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Nicola Santolini
Lautaro Martinez può continuare a segnare così?
14 dic 2023
14 dic 2023
Cosa ci dicono i dati sulla sua media realizzativa.
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Nicola Santolini
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Quello delle capacità realizzative di Lautaro Martinez è un tema che si ripresenta ciclicamente. Forse è più facile ricordarsi gli errori sotto porta che grandi prodezze, o forse i periodi di secca di Lautaro degli scorsi anni hanno lasciato un segno più profondo di quello che immaginiamo. In ogni caso da quando è in Italia più di una volta ci si è chiesti se avesse un problema sotto porta. Forse interviene anche qualche tipo di bias legato al suo modo di giocare: siamo portati a pensare che un attaccante così intenso, frenetico e a volte caotico non possa che arrivare alla conclusione troppo poco lucido per non commettere qualche errore. Quello della scarsa lucidità dovuta al dispendio di energie è probabilmente l’argomentazione più ricorrente, ma negli anni si è discusso anche di possibili ragioni tattiche all’origine di questa difficoltà, oltre a scelte concettualmente errate al momento del tiro o, banalmente, errori tecnici nel gesto. E questo senza tenere sempre conto delle evidenze statistiche. Le statistiche avanzate, infatti, attestano che, pur non essendo un finalizzatore straordinario, Lautaro nelle ultime stagioni ha mantenuto un buon livello di efficienza, riuscendo nell’arco di un’annata a segnare un po’ di più di quanto atteso dai modelli degli xG. Quello che sta facendo in questa prima parte di stagione però va molto oltre una buona efficienza, e sta piazzando Lautaro tra gli attaccanti più efficienti dei cinque principali campionati europei. Quanto è grande l'overperformance di Lautaro, e quanto potrebbe durareLautaro ha segnato 14 gol - con un rigore - in 15 partite di Serie A, il doppio dell’attuale secondo in classifica marcatori, Romelu Lukaku, a quota 7. È vero che finora molte squadre hanno distribuito i gol in modo anomalo - un po’ perché alcuni giocatori stanno segnando sorprendentemente tanto e altri per niente - e che Lautaro è avvantaggiato dal giocare nella squadra che produce più occasioni del campionato, ma il distacco rende l’idea dell’eccezionalità della prestazione individuale dell’argentino. Questi numeri lasciano intuire che Lautaro stia overperformando rispetto alle attese delle statistiche, ma il punto più interessante è la proporzione di questa overperformance: 13 non-penalty gol da 7.47 non-penalty xG, secondo il modello di StatsBomb.

Pesando il dato sui 90 minuti, è abbastanza paradossale che Lautaro sia secondo - di poco - in Serie A per npxG, dietro a Marcus Thuram. Per dare qualche termine di paragone in più, se estendiamo il campione ai cinque principali campionati europei, Lautaro è solo 22° sugli npxG per 90 minuti. Ovviamente mettere a confronto giocatori di campionati diversi porta a diverse storture, come si può intuire da aspetti curiosi come la presenza di un solo giocatore della Serie A nella top20 e dei primi quattro posti occupati da attaccanti della Bundesliga, ma questi numeri restituiscono comunque l’idea di un volume di occasioni a disposizione di Lautaro non così alto.

La prospettiva cambia se si tiene conto degli effettivi gol realizzati a esclusione dei rigori: Lautaro è quarto nei cinque principali campionati europei, se parametriamo il dato sui 90 minuti. Tutto indica quindi un’overperformance realizzativa molto pronunciata, che possiamo anche quantificare calcolando la differenza tra non-penalty gol e npxG, pesata sugli stessi xG, rigori esclusi.

Come potete vedere, Lautaro ha segnato circa il 74% di non-penalty gol in più rispetto alle attese del modello degli xG e tra quelli che hanno avuto a disposizione almeno 5 npxG al momento ha la quarta prestazione migliore nei cinque principali campionati europei (scendere sotto i 5 npxG falserebbe un po' la classifica, perché basterebbero un paio di gol segnati a fronte di un volume di xG molto basso per avere un'overperformance in percentuale enorme). La domanda che viene spontanea con Lautaro, visto il suo passato di discontinuità e il suo exploit in questa prima metà di stagione, è quanto questa overperformance possa essere sostenuta per il resto della stagione. Il primo ostacolo sulla via della risposta è l’affidabilità del campione di dati raccolti finora: si sono giocate meno della metà delle partite di campionato, e i numeri di Lautaro sono in parte drogati da eventi anomali, come i quattro gol in poco più di mezzora segnati contro la Salernitana. Per questa ragione in questa valutazione è utile considerare anche lo storico di Lautaro, grazie ai dati raccolti da StatsBomb nelle stagioni precedenti.

