Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
I migliori parametro zero della Juventus
10 lug 2019
10 lug 2019
Una storia che va dalla A di Anelka alla Z di Ziegler.
(di)
(articolo)
20 min
(copertina)
Foto VI Images via Getty Images
(copertina) Foto VI Images via Getty Images
Dark mode
(ON)

La definizione - ammettiamolo - non è elegante. “Parametro zero” da l’idea di un malato terminale, di una pandemia zombie in un B movie o al massimo di un gruppo sovversivo di estrema destra male organizzato. Sarebbe più giusto chiamarli “black friday”, “cose che troviamo frugando nelle tasche dei vecchi cappotti” o al massimo “nuovi acquisti della Juventus”.

Da qualche anno, per essere più precisi da quando il controllo delle operazioni di mercato della Juventus è stato preso da Marotta (ora all’Inter) e Paratici, il club bianconero batte la strada della firma di giocatori in scadenza di contratto più e meglio di tutte le altre squadre europee. Solo in questa sessione di mercato sono arrivati Aaron Ramsey e Adrien Rabiot che, dopo essere stato vicino alla firma con diverse squadre, ha firmato con la Juventus il 1° luglio.

Il francese è il ventesimo svincolato firmato dalla Juventus dall’estate del 2011 ad oggi. Praticamente una rosa intera. Alcuni di loro si sono rivelati elementi fondamentali, altri sono stati poco più che lacrime nella pioggia, nessuno è mai andato totalmente sprecato. Questo è il loro power ranking, dal meno utile al più utile.

Non classificabile: Aaron Ramsey

Come prevede la giurisdizione dei parametro zero, Aaron Ramsey è “veramente” un calciatore della Juventus da poche ore, ovvero dall’apertura del mercato. I tifosi lo stanno aspettando dall’11 febbraio, giorno in cui ha firmato un pre-contratto con i bianconeri. I termini dell’accordo non sono ancora stati divulgati e oggi sappiamo solo che la società sosterrà oneri accessori per € 3,7 milioni, come scritto nel comunicato. Per lo stipendio si parla di cifre vicine ai 7.5 milioni di euro annui.

Quello che sappiamo è che le qualità di Ramsey sembrano inserirsi perfettamente nel contesto della Juventus. Come ha scritto Daniele Morrone, «la fluidità nelle posizioni in campo della Juventus e la richiesta di essere in grado di svolgere compiti in base alla posizione in campo e non al ruolo teorico calzano a pennello al giocatore che è oggi Ramsey».

Con Sarri può essere il trequartista che alla Juventus è sempre mancato, o comunque una mezzala in grado di svolgere più compiti a seconda dei momenti della partita. Il gallese, al netto degli infortuni, è il profilo giusto per diventare il prossimo grande “parametro zero della Juventus”.

16. Reto Ziegler

In principio, però, ci fu Reto Ziegler, che arriva a zero dalla Sampdoria nell’estate del 2011, come pupillo di Marotta (che lo aveva portato a Genova, quando era di DS della Sampdoria). Lo Svizzero si presenta al ritiro di Bardonecchia bello carico e ci trova Antonio Conte - appena arrivato - che sta stravolgendo tutto. Le sue prime parole da Juventino sono profetiche: «Lavoriamo tanto, c’è poco da ridere, ma sono felice». Purtroppo per lui, non è felice il suo allenatore: neanche il tempo di disfare le valigie, che Ziegler viene girato in prestito oneroso (600 mila euro) al Fenerbahce, poi alla Lokomotiv Mosca, poi di nuovo al Fenerbahce, infine al Sassuolo.

Esasperato, nell’estate del 2014 Ziegler si riscatta da solo il cartellino per cominciare una nuova vita (al Sion). Con la Juventus ha giocato zero partite, ma ha comunque vinto la Supercoppa del 2012, solo perché non avevano fatto in tempo a mandarlo via in prestito prima.


