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Foto di Jennifer Lorenzini/LaPresse
Calcio Emanuele Atturo 10 febbraio 2021 7'

Lautaro Martinez ha un problema sotto porta?

L’attaccante argentino si sta dimostrando generoso ma non sempre preciso.

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Al 28’ di Juventus-Inter di Coppa Italia la squadra di Conte prova uno schema da calcio d’angolo. Uno scambio corto porta Hakimi al cross basso verso Eriksen, che appena in area prova a chiudere il tiro rasoterra. La palla viene risputata dalla massa di corpi dei giocatori della Juventus, ma arriva a Lautaro Martinez. Vale la pena fermare l’immagine per avere presente il suo angolo di tiro.

 

Lautaro_angoloDiTiro

 

La sua scelta di tiro è strana, forse non si è reso conto che la porta è sguarnita, non apre il piatto per cercare di metterla con sicurezza nell’angolo scoperto; prova invece a coordinarsi di collo: dovrebbe usare anche l’esterno per provare a indirizzare la palla, ma invece tira di collo pieno. Ne esce fuori una traiettoria così sballata rispetto alla porta che non sembra neanche un tiro, forse sarebbe finito in rimessa laterale, se Danilo non l’avesse respinto di testa. È un errore tecnico, ma anche di lettura: Martinez non è riuscito a improvvisare in poco tempo una conclusione efficace. Non era la prima volta durante la partita di ieri sera.

 

Dopo 9 minuti Hakimi – imprendibile – aveva messo un cross basso al centro, Demiral, preso in controtempo, respingeva in maniera scoordinata, Lautaro si era buttato sulla palla con la solita foga che lo fa sembrare sempre uno di fretta. Dopo un paio di primi controlli ciancicati, Lautaro ha calciato apparentemente per terra. Un movimento così strano che istintivamente ci viene da credere alla sua richiesta di rigore. Se dal replay era sembrato che non ci fosse contatto con Bernardeschi – ovvero che quel tiro ciccato modo clamoroso venisse da lui e solo da lui – un fermo immagine ha rivelato il contatto, dimostrando però anche come Lautaro abbia allargato in maniera quasi innaturale il suo movimento di tiro tanto da coinvolgere l’avversario distante almeno un metro.

 

Quelli contro la Juventus non sono stati certo i primi errori sotto porta di Lautaro Martinez in questa stagione, e hanno accesso un dibattito che va avanti da mesi sulla sua efficacia sotto porta. Che poi è un dibattito sul suo reale valore, sempre un po’ incerto e in discussione da quando gioca in Serie A.

 

Guardando le statistiche, però, ci si accorge che il rendimento di Lautaro sotto porta quest’anno non è stato così negativo. Per occasioni procurate è uno dei migliori della Serie A, è quarto per xG dietro Lukaku, Lasagna e Cristiano Ronaldo. Questo dato è aumentato in modo netto rispetto agli ultimi anni, anche grazie all’aumentato volume offensivo dell’Inter. Come “efficienza”, che poi è il dato che più di tutti dovrebbe misurare la sua freddezza sotto porta, Lautaro non ha dati eccezionali, ma neanche pessimi. È quattordicesimo in Serie A: attaccanti come Ronaldo, Ibrahimovic, Immobile, Belotti fanno meglio di lui; altri come Zapata, Dzeko, Osimhen o Vlahovic fanno peggio.

 

Nella nostra percezione pesano soprattutto i suoi errori nelle partite importanti della stagione. Un aspetto che si ricollega al discorso generale che ruota attorno agli attaccanti dell’Inter, accusati di non segnare contro le grandi squadre – un discorso difficile da dimostrare ma su cui torneremo più avanti con una piccola spiegazione. Oltre agli errori in Coppa Italia contro la Juventus, Lautaro Martinez aveva sbagliato un paio di gol anche in campionato. Uno sparando alle stelle, di piatto, un pallone solo da spingere dentro con leggerezza nella porta vuota; l’altro strozzando un tiro invitante dal limite dell’area. Contro la Roma si è buttato sul cross di Lukaku con troppa enfasi, e ha tirato dritto sui piedi di Pau Lopez già steso per terra. A volte sembra avere troppa frenesia ad arrivare sui palloni e finisce per non reggersi in piedi. Contro il Napoli, al 16’, ha incrociato troppo il tiro che è finito fuori di diversi metri. Era un’occasione non facilissima perché Lautaro, per prepararsi, ha dovuto girare su se stesso e magari ha perso l’orientamento.

 

 

Ci sono poi gli errori in partite minori che alimentano però la sensazione del giocatore fumoso. Contro il Benevento, contro il Crotone, prima di segnare tre gol. Contro l’Udinese, in una sfida importante per la classifica, ha costretto Musso a un grande intervento, ma come si dice? In quell’occasione un attaccante deve fare gol. Contro la Fiorentina gli è arrivato un cross rimbalzante da sinistra, il difensore ha bucato, lui ha controllato di petto con assoluta calma, poteva tirare come voleva, e non è chiaro perché abbia tirato a lato della porta di alcuni metri, come se avesse visto un’altra porta immaginaria accanto a quella vera. A volte – come in quell’occasione o in quella contro la Juve in Coppa Italia – Lautaro Martinez sembra proprio non vederci bene.

