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Foto di Valerio Pennicino / Stringer
Fondamentali Francesco Lisanti 18 settembre 2017 8'

L’ambizione comincia dal gioco

Torino e Sampdoria si sono affrontate senza rinunciare ognuna al proprio stile e all’aggressività che le accomuna.

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A un mese esatto dall’inizio del campionato, questo Torino-Sampdoria si annunciava come il banco di prova ideale per testare le ambizioni di ciascuna squadra. Inoltre, l’avvio promettente di entrambe – 7 punti in 3 partite per il Torino; 6 punti per la Sampdoria con la partita con la Roma da recuperare – ha creato le premesse per un imprevedibile scontro di alta classifica, trasformando la partita in un vagone su cui lanciarsi in corsa per mantenere il contatto con le grandi.

 

Il pareggio finale ha solo parzialmente smorzato l’entusiasmo che accompagnava le due squadre, così come la loro distanza dalla testa della classifica: è stato un 2-2 a tratti molto divertente e a tratti molto noioso, a tratti molto intenso e a tratti molto blando, ricco di grandi gesti tecnici e di errori altrettanto banali. Tra i suoi alti e bassi, ha offerto tutto quello che era lecito aspettarsi da due squadre che nobilitano la nostra media classifica, e potranno continuare a inseguire un posizione che le proietti in Europa la prossima stagione.

 

Due identità precise a confronto

Fin dall’ingresso in campo, la contrapposizione tra i due schieramenti e i rispettivi stili di gioco è stata abbastanza netta: il 4-3-1-2 di Giampaolo che fa leva sullo scaglionamento verticale per costruire in mezzo e un baricentro molto alto con ha messo spesso in fuorigioco Torino(7 volte); contro il 4-2-3-1 di Mihajlovic, che costruisce le sue occasioni a partire dagli isolamenti sulle fasce e coinvolge molto i terzini nello sviluppo del possesso. Entrambe le squadre condividono però un approccio aggressivo e la volontà di recuperare il pallone in fretta, contrastando sin dai primi metri lo sviluppo dell’azione avversaria.

 

Mihajlovic ha preferito preservare il 4-2-3-1 anche in fase difensiva e non modificare la struttura della sua squadra per adattarsi a quella avversaria, con la preferenza però la protezione della zona centrale e una linea difensiva piuttosto alta per non lasciare i due centrocampisti centrali, Baselli e Rincón, in balia del rombo blucerchiato. È stato anche abbastanza chiaro sul tipo di sacrificio richiesto alle ali in fase di ripiegamento, dicendo ai microfoni: «Non posso chiedere ai miei attaccanti di andare a difendere a cinque metri dalla porta, se no i gol quando li fanno?».

 

Quindi, sul primo pressing, Belotti si lanciava sui due difensori centrali, Ljajic gravitava nella zona di Torreira, mentre Baselli e Rincón salivano sui due interni, fiduciosi che Ramírez alle loro spalle non sarebbe mai stato raggiunto. In effetti la strategia di pressing si è quasi sempre rivelata efficace, Puggioni è stato costretto a 20 lanci lunghi su 34 passaggi tentati (lo stesso si può dire a parti invertite: 24 lanci lunghi di Sirigu sui 40 passaggi totali).

 

Schermata 2017-09-18 alle 11.37.14
I problemi per il Toro arrivavano in fase di difesa posizionale. Il Torino ha particolarmente sofferto i tagli sul lato debole degli interni della Samp: qui Barreca se la prenderà con Niang, per loro fortuna la palla di Praet è lunga e Barreto non arriva al tiro per pochi centimetri.

 

Come detto, anche il pressing della Samp ha funzionato molto bene, soprattutto nel primo tempo e soprattutto grazie all’incredibile disponibilità al sacrificio di Zapata e Quagliarella (del quale Giampaolo ha detto a fine partita che «fa le cose meglio di come gliele spiego») sempre pronti a disturbare anche i terzini e a ripiegare molto indietro.

 

Giampaolo, però, ha preso delle misure per supplire all’ampiezza degli esterni granata in fase di difesa posizionale, chiedendo ai suoi interni di allargarsi molto in fase di non possesso e a Ramírez di abbassarsi di diversi metri, rimodellando la Samp sulla forma di un classico 4-4-2.

 

Ma rispetto alla squadra di Mihajlovic, la Sampdoria ha dato l’impressione di avere un serbatoio di energie più ridotto, e di non poter sostenere questa intensità a lungo andare. La differenza nell’atteggiamento e nella qualità delle giocate tra primo e secondo tempo è stata significativa: la Samp è passata dal 58% di possesso palla con l’87% di precisione nei passaggi del primo tempo, al 42% di possesso palla con il 74% di precisione nel secondo.

