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Marco D'Ottavi
Come la Juventus ha difeso su Kvaratskhelia e Osimhen
09 dic 2023
09 dic 2023
Ma anche le difficoltà del Napoli a servire i suoi migliori giocatori.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Al 27' del primo tempo Bremer legge meglio di Osimhen un rilancio di Meret e lo anticipa con la coscia a centrocampo. Il pallone gli rimane tra i piedi e, quasi senza pensarci, il difensore della Juventus scarica in verticale per Vlahovic sulla trequarti per poi lanciarsi nello spazio alle spalle del suo compagno. Non è un momento particolarmente nevrotico della partita, ma le due squadre si ritrovano spezzate: la Juventus attacca con sette uomini, il Napoli si difende con sei. Vlahovic allarga a sinistra per Kostic, che controlla e crossa. Il pallone viene respinto di testa da Rrahmani e ripulito da un tocco di Di Lorenzo, che lo fa arrivare a Zielinski. Il centrocampista, chissà come, ha già visto davanti a sé e di prima, con un piattone scolastico ma preciso, verticalizza subito verso Osimhen, che per un gioco di domino è rimasto solo nella metà campo della Juventus con Gatti. Il centravanti nigeriano ha un discreto controllo col petto verso l’esterno, per impedire l’anticipo all’avversario, ma è col primo tocco che risolve il duello, allungandosela col controbalzo e prendendosi un po’ di spazio da Gatti. Quando è di nuovo sul pallone ha già capito: al centro c’è il suo compagno d’avventure Kvaratskhelia che sta correndo da solo verso l’area di rigore. Il suo passaggio radente è perfetto, forse anche troppo, visto che il georgiano ha il tempo di cambiare idea su quello che vuole fare. Un’indecisione quasi impercettibile che però gli costa caro: lo stop è con l’esterno destro non è perfetto e a quel punto Szczesny è già uscito al meglio possibile, costringendolo ad affrettare e alzare il tiro, che finisce alto sopra la traversa.

Senza mettersi a dividere tra meriti del portiere e demeriti dell’attaccante, questa è stata l’unica occasione in cui la Juventus ha concesso un po’ di luce a Kvaratskhelia e Osimhen, due dei talenti offensivi più incontenibili della Serie A, che l’anno scorso al Maradona avevano distrutto i bianconeri come raramente nella loro storia. Non è una novità: la Juventus di questa stagione sembra aver trovato un sistema difensivo incredibilmente efficiente e la partita di ieri ne è stata la conferma.Il modo in cui - di squadra e con le prestazioni dei singoli - ieri sera la Juventus è stata in grado di limitare Kvaratskhelia e Osimhen è indicativo della stagione che vivono le due squadre: da una parte una Juventus capace di essere compatta e ordinata, dall’altra un Napoli che ha smarrito molte delle certezze tecniche e tattiche che aveva solo un anno fa. Prendiamo un'altra azione, al 32', ma potrebbe essere quella al decimo, al 24', al 33' e così via. Il Napoli costruisce a destra - lo farà per tutta la partita - e poi Di Lorenzo serve Natan con un preciso cambio di gioco. Il brasiliano è adattato in quella posizione a causa delle assenze di Mario Rui e Olivera, ma il contesto non lo ha aiutato. Ogni volta che riceveva aveva metri di spazio davanti a sé, ma nessuno compagno vicino, se non Kvaratskhelia, dritto davanti a lui. In questa particolare occasione, avrebbe anche avuto il tempo per servire il movimento del compagno alle spalle di Cambiaso, ma non se l’è sentita, anche perché non è il suo pane quotidiano.

Il risultato è stato che il georgiano è dovuto tornare indietro, ricevere spalle alla porta, attaccato alla linea laterale, con la pressione di Cambiaso. Come si possono creare pericoli da questa situazione di gioco?

