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La sicurezza del Napoli fa paura
21 set 2017
21 set 2017
Contro una Lazio ben organizzata ma sfortunata, il Napoli ha aspettato il momento giusto per rompere gli argini.
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Anche se Lazio e Napoli si sono affrontate alla quinta giornata di campionato, la partita era importante per definire ambizioni e forza delle due squadre. Per i padroni di casa (perfetti in questo inizio di campionato dopo il pareggio interno all’esordio contro la S.P.A.L.) lo scontro serviva a misurare la distanza con il vertice assoluto della Serie A. Il Napoli, invece, incontrava il primo vero ostacolo contro cui misurarsi.

La passata stagione la Lazio di Inzaghi aveva fermato al San Paolo un Napoli ancora in fase di riorganizzazione dopo l’infortunio di Milik, per perdere poi nettamente la partita di ritorno all’Olimpico. E in entrambi i casi l’allenatore biancoceleste aveva optato appositamente la difesa a 3, per sabotare i temibilissimi meccanismi offensivi dei partenopei. Quest’anno, invece, la Lazio non varia più di partita in partita il suo schieramento difensivo, Inzaghi ha scelto di schierare una linea con 3 difensori in tutte la gare giocate fin qui, a dispetto dei soli 4 difensori centrali puri in rosa.

L’assenza di Wallace ha obbligato Inzaghi a schierare, davanti a Strakosha, Bastos alla destra di De Vrij, con Radu a completare il reparto. Più avanti Lucas Leiva ha occupato lo spazio davanti alla difesa con Parolo e Milinkovic-Savic ai suoi fianchi, mentre sulle fasce hanno giocato Basta e Lulic, con Luis Alberto alle spalle di Immobile.

Sarri ha confermato la sua formazione tipo, con l’unica eccezione di Christian Maggio al posto di Hysaj nel ruolo di terzino destro, e in mezzo al campo Jorginho e Allan preferiti a Diawara e Zielinski.

Il piano di difesa laziale

Le idee di Inzaghi per mettere in difficoltà il Napoli erano piuttosto chiare e definite. In fase difensiva la Lazio si schierava con un blocco basso e mescolava l’occupazione degli spazi centrali a dosi di controllo individuale sugli avversari.

Immobile e Luis Alberto, in orizzontale, affrontavano i due centrali del Napoli con il compito di chiudere il centro, per mettere in ombra Jorginho e dirottare la manovra del Napoli verso l’esterno. Basta e Lulic controllavano i terzini azzurri Ghoulam e Maggio, mentre in mezzo al campo Parolo giocava su Hamsik, e Milinkovic-Savic gravitava nella zona di Allan. Bastos era sempre pronto a uscire forte nell’half-space su Insigne, per togliergli spazio vitale là dove è maggiormente pericoloso, mentre Radu marcava i tagli profondi di Callejon.

Fondamentale, nella costruzione del sistema difensivo della Lazio, il saggio contributo di Lucas Leiva, cui era deputato il controllo dello spazio tra la difesa e il centrocampo, basilare nello sviluppo del gioco offensivo degli avversari.

Il 3-5-2 difensivo della Lazio.

La strategia difensiva era completata da fasi improvvise di pressing alto, innescato da specifici inneschi: il più comune era il passaggio di uno dei terzini del Napoli verso il proprio centrale di riferimento.

Il mix tra l’occupazione degli spazi centrali e degli spazi di mezzo e la pressione individuale operata dalla fase di non possesso della Lazio, ha creato più di un problema all’attacco del Napoli, che nella prima metà del primo tempo non è riuscito a svilupparsi con fluidità e pericolosità.

La Lazio chiude il Napoli in fascia e Maggio è costretto a servire Albiol. Sul passaggio all’indietro la Lazio si alza in pressing, Parolo addirittura andrà in pressione su Koulibaly, che sbaglierà il passaggio.

Il piano offensivo della Lazio

Le scelte difensive adottate da Inzaghi erano coerenti con la scelta strategica di attaccare sempre e comunque in spazi ampi. Il blocco basso, interpretato però in maniera aggressiva sugli uomini, preparava alla riconquista palla e lasciava lo spazio utile alle ripartenze della Lazio in campo lungo: la maniera migliore di sfruttare le qualità di un Ciro Immobile in forma psico-fisica eccezionale.

La coerenza delle idee di Inzaghi era evidente anche nella strategia adottata in fase di possesso palla. Se la passata stagione l’idea portante era quella di giocare in maniera verticale, per fare arrivare il pallone prima possibile sui piedi di Keita e Felipe Anderson e sfruttarne la velocità e il dribbling in campo aperto, la cessione del senegalese e l’assenza del brasiliano hanno spinto il tecnico biancoceleste a privilegiare una costruzione maggiormente palleggiata, in accordo con le diverse caratteristiche di Milinkovic-Savic e, soprattutto, del sorprendente Luis Alberto.