 

Per rigenerare la squadra, Giampaolo ha cambiato i terzini, inserendo Bereszynski al posto di Sala (a fine primo tempo) e Murru per Strinic (a mezz’ora dalla fine) e ne ha guadagnato in corsa e in applicazione difensiva, ma non particolarmente in qualità.

 

Schermata 2017-09-18 alle 11.38.04
Anche con il 4-4-2 piatto, la Sampdoria soffriva i cambi di gioco e l’inferiorità al centro, quando Ljajic si abbassava. Nel gol del pareggio, oltre al grandissimo tiro di Baselli, va notato il ritardo di Gastón Ramirez, che prima del cambio di campo del Torino stava seguendo Rincón dal lato opposto.

 

Il lato oscuro del pressing alto

La fase di non possesso molto aggressiva da parte di entrambe le squadre, e i numerosi duelli che si sono venuti a creare in mezzo al campo, la partita ha seguito il ritmo di alcuni vistosi errori individuali, comprensibili in un contesto di questo tipo. Mihajlovic aveva preparato uno schema per il calcio di inizio che prevedeva l’addensamento di molti uomini nella zona destra della trequarti e un lancio lungo di Moretti in quella direzione, probabilmente verso la testa di De Silvestri: il lancio, però, è uscito fuori sbilenco e ha aperto le porte al contropiede della Samp, che è andata in vantaggio dopo appena 17 secondi dall’inizio.

 

Come spesso succede, al gol partecipano anche gesti tecnici di notevole qualità: è bello il passaggio morbido di Barreto a tagliare il campo, che scavalca la difesa granata, ed è molto bello il modo in cui Ramírez danza intorno al pallone per ritrovarselo sul sinistro prima che N’Koulou possa avvicinarsi. Sul cross dell’uruguaiano, Moretti si ritrova da solo in area di rigore contro Duvan Zapata, una sorta di sentenza già scritta: il difensore italiano sceglie di giocare d’anticipo sul passaggio ma sbaglia anche l’anticipo.

 

A questo punto emerge una delle migliori qualità del Torino di Mihajlovic, quello spirito combattivo che l’allenatore rivendica di aver riportato nell’ambiente granata, e che effettivamente permette al Toro di cavarsi fuori dalle situazioni più complicate (anche se non gli impedisce di rituffarcisi in uno schiocco di dita).

 

Fondamentale in questo senso la presenza fisica di Baselli, che era appena rientrato dall’infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fermo un mese, ed è stato subito lanciato nella mischia per via dell’emergenza a centrocampo (oltre a lui erano indisponibili anche Obi, Valdifiori e Acquah). Oltre al destro da trenta metri si è fatto apprezzare anche in occasione del secondo gol con un pressing aggressivo su Quagliarella, costretto a un retropassaggio che ha colto Sala in controtempo.

 

Anche in questo caso si è passati in pochi secondi dal controllo impreciso del terzino al fulminante sinistro sul secondo palo di Belotti (previa accelerazione palla al piede di Ljajic), confermando il trend di una partita frenetica e proprio per questo spettacolare.

 

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La grande applicazione del pressing del Torino è stata evidente fin dall’inizio: Ljajic stringe verso la palla chiudendo la linea di passaggio che porta a Torreira, mentre Barreca si alza sulla mezzala dal sul lato con Baselli vicinissimo pronto al raddoppio.

 

Il calo di energie

Se nel primo tempo le squadre hanno tirato in porta 14 volte in tutto, con 6 tiri dall’interno dell’area di rigore e 6 nello specchio della porta, nel secondo la qualità delle giocate e la lucidità delle scelte hanno subito un drastico abbassamento, producendo in tutto 10 tiri. Il Torino è stata l’unica delle due a tirare da dentro l’area di rigore (4 volte) ma i soli 2 tiri finiti dentro lo specchio della porta sono stati della Sampdoria.

 

Mihajlovic ha ottenuto poco dai cambi (Gustafson sembra acerbo, è stato lanciato per tamponare la carenza di centrocampisti; Boyé è stato molto fumoso, con l’attenuante del rientro post-infortunio; mentre il semi-debuttante Edera è entrato subito bene in partita) e a conti fatti avrebbe potuto ottenere qualcosa in più anche dai titolari.

 

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Gli xG dicono che le due squadre non hanno costruito molte occasioni chiarissime, ed evidenziano il secondo tempo di qualità molto inferiore da parte della Samp (0,9 xG nel primo tempo; 0,1 xG nel secondo). La squadra di Mihajlovic invece ha aumentato gli xG tra primo e secondo tempo, passando da 0,3 xG – perché i 2 gol sono frutto di prodezze individuali al di sopra delle aspettative – a 1,0 xG nel secondo – sprecati invece da imprecisioni individuali.