15. James Troisi

Nel 2012 il duo Marotta e Paratici si fa prendere dall’entusiasmo e il 23 agosto mette sotto contratto James Troisi, attaccante australiano appena svincolatosi dal Kayserispor. I motivi sono abbastanza misteriosi, James ha 24 anni ed ha segnato 11 gol in 69 partite in Turchia, e forse viene preso soltanto perché svincolato, con la stessa inerzia che ci spinge a comprare prodotti in offerta al supermercato, solo perché in offerta.

https://twitter.com/juventusfc/status/542733259168555008

Dell’esperienza di James Troisi alla Juventus rimarranno come testimonianza solo un paio di tweet come questo.

Ovviamente Troisi non giocherà neanche un minuto con la Juventus, eppure dopo averlo ceduto in comproprietà all’Atalanta, Marotta e Paratici spenderanno i 2 milioni di euro per il suo riscatto, di fatto strappandogli l’etichetta di parametro zero, prima di lasciarlo andare all’Al-Ittihad. Tuttavia all’australiano pare essere legata una grande sliding doors della storia della Juventus: a volersi fidare di Donato Di Campli, agente di Verratti, fu l’eccessivo stipendio di Troisi a far saltare il passaggio del centrocampista dal Pescara alla Juventus, che prevedeva proprio l’australiano come contropartita tecnica.


14. Lucio

Lucio arriva a parametro zero dall’Inter nel 2012, per puntellare la difesa Barzagli-Bonucci-Chiellini e fornire l’esperienza necessaria in Champions League, con le sue quasi 100 presenze tra Inter e Bayern Leverkusen. Un passaggio che stuzzica i rapporti sempre tesi tra le due squadre, con Lucio che si cala subito nella parte: «Se segnassi all'Inter mi sembrerebbe normale esultare. Quanti scudetti ha la Juve? Ho la stessa idea del presidente». Inserito in un questo nuovo filone di giocatori che la Juventus strappa a zero alle rivali milanesi, i giornali si tuffano a pesce «I tifosi juventini lo hanno già adottato, come fecero con Pirlo, e forse non immaginavano che l'Inter sarebbe caduta nella stessa trappola in cui è caduto il Milan».

https://twitter.com/juventusfc/status/263634012352966657

Lucio però non diventa un altro Pirlo, non è fresco come il regista, e arriva alla Juventus con la spina staccata. Il primo errore arriva dopo 40 secondi, nell’amichevole giocata contro i dilettanti dell’Aygreville. Sempre in amichevole, nel Trofeo Birra Moretti, si rende ridicolo davanti a Coutinho, lasciando trapelare cattivi presagi.

Lucio non riuscirà mai a mettere in discussione la BBC, né a entrare nei meccanismi del gioco di Conte, dopo 4 presenze e la Supercoppa Italiana del 2012 (che non si nega a nessuno), viene lasciato andare via a gennaio, al San Paolo, con la consapevolezza che con gli svincolati di lusso non può sempre andarti bene.


13. Nicolas Anelka

Nel 1999 Luciano Moggi aveva provato in tutti i modi ad acquistare Nicolas Anelka, senza successo. Ci riescono nel gennaio del 2013 Marotta e Paratici, strappandolo dal torpore cinese dello Shanghai Shenhua, dove era arrivato per svolgere il doppio ruolo di giocatore ed allenatore (questa seconda funzione durata molto poco a dire il vero).

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Foto di Giuseppe Bellini / Getty Images.

Al suo arrivo Conte, che voleva Drogba, prova a dissimulare «Anelka si è presentato in condizioni fisiche discrete e ha dimostrato di essere un vero professionista», ma nei fatti il francese diventa poco più di un orpello sulla panchina bianconera. 55 minuti giocati, sufficienti per aggiungere a una bacheca ben variegata lo Scudetto 2012-13.