Contro il Napoli, Inzaghi ha perfezionato la sua strategia adattandola alle tendenze difensive degli avversari. Sulla falsariga di quanto visto nella partita di Champions League contro la Shakhtar Donetsk, il Napoli si è trovato ad affrontare una squadra che ha scelto di palleggiare in posizione particolarmente bassa al fine di attirare i suoi giocatori fuori posizione e liberare spazi alle spalle della zona di pressione. Inzaghi ha forzato la costruzione bassa a ridosso della propria area di rigore, con i tre difensori e Lucas Leiva, oltre al contributo attivo di Strakosha. Davanti al rombo di costruzione la Lazio alzava Parolo alle spalle di Hamsik, e al fianco sinistro di Jorginho si muoveva Luis Alberto.

L’idea era quella di liberare i due giocatori alle spalle del centrocampo del Napoli e mettere in mezzo, in inferiorità numerica, Jorginho. Al contempo, in maniera fluida, Milinkovic-Savic si apriva sulla fascia sinistra, disegnando uno schieramento asimmetrico con Lulic che stringeva per garantire densità al centro ed equilibrio, preparandosi all’eventuale transizione difensiva.

Lo schieramento tipo della Lazio in fase di possesso palla: Parolo si alza alle spalle della pressione di Hamsik e occupa assieme a Luis Alberto lo spazio ai fianchi di Jorginho. Milinkovic-Savic si apre a sinistra, Lulic si muove verso il centro per dare equilibrio posizionale.

Il Napoli ha affrontato la costruzione bassa della Lazio pressando con i suoi 3 attaccanti i 3 difensori e alzando una mezzala, più frequentemente Hamsik, su Lucas Leiva. Ma le uscite dei giocatori di Sarri, specie quelle della mezzala su Lucas Leiva, non erano sempre precise e consentivano alla Lazio di risalire il campo trovando Parolo o Luis Alberto alle spalle della pressione, oppure sfruttando la capacità di Immobile di resistere ai difensori e far risalire la squadra.

Così, attirando avanti il pressing del Napoli e giocando alle sue spalle, la Lazio riusciva a giocare su spazi ampi anche in fase di possesso palla, oltre che in ripartenza.

Le uscite del Napoli contro il palleggio basso della Lazio, con Hamsik che si alza sul vertice alto del rombo di costruzione biancoceleste.

Come l’infortunio di Bastos ha cambiato la partita

Nella prima metà del primo tempo le idee di Inzaghi si sono rivelate vincenti: la fase difensiva della Lazio ha imbrigliato bene le manovre offensive del Napoli e preparato ottimamente il campo per ripartenze lunghe che lo hanno messo in difficoltà. Anche la fase di possesso palla è stata efficace e capace di piegare a proprio vantaggio il pressing alto cui era invitato il Napoli.

Il gol di De Vrij, nato da una notevole iniziativa personale di Immobile, è arrivato dopo l’infortunio di Bastos, che Inzaghi ha sostituito arretrando Basta nel ruolo di centrale di destra e inserendo Marusic sull’esterno. La sostituzione di Bastos con Basta, proprio nel cuore della zona privilegiata dell’attacco del Napoli – lo spazio di mezzo di sinistra – ha aperto una prima crepa nel sistema difensivo di Inzaghi.

La scelta di difendere in parità numerica contro le 3 punte del Napoli è potenzialmente rischiosa, ma è spesso stata efficace per la capacità di una linea a 3 di occupare bene gli spazi di mezzo, dove i partenopei sviluppano buona parte della loro manovra di rifinitura, con le uscite aggressive dei centrali di destra e di sinistra. In questo caso, però, i tempi delle uscite sono ancor più fondamentali perché le imprecisioni lasciano potenzialmente esposta la linea difensiva contro gli attacchi in parità numerica da parte del Napoli.

La presenza di Basta al posto di Bastos privava la Lazio dell’aggressività e della fisicità del brasiliano proprio su Insigne e regalava tempi e spazi preziosissimi per il Napoli, abilissimo nello sfruttarli. Il palo colto da Hamsik dopo poco più di mezz’ora di gioco illustra bene le difficoltà dei biancocelesti ad arginare le trame del Napoli quando sbagliava i tempi delle uscite. Basta è uscito spesso in ritardo sulla ricezione di Insigne nello spazio di mezzo, lasciandogli tempo e spazio per girarsi e servire il taglio di Mertens, proprio verso la zona alle spalle di Basta.

Insigne può ricevere con troppa facilità e Basta si trova nella “terra di nessuno”. Mertens taglia alle sue spalle ed evidenzia i problemi della difesa a 3 contro 3 attaccanti se si sbagliano i tempi delle uscite. De Vrij è costretto a seguire Mertens aprendo un varco centrale.