 

 

In merito alla partita di Niang, il tecnico è stato particolarmente duro: «Deve crescere e lo deve fare in fretta. Perché per trovare l’intesa con i compagni serve tempo, ma non serve tempo per lottare e mettere il fisico».

 

In effetti il francese è apparso abbastanza fuori luogo rispetto all’intensità profusa dal resto della squadra, tanto in occasione dei due gol subiti, in cui non accenna alcuno sforzo supplementare per coprire le transizioni della Sampdoria, quanto in una serie di azioni offensive (come i recuperi da posizione di fuorigioco o i tagli sul lato debole) in cui avrebbe potuto offrire un contributo più significativo, se si fosse fatto trovare al posto giusto nel momento giusto.

 

Ha comunque realizzato un assist, probabilmente involontario, con un passaggio leggermente fuori misura per Ljajic che Baselli ha raccolto e scagliato all’incrocio dei pali, e ha avuto la migliore occasione del secondo tempo per portare in vantaggio il Torino. È ancora un recupero alto, all’altezza del centrocampo, ad avviare l’azione, in cui emergono soprattutto le difficoltà della Sampdoria nel cambiare rapidamente la forma del rombo di centrocampo (le cose non sono molto migliorate quando al posto di Ramirez è stato spostato Praet in posizione centrale, con Linetty a sinistra).

 

La mezzala sinistra della Samp, Praet, si è ritrovata in posizione troppo stretta ed è in ritardo in copertura su Iago Falque, mentre il terzino sinistro (ancora Strinic in quel momento) è scappato all’indietro, forse spinto dalla sovrapposizione di De Silvestri. La distanza tra i centrali difensiva è dilatata dal movimento senza palla di Ljajic e Torreira si ritrova con un buco troppo grande da coprire. Iago Falque può alzare la testa e servire col piede forte l’inserimento di Niang sul lato opposto.

 

Soltanto il palo, colpito a tu per tu con Puggioni, gli ha negato la gioia di un gol che avrebbe riscattato una prestazione con più ombre che luci (1 solo tiro, questo, 2 passaggi chiave, 2 dribbling riusciti su 4 tentati, 3 volte colto in fuorigioco).

 

Tra le altre situazioni di gioco che la Samp ha sofferto ci sono state le ricezioni di Ljajic alle spalle di Torreira, che hanno aperto il campo in più di un’occasione alle transizioni dell’attacco granata. L’ultima opportunità della partita per il Torino, capitata sul sinistro di Edera, è nata proprio da un’uscita aggressiva di Torreira vicino all’area di rigore del Torino. Il suo stile di difesa è sempre molto aggressivo, volto a tagliare la linea di passaggio (e infatti è risultato l’uomo in campo con più intercetti, 3, come Strinic) ma non è sempre puntuale nella scelta di tempo. Con la palla tra i piedi, invece, si è confermato un maestro capace di tirarsi fuori da ogni tentativo di pressione.

 

La sostanziale parità, nel possesso e nelle occasioni, ha lasciato entrambe le squadre con un po’ di rammarico, ma tutto sommato in una confortevole posizione di classifica. Giampaolo ha detto: «Per noi è un pareggio importante, il Toro è una squadra forte e questo risultato migliora la nostra autostima», e ha poi aggiunto che non può permettersi di pensare all’Europa perché è solito programmare a breve termine. Una condizione di precarietà che aveva lamentato in estate ma con cui ha evidentemente deciso di scendere a patti.

 

Mihajlovic ha invece messo il risultato in una prospettiva personale, insistendo sull’idea che il Torino sia una grande squadra e da tale debba sempre cercare di vincere: «Se oggi non abbiamo vinto è demerito nostro, perché se segniamo un eurogol e poi regaliamo dietro, è colpa nostra».

 

Della grande squadra, anche in quest’occasione, il Torino ha dimostrato di avere i colpi: con Belotti, Baselli, Ljajic e Iago Falque, in attesa della crescita di Niang, l’attacco può trovare il gol anche nelle partite più complesse. E se manterrà l’atteggiamento aggressivo di questo inizio di campionato, anche quando il potenziale del Torino non sarà sufficiente per vincere la partita, il divertimento è comunque assicurato.

 

 

Tags : giampaolomihajlovicsampdoriatorino

Francesco Lisanti è nato a Matera nel 1994, a Torino si è laureato ingegnere, a Milano ha iniziato a lavorare. Deve tutto al blog di Wannabe Radio. Al momento si divide tra la passione per il calcio e la pianificazione della produzione.

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