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Daniele Manusia
Quindi, Kvaratskhelia ha avuto una brutta stagione?
22 mag 2024
22 mag 2024
Nell'anno terribile per il Napoli forse il georgiano non poteva fare di più.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Napoli-Empoli, dodicesima giornata, l’ultima di Rudi Garcia. La stagione è appena iniziata ma per il Napoli sembra aver già preso una brutta piega. Ha vinto solo 6 partite, ha perso con Lazio e Fiorentina in casa. Quel giorno allo stadio Maradona va in scena lo spettacolo di Etrit Berisha, il portiere dell’Empoli. Tra primo e secondo tempo ha già salvato il risultato parando tiri di Politano, Anguissa, Lindstrom e una prima volta, a dieci minuti dalla fine, a Kvaratskhelia. Quando di minuti ne mancano due al recupero il risultato è sempre fermo sullo 0-0 e Kvara ha un’altra occasione. Una punizione da sinistra di Zielinski viene respinta fuori area di testa, arriva nella zona di Lindstrom che prova a calciare al volo ma colpisce la palla così male che diventa una specie di passaggio per Kvaratskhelia, un po’ dietro rispetto allo spigolo sinistro dell’area piccola. Kvara non controlla benissimo ma la palla, sbattendogli sul ginocchio destro, gli si sistema davanti: da pochi metri di distanza calcia di collo pieno, tenendo la palla bassa e indirizzandola nell’angolo più lontano: Berisha allarga la gamba in spaccata e devia la palla lontana dalla porta. Poco dopo Kovalenko (con un’occasione quasi speculare a quella di Kvara, anche se da più lontano, calciando di destro dal lato destro dell’area, sul palo più lontano) segna il gol dello 0-1 finale che regala all’Empoli tre punti insperati.

Due giornate dopo il Napoli ospita l’Inter, già prima in classifica. In panchina c’è Mazzarri, che all’esordio si è tolto la soddisfazione di battere l’Atalanta a Bergamo. In quell’occasione Kvaratskhelia ha fatto le veci di Osimhen (in panchina, al ritorno dopo un mese di infortunio) segnando un gol di testa dal centro dell’area di rigore. Con l’Inter sembra subito un’altra partita sfortunata: Sommer fa un mezzo miracolo su un tiro da fuori di Elmas e poi Politano prende la traversa. Calhanoglu, invece, da fuori area lascia partire un fuoco d’artificio che vola in rete dritto per dritto a mezzo metro da terra. A inizio secondo tempo Osimhen sbaglia il controllo su un passaggio di Anguissa e il pallone diventa un auto-assist per correre dietro alle spalle di Acerbi. Il difensore torna sul pallone e forse fa fallo, Osimhen va a terra e la palla torna tra i piedi di Anguissa, che la gira a sinistra a Kvara: leggerissima pausa davanti a Dumfries, poi sterzata violenta sul sinistro. Darmian, dietro a Dumfries, raddoppia ma non arriva sul tiro, ci vuole un altra parata strepitosa di Sommer per togliere la palla del possibile 1-1 dalla rete. Tre minuti dopo Barella entra quasi in porta con il pallone, a cinque dalla fine Thuram fa 3-0 e il passaggio di consegne tra la squadra campione in carica e quella che lo diventerà a fine stagione è completato.

