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Kostic è il fulcro di questa Juventus
18 nov 2022
L'esterno della Juventus ha vinto il premio di calciatore del mese AIC di novembre.
(articolo)
7 min
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Fotoarena / IPA
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Filip Kostic ha vinto il premio di calciatore del mese AIC di novembre, raccogliendo quindi lo scettro da Kim Min-Jae, che aveva vinto a ottobre.

Filip Kostic è arrivato alla Juventus il 12 agosto, accolto tra lo scetticismo di alcuni e l'entusiasmo di altri. Cosa poteva dare all’attacco di Allegri, un attacco pieno zeppo di calciatori fenomenali, un esterno di trent’anni con una carriera quasi interamente spesa in Germania e non in squadre di primissimo piano? La risposta era una, ed era anche piuttosto semplice: i cross (per Vlahovic). Kostic è un esterno in un certo senso anacronistico, che eccelle in un fondamentale che il calcio moderno sta provando, se non proprio a cancellare, quanto meno a trasformare (i cross statisticamente utili, si è scoperto, sono quelli dalla trequarti messi tra difesa e portiere o quelli arrivati dalla linea di fondo, preferibilmente da dentro l’area di rigore). Eppure, a livello statistico, Kostic è stabilmente tra i giocatori più creativi d'Europa. Dal suo arrivo in Bundesliga solo Muller ha fatto più assist di lui e, ovviamente, nessuno ha crossato più di lui.

Vista così, il suo inserimento alla Juventus poteva sembrare semplice, se tutto quello che deve fare Kostic è crossare. Ma non è stato così. Il gioco del serbo era stato esaltato all’Eintracht da un sistema che lo vedeva esterno a tutta fascia di un 3-5-2 o di un 3-4-2-1, moduli che gli lasciavano spazio davanti per attaccare sfruttando la potenza della sua corsa. Nel 4-3-3 con cui Allegri stava provando a disegnare la Juventus di questa stagione, invece, a Kostic veniva chiesto di partire da una posizione più alta o addirittura di entrare dentro al campo per lasciare spazio a Alex Sandro o Rabiot sulla fascia.

Contro la Fiorentina, addirittura, Kostic è stato il giocatore con l’altezza media per distacco più alta della Juventus.

Paradossalmente per Kostic ricevere negli ultimi metri di campo è un problema: il serbo non è un buon dribblatore (0.6 dribbling riusciti per 90’ in Serie A, su un numero molto basso, gli esterni nel nostro campionato si attestano sui 2 circa), né un esterno associativo o con una raffinata creatività che possa funzionare anche nei mezzi spazi. Costringerlo ad avere il pallone tra i piedi in maniera statica nell’ultimo quarto di campo lo svantaggiava molto. In una squadra che sembrava semplicemente inceppata in attacco, Kostic sbatteva sui suoi limiti, non riuscendo a ripetere quanto visto in Germania.

Non è un caso, quindi, che la svolta decisiva per Kostic (e per la Juventus) sia arrivata col passaggio al 3-5-2, dopo un timido tentativo di 4-4-2 visto contro il Milan e il Maccabi (due brutte sconfitte). Un modulo che Allegri si è trovato a dover adottare anche per necessità, vista l’assenza di terzini - con Alex Sandro e Danilo ormai diventati centrali - e di esterni offensivi, ma che sta esaltando Kostic (e altri compagni), anche grazie a un generale miglioramento della condizione atletica.

Già dalla partita col Torino si è iniziato a vedere come Kostic potesse banchettare con la sua fisicità in Serie A. Contro una delle squadre più intense del nostro campionato, il serbo aveva vinto alcuni duelli contro Ola Aina di pura forza. In quella partita sua era stata la giocata che aveva portato Kean ad avere l’occasione migliore, sprecata, della partita; suo, pochi minuti dopo, un perfetto cross sulla testa di Vlahovic, dopo un controllo di petto coi piedi quasi sulla linea.

Arriviamo allora alle ultime partite, quelle che gli hanno permesso di vincere il premio di giocatore del mese AIC di novembre, battendo Victor Oshimen (2 gol e 2 assist nelle tre vittorie novembrine del Napoli), Federico Baschirotto (che ha bagnato con un gol il suo momento d’oro, in un Lecce in ripresa) ed Edin Dzeko (autore di uno dei gol più belli della stagione contro il Bologna). In una Juventus che ha ritrovato coesione e brillantezza, ma che - per via delle assenze e anche per una difficoltà che sembra atavica - crea ancora poche occasioni, Kostic è un approdo sicuro sulla fascia sinistra sia per far risalire il pallone con le sue progressioni palla al piede, sia per rifinire l’azione con i suoi cross. Il serbo è il giocatore della Juventus che in Serie A ha più assist (5), più cross (105), più occasioni create (27), più partecipazioni dirette ad azioni che hanno portato a un tiro (46).

