«Plus violent qu'du MMA
Qu’une double frappe de Benzema»
Booba, A.C. Milan, 2013, prima che il Milan comprasse Matri e non Eriksen
I calciatori curano la propria immagine sui social in modo sempre più scrupoloso. Un aspetto evidente soprattutto su Instagram che, grazie all'immediatezza delle foto, è il canale più diretto tra i tifosi e la vita dei propri beniamini. Per gli sportivi di livello internazionale un buon profilo Instagram non è più un dettaglio secondario. Al di là degli atleti, esiste solo un tipo di lavoro per il quale Instagram è così importante: il rapper. In un’epoca in cui l'immaginario è parte integrante della popolarità di un mc, quale miglior social network per dimostrare la propria passione per il quartiere, oltre che per marchi di lusso, droghe e auto sportive?
I rapper hanno riscritto le regole di Instagram. Lo si nota anche in aspetti futili come l'ostentazione della ricchezza, una volta tabù e ora la norma. Il calcio non fa eccezione ed è evidente come molti giocatori, fuori dal campo, sembrino più dei rapper che degli atleti. L'influenza del rap sullo sport è esplosa, ovviamente, negli Stati Uniti, dove figure come Allen Iverson hanno ispirato vere e proprie opere d'arte della cultura pop, come lo spot della Reebok in cui Jadakiss sputa rime su una base composta dal rumore delle suole di The Answer.
I calciatori più influenzati dagli stilemi del rap sono quelli più propensi a stringere amicizie nel mondo dello sport americano. Pogba ad esempio è un grande amico di James Harden. David Alaba, su Instagram è spesso insieme a Odell Beckham Jr, qualche anno fa aveva catturato l'attenzione di Tyler the Creator per la loro incredibile somiglianza.
In Italia, per ragioni culturali, siamo lontani da uno stretto connubio tra Hip Hop e calcio. Sarebbe naturale che Bonucci, uno dei giocatori italiani più rappresentativi, fosse amico di un Gué Pequeno o un Fabri Fibra, invece qualche tempo fa è comparso in un video di Benji e Fede. Nella primavera 2018 Adidas ha celebrato l'ingresso in roster di Insigne con uno spot girato a Napoli assieme a Luché, ma dubito che il talento di Frattamaggiore, così come tanti suoi coetanei del sud, preferisse i Co' Sang ai cantanti neomelodici. Nonostante sia il genere più popolare in assoluto, il rap non appartiene ancora al nostro corredo genetico. I calciatori italiani, con la loro etica dell’umiltà, sono estranei al concetto di glamour.
Una mancanza di cura che spicca soprattutto quando la confrontiamo con lo stile dei calciatori francesi, persino a livello giovanile.
In questo video di tre anni fa i ragazzi della Francia U-19 stanno celebrando la vittoria dell'Europeo di categoria dopo un netto 4-0 contro la nostra Nazionale. Tra di loro si riconoscono Augustin del Lipsia e Harit dello Schalke 04. Abbracciati l'un l'altro, sembrerebbero pronti a intonare la Marsigliese, ma invece parte “92i Veyron” di Booba.
La scelta di Booba è significativa. Molti dei migliori calciatori francesi sono suoi fan e l'amicizia del rapper parigino è uno status symbol nel calcio francese. Booba è un'istituzione, né più né meno. Oggi vive a Miami e per ogni calciatore francese in vacanza in Florida è tassativo offrirgli i propri omaggi. Tre anni fa Griezmann e Pogba erano stati suoi ospiti mentre nel 2017 il PSG, di stanza a Miami per una tournée estiva, lo aveva invitato ad assistere agli allenamenti.
Un paio d'anni fa il rapper parigino è tornato al centro dell'attenzione un po' ovunque per via di una rissa scoppiata improvvisamente all'aeroporto di Orly, dove lui e Kaaris, altro colosso del rap francese, hanno creato così tanti danni da ritardare alcuni voli. Il processo si è concluso con una condanna a diciotto mesi con la condizionale per entrambi i rapper. Un episodio che dimostra come la Francia in ambito rap sia la nazione più vicina agli Stati Uniti, anche nel male.