Il taglio di Mertens porta inevitabilmente De Vrij, in uno contro uno con il belga, fuori posizione, lasciando sguarnito il centro della difesa della Lazio. Lo spazio liberato è aggredito mirabilmente da Hamsik che attacca alle spalle il tentativo di Lucas Leiva di occupare la zona centrale della propria difesa.

La Lazio va in pezzi

Ad inizio ripresa la Lazio è rientrata in campo con Murgia al posto di De Vrij, anche lui infortunato: Inzaghi non ha avuto altra scelta che arretrare Lucas Leiva al centro della difesa, schierando Parolo al centro del triangolo di centrocampo e Murgia in posizione di mezzala destra. Il sistema ha iniziato a scricchiolare, ma ha retto fino all’errore in marcatura di Marusic che su un corner ha lasciato incredibilmente libero Albiol di colpire di testa. Il gol del pareggio è servito da carburante per le gambe e la testa dei giocatori del Napoli, un macigno invece per quelli della Lazio.

Il gol del vantaggio di Callejon, appena 2 minuti dopo quello del pareggio di Koulibaly, è stato un concentrato degli errori della difesa della Lazio, imperdonabili contro la qualità del palleggio offensivo del Napoli. Inizialmente Murgia ha abboccato con troppo facilità a una finta di Jorginho, lasciando al mediano del Napoli la giocata in verticale. Basta, alle sue spalle, invece di proteggere il centro, è uscito lateralmente su Ghoulam, mentre Parolo non ha coperto lo spazio di mezzo attaccato da Hamsik.

Sulla ricezione di Hamsik, Lucas Leiva si è trovato in mezzo allo slovacco e a Callejon, non potendo che osservare gli avversari andare al gol.

Dopo la prodezza balistica di Mertens che ha inventato il terzo gol quasi dal nulla, la Lazio ha perso anche Milinkovic-Savic per infortunio ed è rimasta addirittura in 10 uomini per l’infortunio di Basta. Davvero troppo per pensare di rimanere in partita, in svantaggio di 2 gol, contro la qualità e la sicurezza nel palleggio del Napoli di Sarri.

Cosa ci dice la partita sulle ambizioni di Lazio e Napoli?

Inzaghi ha pensato un piano coerente con le caratteristiche della propria squadra e ben adattato su quelle degli avversari. L’idea di occupare in maniera aggressiva il centro del campo in posizione raccolta, per negare le zone vitali dello sviluppo delle manovra d’attacco del Napoli e creare lo spazio da attaccare in accordo con le proprie migliori qualità offensive è sembrato per buona parte del primo tempo vincente. Al contempo, rispettando la natura meno diretta dei calciatori che hanno sostituito di fatto Keita e Biglia - Luis Alberto e Lucas Leiva - la manovra d’attacco della Lazio è più palleggiata rispetto al passato.

La Lazio cominciava la propria azione in una posizione particolarmente bassa e esplicitamente orientata ad attirare la pressione del Napoli e ad allungare il campo, e il piano ha funzionato fino a quando l’allenatore della Lazio è stato costretto dagli infortuni a mettere mano al proprio schieramento. I sostituti, oltre ad abbassare sensibilmente la qualità tecnica complessiva della squadra, hanno stravolto le caratteristiche degli interpreti dello spartito disegnato, rendendo l’interpretazione di livello troppo basso per la forza dell’avversario.

Inzaghi è stato sfortunato e può essergli imputato solo di non avere cambiato lo spartito al variare dei suoi interpreti, ma le opzioni possibili erano davvero poche. Se la partita contro il Napoli doveva misurare la distanza della Lazio dal vertice del campionato, la prestazione della squadra ha confermato che i biancocelesti sono bene allenati e riescono a sfruttare ottimamente il loro potenziale, ma che la qualità complessiva della rosa è ancora distante da quella di una squadra di vertice come il Napoli.

La squadra di Sarri, da parte sua, ha una volta di più confermato che la qualità del suo gioco offensivo non consente agli avversari di giocare una fase difensiva meno che perfetta. In difficoltà nella prima parte del match contro l’occupazione aggressiva degli spazi e gli attacchi in un campo grande della Lazio, il Napoli ha dilagato appena i biancocelesti hanno abbassato il livello della loro prestazione, in particolare di quelle difensiva. I meccanismi di costruzione e rifinitura della manovra della squadra di Sarri sono troppo oliati e precisi per non resistere a momentanee difficoltà per poi emergere al minimo cenno di cedimento degli avversari.

E però, non vanno trascurate le difficoltà mostrate a difendere, durante le fasi di pressione alta, la zona alle spalle delle mezzali e ai fianchi di Jorginho, già viste in Champions League nella sconfitta contro lo Shakhtar Donetsk. Chissà che anche altri avversari non provino a replicare la strategia adottata dagli avversari degli azzurri in Ucraina e nella partita dell’Olimpico. Per contrastare la forza del Napoli, che sembra sempre più convinto delle proprie qualità, sarà davvero necessario uno sforzo di fantasia e coraggio da parte degli allenatori avversari.

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