Il picco delle sue prestazioni è arrivato contro l’Inter, in una vittoria esaltante per i bianconeri. Il serbo ha servito i due assist per i due gol che hanno deciso la sfida e lo ha fatto al termine di azioni che, in modo diverso, spiegano come sta diventando un giocatore decisivo in Serie A, pur facendo fondamentalmente due cose: correre dritto davanti a sé e crossare.

Nella sua semplicità, l’azione del primo assist per Rabiot è impressionante: Kostic vince il duello fisico con Barella, non certo l’ultimo arrivato, poi si mangia 70 metri di campo palla al piede senza che l’avversario possa recuperarlo, né Calhanoglu avvicinarsi. Arrivato in corsa appena oltre la linea dell’area di rigore riesce, sempre correndo, ad alzare la testa e di sinistro a mettere un cross basso e tagliato preciso sulla corsa di Rabiot, che poi è bravo ad aprire il piatto quel tanto che basta per battere Onana.

La sua capacità di trovare l’uomo con un cross, pur in corsa o con l’uomo addosso, è quasi ipnotica, richiede un talento particolare che non è solo tecnico o fisico (è anche difficile spiegare cosa differenzia un cross buono da uno cattivo). Si vede ancora meglio, forse, nel secondo gol della Juventus, quando su un contropiede riceve da Di Maria, si protegge dal ritorno di Bellanova, con la suola del sinistro si sposta il pallone verso l’interno e mentre cade trova un passaggio per Fagioli che sta arrivando dall’altro lato; un assist che in diretta era sembrato quasi casuale, ma che invece evidenzia una lettura non banale della disposizione di compagni e avversari dentro l’area di rigore. Nella stessa partita aveva messo in mostra altre due giocate del suo repertorio: il calcio d’angolo per il gol di Danilo poi annullato dal VAR e un tiro al volo da posizione molto angolata che Onana era riuscito a deviare sul palo.

Contro la Lazio, una squadra che si difende molto stretta, Kostic ha confermato il suo stato di forma. Cercato con grande continuità dai compagni, da un suo tiro è nato il facile tap-in di Kean e, più in generale, per la difesa della Lazio contenerlo è stato un grosso problema (pur giocando 63 minuti è stato il calciatore in campo più coinvolto in azioni che hanno portato a un tiro della partita).

Per giudicare il suo impatto, oltre le grandi prestazioni di novembre, è interessante fare un confronto con Cuadrado, che occupa la sua stessa posizione ma a destra. Per molti anni il colombiano è stato il rifugio creativo più affidabile per i bianconeri. In maniera diversa da Kostic, meno potente ma sicuramente più abile nell’uno contro uno, la sua capacità di “creare qualcosa” è stata fondamentale quando la Juventus aveva difficoltà ad attaccare passando per il centro. In questa stagione, in Serie A, i due hanno giocato più o meno gli stessi minuti, ma i numeri di Kostic sono praticamente doppi rispetto a quelli di Cuadrado: 5 assist a 3, 3.9 xA a 1.9, 105 cross a 44. Numeri che in parte raccontano l’evidente calo fisico di Cuadrado, ma anche quanto la Juventus abbia spostato il suo punto d’attacco preferito a sinistra, dopo anni in cui invece creava principalmente a destra.

Ora ci sarà una lunga pausa mondiale in cui Kostic proverà a fare le stesse cose con la maglia della Serbia il più a lungo possibile. Al suo ritorno dovrà condividere le responsabilità creative con Chiesa, Pogba e Di Maria, tre che in questa prima parte di stagione sono stati o totalmente o a lungo indisponibili. Per Kostic c’è la possibilità di coesistere con loro senza snaturare il suo gioco? Allegri, vagamente interrogato a riguardo, ha detto che «Se Kostic impara, ma imparerà sicuramente, magari un domani potrà fare il terzino». Difficile vederci un futuro nel ruolo per il serbo che non sia un regresso. Starà all’allenatore trovare una soluzione ideale, intanto Kostic a 30 anni, continua a confermarsi come uno dei migliori creatori di gioco in Europa, con uno stile che ci sembrava superato.

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