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Marco Lai
Juventus-Napoli e la legge del contrappasso
24 apr 2023
24 apr 2023
Il Napoli ha vinto come spesso fa la Juventus.
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Marco Lai
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AGN Foto / Imago
(foto) AGN Foto / Imago
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Sembrano essere passati secoli da quel 13 gennaio 2023, data della gara d'andata tra Napoli e Juventus terminata con il 5-1 schiacciante a favore dei partenopei. La squadra di Spalletti aveva raccolto 47 punti, mentre quella di Allegri dopo un inizio di campionato difficile aveva toccato quota 38 punti grazie a un filotto di risultati brillante composto da 7 vittorie consecutive con 0 gol subiti. Vittorie "allegriane" per eccellenza. A poco più di tre mesi di distanza alcune cose sono rimaste identiche, altre sono radicalmente cambiate. Nonostante qualche piccolo inciampo il Napoli continua la sua instancabile marcia verso lo Scudetto, pur avendo dovuto rinunciare al sogno semifinali di Champions interrotto dal pragmatico Milan di Pioli. La Juventus si è vista prima togliere e poi restituire 15 punti per la sentenza relativa alle plusvalenze, è in semifinale di Europa League e di Coppa Italia, ed è a -2 dal secondo posto della Lazio di Sarri. La vigilia della gara dello Stadium non ha certamente prodotto lo stesso entusiasmo della gara del Maradona non trattandosi di un vero e proprio scontro diretto per la vittoria finale, ma nonostante ciò si trattava di una sfida che nascondeva dei significati profondi: per il Napoli la curiosità di vedere se l'eliminazione patita in Champions League avrebbe avuto come conseguenza un piccolo contraccolpo psicologico; per la Juventus la ricerca di una dimostrazione tangibile della propria forza e della veridicità delle parole di Allegri («senza penalizzazione forse avremmo 10 punti in più»).Nella sfida di gennaio la Juventus manteneva la stessa struttura (3-5-1-1) in entrambe le fasi. Il Napoli era riuscito a rendersi pericoloso in maniera costante soprattutto sul lato destro sfruttando l'ampiezza di Politano e i movimenti incontro di Anguissa nel mezzo spazio per tirare fuori Alex Sandro e imbucare nello spazio per Osimhen che aveva dominato la sfida personale contro Bremer. Ieri Allegri ha mantenuto quel 3-5-1-1 in fase di possesso, ma in fase di non possesso la squadra mutava pelle e passava a un 4-4-1-1 con chiari riferimenti a uomo in mezzo al campo: Miretti su Lobotka, Rabiot su Anguissa e Locatelli su Ndombele. Milik rimaneva isolato contro i due centrali che, non trovando sbocchi centralmente, erano costretti a sviluppare il gioco verso l’esterno dove la Juventus cercava la parità numerica in due contro due con terzino ed esterno alto contro i pari ruolo avversari. Di fatto i bianconeri mantenevano dei riferimenti a uomo a tutto campo, tranne su Osimhen che veniva braccato sia da Gatti che da Rugani per evitare che il nigeriano riuscisse a dominare il proprio duello individuale come accaduto nella gara d’andata. Nei rari momenti in cui uno dei due centrali era costretto ad allontanarsi dalla propria zona per uscire sui giocatori napoletani nei mezzi spazi (in particolare Gatti su Ndombele) o per difendere alle spalle del terzino, Locatelli è sempre stato molto attento ad arretrare la posizione per ristabilire il due contro uno con il numero 9 azzurro.

I riferimenti a uomo della Juventus a centrocampo: Miretti su Lobotka, Rabiot su Anguissa, Locatelli su Ndombele.

Il 4-4-1-1/4-4-2 della Juventus che permetteva di mantenere la superiorità numerica contro Osimhen (due contro uno).

Uno dei casi in cui il Napoli è riuscito ad allontanare Gatti dalla propria zona allargando Ndombele alle spalle di Cuadrado che era uscito su Kvaratskhelia. Bravo Locatelli ad arretrare per mantenere il due contro uno ed eventualmente assorbire l’inserimento di Olivera.

Questa struttura ha limitato notevolmente gli sviluppi offensivi del Napoli e più in generale la qualità della partita, che nei primi 45 minuti è stata piuttosto lenta e avara di occasioni. La squadra di Spalletti inoltre è apparsa scarica e meno intensa, nonché meno incline a quella fluidità posizionale a centrocampo che è stata una delle principali virtù nel corso della stagione. La sensazione è che una maggiore incisività negli inserimenti (tanto delle mezzali quanto dei terzini) alle spalle di Cuadrado e Danilo che uscivano su Kvara e Lozano avrebbe potuto creare qualche problema in più alla retroguardia bianconera. Più in generale, si è sentita la mancanza di qualcuno che accompagnasse Osimhen nelle sortite offensive. Il nigeriano risultava quasi sempre isolato anche nelle situazioni in cui il Napoli riusciva a sfondare sull’esterno. Un problema già rilevato nella sfida di Champions contro il Milan.

Attacco del Napoli sull’esterno, Osimhen in area è completamente isolato contro 4 difensori.