Tra Booba e Kaaris sembra scorrere odio vero. I due non si sono limitati ai dissing al microfono e su Instagram. Su iniziativa del “Duca” (soprannome di Booba) hanno deciso di organizzare un match di MMA che avrebbe dovuto avere luogo il 30 novembre a Ginevra grazie all'ospitalità di SHC, organizzazione svizzera di arti marziali miste. Un evento unico nella storia dell'hip hop, annullato però per ragioni di sicurezza.
Videoclip di Gotham City, in cui Booba veste i panni di Batman. A 01:11 lo si vede decapitare con una specie di shuriken Rohff, La Fouine e Kaaris, tutti rapper con cui ha avuto problemi. Due mesi dopo l'uscita di questo video ci sarebbe stata la famosa rissa di Orly.
Booba, comunque, non è un tipo che ha bisogno di promozioni fuori dal palco. Parliamo forse del rapper europeo più importante di sempre, con più di vent'anni di carriera alle spalle. Un artista che negli anni ha collaborato con gente come Puff Daddy, Rick Ross e Future. La fama di Booba supera quella di molti calciatori francesi, ecco perché è così rispettato anche in un mondo, quello del calcio, che di solito per notorietà non è secondo a nessuno. Non sono rare le storie in cui i giocatori francesi, magari in macchina, gli dimostrano il proprio rispetto ascoltando sue canzoni: come se la stima del rapper francese fosse condizione necessaria per vestire la maglia della Nazionale.
Nonostante molti dei campioni del mondo lo supportino, per un crudele contrappasso il migliore amico di Booba nel mondo del calcio è il nemico numero uno di Didier Deschamps.
Zarro come Benzema
Benzema è il calciatore più simile a un rapper che esista sulla faccia della terra. Senza essere baby-friendly come Pogba, il franco-algerino ha l'attitudine di chi si è formato nella banlieue e, raggiunte le luci del Bernabeu, può sfoggiare le proprie conquiste: scarpe e zaini Gucci, Rolex, piscine con idromassaggio, Lamborghini, Ferrari e Bugatti Veyron. Più dell'estetica, però è il suo comportamento, dentro e fuori dal campo, a renderlo un vero rapper.
Il rap, come forma d’arte, ha molti punti di contatto col calcio. A partire dall'importanza della tecnica. Se nel rap la tecnica coincide con la capacità di scrivere rime ad effetto, in grado di manipolare significanti e significati per sbalordire l'ascoltatore e umiliare i rivali (le punchline), per un centravanti invece si declina nella sensibilità del tocco palla, nel talento per le sponde, per il gioco nello stretto e per le combinazioni con i compagni: in questo senso Benzema è senza dubbio la punta più tecnica degli ultimi anni, un numero nove con l'animo e i piedi del trequartista.
In più, proprio come gli mc che amano ostentare contro gli haters le proprie ricchezze e i propri traguardi, Benzema può rispondere ai critici con una bacheca scintillante, fatta di trionfi in Ligue 1, Liga e, soprattutto, Champions League.
Benzema interpreta la gimmick del rapper con una disinvoltura incredibile, come se davvero si trovasse più a suo agio in un videoclip tra i palazzoni che con la palla tra i piedi. Una naturalezza che è la chiave del suo successo su Instagram e che traspare soprattutto nel confronto con altri wannabe rapper francesi come Pogba, Kimpembé o Mendy.
Certo, questi ultimi hanno la freschezza tipica dei rapper dei tardi anni '10, attenti a curare il proprio brand e a rendersi spendibili al di fuori del proprio campo, rap o calcio che sia. Eppure, per mostrare la propria aderenza ai codici del rap hanno bisogno, soprattutto Pogba, di atteggiamenti eccentrici, chiaramente affettati, con urla sgraziate e balli robotici che li rendono davvero simili a dei mumble rapper. Una posa che ha raggiunto il proprio apice dopo la finale dei mondiali con le dab dance di Macron accanto a Mendy e di Pogba con la coppa del mondo in mano. La dab, un gesto esploso con i Migos quattro anni fa e ormai obsoleto e ripetitivo fino alla nausea, proprio come i continui Gucci Gang di Lil Pump, forse il mumble rapper più odiato in assoluto.
