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Kimmich e Davies sono le armi più pericolose del Bayern Monaco
17 ago 2020
17 ago 2020
Senza i suoi due terzini la squadra di Filck non sarebbe così devastante.
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Come tutti si saranno accorti ormai, il Bayern è la squadra più devastante di questa edizione della Champions League. Uno tsunami in grado di sommergere di tiri in porta gli avversari fino a quando non cedono.

La squadra di Flick ha chiuso il girone a punteggio pieno con una differenza reti di +19 e ha passato gli ottavi con un complessivo 7-1 al Chelsea. Prima ovviamente di battere il Barcellona per 8-2. Il Bayern Monaco gioca con una determinazione e una padronanza dei propri mezzi che ricorda quella della squadra bavarese allenata da Heynckes nel 2013 - una delle migliori versioni della storia del Bayern e anche l’ultima ad aver vinto la Champions League. Di questo Bayern Monaco, per adesso, rimarrà sicuramente alla storia l'incredibile 8-2 finale contro il Barcellona. Un risultato storico, non solo perché rappresenta la più grande sconfitta della storia della squadra catalana in Europa e una delle peggiori in assoluto nella storia di tutta la competizione, ma anche per come è arrivato. Cioè dopo una partita in cui la squadra bavarese ha tirato 26 volte, di cui 14 nello specchio, producendo 5,9 xG totali. Una devastazione.

Il primo gol contro il Barcellona arriva già al quarto minuti di gioco e gli altri sono concentrati su ondate di 10 minuti ciascuna in cui il Bayern segna tre volte, dal 22esimo al 31esimo la prima volta e dal 82esimo al 89esimo la seconda volta. Come se fossero cariche di cavalleria.

Il gol simbolo della serata, quello che rappresenta al meglio l’immagine della forza attuale del Bayern Monaco, è per me quello del 5-2 segnato dal terzino destro Joshua Kimmich su assist del terzino sinistro Alphonso Davies. Ovviamente c'è l'attenuante della stanchezza a quel punto della partita e dell'inerzia psicologica tutta a favore della squadra tedesca. Ma un gol nato da una fase di attacco posizionale in area piccola dopo un cross ravvicinato da terzino a terzino non può che simboleggiare tutto il dominio tecnico, tattico e atletico del Bayern Monaco.

Davies ha effettuato un solo passaggio a Kimmich in tutta la partita. Cioè l’assist per il gol che chiude la partita.

Non si può quindi parlare della forza del Bayern senza parlare delle incredibili qualità dei suoi due terzini, così diversi tra loro eppure così entrambi necessari alla propria squadra.

Alphonso Davies viene da una stagione straordinaria che ci aveva portato pochi giorni fa ad inserirlo tra i giocatori più veloci dell’ultimo ventennio, pur avendo ancora solo 19 anni e giocando nel Bayern solo dallo scorso anno: «Quando si tratta di divorarsi l’esterno sinistro, in avanti all’indietro, con o senza palla, Davies è bruciante. Sembra conoscere qualche trucco per teletrasportarsi da un frammento spazio-temporale all’altro». In pochi mesi Davies ha impressionato tutti per la sua capacità di percorrere il campo a grandi falcate senza però perdere in precisione tecnica. Di lui si parla quasi esclusivamente in termini atletici ma quel dribbling su Semedo, e quella pausa prima dell’assist, rivelano una sensibilità tecnica che va molto oltre la descrizione di un giocatore in grado solo di bruciare il campo sotto i suoi piedi.

Da questo istante Davies supera con il controllo la blanda pressione di Messi, poi con un tocco di esterno in anticipo anche quella più convinta di Vidal e infine, in uno contro uno, fa prima ballare e poi franare a terra Semedo. Kimmich a fine partita ha commentato così: «Incredibile. Mi sono quasi vergognato per quanto fossi contento dopo il gol, perché è stato al 99%, ovviamente, un suo gol. Alla fine io ho solo dovuto spingerla dentro. Che giocatore di classe mondiale».

Questa azione ha un valore ancora maggiore se pensiamo che Semedo è stato portato a Barcellona per la sua capacità di conduzione del pallone e di corsa in generale. E Semedo è stato spazzato via in quel modo da Davies, dimostrando una certa inesperienza nell'uno contro uno difensivo, ovviamente, ma soprattutto un dislivello atletico che non sembrava possibile. Mentre Davies lo supera, Semedo cade mentre lo rincorre perché arranca - lui che non ha la palla, e che dovrebbe essere quindi facilitato in conduzione. Il confronto tra i due giocatori è stato impietoso.

Nonostante quanto dichiarato da Kimmich nel post-partita, però, in questo gol c'è anche molto di suo. In particolare il merito di leggere il momento giusto per tagliare al centro dell’area, attaccando il lato cieco di Frenkie de Jong. È facile prendersela con l'olandese dicendo che avrebbe dovuto girare la testa mentre stava osservando Davies avanzare sul campo come Attila, ma quella porzione di campo va attaccata. E va attaccata al momento giusto.

