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Perché i conti della Lazio non tornano
30 giu 2025
Non sarà un'estate semplice per la società biancoceleste.
(articolo)
10 min
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IMAGO / ABACAPRESS
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«Noi non facciamo debiti, la roba è tutta pagata. Non ci stanno mutui, leasing o bond, Jemses Bond». A sentire le parole del presidente della Lazio Claudio Lotito la situazione economica della Lazio in vista del mercato estivo non desta particolare preoccupazione. Da quanto però trapela dalla stampa da qualche giorno, oltre che l’insoddisfazione di Maurizio Sarri - arrivata per voce di Alfredo Pedullà, giornalista di Sportitalia tra i più legati al tecnico toscano - il mercato della Lazio sembra fermo in un pantano proprio per problemi di natura economica.

Negli anni il presidente Lotito si è fregiato di conti sempre in ordine e di una situazione economica equilibrata, eppure le ultime indiscrezioni raccontano di una Lazio che al momento rischia di non poter operare in entrata. Quanto c’è di vero? E soprattutto, che storia racconta l’ultima semestrale della Lazio (che possiamo vedere perché ancora quotata in Borsa)? È una situazione complessa.

IL CELEBRE INDICE DI LIQUIDITÀ

Nel mondo Lazio da un po’ di anni non si fa che parlare dell’Indice di Liquidità, forse l’unica società in A che ha portato all’attenzione del grande pubblico un fattore abbastanza oscuro del calciomercato delle squadre italiane. «Si tratta di un indice che dimostra quanto un club sia in grado di poter rispettare i propri impegni finanziari», ha detto l’agente FIFA Valerio Giuffrida, intervistato dal sito di Gianluca Di Marzio Grand Hotel Calciomercato, e proprio dal sito del giornalista di Sky arriva la definizione migliore per questo indice: il rapporto tra la somma di tutto il denaro posseduto e in credito nel breve termine, e i debiti e i pagamenti da estinguere, controllato due volte l’anno. Il benchmark per la Serie A è 0.8, ed è reputato uno degli indicatori più importanti per stabilire lo stato di salute di una società di calcio, tanto che il suo sforamento implica il blocco del mercato almeno fino al momento in cui una cessione o un aumento di capitale sblocchino la situazione.

I problemi della Lazio partono dal cambiamento norme, che hanno portato l'indice di liquidità dallo 0.6 iniziale all’attuale 0.8 (ma anche questo è destinato a cambiare). Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha approvato delle nuove norme che sostituiranno l’indice di liquidità con maggiori controlli della COVISOC (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche), che passeranno a quattro all’anno, e soprattutto l’implementazione dello squad cost rule, in linea con il Fair Play Finanziario, per cui il costo del personale non potrà superare il 70% dei ricavi.

Le ultime norme dovrebbero essere meno scorbutiche delle attuali per la Lazio, con Lotito che ha infatti cercato di anticipare la loro implementazione già a giugno invece che a gennaio (per ora però non ci sono segnali in tal senso, anche se la squad cost rule tecnicamente è già in vigore da marzo). In sostanza guardando l'indice di liquidità, per cui conta molto più l’effettiva liquidità a disposizione per una società che l’attivo di bilancio, la Lazio è una società più a rischio, anche rispetto ad altre anche più indebitate o con passivi di bilancio superiori. Un tema a cui Lotito ha fatto spesso riferimento, a volte in maniera canzonatoria come nella frase che apre l’articolo.

Altre società, come la Roma per esempio, hanno conti caratterizzati da passivi di bilancio elevati rispetto alla Lazio, ma a differenza del club biancoceleste dispongono di azionisti di maggioranza in grado di poter coprire con iniezioni di liquidità eventuali perdite, ottemperando così i parametri FIGC.

COME È POSSIBILE CHE I CONTI NON TORNINO

La domanda è presto fatta: perché i conti non tornano nonostante l’ultima semestrale della Lazio si sia chiusa con un leggero utile nonostante l’assenza di un volano di ricavi come la Champions League? La risposta è nel conto economico e i ragionamenti che ne derivano.