Benzema sul suo Instagram non ha bisogno di proferire parola: trasuda credibilità e carisma da ogni post. Sono rare le storie o i video in cui KB9 dice qualcosa. Il campo e la bacheca parlano per lui, proprio come quei rapper che rifiutano ogni intervista perché tutte le risposte sono già all’interno della loro musica. Basta uno sguardo, un dettaglio particolare, che sia una tuta o un'auto di lusso, per ammantare la sua figura di una "street cred" che manca a molti rapper di professione.
Prendiamo come esempio questa foto scattata a giugno, dopo aver conquistato la quarta Champions League in carriera. In una vettura nera coi vetri oscurati, Benzema tiene l'espressione seria da capo mandamento, tipica di chi si siede dietro perché a guidare ci pensa l'autista. L'occhiale da vista con montatura in oro alla 'O Track di Gomorra. Accanto a lui siede Lacrim, altro rapper di spicco della scena francese e amico di Booba, che forse qualcuno conoscerà per aver registrato un feat con Sfera Ebbasta. In quel momento Lacrim, con un paio d'occhiali meno lussuosi di quelli di Benzema, si sta rilassando con una canna in mano.
Sindrome depressiva da social network
Insomma, Benzema su Instagram non si fa problemi ad allontanarsi dal mondo tipico dei giocatori. Non gli interessa la narrativa “100% dedication”. A parte alcune foto di allenamenti o partite importanti è raro che pubblichi contenuti relativi al calcio; più facile che sponsorizzi l'ultimo pezzo di Niska che non la prossima partita in casa del Real Madrid. «È un modo di stare a contatto con la mia famiglia, i miei amici e i miei fan. Spesso mi chiedono di far vedere mia figlia allora posto dei video insieme a lei» ha dichiarato.
I social media permettono a Benzema di offrire la propria immagine e i propri pensieri senza il filtro di una stampa spesso ostile. Così il pubblicitario Frank Tapiro spiega la passione di KB9 per Instagram nel documentario di Canal+ “Le K Benzema”, disponibile su Netflix. «Oggi quella di Benzema è la storia di una generazione. Chi ha più di 25 anni pensa che non abbia rispetto per nessuno, che comunichi male, che se ne freghi di tutto. "Cosa fa con quel cappello in tutti quei video?". Ma per chi ha meno di 25 anni tutto quello che ho appena detto è la ragione per la quale è così amato».
Benzema non si fa problemi a ostentare il proprio stile di vita. È orgogliosissimo delle sue auto, una passione dalla quale peraltro è nata l'amicizia con Booba. Il garage è un classico del suo profilo Instagram, che ha dato spunto a vari articoli sul suo patrimonio motoristico. In questo pezzo il Sun quantifica il valore delle auto di Benzema, tra Ferrari, Bugatti, Mercedes e Lamborghini, in ben 3,5 milioni di Euro. Un'ostentazione che scatena più di un'antipatia nei confronti del suo stile di vita, simile, secondo il suo agente, più a quello americano che non a quello europeo.«Ciò che non piace alla gente in Francia piace agli americani. Oggi Karim ha una mentalità più americana. se qui la gente lo critica perché sfoggia le proprie auto, in America lo apprezzano, pensano: "è uno che ha fatto strada"».
Alcune uscite di Benzema sui social network però sono andate ben oltre auto o abiti firmati. Si discute sempre di più di come a causa di Instagram, i rapper preferiscano dissarsi sulle storie che non al microfono. Un aspetto che non piace ai puristi ma che ha regalato momenti indimenticabili nella storia di Internet: pensiamo a XXXTentacion contro i Migos negli USA o a Marra contro Fedez in Italia. Benzema conosce meglio di ogni calciatore le potenzialità dissatorie di Instagram.
Quando De Laurentiis ha detto che sia lui che Di Maria sarebbero stati troppo vecchi per il nuovo corso del Napoli Benzema non aveva esitato a esprimere il proprio pensiero su Instagram, aggiungendo il presidente azzurro alla sua lunghissima lista di haters.