Al contrario di Davies, però, anche prima di questa partita eravamo già consapevoli di quello che può fare Kimmich, un giocatore estremamente pratico, se così si può dire. Il centrocampista tedesco in campo fa sempre accadere qualcosa, e non c’è un suo intervento sul pallone che non abbia un significato per aiutare la squadra. Se riceve libero e vicino all’area la metterà a giro per Lewandowski o Müller; se invece riceve sulla trequarti la mette dietro la difesa per il compagno che taglia dalla seconda linea; se riceve con un compagno a poca distanza farà invece un triangolo per superare il suo uomo prima di arrivare sul fondo; se vede lo spazio giusto si butta lui in area. Kimmich, in altre parole, è un compendio di ogni possibile azione che un giocatore dovrebbe fare partendo dall’esterno.

Per fare un altro esempio: sul gol del 4-1, su di un lancio di Boateng, Semedo si fa soffiare il pallone da Lewandowski che devia verso Perisic. Il croato crossa verso il secondo palo vedendo il taglio di Gnabry da destra, che porta Jordi Alba alla diagonale difensiva per contrastarlo. Il pallone rimpalla sul lato dell’area dove viene raccolto da Kimmich tutto solo, che può crossare subito verso l’area piccola dove Müller appostato può mettere in rete. Il cross è preciso, ma gran parte della fortuna del suo cross sta in realtà nel posizionamento iniziale. Kimmich si è messo esattamente dove sarebbe potuto finire il rimpallo. Il centrocampista tedesco non può essere dominante né atleticamente né a un livello di talento puro. Sono le sue letture tattiche a renderlo un incubo da affrontare.

Kimmich riceve palla sul lato forte da Müller in una zona teoricamente sotto controllo per il Barcellona e subito alza la testa. Il centrocampista tedesco nota come Goretzka si sia buttato in avanti alle spalle di Vidal. Pur essendo destro va a calciare col sinistro così da dare un giro a uscire al pallone e farlo finire alle spalle di Piqué in area, con il compagno che se la ritrova sul petto. Davanti alla porta, però, il compagno sbaglia il gol del 5-1 calciando sopra la traversa.

C'è da dire, a ulteriore conferma del suo talento, che Kimmich non ha neanche giocato la stagione da terzino. La sua sensibilità nella distribuzione e la sua intelligenza tattica è tale che Flick l’ha utilizzato come centrocampista in 31 delle 42 partite giocate in stagione tra Bundesliga e Champions League. Il Bayern ha addirittura preso in prestito il terzino destro Alvaro Odriozola dal Real Madrid per giocarsi il posto con Benjamin Pavard per il ruolo, certificando come a livello di pianificazione Kimmich è per loro un centrocampista. Ma come successo sotto Guardiola a Lahm, la verità è che Kimmich gioca dove serve di più alla squadra e non è un caso se all’infortunio di Pavard è tornato lui come terzino destro titolare in questa Champions League contro il Chelsea prima e ora il Barcellona.

I due terzini sono stati fondamentali nella vittoria con il Barcellona anche tatticamente. Con la palla il Bayern si è ritrovato contro un Barcellona disposto con un 4-4-2 in cui Sergi Roberto e Arturo Vidal facevano gli esterni alti. Il Barcellona ha provato a proteggere il centro, schermando le linee di passaggio verso la trequarti. Il Bayern Monaco, di fronte a questo ostacolo, ha quindi abbassato Thiago tra i centrali alzando contemporaneamente Davies e Kimmich ad attaccare l'ampiezza.

Thiago Alcantara, senza dover subire alcun tipo di pressing da parte di Suarez e Messi, ha potuto quindi permettersi di dirigere il gioco a piacimento. In questo modo, il Bayern si disegnava con una specie di 3-3-4 dove le ali stringevano nei mezzi spazi e allo stesso Thiago era data poi la licenza per risalire successivamente il campo al fine di giocare dietro alle due punte avversarie. Aiutato dalla fluidità del proprio fronte d’attacco e dalla sua capacità di spezzare continuamente la linea difensiva avversaria, Flick si è fidato ciecamente delle capacità tattiche della sua squadra e di quelle atletiche dei due terzini nel gestire da soli tanta porzione di campo. Solo con due terzini così, uno cioè devastante nella corsa e uno quasi impeccabile nella gestione del possesso, è possibile sostenere una tale architettura tattica, che in caso di perdita non sarebbe difendibile se non correndo all’indietro.

Più in particolare, Flick ha chiesto a Davies di puntare l’uomo e di dare profondità lungo la fascia sinistra non appena vedeva il campo libero davanti. Non a caso sui suoi piedi sono finiti molti dei lanci di Boateng. A Kimmich, invece, è stato chiesto inizialmente di rimanere più cauto e fungere da regista arretrato per la manovra, puntando a muoversi in avanti solo se necessario o a crossare per i tagli dei compagni in area. Anche le statistiche hanno riflesso i rispettivi compiti: Davies ha chiuso con 5 dribbling riusciti (sui 5 tentati), Kimmich con 8 cross fatti (e 7 passaggi chiave).