Come detto, nelle ultime stagioni Lautaro ha sempre segnato più di quanto atteso dal modello degli xG, ed è andato in crescendo: dal +11% del 2020/21 al +19% della scorsa stagione. Overperformance non straordinarie ma comunque notevoli, visti i volumi sempre piuttosto alti di xG. Questo è un aspetto importante: con una quantità maggiore di tiri ed xG la metrica diventa più stabile e attendibile, ed è più difficile riuscire a discostarsi di tanto - in positivo o in negativo - dalla previsione, mentre su volumi più piccoli di occasioni la varianza ha un’influenza maggiore, e l’allineamento di alcuni eventi poco probabili possono portare a overperformance più accentuate in proporzione. Nelle ultime tre stagioni di Serie A si sono viste solo sette overperformance a fine campionato di proporzione paragonabile a quella attuale di Lautaro, e sempre da giocatori con un volume di npxG medio-basso, o comunque molto inferiore a quello che presumibilmente avrà accumulato l’argentino a fine stagione. È quindi molto probabile che, alla lunga, i numeri di Lautaro tenderanno a convergere verso le sue medie. Lautaro ha già segnato diversi gol molto difficili - e quindi con valore di xG basso - come contro Bologna, Atalanta, e anche quello di sabato contro l’Udinese, che valeva solo 0.04 npxG. È difficile pensare che ne "abbia" ancora molti nei piedi, di gol di questo tipo.Se però Lautaro non sperimenterà periodi di forte difficoltà realizzativa - come spesso gli è successo - e l’Inter continuerà a produrre occasioni con questa continuità, non è comunque impossibile che a fine stagione si attesti su un’overperformance anche oltre il +20-30%, come in alcune stagione eccellenti di Immobile o la scorsa di Osimhen. Questo vorrebbe dire in proiezione superare i 25 gol e avvicinarsi ai 30, un exploit notevole se si pensa ai tanti dubbi riguardo ai limiti in fase di finalizzazione di Lautaro, o a quelli che pensavamo fossero i suoi limiti fino a pochi mesi fa.

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Cosa è cambiato quest'anno?Nell’Inter di Conte, Lautaro aveva assunto il ruolo di spalla di Lukaku, l’attaccante perfetto per poter sostenere due punte “vere” e creare il contesto migliore per esaltare le caratteristiche del belga. In quel momento il numero di gol sembrava secondario nella valutazione di Lautaro rispetto ad altre caratteristiche, come l’intensità in pressione, la disponibilità nei ripiegamenti e la capacità di associarsi e di muoversi in modo funzionale al resto della squadra. Dopo quella stagione le cose attorno a Lautaro sono cambiate molto, prendendo una piega probabilmente diversa da quella che ci si poteva aspettare in quel momento. Lukaku ha lasciato l’Inter e Lautaro ha iniziato a ruotare partner d’attacco, giocando soprattutto con Edin Dzeko, un giocatore molto diverso dal belga con cui non si è mai creata una vera e propria dinamica prima-seconda punta.Nel frattempo Simone Inzaghi, stagione dopo stagione, ha continuato a modellare il contesto tattico attorno a Lautaro, sciogliendo alcune rigidità dei princìpi di Conte e spostando progressivamente le responsabilità realizzative su di lui. A un certo punto Lukaku è tornato e, anche se gli infortuni non gli hanno permesso di giocare molto assieme, la bromance tra i due è sembrata non funzionare più allo stesso modo, come se gli equilibri all’interno della coppia fossero mutati, e la dinamica di subalternità di Lautaro verso Lukaku fosse ormai svanita. Quando la scorsa estate il parco attaccanti dell’Inter è stato nuovamente resettato, è apparso subito chiaro chi avrebbe fatto da spalla a chi. Marcus Thuram ha avuto fin da subito un’influenza importante nel gioco offensivo dell’Inter, portando qualità completamente diverse da quelle di Dzeko, e che in generale mancavano all’attacco nerazzurro da tempo. È difficile però arrivare a sostenere che sia stata la sua sola presenza ad aver svoltato le capacità realizzative di Lautaro. Thuram ha permesso all’Inter di diventare più pericolosa in transizione e in campo aperto - situazioni da cui Lautaro ha ricavato certamente dei gol - e ha aggiunto un set di movimenti a minacciare la profondità che Dzeko non poteva avere e che riescono ad allungare le difese avversarie, aprendo spazi per i compagni. Anche gli uno contro uno nell’ultimo terzo di campo sono una risorsa che fino alla scorsa stagione era assente tra quelle a disposizione dell’Inter, e di cui probabilmente Lautaro sta beneficiando, grazie anche alla buona qualità delle rifiniture di Thuram. Si tratta però di qualità che hanno aggiunto varietà di soluzioni offensive al gioco dell’Inter nel suo complesso, piuttosto che a Lautaro nello specifico. Si potrebbe poi speculare sul fatto che avere un altro giocatore dinamico come Thuram permetta di redistribuire meglio il carico di lavoro senza palla tra i due attaccanti, ma in realtà tutte le metriche sul pressing dell’argentino sono in aumento. L’impressione è quindi che, in un contesto che è mutato nuovamente e che finora ha funzionato piuttosto bene a livello offensivo, la differenza la stia facendo proprio Lautaro, prendendo buone scelte di tiro e segnando anche occasioni molto difficili. Molto semplicemente: l'argentino ha alzato il livello.

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