Stando all’ultimo bilancio disponibile, la semestrale, la Lazio ha chiuso con un utile di 600mila euro, contro i 40 milioni dell’esercizio precedente. Un dato in cui pesano gli 87 milioni di costi per il personale e in cui anche l’indebitamento finanziario netto è peggiorato di una decina di milioni rispetto all’anno precedente a causa della riduzione della disponibilità presso le banche. A peggiorare il quadro è l’assenza della Lazio dalle prossime competizioni europee, con una perdita stimata rispetto all’ultima stagione di circa 30 milioni di ricavi, vero e proprio ossigeno per rientrare all’interno dei parametri. Insomma, i problemi della Lazio sembrano andare oltre l’indice di liquidità.

Come riportato dal giornalista del Messaggero Alberto Abbate, la Lazio pare aver sforato altri due parametri del NOIF (Norme Organizzative Interne Federali) come l’indebitamento e il costo del lavoro allargato, e per lo sforamento di questi parametri è previsto il blocco delle operazioni in entrata sia per giugno che per gennaio. Certo, con lo spostamento già citato dei parametri la Lazio rientrerebbe dentro, potendo quindi reinvestire quanto ceduto in uscita, ma l’ipotesi sembra complessa al momento. Anche risolvere la situazione mediante immissione di liquidità oppure utilizzo degli asset societari difficilmente potrebbe garantire uno sblocco, complice la prossima target date al 30 settembre 2025.

Sempre per Il Messaggero la notizia del blocco del mercato è stata comunicata a Lotito addirittura già il 26 maggio, prima quindi della firma di Maurizio Sarri (un'ipotesi smentita ieri dal DS della Lazio, Angelo Fabiani, secondo cui «al 26 maggio io non sapevo di questo vincolo e di questa situazione, per cui ho parlato liberamente con Sarri. Mai mi sarei sognato, né io e né Lotito, di prenderlo in giro»). La causa è stata l’ufficialità della mancata qualificazione alle coppe europee. A complicare il quadro la situazione debitoria del club, con circa 200 milioni di debiti che sempre secondo la semestrale risultano a scadenza al 31 dicembre 2025 (divisi tra commerciali, verso enti, tributari e finanziari) e che contribuiscono "all’ingolfamento" dell'indice di liquidità - un parametro che tiene conto anche di queste situazioni. Un peso non indifferente ce l’hanno avuto riscatti onerosi scattati adesso, come i 17 milioni dovuti alla Juventus per Nicolò Rovella, un investimento posticipato. Per le ultime stime l’indice di liquidità della Lazio si assesterebbe quindi a 0.3, ben distante dallo 0.8 richiesto.

LA STRATEGIA DELLA LAZIO PAGA DAVVERO?

La Lazio trovata da Lotito è stata resa solida, e dal 2009 in poi sempre più competitiva in campo, specialmente se la confrontiamo alle disponibilità economiche dei rivali cittadini e delle milanesi per lunghi periodi. Da questo punto di vista l’abilità di Lotito è innegabile. Oggi, però, la strategia di avversione al rischio della società biancoceleste paga di meno, soprattutto per via della concorrenza che le si è alzata intorno. Con il ritorno ad alti livelli di Milan e Inter, e l’emergere di nuove realtà del calcio italiano come Atalanta e Bologna (e in futuro, chissà, Como) il margine di errore è sempre più stretto. Una stagione sbagliata ti può portare a non fare le coppe come successo al Milan quest’anno o al Napoli nella scorsa stagione. Un contrasto netto con la situazione della nostra Serie A specialmente ad inizio anni ‘10, in cui dietro l’imprendibile Juve c’erano solo Roma e Napoli.

La Lazio due anni fa si è qualificata in Champions League con Sarri, ma non è riuscita poi a consolidare quel risultato attraverso investimenti mirati.

Il Napoli è un ottimo riferimento per valutare due proprietà molto simili nello “spirito” ma alla conta dei fatti animate da strategie differenti. La liquidità a disposizione dell’azionista di maggioranza del Napoli non è molto diversa da quella della Lazio. Per la Gazzetta il presidente del Napoli ha immesso nel club solo 16 milioni in aumenti di capitale dal 2004 in poi, ma i risultati sul campo e a livello economico tra le due squadre sono molto diversi. Al netto dei due scudetti degli ultimi tre anni, che hanno scavato ulteriormente il solco, dal 2004 il Napoli ha accumulato più di 3 miliardi e mezzo di ricavi tra plusvalenze e premi in denaro relativi alla qualificazione in Champions League, stendardo sportivo ed economico. Da questo punto di vista emerge già la prima differenza, con il Napoli che dal 2008 si è qualificato nella massima competizione europea per 10 volte, contro le 4 qualificazioni in Champions per la Lazio dal 2004.