Senza palla l'obiettivo del Bayern Monaco era quello di indirizzare la palla indietro fino a ter Stegen (con Lewandowski che copre Busquets, e Müller e Perisic i due centrali) forzando poi un passaggio lungo laterale. Il Bayern dopo un inizio di partita di rodaggio (e più aperto di quanto probabilmente ricorderemo in futuro) è andato a pieno regime con il pressing altissimo, con una linea difensiva a metà campo, con Alaba e Boateng su Messi e Luis Suárez e i due terzini ad alternarsi tra la linea difensiva e la salita fino oltre la metà campo.

Flick per non concedere la superiorità nella fascia centrale del campo al Barcellona e il suo rombo si è fidato della superiorità atletica di Davies e Kimmich nel rientrare in copertura e cambiare la propria zona di campo a seconda di dove si trovava il pallone per il Barcellona. Questo in altre parole significava lasciare anche Semedo e Alba soli larghi lungo la linea laterale inizialmente pur di avere superiorità numerica rispetto al terzetto Vidal, Messi e Suárez. Nel caso in cui un cambio di gioco trovava Semedo libero, Davies si sganciava dalla linea difensiva e andava a contrastarlo per l’uno contro uno. Anzi era lo stesso Bayern a voler forzare questa situazione proprio per non concedere spazio nella fascia centrale del campo, sapendo che né Semedo né Jordi Alba sarebbero stati in grado di superare palla al piede Davies e Kimmich.

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Persino il gol che apre la partita al quarto minuto di gioco nasce da questa situazione. Da una palla recuperata a centrocampo cioè proprio da Davies, dopo Piqué aveva trovato libero Semedo sulla fascia destra. Lasciare liberi inizialmente i terzini avversari e mantenere una linea alta è ovviamente un rischio enorme e infatti il Barcellona inizialmente ha avuto le sue occasioni. Lo stesso gol dei blaugrana nasce in questo modo. Vidal si è mosso nel mezzo spazio richiamando l’attenzione di Kimmich, e in questo modo Jordi Alba ha ricevuto libero largo a sinistra il lancio di Lenglet. Dal suo cross, poi, è arrivato l’autogol di Alaba.

Oltre a questo gol ci sono state altre occasioni in cui il Barcellona è riuscito a sfruttare questo rischio che sistematicamente si assumeva il Bayern. L’occasione che Luis Suárez sbaglia a tu per tu con Neuer, ad esempio: quell'azione nasce da un triangolo sulla fascia tra Semedo e Messi in cui Davies viene messo in mezzo e superato. O anche il secondo gol del Barcellona, dove la posizione di Kimmich vicino a Suárez permette ad un cambio di gioco per Jordi Alba. Il terzino spagnolo arriva fino al lato dell’area di rigore e da lì trova il passaggio dentro per Suárez prima ancora di dover affrontare l’uno contro uno con Kimmich.

Ovviamente, alla luce dell'8-2 finale, parliamo di dettagli in una partita in cui il pressing alto nella fascia centrale non soltanto ha premiato, ma ha permesso al Bayern di dominare il resto della partita. Il Barcellona così non è riuscito a trovare libero Messi e tutta la manovra è naufragata avvitandosi su se stessa alla ricerca sempre più manierista del modo pulito di uscire dai piedi di ter Stegen. Il Bayern con la sua pressione ha posto un problema che il Barcellona attuale non è in grado di affrontare, e Davies e Kimmich sono le due pedine che hanno permesso a Flick di farlo.

Kimmich e Davies servono a Flick per generare superiorità numerica con la palla, ad allargare e restringere il campo a seconda della fase di gioco e di dove si trovi il pallone. Lo fanno con caratteristiche differenti ma con lo stesso risultato finale. E sembra realmente una riedizione in salsa contemporanea della coppia Alaba-Lahm dell’epoca di Heynckes.

Il Bayern di Heynckes, infatti, fondava il suo gioco anche sulla possibilità di poter schierare insieme due terzini come Philipp Lahm e David Alaba: due giocatori che per capacità di percorrere tutta la fascia e letture di gioco, riuscivano ad interpretare il ruolo modificando le proprie funzioni a seconda dell’altezza del campo in cui si trovavano. Oggi il Bayern di Flick ha lo stesso vantaggio, con però due versioni ancora più estreme dei due archetipi: Davies è ancora più devastante nell’arrivare sul fondo di quanto lo fosse Alaba e Kimmich oggi sembra una versione ancora più raffinata di Lahm.

Il Bayern è riuscito in queste stagioni a mantener vivo il proprio ciclo vincente rinnovandosi negli uomini e aggiornandosi nei metodi, per mantenersi all’altezza degli sviluppi tattici contemporanei, che la squadra bavarese stessa ha contribuito a scrivere con van Gaal, Heynckes e Guardiola. In questo senso, Davies e Kimmich ne sono l’esempio perfetto.

Il confronto diretto tra di loro e la coppia Semedo-Jordi Alba mostra meglio di ogni altra cosa il distacco tra una squadra perfettamente consapevole di come fare per dominare una partita nel calcio contemporaneo e una che invece sembra aver smesso di capirlo tanto tempo fa.

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