12. Valerio Lorenzo Rosseti, Vlaudut Nicolas Marin e Simone Andrea Ganz

Nel giro di tre anni la Juventus acquista a parametro zero tre giovani calciatori, tutti e tre con il doppio nome, forse l’altra passione di Paratici e Marotta. Vlaudut Nicolas Marin arriva il 2 settembre 2013 dopo essersi svincolato dal Manchester City FC; Valerio Lorenzo Rosseti firma nell’estate del 2014, dopo il fallimento del suo club, il Siena; Simone Andrea Ganz approda invece nel 2016, una volta scaduto il suo contratto con il Como.

In tre non faranno una presenza: Marin finisce in Belgio, in forza all’FCV Dender EH; Rossetti nel 2017 verrà ceduto all’Ascoli per un milione; Ganz nel 2017 viene ceduto al Pescara per 1,5 milioni di euro.

Da tutti la Juventus ha comunque guadagnato qualcosa.


11. Michele Pazienza

Arrivato a parametro zero insieme ad Andrea Pirlo, Michele Pazienza firma un contratto triennale e si mette a disposizione, come si mettono a disposizione i centrocampisti come lui. La sua carriera in bianconero sarà minimale: 265 minuti in campo, un campionato e una Supercoppa in bacheca (ovviamente quella del 2012), prima di essere ceduto al Bologna per 500mila euro dopo un prestito all’Udinese.


10. Alberto Cerri

Alberto Cerri rientra nella P2 preferita dai dirigenti della Juventus: parametro zero e plusvalenza. Firmato dai bianconeri il 15 luglio 2015, appena dopo il fallimento del Parma, Cerri ha subito iniziato un tour dei prestiti che lo ha portato in giro per l’Italia. Cagliari, SPAL, Pescara, Perugia, di nuovo Cagliari.

https://twitter.com/juventusfc/status/1097885366491729920

Quando la Juventus gli ha offerto un contratto, Cerri era ancora un giovane di belle speranze. Alto e grosso, aveva avuto discreto successo nelle categorie giovanili. Eppure la scelta della Juventus è da subito apparsa puramente speculativa: come i due simpatici inglesi del programma Affari a quattro ruote, Parotta e Maratici prendono Cerri, gli tolgono un po’ di polvere, lo valorizzano montandogli dei nuovi paraurti e poi lo cedono al miglior offerente per segnare la plusvalenza a bilancio. Plusvalenza che è arrivata a febbraio del 2019, quando la Juventus lo ha ceduto a titolo definitivo al Cagliari, generando un effetto economico positivo di circa 8,4 milioni di euro.


9. Neto

La firma di Neto con la Juventus fu uno dei primi segnali che qualcosa nell’assetto economico della Serie A stava scricchiolando. Nell’estate del 2015, dopo aver lasciato scadere il suo contratto con la Fiorentina, Neto sceglie la Juventus, con cui firma un contratto di 4 anni a 2,2 milioni di euro a stagione per fare di fatto il secondo portiere (Reina nella stessa stagione per fare il titolare al Napoli percepirà meno, 2 milioni di euro). Non è solo l’aspetto economico a stridere: Neto nei 2 anni a Firenze si era dimostrato un portiere pronto, affidabile, adatto per fare il titolare in qualche squadra di ottimo livello.

Probabilmente il brasiliano ha scommesso sull’età di Buffon, ma ha fatto male: in due anni raccoglie 22 presenze in partite minori, senza dare mai l’idea di poter essere migliore del numero uno né pronto a raccoglierne l’eredità. Dopo qualche mal di pancia, viene ceduto al Valencia nell’estate del 2017 per 7 milioni di euro più 2 di bonus, generando un buon profitto per le casse bianconere.


