti. In campionato, dopo 27 partite la Lazio ha segnato 23 gol in meno rispetto a un anno fa, un dato che inquadra bene il calo di rendimento accusato in questa stagione, in parte riassorbito di recente, tanto che oggi i biancocelesti hanno ancora la possibilità di rientrare nella lotta per la Champions League, attualmente distante 6 punti ma con una partita da recuperare.
Forse mantenersi ai livelli dello scorso campionato era impossibile ma la squadra di Simone Inzaghi è peggiorata ben oltre le attese e fa ancora fatica a finalizzare quanto creato. Lo squilibrio tra Expected Goals e reti fatte è evidente: al momento la Lazio ha segnato appena 35 gol (escludendo rigori e autogol) pur avendo prodotto 43,6 xG, la quinta miglior prestazione del campionato.
A calare sono state innanzitutto le prestazioni dei giocatori più importanti per la produzione offensiva della scorsa stagione: Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono meno efficaci pur avendo mantenuto un volume di tiri e occasioni create simili a un anno fa, la media gol di Immobile è ancora piuttosto alta (0,6 gol per 90 minuti) ma è scesa rispetto allo scorso campionato, in cui faceva registrare un gol per 90 minuti.
A mitigare in parte le difficoltà di Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Immobile ad avvicinarsi ai livelli toccati un anno fa ci ha pensato Correa, entrato stabilmente in squadra a dicembre dopo mesi in cui era stato essenzialmente utilizzato per cambiare la partita uscendo dalla panchina. Il trequartista argentino ha reso più brillante il gioco della Lazio, ha arricchito le possibilità di creare occasioni e ora sembra fondamentale, soprattutto perché Simone Inzaghi ha trovato un modo per inserirlo senza rinunciare a Luis Alberto e Milinkovic-Savic, con questi ultimi due che giocano da mezzali con Correa di fianco a Immobile in attacco.
I tre hanno giocato insieme le ultime partite del 2018, contro il Cagliari, il Bologna e il Torino (due vittorie e un pareggio per 1-1 con i granata), poi sono stati riproposti contro la Juventus, una delle migliori partite stagionali della Lazio nonostante la sconfitta per 2-1, e infine, dopo alcuni problemi fisici che hanno colpito sia Luis Alberto che Milinkovic-Savic, nelle ultime tre gare giocate, il derby vinto 3-0, il pareggio per 1-1 contro la Fiorentina e la netta vittoria per 4-1 contro il Parma.
Con due mezzali offensive come Luis Alberto e Milinkovic-Savic, più portate a orchestrare la manovra in zone avanzate e a inserirsi in area che a dare equilibrio, Simone Inzaghi ha accettato il rischio di allungare la squadra e di perdere stabilità, lasciando Leiva a coprire molto campo, soprattutto nelle transizioni difensive, pur di alzare il potenziale offensivo sfruttando le connessioni tra le due mezzali e Correa.
La Lazio non ha cambiato modo di giocare per prevenire i possibili squilibri di uno schieramento con due mezzali più portate ad attaccare che a difendere. Non punta a controllare di più la palla e nemmeno pressa in alto in modo più continuo per riconquistare prima il possesso, ma difende con aggressività anche quando aspetta in zone intermedie e quando recupera la palla ha più possibilità di risalire il campo con brillantezza. La ricerca delle connessioni tra Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa non ha trasformato l’identità della Lazio, che resta una squadra verticale e preferisce attaccare soprattutto in transizione, ma ha permesso a queste idee di svilupparsi in modo più compiuto, soprattutto per tre motivi.
1. Più qualità nell’ultimo terzo di campo
Forse la conseguenza più immediata della scelta di far giocare insieme Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa è che la Lazio è una squadra più tecnica e ha più possibilità di creare combinazioni complesse al limite dell’area coinvolgendo tre giocatori abili a ricevere e a manovrare tra le linee, come hanno dimostrato in occasione del secondo gol di Luis Alberto al Parma, a cui hanno partecipato tutti e tre con uno scambio veloce concluso da un tiro da fuori del trequartista spagnolo che mandato la palla all'angolino. Luis Alberto è forse il più bravo a leggere il movimento dei compagni e a dare il penultimo o l’ultimo passaggio, Milinkovic-Savic può scegliere se rifinire l’azione o inserirsi in area, Correa è tra i migliori giocatori del campionato, considerando solo quelli con un minutaggio significativo, per dribbling riusciti, 3,2 per 90 minuti.
L’insieme delle qualità offerte da Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa permette all’azione della Lazio, una volta arrivata negli ultimi metri, di svilupparsi e concludersi in diversi modi, una tendenza che Simone Inzaghi ha provato a far emergere in modo ancora più evidente nel secondo tempo contro la Fiorentina, quando ha rinunciato alla difesa a tre per schierare un 4-2-3-1 che prevedeva appunto Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa da trequartisti dietro il centravanti Immobile.