Anche Booba ama punzecchiare gli altri rapper su Instagram. Il famoso diss contro Kaaris, nato ormai cinque anni fa, negli ultimi tempi andava avanti grazie ad alcuni fotomontaggi di Booba in cui ridicolizzava il rapper di Bondy. Il mio preferito è questo, postato appena dopo la finale di Kiev, in cui Booba ritaglia la faccia di Kaaris e la mette sul corpo di Karius (appositamente rinominato Kaarius), disperato dopo aver regalato a Benzema la palla dell'1-0.
Benzema vs Deschamps
Purtroppo per Benzema però, gli effetti collaterali di Instagram non si limitano all'invidia. Il dieci maggio 2017 il Real Madrid sta cercando di conquistare la sua seconda finale di Champions League consecutiva. Sul finire del primo tempo l'Atletico è in vantaggio 2-0 e potrebbe completare una clamorosa rimonta dopo il 3-0 del Bernabeu. I “colchoneros” possono giocare nella propria comfort zone difensiva, ma al 42' accade l'imponderabile. Benzema si ritrova a sinistra sulla linea di fondo, circondato da Gimenez, Savic e Godin. Contro tre dei difensori più forti al mondo, con un piede fuori dal campo, dovrebbe ragionevolmente perdere palla. Invece con uno slalom sorprendente KB9 sguscia in mezzo agli avversari ed entra in area. Serve a rimorchio Kroos che calcia addosso a Oblak; sulla respinta il più reattivo è Isco che firma il 2-1 e regala al Madrid la finale di Cardiff. L'azione di Benzema diventa subito un instant classic, uno di quei momenti di ispirazione divina che permettevano alla squadra di Zidane di superare ogni avversità.
Il giorno dopo però, a far scalpore non è il gesto tecnico di Benzema, ma un fotomontaggio postato su Instagram da Booba. Il francese è in possesso sulla linea di fondo e si appresta a saltare i difensori dell'Atletico. Solo che al posto delle facce di Godin, Gimenez e Savic ci sono quelle di Deschamps, Giroud e Manuel Valls. Il riferimento è chiaro: Deschamps, nonostante Benzema sia stato assolto, non ha più convocato la punta madrilena dopo l'affaire Valbuena. Al suo posto preferisce far giocare Giroud. Valls invece, ex primo ministro francese, si era dichiarato contrario a un ritorno di KB9 in Nazionale, condizionando secondo alcuni le scelte del CT.
Un collage che spiega come il francoalgerino, dall'alto di una costanza e di un curriculum leggendari, possa permettersi di dribblare la rivalità di un CT poco ispirato, di un attaccante di due categorie a lui inferiore e di un politico che forse avrebbe dovuto evitare certi commenti. Benzema commette l'errore di mettere like al post; basta un gesto così innocuo a scatenare un tormentone mediatico che giunge fino a Deschamps, che si limita a definire “patetico” il comportamento dell'attaccante.
Sono passati quattro anni ormai dall'ultima presenza di Benzema in Nazionale. Nelle stagioni il suo rendimento è sempre stato eccellente e anzi, dopo la cessione di Cristiano Ronaldo, si è imposto come leader tecnico del Real Madrid. Al momento è Pichichi della Liga, ma alla federazione e a Deschamps non interessa. Qualche giorno fa Le Graet, presidente della Federation Francaise de Football, ha ribadito che l'avventura di Benzema con la Francia è finita. A stretto giro di posta è arrivata la replica della punta di Bron, uno statement sintomatico di un carisma da icona popolare: «Noel (Le Graet) credevo non intervenisse nelle decisioni del c.t., sappia che solo io posso mettere termine alla mia carriera in nazionale. Ma se lei pensa che sia finita, allora mi lasci giocare per dei Paesi per cui sono ancora convocabile e vedremo».
Vederlo con la maglia dell'Algeria sarebbe stato divertente. La sua tecnica da numero dieci, il suo QI calcistico sconfinato, avrebbero combaciato perfettamente con i piedi setati e la creatività nello stretto di Mahrez, Belaili, Feghouli e Atal. Certamente il suo retaggio calcistico è più vicino alla sensibilità tecnica e alle pause degli algerini, che non all'elettricità di Mbappé.