8. Rubinho

Quattro anni da terzo portiere, due presenze e zero gol subiti, quattro scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane vinte. Considerato un “uomo spogliatoio”, Rubinho si è goduto i migliori anni in bianconero, quando tutto sembrava davvero possibile, per questo ha lasciato un buon ricordo nei tifosi bianconeri.

https://twitter.com/juventusfc/status/761101996719955968


7. Dani Alves

Uno dei giocatori più vincenti della storia del calcio si trasferisce alla Juventus a parametro zero il 27 giugno 2016. Si presenta ai tifosi con parole al miele: «Ho scelto la Juve perché mi piace sognare in grande, voglio entrare nella storia bianconera vincendo la Champions». Il suo arrivo contribuisce a cambiare la percezione della Juventus come società, finalmente in grado di attirare grandissimi campioni per confermarsi come una squadra al top in Europa e dare l’assalto all’ambito trofeo.

Dani Alves contribuirà in maniera decisiva alla vittoria di uno scudetto e una Coppa Italia, segnando anche un gol in finale. Le sue prestazione migliori sono però - come promesso - in Champions League, nei quarti contro il Barcellona e in semifinale contro il Monaco.

La prima promettente stagione rimane però l’unica: in estate Dani Alves inizia a lanciare segnali contraddittori. Un giorno consiglia a Dybala di cambiare aria, un altro posta la foto degli scarpini della finale di Berlino. Dopo un breve tira e molla, esattamente un anno dopo, Dani Alves rescinde il suo contratto con i bianconeri, congedandosi con messaggio fiume su Instagram in cui accusa neanche tanto velatamente Marotta, anche se non si capisce bene di cosa.

Il brasiliano poteva essere molto più avanti in questa lista, ma la sua esperienza alla Juventus, oltre a essere durata poco, ha lasciato delle ombre (e nessuna plusvalenza). E se la società non ha mai commentato i motivi della separazione, più volte Dani Alves è tornato a parlare, e quasi mai in toni idilliaci.


6. Fernando Llorente

Sembra passato un secolo, ma c’è stato un momento in cui alla Juventus mancava disperatamente un top player in attacco. Nel 2012 questo neologismo un po’ vago compariva giornalmente accanto al nome di Marotta e Paratici, che dopo aver visto la Juventus vincere lo scudetto con Matri miglior marcatore con 10 gol, stavano affrontando una seconda stagione con lo stesso attacco più Giovinco.

Nel gennaio del 2013 la Juventus comunica di aver raggiunto un accordo con Fernando Llorente a partire dalla stagione successiva, un quadriennale da 4,5 milioni di euro a stagione, cifre da top player, vicine a quelle guadagnate dai due giocatori più pagati della rosa, Pirlo e Buffon. L’accoglienza è incerta: Llorente ha segnato solo 5 gol nella stagione precedente, ma è anche vero che dopo l’accordo con la Juventus ha giocato pochissimo. Rimane un attaccante nel pieno della maturità, arriva a Torino a 28 anni, e in grado di superare quota 20 gol nelle tre stagioni precedenti.

Llorente rimane due anni alla Juventus, i due anni che più contribuiscono a cambiare la squadra, prima di andarsene a parametro zero al Siviglia. Doveva guidare la rivoluzione, invece ha finito più per esserne sopraffatto: Tevez, arrivato poco dopo, diventa il vero top player della squadra; giocatori come Pogba e Vidal migliorano il loro rendimento, anche in termini di gol (il cileno chiuderà quel biennio con lo stesso numero di gol, Pogba pochi meno) diventando il vero valore aggiunto. L’anno successivo è il giovane Morata a rubargli la scena, guidando la Juventus fino alla finale di Champions League. Llorente è forse l’unico giocatore della rosa a pagare davvero il passaggio da Conte ad Allegri.

Lo spagnolo comunque lascerà un buon ricordo nella tifoseria, sia in campo - il primo anno segna diversi gol decisivi in campionato, due al Real che lasciano immaginare un futuro migliore - sia fuori, dimostrando grande attaccamento alla maglia e una bellezza obiettivamente senza eguali in Serie A.