Cambiaso è stato un’ombra per il georgiano, coprendo ogni sua possibile ricezione che non fosse all’indietro, accettando anche l’uno contro uno, usando le mani, commettendo qualche fallo, prendendosi dei rischi, consapevole di avere copertura alle spalle. La difesa della Juventus si è mossa a fisarmonica: se Cambiaso non aveva il raddoppio da McKennie, perché magari era salito a difendere su Natan, era Gatti a uscire alla sua destra e aiutarlo, con Danilo che invece stringeva al centro per non lasciare Bremer da solo contro Osimhen.

Se invece c’era McKennie, allora si poteva difendere in tre su Osimhen.

Il Napoli è caduto in questa trappola, accettando di assecondare le scalate della Juventus con un possesso palla massiccio ma sterile (72.4%). Anche una statistica teoricamente positiva, come il 96% di passaggi riusciti da Kvaratskhelia è in realtà una spia delle difficoltà incontrate nel creare pericoli. Se il georgiano non si prende rischi, non riceve negli ultimi metri con la possibilità di crossare o comunque tentare la giocata risolutiva, diventa un giocatore normale che fa giocate normali.

La pass map (Statsbomb) del Napoli spiega meglio di ogni cosa la mancanza di pericolosità del possesso del Napoli e di quanto basso riceveva Kvara.

Ieri ha ricevuto troppe volte spalle alla porta a centrocampo, senza compagni vicini se non Natan (che avrebbe voluto essere da tutt’altra parte) e con sempre un avversario pronto a contenerlo. La prima accelerazione fatta guardando la porta è arrivata al 60esimo. In quell’occasione è stato prima rallentato da una scivolata disperata di Locatelli, poi triplicato e costretto a tornare indietro. Tre dei cinque dribbling riusciti a Kvaratskhelia sono arrivati negli ultimi 5 minuti , quando la Juventus si è abbassata ulteriormente (ed è anche curioso che nel momento in cui sembrava essersi acceso, Mazzarri lo ha cambiato per intasare ancora di più l’area di rigore con un attaccante).

Il pressing della Juventus: perché pressare tutti quando puoi pressare solo Kvara?

Paradossalmente il Napoli avrebbe magari potuto provare a insistere di più sul lancio lungo per Osimhen che non incaponirsi in questo giro palla. La Juventus non ha mai lasciato la profondità al nigeriano (se non nell’azione raccontata all’inizio) e Bremer è stato bravissimo nel contenerlo, ma il centravanti del Napoli in un paio di giocate ha fatto vedere come è in grado di trasformare in un cuscino ogni sasso che gli viene tirato. Anche qui, però, ci sono i meriti della Juventus e i demeriti del Napoli. Quando anche Osimhen ha vinto il primo duello, riuscendo a ripulire il pallone, che vantaggio otteneva la squadra di Mazzarri? Nessuno, perché a seguire c’erano sempre o Gatti o Danilo o Locatelli e mai un compagno con cui provare ad attaccare rapidamente, prima che la Juventus potesse sistemarsi in una comoda fase di difesa posizionale.

L’azione qui sopra è indicativa: Politano riceve da Di Lorenzo e di prima, a memoria, lancia verso Osimhen. Una combinazione che si è vista spesso l’anno scorso, ma qui non è preparata prima, non è stato fatto nulla per muovere la difesa della Juventus. Il nigeriano fa un bellissimo stop di petto, ma lo fa in mezzo a 4 maglie avversarie mentre Zielinski e Anguissa sono fermi. Deve fare un miracolo per guadagnare una rimessa laterale, mentre Rabiot e Kostic cercano di aggiungersi alla festa.La partita di Osimhen si è chiusa con zero tiri, 22 tocchi, di cui nessuno nell’area della Juventus, e il 44% di precisione nei passaggi. Ed è stato uno dei migliori del Napoli. Se con la sua forza può spostare le montagne, anche lui ha bisogno di qualcuno che lo porti alla montagna. Ieri i suoi compagni non sembravano in grado. È forse ormai un’ossessione tornare al Napoli di Spalletti, ma l’incapacità di Zielinski e Anguissa di fare i giusti movimenti per muovere la difesa posizionale della Juventus è stata preoccupante rispetto a quello che erano in grado di fare solo pochi mesi fa, quando il triangolo di centrocampo era il punto di forza meno gestibile del Napoli. Osimhen e Kvaratskhelia hanno bisogno di compagni che si muovono, di catene laterali che si formano, di difese avversarie mosse, per non portare sulle proprie spalle un peso offensivo troppo grande.Mazzarri ha parlato di dominio sul piano del gioco e di occasioni mancate. Guarda giustamente la metà piena del bicchiere, ma quella vuota al momento sembra occupare tutto il bicchiere. Le occasioni sono stati due mezzi regali della Juventus, il dominio è stato quanto più inutile possibile. Non sempre troverà un avversario come la Juventus, che riesce a chiedere a Cambiaso di contenere il georgiano per 80 minuti e poi fare l’assist decisivo o a Danilo di tornare titolare dopo due mesi in una posizione non sua e non sbagliare un singolo intervento difensivo. Ma, se vuole almeno rimanere tra le prime quattro, deve trovare un modo di far esprimere al meglio Osimhen e Kvaratskhelia.