Controversie
Il meme post Atletico Madrid non è comunque l'unico caso in cui l'amicizia con Booba ha offerto ai giornalisti l'occasione di pungere Benzema. Un paio di anni fa B2O aveva rilasciato il videoclip di “Walabok”, estratto del suo album “Nero Nemesis”. È un classico video di Booba, in bianco e nero, in cui tra i palazzoni di Boulogne-Billancurt si snodano scene tipiche dell'immaginario gangsta, con kalashnikov, panette di fumo, T-Max e pezzi di coca. Tutto procede liscio fino a quando, durante la seconda strofa, non viene inquadrato in primo piano Benzema.
Lo stacco dura pochi secondi, lui è da solo, appoggiato a un muro, indossa un giubbino di pelle e uno snapback dei Brooklyn Nets. Non imbraccia armi, né è vicino a buste con contenuti discutibili. Semplicemente appare per un nanosecondo in uno dei video meno virali di Booba. Poco importa che qualche secondo prima compaia anche Kurzawa. Basta la presenza del madridista a scatenare le fantasie dei giornali spagnoli.
AS ci va giù pesante, tirando in ballo il suo passato e le sue origini. «Il video mostra esplicitamente il degrado e la delinquenza dei quartieri in cui Benzema è cresciuto, dove l'immigrazione, la droga, le gang e la violenza sono all'ordine del giorno». Mundo Deportivo addirittura parla di «pericolose amicizie d'infanzia».
Quello del quartiere purtroppo è un problema ben più serio di un semplice videoclip, che spesso influisce sulla carriera di Benzema e di chi, come lui, è uscito da una banlieue. Se la politica francese con le vittorie della Nazionale ha cercato di nascondere sotto il tappeto i problemi di gestione dell'immigrazione, dopo ogni sconfitta non ha esitato ad allontanarsi dai racaille, la feccia come la definì Sarkozy, e ad addossare ogni colpa, non solo sportiva, ai francesi di seconda generazione, specie a quelli di origine nordafricana.
Anche Eric Cantona ha addotto motivazioni razziste alla mancata convocazione di Benzema e Ben Arfa per Euro 2016: «Benzema è un gran giocatore. Ben Arfa è un gran giocatore. Ma Deschamps ha un cognome molto francese. Forse è l'unico in Francia ad avere un cognome davvero francese. Nessuno nella sua famiglia è mischiato con altre etnie. Come i mormoni in America». Anche Benzema, senza incolpare direttamente il CT, è convinto che la sua assenza dalla Nazionale sia causata dal razzismo che attraversa una parte della società francese, quella che alle elezioni vota Marine le Pen. «Deschamps ha ceduto alle pressioni della parte razzista della Francia».
Pascal Blanchard, storico francese interpellato nel documentario di Canal+, esprime questa diffidenza della Francia nei confronti di Benzema e degli altri giocatori di origine berbera con un esempio paradossale, relativo al disastro di Sudafrica 2010, quando i “bleus" compirono un ammutinamento nei confronti del CT Domenech. Benzema era stato escluso dai convocati, ma già allora l'opinione pubblica nutriva un certo disprezzo nei confronti della generazione 87. «Tutti pensavano fosse lì, questa è la cosa surreale. Se vai al bar la mattina e conversi amichevolmente, il 90% delle persone intorno dicono: "non mi sorprende, tra tutti quei delinquenti in Sudafrica c'era anche Benzema". Puoi insistere quanto vuoi dicendo che lui non c'era. La sua ombra, l'ombra di "quei ragazzi che vivono nei quartieri popolari, nati dall'immigrazione che causano tanti problemi" era ovunque. Che lui ci fosse o meno, le persone lo ritenevano comunque responsabile».