Llorente, insomma, si dimostra perfetto per superare l’idea di una Juventus che deve sperare che Vucinic si alzi con il piede giusto per continuare, ma non abbastanza per una squadra che finirà per spendere 90 milioni per il proprio centravanti.


5. Kingsley Coman

Il 17 febbraio 2013 Kingsley Coman gioca la sua prima partita tra i professionisti, divenendo il più giovane debuttante in Ligue 1 nella storia del Paris Saint-Germain. Ha sedici anni, otto mesi e quattro giorni. È considerato il talento più luminoso delle giovanili parigine, vincitore per due volte del Titì d’or, il premio che viene dato al miglior giovane del PSG (a Parigi piace dare premi d’oro ai calciatori).

Al termine della stagione successiva, Coman non rinnova il suo contratto e si trasferisce a parametro zero alla Juventus, percorso simile a quello fatto con successo dal suo connazionale Pogba. Nella prima stagione, appena diciottenne, Coman mette insieme 20 presenze, quasi sempre da subentrato, lasciando intravedere delle qualità piuttosto grezze, ma al tempo stesso notevolissime.

Il bel gol segnato al Verona, rimasto l’unico in maglia bianconera.

Non basta promettere, però, per sottrarsi alla scure della plusvalenza. Il 30 agosto Coman viene ceduto al Bayern Monaco in prestito biennale a 7 milioni, con un diritto di riscatto fissato a 21. Un’operazione un po’ cervellotica con cui la Juventus parcheggia per due anni Coman - che probabilmente non avrebbe trovato molto spazio in una rosa piena di giocatori offensivi - in una squadra di pari valore, se non più forte, con la certezza di perderlo in caso fosse esploso in questo periodo.

Al Bayern Coman trova Guardiola che gli dà fiducia. Gioca tanto e bene il primo anno (segnerà anche alla Juventus nei supplementari degli ottavi di finale di Champions League), meno e non troppo bene il secondo con Ancelotti, ma abbastanza da convincere i tedeschi a riscattarlo. Dalla cessione di Coman la Juventus ottiene una buona plusvalenza (un effetto economico positivo di circa 19 milioni di euro).

Il giudizio sulla sua cessione rimane in bilico: Coman ha dimostrato di poter essere un grande giocatore, un’ala devastante, ma la sua propensione all’infortunio è preoccupante. La Juventus ha speso molti soldi per gli esterni in questi anni, tutti molto forti, ma non necessariamente più di Coman.


4. Emre Can

Quando si capisce che Emre Can non avrebbe firmato un nuovo contratto con il Liverpool, il nome della Juventus esce subito, tanto che già il primo gennaio (la data in cui i calciatori in scadenza possono iniziare ad accordarsi con una nuova squadra) si parla di un accordo per l’estate. Addirittura Marotta prova a portarlo subito a Torino, senza successo (lo stesso accadrà l’inverno successivo con Ramsey, sottolineando come alla Juventus sembra sempre mancare un centrocampista).

Per la firma del giocatore sul contratto bisogna aspettare il 21 giugno 2018, il finale dolce di una trattativa lunga e complicata che vede l’intromissione del Bayern Monaco, che prova a soffiare alla Juventus il ruolo di Juventus del mercato. Per averlo la società paga 16 milioni di euro di costi accessori, ossia le commissioni per gli intermediari che hanno portato al perfezionamento dell’operazione. Una cifra che può apparire spropositata, ma che corrisponde a meno della metà (della metà?) dell’eventuale costo del cartellino di un giocatore di 24 anni con 167 presenze nel Liverpool e 20 con la maglia della Germania.

https://twitter.com/juventusfc/status/1009816367850287105

La prima stagione di Can alla Juventus non è stata particolarmente fortunata, tra un inserimento lento (tipico dei nuovi arrivi sotto la gestione Allegri) e la scoperta di un nodulo tiroideo che lo ha tenuto lontano dal campo per oltre due mesi.