Non si può dire che Kvaratskhelia non ci abbia provato. E non si può di certo fargliene una colpa, per questioni di così pochi centimetri, più merito dei portieri avversari che della sua imprecisione. Questi sono due esempi che potrebbero essere la sineddoche del secondo anno di Kvicha Kvaratskhelia in Serie A. Perché, pur in una stagione così tragica per il Napoli, scivolato in pochi mesi e dopo tre cambi di allenatore al decimo posto in classifica, non c’è niente da rimproverare proprio a lui, specialmente a lui. Ed è più o meno quello che hanno detto i tifosi del Napoli, quando Kvara è finito nella short-list dei premi di Ultimo Uomo come più grande delusione di questa stagione, nella selezione della redazione, cioè, arrivato poi con i voti dei lettori appena dietro a Ciro Immobile, evitando la beffa del premio negativo per una manciata di preferenze. Come è possibile, quindi, che ci sia una difformità di giudizio così schizofrenica tra chi sottolinea numeri di assist non così lontani dalla scorsa stagione (al momento parliamo di 11 gol e 7 assist, coppe comprese, contro i 14+14 del 2022/23) e sostiene, anzi, che Kvara sia stato l’unico vivo in una squadra morente, e chi si aspettava comunque di più da lui?Da una parte Don Chisciotte che lotta, da solo, contro i mulini a vento di una stagione che sembra una punizione, il contrappasso, quasi, per la gioia di uno scudetto durato mesi; dall’altra un talento che genera aspettative forse troppo grandi, promesse involontarie che ancora non è in grado di mantenere. In ogni caso la stagione 2023/24 non ha rimesso in discussione il valore di Kvaratskhelia, piuttosto ha spostato il discorso su quale sia il suo vero potenziale.Quali aspettative avevamoLo scorso anno Kvaratskhelia è arrivato in Italia come un alieno sceso dall’astronave, oggetto esotico totalmente misterioso. Lo avevamo presentato come un tipo di talento controculturale, per il calcio italiano, un giocatore che ama correre rischi, dall’alto volume di giocate e che, per forza di cose, perde anche molti palloni. Dopo due giornate aveva segnato 3 gol e fatto 1 assist, ma quando alla sua terza partita ha trovato Dodo a marcarlo con aggressività, subito si era creato un vociare per sminuirne le qualità. Impermeabile a un discorso che si era già fatto gigantesco intorno a lui, Kvaratskhelia ha trovato una solidità tale da convincere quasi tutto il pubblico italiano e arrivare a vincere, a fine anno, sia il premio come miglior giocatore del campionato che quello come miglior acquisto, votato sempre dalla redazione e dai lettori di Ultimo Uomo. Oltre a vincere il premio per il miglior gol (quello segnato all’Atalanta) e ad entrare nel top 11 stagionale premiato al Gran Galà del Calcio lo scorso dicembre.Come sempre, in Italia, critiche e riconoscimenti vanno a braccetto. Ma c’è qualcosa in Kvaratskhelia che in realtà piace più o meno a tutti. Forse è qualcosa nel suo fisico, o nell’atteggiamento umile e battagliero con cui gioca, lo sguardo basso e la “vena sul collo” che tanto piaceva a Spalletti: fatto sta che Kvara ha convinto gli italiani di non essere il tipo di giocatore di fascia lezioso e svogliato su cui non sai mai se puoi contare. Kvaratskhelia scende sempre dal letto col piede giusto, magari non segna o non fa assist, ma si sbatte per farsi vedere dai compagni, per ricevere più palloni possibile, ogni santa partita. È sempre ispirato, l’interruttore è sempre acceso, il suo estro non è capriccioso e volubile, e quando non funziona - e quest’anno è capitato spesso che per il Napoli le cose non funzionassero - lui sembra più frustrato di noi che lo guardiamo. Non sorride, non scrolla le spalle, guarda a terra come il poeta tormentato che ha dipinto il New York Times in quel celebre ritratto in cui veniva definito “leggenda istantanea”, aspetta solo di potersi rifare.Su Kvara si può contare: gli dai palla isolato a sinistra e sai già che punterà il suo avversario, facendolo indietreggiare, temporeggiando, in equilibrio su un filo invisibile sospeso tra lui e il marcatore, aspettando il momento giusto per allungarsi la palla lungolinea, sul sinistro, o per rientrare sul destro e tentare la giocata: il cross, oppure il tiro. E più si avvicina alla porta, più è pericoloso (quando la palla è a destra, il Napoli di fatto ha una seconda punta in area, dietro a Osimhen). Non è solo il suo talento, ma anche la rabbia, il senso di appartenenza e comunione con lo spirito del Napoli che quest’anno, è venuto fuori. Perché i giocatori di carattere si vedono nella gioia, ma soprattutto nel dolore.