 

In molti errori si nota un aspetto tecnico nei tiri di Lautaro Martinez. L’impressione, a volte, è cioè che esageri nella ricerca della potenza. Lautaro ha uno stile di gioco enfatico, adrenalinico e senza mezze misure. Corre su ogni pallone spremendosi fino in fondo. Il suo gioco ha qualcosa di violento ed esplosivo. Per questo a volte quando arriva sul pallone lo calcia così forte che pare voglia bucarlo. Ricordate la traversa presa contro lo Shakhtar Donetsk? Ancora dopo mille replay la sensazione di brutalità rimane intatta. Il rumore che fa la traversa è qualcosa di mai sentito, ma c’era bisogno di cercare tutta quella potenza?

 

Nella partita di andata contro lo Shakhtar un errore ancora più clamoroso: tiro di Brozovic, respinta del portiere e Lautaro è a due metri dalla porta. Anche qui, invece di scegliere un comodo tap-in di piatto, come colto da improvvisa scarica elettrica, si butta sulla palla a corpo morto provando un improbabile tiro di collo che esce in modo netto.

 

Ci sono attaccanti, come per esempio Dzeko, che quando sbagliano sembrano afflosciarsi sul pallone. Diventare improvvisamente anemici, fare tiri fiacchi che escono stitici dal piede. Poi ci sono gli attaccanti come Lautaro Martinez che sembrano voler spaccare la porta in ogni tiro e che sembrano aver bisogno di porte più grandi.

 

Lautaro Martinez in questo senso avrebbe potuto imparare di più da Mauro Icardi, uno degli attaccanti col miglior senso economico del rapporto tra sforzo della conclusione e gol. Icardi, come altri grandi finalizzatori, ha capito che non serve distruggere la porta a ogni tiro, né cercare l’angolo più impossibile. Per segnare basta battere il portiere, e i modi per farlo possono essere meno dispendiosi di quanto si immagini. Questo tipo di talento non appartiene a Lautaro, che non sarà mai un attaccante “preciso”, né sotto porta né lontano dalla porta. Farà sempre parte di quel tipo di giocatori intensi e quantitativi, che per trovare efficacia hanno bisogno anche di commettere qualche errore.

 

Ma oltre che al suo stile di gioco e alla sua tecnica, gli errori di Martinez sotto porta sono legati anche a quello che gli viene richiesto nelle partite. L’Inter, lo sappiamo, è una squadra che ricerca molto le punte saltando il centrocampo; che si affida quindi alle punte per costruire il gioco in tutte le fasi, non solo per definirlo. Lautaro e soprattutto Lukaku sono costretti a sbrigare tantissimo lavoro spalle alla porta e nella cucitura del gioco sulla trequarti, spesso isolati fra gli avversari. Oltre a questo Lautaro deve ovviamente lavorare molto per attaccare la profondità dietro Lukaku quando gioca di sponda.

 

Guardiamo per esempio l’azione di ieri del rigore richiesto. È Lautaro che inizia l’azione intuendo l’errore di Danilo e rubandogli palla; poi è lui che cambia gioco, subisce un piccolo fallo, inciampa, e quando Hakimi è già quasi in area lui è ancora più di 40 metri lontano dalla porta. Quando arriva alla conclusione, ci arriva con tutte queste corse nelle gambe.

 

 

Pochi attaccanti pressano meglio di Lautaro Martinez: una qualità tanto indispensabile nel calcio contemporaneo quanto sottovalutata quando si parla dei giocatori. Pochi sanno scegliere come lui gli angoli di pressing, e hanno la sua intensità nel ballare tra un avversario e l’altra quando provano a costruire da basso. E questa è solo una parte del lavoro senza palla di Lautaro, che a differenza di Lukaku viene sollecitato anche nella difesa all’indietro e nei recuperi. Non è raro che a Lautaro, dopo una fase di pressing, quando l’Inter si riorganizza in una difesa posizionale, gli venga richiesto di schermare la zona centrale o di allinearsi addirittura ai centrocampisti. Qui sotto due azioni in cui Lautaro, dopo aver ballato in pressing tra i difensori, segue un inserimento profondo centrale.

 

 

Entrambe le azioni vengono dalla partita contro la Roma, dove Lautaro ha svolto un lavoro titanico nello schermare i filtranti in verticale verso i trequartisti che ricercava la squadra di Fonseca. Non stupisce che, con questa mentalità, Lautaro a inizio carriera giocasse difensore. In Serie A è l’attaccante con più intercetti, 1,1 per novanta minuti, più del doppio del secondo in questa classifica.

 

L’impressione è che la mole di lavoro che Lautaro Martinez deve sostenere lo renda poi meno preciso negli ultimi 30 metri, tanto nelle scelte quanto nelle esecuzioni (è interessante anche che l’efficienza di Lukaku sia molto simile alla sua). In particolare in partite molto stressanti dal punto di vista fisico e mentale – e questo può spiegare in parte perché i suoi errori siano arrivati soprattutto contro squadre di alta classifica o in Champions League. Ciò non toglie che Lautaro resti un giocatore impreciso, generoso e intenso, ma che non è ancora un grande finalizzatore. Il suo stile di gioco restituisce grande ambiguità a chi lo guarda: in alcuni momenti sembra riuscire anche nelle cose più impossibili, in altri si perde in quelle più facili.

 

Eppure, nonostante tutto questo discorso, ha segnato finora 10 gol in Serie A e dodici stagionali: in perfetta scia per raggiungere il al suo record di gol, cioè i 21 dello scorso anno. Dati che danno la misura di un valore indiscutibile al di là di ogni discorso sul suo stile di gioco. Di certo è una strana legge del contrappasso per i tifosi dell’Inter: per anni Icardi è stato criticato per il suo scarso apporto alla squadra lontano dalla porta, ora invece devono convivere col rendimento di una punta lavoratrice e generosa, ma che ogni tanto sbaglia gol in modo clamoroso.

 

Tags : interlautaro martinez

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).

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