In campo non sembra ancora aver trovato la miglior collocazione tattica, tuttavia la sua duttilità si è rivelata fondamentale nella partita più esaltante della stagione: schierato come terzo di difesa nel ritorno contro l’Atletico, Emre Can è stato uno dei migliori in campo. Il suo futuro con Sarri sembra luminoso, qualunque sia il ruolo che l’allenatore toscano sceglierà per lui.


3. Sami Khedira

Appena arrivato alla Juventus, nell’estate del 2015, Sami Khedira deve specificare: «Niente paragoni con Pirlo». Il tedesco arriva a parametro zero dal Real Madrid, in un centrocampo che ha perso il regista italiano, andato a svernare in MLS, e Vidal, passato al Bayern Monaco. Khedira è un innesto di enorme esperienza: viene da cinque stagioni nel Real Madrid ed è una della colonne della Germania campione del mondo. La sua firma si inserisce perfettamente nella direzione presa dalla Juventus, quella di unire talento giovane (con Khedira arrivano anche Dybala, Rugani e Alex Sandro) a giocatori nel pieno della maturità, come specifica Chiellini pochi giorni dopo l’arrivo del tedesco: «Khedira e Mandzukic sono due leader nati, ci daranno personalità».

Non è facile quantificare l’impatto del tedesco nella Juventus: Khedira non è mai stato particolarmente amato dai tifosi, così distante da giocatori come Vidal e Pogba, strabordanti in fisico e talento, ma è sempre stato considerato un titolare inamovibile da Allegri. Per l’allenatore italiano, l’intelligenza tattica di Khedira ha sempre funzionato per equilibrare la squadra. Il primo anno, agendo sul lato destro del campo mentre Pogba imperversava su quello sinistro, dal secondo in poi come centrocampista incaricato di alzare la pressione e soprattutto in grado di inserirsi in area con tempismo e qualità (l’anno scorso ha segnato 9 gol, il massimo in carriera).

Nelle prime tre stagioni alla Juventus, Khedira è stato il centrocampista più impiegato della rosa. In 125 presenze ha realizzato 21 gol e fornito 14 assist. Ha vinto 3 Scudetti e 3 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, superando anche la diffidenza generata dai molti infortuni subiti in carriera. Era in campo nel ritorno degli ottavi contro il Bayern Monaco (uscito appena prima dell’inizio della rimonta dei tedeschi), la sera del sorpasso al Napoli con il gol di Zaza, nella doppia sfida contro il Barcellona, in quella contro il Tottenham e in quella sfortunata con il Real. Era in campo a Cardiff e nel 3-2 all’Inter. È stato presente in tutte le vittorie e le sconfitte della Juventus degli ultimi 3 anni. Sarebbe stato titolare anche con l’Atletico, probabilmente, se non fosse stato fermato da un’aritmia al cuore, l’ultimo episodio di un’annata sfortunata che ha un po’ offuscanto il giudizio su di lui.

Per Allegri Khedira è sempre stato un giocatore fondamentale («Sarà il nostro acquisto di gennaio» aveva vaticinato a inizio 2019) sia dentro che fuori dal campo, tanto da avergli affidato i gradi di capitano alla prima assenza di Chiellini. Con Sarri è più difficile ipotizzare il suo futuro in bianconero: a inizio stagione gli è stato rinnovato il contratto fino al 2021, ma non è detto rientri nei piani futuri della squadra.


2. Paul Pogba

Difficile definire Pogba semplicemente un “parametro zero”. Il francese arriva a Torino quasi di nascosto, coi suoi 19 anni, trascinato di peso dal suo procuratore Mino Raiola, che secondo la leggenda lo offre in giro a diverse squadre italiane come fosse un fustino di detersivo. Pogba finisce per firmare con la Juventus, convinto che i bianconeri possano accelerare il suo processo di crescita, frenato da Alex Ferguson a Manchester. Lo United non ci sta, inizia una guerra tra avvocati che porta la Juventus a versare un indennizzo tra i 3 e i 400mila euro, una cifra ridicola a ben vedere.