La Lazio accetta di sbilanciarsi per provare a vincere la partita e anche i due interni, Leiva e Badelj, avanzano per agevolare lo sviluppo della manovra. Leiva si inserisce da dietro, ma non riesce a calciare in porta sulla bella rifinitura di Correa.
L’inserimento di Badelj di fianco a Leiva doveva migliorare il passaggio dalla prima costruzione alla fase di rifinitura, che non sempre avviene con fluidità, concentrando così le qualità dei tre trequartisti negli ultimi metri. Oltre ad alzare il livello delle giocate tra le linee quando la squadra si schiera con il classico 3-5-2, la presenza in contemporanea di Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa apre a sperimentazioni che potrebbero dare nuove alternative di gioco alla Lazio.
2. La manovra è più imprevedibile
Come da abitudine, Luis Alberto e Milinkovic-Savic continuano a essere due riferimenti fondamentali per far avanzare l’azione. Giocando a centrocampo, lo spagnolo ha arretrato il suo raggio d’azione e cuce il gioco in zone più basse, ricevendo più spesso il pallone in uscita dalla difesa e occupandosi come sempre di gestire il ritmo della manovra, rallentando per poi trovare la verticalizzazione decisiva.
Milinkovic-Savic resta invece il riferimento su cui alzare la palla quando la Lazio preferisce non costruire l’azione in zone arretrate. Spostato sul centro-destra, il serbo non ha comunque cambiato gli equilibri nella risalita del campo. La Lazio continua a sviluppare la manovra soprattutto a sinistra e Milinkovic-Savic fornisce quindi un appoggio per cambiare lato quando a sinistra l’azione non riesce ad avanzare oppure va in area, due compiti svolti bene anche da Parolo, che è stato per molto tempo la mezzala destra della Lazio. Rispetto al compagno, però, Milinkovic-Savic gestisce meglio il possesso e riesce più facilmente a resistere alla pressione, attivando combinazioni con chi gli sta attorno oppure trovando una soluzione individuale.
Qui Marusic serve Correa, mentre Milinkovic-Savic arriva da dietro. Correa chiude lo scambio e il serbo va al tiro da posizione defilata.
L’ingresso in squadra di Correa ha poi reso ancora più varia la risalita del campo. L’argentino può infatti dare continuità alla manovra abbassandosi dietro le linee di pressione avversarie, agevola le combinazioni palla a terra e gli scambi di posizione. Oltre a muoversi in appoggio, Correa può infatti ricevere in isolamento a destra permettendo così a Milinkovic-Savic di partecipare alla manovra avvicinandosi alla zona della palla. In più, l’ex Siviglia si muove bene in profondità, come ha dimostrato in occasione del rigore che si è procurato nel derby, e può rendere più diretta la manovra, evitando di consolidare il possesso in mezzo al campo.
Il rigore conquistato da Correa nel derby.
Correa non ha solo trovato un’intesa tecnica con Luis Alberto e Milinkovic-Savic, ma ha aggiunto nuove opzioni gli attacchi della Lazio, rendendoli più imprevedibili.
3. Le ripartenze sono più pericolose
La brillantezza con cui la Lazio risale il campo è evidente soprattutto nelle ripartenze. Quella di Simone Inzaghi resta una squadra verticale che vuole arrivare velocemente nella trequarti avversaria, giocando la palla sempre in avanti ed evitando spesso di costruire l’azione da dietro, puntando piuttosto a conquistare la respinta dopo aver lanciato lungo. La Lazio si trova quindi ad attaccare soprattutto in transizione e appoggiandosi al triangolo formato da Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa è diventata più pericolosa, perché tutti e tre possono offrire un appoggio in uscita dopo aver recuperato la palla e sanno conservare il possesso sotto pressione. In spazi ampi, poi, diventa più facile combinare con qualità come nell’azione che ha portato al gol di Immobile contro la Fiorentina.
Aver aggiunto gli strappi palla al piede di Correa all’abilità con cui Luis Alberto e Milinkovic-Savic sanno gestire la manovra senza farle perdere la tensione verticale ha ravvivato le ripartenze della Lazio, lo strumento a cui è affidata gran parte della pericolosità dei biancocelesti. Simone Inzaghi aveva bisogno di una soluzione per ritrovare almeno in parte la brillantezza dell’anno scorso e ha scommesso sull’intesa dei suoi tre giocatori più abili dal punto di vista tecnico.
Forse è presto per dire se ha trovato lo schieramento vincente per il finale di stagione, ma di sicuro le connessioni tra Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Correa sembrano al momento il modo migliore per rendere vivo il gioco offensivo della Lazio.