Certo, anche nella stagione 2022/23 non era andato tutto proprio come nelle favole: ha smesso di segnare a metà marzo e ha sbagliato un rigore importante nei quarti di finale di Champions League contro il Milan (in cui aveva brillato la sua nemesi, il suo opposto speculare, Rafa Leao). Giocatori di primissima fascia in quel tipo di partite fanno sentire il loro peso. E Kvara è un giocatore di primissima fascia, giusto? Quest’anno di partite ne ha giocate parecchie con il Napoli. Quarantaquattro, saltandone appena quattro ed entrando dalla panchina tre volte. Nonostante il periodo in cui Rudi Garcia lo sostituiva tra il sessantesimo e il settantacinquesimo (è uscito otto volte nelle prime undici giornate) è stato il quinto più utilizzato dopo Lobotka, Anguissa, Di Lorenzo e Meret. Con ancora una giornata da giocare, il Napoli ha subito 11 sconfitte (più della metà delle quali in casa) e delle prime in classifica ha battuto solo l’Atalanta a novembre e la Juventus a marzo. E in tutte queste partite a Kvara è sempre mancato qualcosa: a volte è stata questione di pochi centimetri, a volte gli è mancato il sostegno della squadra, a volte però si sono anche visti i suoi limiti.Se si confrontano le statistiche Statsmbomb della scorsa stagione di Kvara e di quella attuale non ci sono grandi differenze. Anzi, adesso tira di più (3.92 tiri ogni novanta minuti, nessuno in Europa, tra i trequartisti e gli esterni, tira di più), genera più xG (0.31, è nell’8% dei trequartisti migliori) e dribbla persino di più (3.22, nel 4% migliore). Perde persino meno palloni (sempre parecchi, 4.55, ma meno dei 5.5 dello scorso anno).

L’ombra rossa, più grande in quasi tutti i punti, è quella della stagione 2023/24, quella blu si riferisce alla stagione passata.

L’unico, macroscopico, calo, riguarda gli assist potenziali (che poi si rispecchia anche negli assist effettivi stagionali, dimezzati). Se la passata stagione era nel 5% migliore, quest’anno è appena sopra la media del ruolo. Bastano l’assenza di Osimhen in molte partite, i cambi di allenatore, la scarsa brillantezza generale della squadra a giustificare il calo nella zona di rifinitura - forse l’aspetto più importante per il suo ruolo, quello che fa la differenza tra un giocatore fortissimo e uno che fa segnare la propria squadra?Il contesto in parte giustifica Kvara, questo è fuori dal dubbio. Quest’anno in alcuni momenti ha giocato senza la spinta di un terzino che gli desse un’opzione di passaggio e creasse spazio (in questo senso la presenza di Mario Rui ha fatto la differenza) ed è almeno dalla metà della scorsa stagione che ogni squadra avversaria sa che deve raddoppiarlo e, nelle situazioni più statiche, lo triplica anche più che volentieri, lasciandogli lo scarico all’indietro come unica alternativa a una giocata forzata.

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Un esempio di Kvara che forza la giocata.

Oltretutto in Serie A ci sono difensori laterali di alto livello tecnico che possono competere con Kvara sul pallone, spesso inseriti in sistemi che si orientano sull’uomo e che provano a farlo giocare il più possibile spalle alla porta.In condizioni del genere la linea laterale, da zona di comfort, si può trasformare facilmente nel collo di un imbuto. Per tutti gli esterni, ma in particolare per un giocatore come Kvaratskhelia, tecnico, sì, ma non esattamente un giocatore da spazi stretti; creativo, ma anche ripetitivo, un po’ prevedibile.