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Al contrario la Juventus può accettare di non assecondare al meglio il suo talento offensivo. È la squadra che ha creato Allegri e anche ieri ha funzionato. Magari non ha meritato di vincere la partita in maniera pulita, e un pareggio non avrebbe certo creato scandalo, ma tra le due squadre è quella che ha avuto le idee più chiare in attacco e in difesa, quella che ha nascosto meglio i propri limiti. Certo, non può pensare che i difensori possano fare i difensori e gli attaccanti ogni partita, ma ieri rispetto a altre prestazioni più totalmente reattive, come quella contro la Fiorentina, si è visto di più anche in attacco.Chiesa ad esempio, quando riceveva sull'esterno era sempre pericoloso. È stato lui a creare la prima occasione della partita al sedicesimo, attirando quattro avversari addosso e poi trovando un passaggio intelligente per Vlahovic. Pur giocando nella squadra che ha avuto meno possesso, ha toccato il pallone solo dieci volte meno di Kvaratskhelia (41 a 51) e provato lo stesso numero di dribbling e tiri, fatto più passaggi chiave. Chiesa deve provare tanto e non era scontato potesse succedere contro il Napoli. La Juventus deve dare continuità al suo esterno per migliorare la fase offensiva.

Può sembrare controintuitivo dopo tutto quello che ho scritto, ma la Juventus poi la partita l'ha vinta attaccando a inizio secondo tempo, capendo che il Napoli era uscito poco convinto dallo spogliatoio. Poteva trovare il gol pulito alla prima azione con Vlahovic ma il serbo ha preso il palo. La pressione poi si è risolta con una delle tante situazioni di gioco a palla ferma con cui la Juventus vince le partite. Una rimessa lunga di McKennie che ha portato Gatti nell'area avversaria, una giocata codificata che sta volta ha pagato al secondo tentativo. La rimessa è stata respinta, ma a quel punto il pallone è arrivato a Cambiaso che ha disegnato un bellissimo cross su cui Gatti ha colpito di testa come se fosse nato per quel momento. Che il gol vittoria contro il Napoli Campione in carica sarebbe arrivato da McKennie, Cambiaso e Gatti sarebbe sembrata una bestemmia solo qualche mese fa. Oggi invece è la realtà della Juventus. Dopo il gol il Napoli avrebbe avuto ancora tantissimo tempo per ribaltarla, e invece non ha praticamente fatto nulla. Demeriti suoi o meriti della Juventus? Attaccare i bianconeri oggi sembra un'impresa disperata, ma certo la confusione della squadra di Mazzarri non ha aiutato. Addirittura, nel finale, l'inserire cinque difensori e abbassarsi così tanto è sembrato più una nostalgia di Allegri che non una necessità. La Juventus era in controllo e avrebbe potuto chiudere attaccando, magari segnando il gol della tranquillità. Non è nella sua natura e forse è un limite che pagherà più avanti. Col Monza era quasi successo. Poi è arrivato Gatti, anche ieri è arrivato Gatti. Ma la Juventus è più di questo e la partita col Napoli lo ha dimostrato.

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