Nella ripresa la gara si è accesa anche grazie anche alle sostituzioni dei due tecnici. L'ultima mezz'ora è stata ricca di cambi di inerzia. Verso il 60’ Allegri ha inserito due talenti come Chiesa e Di Maria al posto di Kostic e Miretti, con l’idea di aumentare il tasso tecnico e le potenzialità offensive della squadra in ripartenza. La struttura in fase di non possesso rimaneva pressoché la stessa, 4-4-1-1 con riferimenti a uomo in mezzo al campo. A cambiare parecchio però è stata la spinta dei bianconeri quando riuscivano a recuperare il pallone e correre a campo lungo. Di Maria in particolare si è fatto trovare spesso libero alle spalle di Olivera, che nel secondo tempo ha aumentato la spinta sulla corsia sinistra senza però riuscire a fornire lo stesso equilibrio e la stessa attenzione nelle marcature preventive. Il gol dell’argentino, arrivato all’82’ e poi annullato per fallo di Milik su Lobotka, nasce proprio così.

Di Maria bravo a smarcarsi preventivamente alle spalle di Olivera nell’occasione del gol annullato.

Anche i cambi di Spalletti hanno cambiato la faccia al Napoli, sia nella struttura che nell’efficacia della proposta. Al 68’ sono entrati Elmas e Zielinski per Lozano e Ndombele; l’ingresso del macedone in particolare ha dato freschezza e qualità nello stretto, scombussolando l’equilibrio fino a quel momento ai limiti della perfezione della Juventus. Sostituire un giocatore come Lozano che tende a stazionare sull’esterno del campo con un centrocampista puro come Elmas ha permesso al Napoli di aumentare la precisione e la velocità del giro palla, e soprattutto di fare densità a centrocampo in zona rifinitura dove stringeva la propria posizione anche Kvaratskhelia.

La densità del Napoli a centrocampo.

Allegri ha risposto chiedendo a Fagioli (entrato per l’acciaccato Soulé) di giocare da mezzala per formare un 4-3-3 in fase di non possesso, lasciando la marcatura di Lobotka a Milik. In questo modo la Juventus è stata costretta ad abbassare di diversi metri il proprio baricentro, ma così facendo è riuscita a bloccare la superiorità del Napoli che tra il 65’ e il 75’ aveva totalmente preso controllo della gara ed era riuscito ad affacciarsi pericolosamente nei pressi della porta di Szczesny, specialmente con Osimhen nelle due uniche occasioni in tutta la gara in cui ha avuto l’opportunità di trovarsi isolato contro uno dei due centrali e di controllare un pallone in area.

La contromossa di Allegri: 4-3-3 e Milik su Lobotka per limitare la superiorità del Napoli in mezzo.

Dal 75’ al 90’ è sembrata la Juve ad avere l’inerzia dalla sua parte, come dimostrato dal già citato gol annullato a Di Maria e dal quasi-gol annullato a Vlahovic dopo una bella giocata di Chiesa che si era però trascinato il pallone fuori.È il minuto 92 a decidere le sorti della gara. La Juventus sviluppa un azione sulla fascia destra, Locatelli trova Fagioli che vede partire di fronte a lui a tutta velocità Cuadrado con un chiaro mismatch atletico contro Lobotka. Il colombiano viene servito in profondità e può ricevere in area, su di lui esce Juan Jesus che gli nega l’esterno del campo, Cuadrado allora prova una giocata di tacco resa celebre da Cristiano Ronaldo nella sua prima era al Manchester United e cade a terra accentuando molto un contatto che non è sembrato plateale dalle immagini televisive. Il Napoli ribalta il fronte sulla sinistra con Zielinski che riesce a spezzare un raddoppio portato da Chiesa e Gatti, tocco d’esterno per Osimhen che gli restituisce il pallone di tacco e si muove sul fronte sinistro dell’area, Zielinski lo serve ancora una volta di prima ma il controllo del nigeriano è infelice e Szczesny lo anticipa allontanando il pallone. Il primo ad arrivarci è Giacomo Raspadori, entrato pochi minuti prima per un Kvaratskhelia piuttosto in ombra. Il cronometro adesso recita 92 minuti e 30 secondi, Cuadrado è ancora nell’area del Napoli. La squadra di Spalletti gioca allora sulla fascia destra, Zielinski attira la marcatura di Danilo su di sé e serve Elmas con tempo e spazio sulla destra che può andare al cross di prima. Gatti segue Anguissa sul primo palo, Rugani marca centralmente Osimhen, ma il cross del macedone è sul secondo palo, la zona che teoricamente dovrebbe essere presieduta proprio da Cuadrado che ancora non è rientrato in difesa. Il cronometro ora recita 92 minuti e 47 secondi, sul pallone si avventa solo Raspadori, che aveva mantenuto viva l’azione dei suoi; sinistro al volo e pallone che rimbalza proprio sotto le gambe di Szcezsny e finisce in rete.

Il gol del Napoli.

La Juventus ha giocato un'ottima partita difensiva, e gli sporadici attacchi erano comunque pericolosi. Tutto lasciava presagire una di quelle vittorie minimali di Allegri, ma alla fine è stato il Napoli a sfruttare un calo di concentrazione dell'avversario, un'ingenuità notevole di Cuadrado, facendo valere la classica legge del contrappasso. Il Napoli è stato festeggiato dai tifosi all'aeroporto di Capodichino, e i giocatori si sono già lasciati andare ai festeggiamenti. Osimhen con la sciarpa sulla fronte come una banda, Elmas che agita pugni e bandiere. Il terzo scudetto della storia del Napoli è davvero a un passo e la festa è già cominciata.

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