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Vedere le difficoltà individuali di Kvaratskhelia non deve essere però un modo per ridimensionarlo. Quasi nessun giocatore può giocare bene indipendentemente dal contesto, anche quelli semi-onnipotenti come Vinicius Jr. devono comunque aspettare l’occasione giusta e incappano in partite in cui il margine di manovra si riduce fino quasi a sparire. Senza contare il fatto che Kvara è ancora molto giovane, ha compiuto 23 anni lo scorso febbraio e se è quasi coetaneo di Vinicius, per continuare con questo parallelo, è appena alla sua seconda stagione in un grande campionato europeo mentre il brasiliano sta finendo la sesta: l’esperienza non dipende solo dalla data di nascita.Il punto è esattamente questo: l’aspettativa - il desiderio deluso, per così dire - era che Kvaratskhelia, dopo una prima grandissima stagione d’esordio, si rivelasse più forte del contesto intorno a lui. Non solo degli avversari, del campionato che ormai gli aveva disegnato un bersaglio dietro la schiena, ma anche superiore alle disfunzionalità della sua squadra. Che potesse, cioè, essere, diventare, un trascinatore, un uomo-squadra.Una cosa che in parte fa già con la sua Nazionale, la Georgia, essendo il giocatore più talentuoso, ma che lo scorso anno non ha dovuto fare - quel ruolo era preso da Osimhen - e che in Serie A richiede un livello e una costanza superiore. Ma anche qui: Kvara ci ha provato, da una parte ha assecondato la sua tendenza naturale a venire dentro al campo, dall’altra ha cercato (spinto ovviamente dalle richieste degli allenatori) una via d’uscita dall’imbuto aumentando la propria influenza in zone più centrali di campo, il mezzo spazio e anche la zona di rifinitura centrale. Come detto fin dall’inizio, Kvaratskhelia è un giocatore di volume. Possiede, a mio avviso, le qualità per fare un giorno da riferimento anche al centro, in modo più vicino, per capirci, a un dieci tradizionale. Deve migliorare nei controlli, nella difesa della palla con l’uomo dietro, nel modo in cui si orienta negli spazi stretti, però. I piedi sono assolutamente all’altezza - quelli, come la sua creatività, hanno potenzialità illimitate - ma si vede che non è abituato, che non è impostato per giocare in quel modo.

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Fisicamente non è un peso leggerissimo, è potente e veloce, quando allunga il passo, ha una buona esplosività (è molto bello il modo in cui corre sulle punte quando accelera, come fa anche Mbappé) ma non è elettrico come Musiala e Wirtz, due talenti nati per giocare a calcio dentro una stanza piena di mobili. Tende ad abbassare la testa, quando entra dentro al campo, limitando le connessioni con i compagni, a cui si appoggia quasi solo per scaricare il pallone in situazioni ferme, oppure in conduzione, quando c’è spazio. Ed è ovviamente molto meglio quando ha spazio per portare palla in verticale, a quel punto quasi non cambia niente se si trova in fascia o al centro.Per ora, Kvara è prima di tutto un grandissimo esterno, la cui forza e pericolosità risiedono nella capacità di usare entrambi i piedi, per crossare palloni morbidi al centro dell’area col sinistro o per arrivare al tiro col destro. O viceversa: per crossare di destro verso la porta, dopo essere rientrato evitando l’uno contro uno, o per strappare sul sinistro e calciare di collo pieno quando si trova dentro l’area di rigore. Quando ha un minimo di spazio davanti a sé, Kvaratskhelia è praticamente indifendibile. Non è perfetto, preciso al 100%, ma è usurante, continuo, infaticabile, e gli basta un’azione buona per essere decisivo.

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Qui prende palla dentro la sua metà campo e con due uomini addosso arriva al tiro da dentro l’area di rigore.

Questo però non fa di lui, ancora, un giocatore in grado di piegare la partita e darle la forma che vuole sempre e comunque. È generoso, ma quando viene dentro al campo sembra togliere qualcosa alla propria squadra - la sua pericolosità, appunto - piuttosto che aggiungere qualcosa a quanto potrebbero (o dovrebbero) fare le mezzali del 4-3-3 in cui sembra tagliato per giocare. Insomma, se di delusione si tratta, lo è in questo senso. Kvaratskhelia è molto più un giocatore “da sistema” di quello che si crede, è più vicino ad ali vecchio stampo come Robben, Ribery o anche Mahrez, piuttosto che a talenti arroganti e polifunzionali, a lui contemporanei, come Mbappé o Vini Jr. A questo punto la domanda è: lo vedremo crescere da vicino? Avremo questo privilegio? De Laurentiis di recente ha ricordato che il suo contratto arriva fino al 2027 e che i contratti vanno rispettati - per completezza ha anche detto: «Dobbiamo essere sempre quelli che lo prendono in quel posto?». Se così sarà allora la domanda diventa: il Napoli costruirà una squadra alla sua altezza, anziché aspettarsi che Kvaratskhelia risolva tutti i problemi?

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