Benzema comunque non sembra curarsi più di tanto delle voci sulle sue radici e sulla sua condotta. Il quartiere nella comunicazione del rap è l'elemento da cui non si prescinde e lui dimostra appena può il suo attaccamento alla maglia. Anche durante il caso Valbuena, quello che gli ha chiuso le porte della Nazionale, non rinnega mai le origini, nonostante il suo coinvolgimento nasca proprio a causa di amicizie d'infanzia. In sintesi, Benzema avrebbe fatto da intermediario tra Valbuena e un gruppo di ragazzi, tra cui Karim Zenati, uno dei suoi migliori amici del suo stesso quartiere, in possesso di un video a luci rosse con cui ricattare il trequartista francese. Benzema sosterrà sempre la propria innocenza, pur senza rinnegare la fedeltà nei confronti di Zenati. Il passato diventa ancora una volta occasione per sottolineare come certi contesti finiscano per influenzare in negativo la vita e le scelte di alcune persone. Booba, anche lui nel documentario, da esperto di questioni di strada offre il proprio punto di vista sul crimine e sul moralismo della società francese: «[Benzema] viene da Bron, un quartiere di Lione. È di origine algerina, quindi il presupposto è che sia una brutta persona […] Lo sport significa un sacco di soldi, significa che ragazzini del ghetto guadagnano milioni. Ma agli occhi dei dirigenti e dei capi di stato rimangono ragazzini del quartiere che guadagnano un sacco di soldi. Non dobbiamo dimenticarlo»
Visualizza questo post su Instagram
Un post condiviso da Karim Benzema (@karimbenzema) in data: 10 Feb 2019 alle ore 9:32 PST
Bromance
Benzema insomma è diventato il personaggio più discusso dello sport francese. Ogni sua parola, ogni sua foto finisce per destare scalpore. Un po' quello che in Italia abbiamo sperimentato con Balotelli, un giocatore così tormentato da stampa e tifosi da aver quasi perso l'amore per il calcio. Mesi fa in Francia era rimbalzata una notizia inquietante su Benzema, forse la più oscura tra tutte. Leo De Souza, suo ex agente, lo aveva accusato di sequestro di persona. Al termine di Lione-PSG Benzema e alcuni suoi amici avrebbero costretto De Souza a salire su un furgone scuro. Lì lo avrebbero minacciato e picchiato per via di un debito mai saldato di oltre 50 mila euro. KB9 ha rispedito le accuse al mittente, ovviamente tramite Twitter. E, altrettanto ovviamente, Booba ha subito ripostato nelle sue stories il tweet dell'amico.
Il legame tra Booba il calcio è sempre più diretto. Lo scorso anno il Duca è entrato nel mondo dello sport e del calcio con Lifetime Players, agenzia con la quale si propone di supportare la crescita di giovani speranze dello sport francese. LTP nasce da un idea del rapper in collaborazione tra gli altri con Mamatou Diarra, ex cestista di Avellino e della nazionale transalpina e fratello di un altro pilastro del rap francese, Oxmo Puccino. Secondo Booba, hanno firmato un contratto, per ora in segreto, già trenta giocatori della Ligue 1. Sul profilo Instagram dell'agenzia, si possono riconoscere alcune speranze del calcio francese, sia maschile, sia femminile, e giovani giocatori di Ligue 2.
Con Lifetime Players Booba non intende solo curare l'aspetto sportivo nella crescita dei propri calciatori, ma anche cercare di esportare il loro brand al di fuori del terreno di gioco, proprio come ha fatto Benzem: «Nella mia esperienza, l'attività degli agenti mi ricorda la tratta degli schiavi. Ho l'impressione che ai giocatori di calcio non sia permesso di fare nulla. Non investono, non parlano mai. Noi vogliamo cambiare il gioco, per rendere il calcio meno noioso. I nostri giocatori non diventeranno politici ma li faremo brillare, gli daremo visibilità attraverso le mie reti, con la stessa energia che c'è nella mia musica. Li integrerò nel mio universo. […] L'idea è di accompagnare i giocatori per tutta la loro carriera, di consigliarli in tutti gli aspetti e non solo nei trasferimenti. L'obiettivo è creare business intorno ai calciatori, così che non si ritrovino al verde dopo il ritiro».
Se c'è un giocatore che corrisponde all'ideale di Booba quello è proprio Benzema. In questo, una peso fondamentale ce l'ha la maglia del Real Madrid. Nel rap alcuni accessori, come le divise dei club più importanti, hanno un valore simbolico che trascende il semplice gusto estetico.