Di affinità e divergenze tra Lotito e De Laurentiis ne ha parlato a lungo su X l’account @LeastSquares71, il più autorevole e informato in tema Lazio a livello economico. Come rilevato da lui, nel 2010 i bilanci di Lazio e Napoli erano sostanzialmente identici, ricavi molto simili e monte ingaggi pari, l’unica differenza nel player trading, in cui già nel 2010 il Napoli spendeva 23 milioni più della Lazio. Nel 2019, 9 anni dopo, la differenza è impietosa, con il Napoli (non ancora scudettato) che ha 83 milioni di ricavi in più, a fronte di una differenza di ingaggi di cinquanta milioni in più del Napoli rispetto alla Lazio. Il nodo sono sempre le plusvalenze e l’impostazione della strategia.

Il Napoli negli anni ha sempre cercato allenatori in grado di valorizzare i calciatori a disposizione e ha speso molto di più della Lazio in profili futuribili e rivendibili traendone un beneficio economico (testimoniato dai 56 milioni di player trading nello stesso periodo) a breve termine ma su cui si è saldata la strategia sul lungo termine. Insomma: il Napoli si è preso qualche rischio in più, e quei rischi hanno pagato.

Su questa base di valorizzazione e rivendita dei calciatori il Napoli è riuscito a creare un circolo virtuoso fatto di bilanci positivi e di ripetute qualificazioni alle coppe europee, soprattutto alla Champions League, sul campo. Volano di soldi investiti nel miglioramento della squadra e sostanzialmente rischiando i soldi stessi guadagnati nella speranza di generarne ulteriori. Un dato che lo testimonia è la differenza di plusvalenze dal 2010 al 2025 tra Lazio e Napoli, con uno scarto di quasi 500 milioni a favore del Napoli. Un’enormità che si è riflettuta anche nei risultati in campo tra le due squadre, che pende sempre di più a favore del Napoli che solo in quest’estate è riuscito a tenere Antonio Conte contro la corte della Juventus e ad attrarre un campione assoluto, benché in là con l’età, come Kevin De Bruyne.

La Lazio invece si è tenuta lontana da una strategia del genere, privilegiando la continuità che è valsa sì l’ottimo ciclo di Inzaghi ma che al contempo, come si può vedere con la gestione di Milinkovic-Savic, le ha precluso un possibile salto di qualità. Un modello non più sostenibile con l’emersione di società sempre più efficienti nella nostra Serie A e capaci di superare proprio la Lazio per risultati grazie alla creazione di un circolo virtuoso di plusvalenze. Senza per forza dover ricorrere all’utilizzo di liquidità da parte dell’azionista di maggioranza.

Negli ultimi mercati la Lazio ha cercato profili più giovani ma senza investirci in maniera convinta, né a livello economico che a livello tecnico, e il risultato è una stagnazione che in assenza di risultati sopra la media rischia di poter far scendere ulteriormente i ricavi e di conseguenza le risorse che sono destinate alla rosa con l’attuale strategia.

La via d’uscita per la Lazio non sembra facile, anche perché, sempre secondo Il Messaggero, la cifra per sbloccare la situazione si avvicina ai 90 milioni. Soldi che possono arrivare solo tramite iniezioni di liquidità da parte di Lotito oppure tramite il calciomercato. Il margine è stretto, visto che vendere troppi giocatori importanti significherebbe ridimensionare la rosa a disposizione di Sarri - che aveva restituito entusiasmo ai tifosi laziali. Anche la strada delle plusvalenze sembra contorta, come riportato da LeastSquares: “La cessione di calciatori in questa sessione è inutile per ripianare il deficit al 31.3.25. Infatti, si possono utilizzare solo crediti oltre 12 mesi relativi a cessioni di giocatori già contabilizzate nella situazione patrimoniale di riferimento”.

Il presidente Lotito potrebbe anche decidere di non agire, cedendo solo gli esuberi e attendendo il cambio di norme che dovrebbe favorire la situazione della Lazio. Certo, non la migliore delle situazioni per una squadra che, con un nuovo allenatore, avrebbe bisogno di progettare il futuro.

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