Per capire l’impatto di un giovanissimo Pogba alla Juventus, viene bene una fake news: qualche anno fa il Daily Mail pubblicò un’intervista in cui Pirlo diceva che «il giorno del primo allenamento di Pogba in bianconero molti di noi ridevano», «non potevamo credere che un club come il Manchester United avesse potuto lasciare andar via gratis un giocatore con le sue qualità». Il centrocampista ha poi smentito, ma il suo essere assolutamente credibile spiega molto bene cosa è stato Pogba per la Juventus dal primo giorno.

Sconosciuto al grande pubblico, Pogba viene fatto passare per un “vice-Pirlo”, il futuro nel ruolo di playmaker, una collocazione che tuttavia dura pochissimo. Bastano infatti pochi, grandi, minuti da mezzala in una partita contro il Napoli per far capire a tutti che il suo futuro è lì. Conte è costretto a rivedere il suo centrocampo Marchisio-Pirlo-Vidal, Allegri gli affida tutto il lato sinistro, il quarto anno si prende anche la numero 10.

I primi gol di Pogba con la Juventus.

Insomma Pogba si rivela come uno dei giocatori più dominanti nella storia della Juventus. Così dominante da diventare troppo: nell’estate del 2017 si convince che il suo posto è a Manchester, nella squadra più tifata al mondo. Da parametro zero, Pogba diventa l’acquisto più costoso della storia (le cifre si aggirano intorno ai 110 milioni, di cui non è chiaro stabilire quanti di commissioni a Raiola).


1. Andrea Pirlo

L’ufficialità arriva il 24 maggio 2011: visite mediche, firma del contratto, e la Juventus cambia pelle. Da subito Pirlo fa capire che l’esperienza in bianconero non è il crepuscolo della sua carriera, come più di qualcuno aveva ipotizzato, ma che la voglia di riscatto dopo il finale amaro col Milan è tanta. Le prime parole che dice sono: «Ho vissuto un anno sabbatico che alla fine mi allungherà la carriera», le seconde: «Sono qui per vincere lo scudetto numero 30».

Non sono dichiarazioni “di facciata”. Pirlo è un giocatore esperto e vincente, non deve convincere nessuno o strizzare l’occhio ai tifosi. Arriva in una squadra reduce da 2 settimi posti, con una dirigenza completamente nuova ed inesperta e un allenatore spuntato dal nulla, che aveva fallito nell’unica esperienza in A. Come sempre Pirlo ha dimostrato di stare un passo avanti agli altri, lasciando un Milan scudettato per una squadra neppure in Europa, capendone le potenzialità. «La Juve ha tanta voglia di tornare a vincere» dirà appena firmato il contratto e Pirlo la fa tornare a vincere.

Gli highlights della prima partita di Pirlo con la Juventus, è già la Juve di Pirlo.

Suo il primo assist nel nuovo stadio, un lancio millimetrico per Lichtsteiner, il primo di una stagione da 14 assist. Pirlo viene inserito da Conte come regista di un sistema che gli cambia intorno, dal 4-3-3 al 3-5-2, ma in cui rimane sempre il punto di riferimento, il cervello che muove gli altri giocatori in campo.

Andrea Pirlo fornisce un contributo fondamentale per portare in 4 anni la Juventus dalla mediocrità alla finale di Champions League. Se il merito del rinnovato dominio bianconero va diviso tra tanti elementi: società, stadio, Conte prima Allegri poi, Vidal e Pogba, Buffon e la BBC, e così via, nessuno è stato una pietra angolare più solida di Andrea Pirlo e questo lo rende - di fatto - il miglior parametro zero degli ultimi 8 anni, ma potremmo anche allargare, probabilmente, a tutta la storia della Juventus.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura