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Fabio Barcellona
Cosa ci dice la prima sconfitta stagionale della Juventus
08 nov 2018
08 nov 2018
I bianconeri hanno dominato per 85 minuti ma hanno perso la partita.
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Fabio Barcellona
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­­A quattro minuti dalla fine di Juventus-Manchester United i bianconeri erano qualificati agli ottavi di finale e avevano ottenuto il primo posto del proprio girone di Champions League, dopo appena quattro partite giocate. Al termine della partita la squadra di Allegri deve invece ancora conquistare la qualificazione e serviranno probabilmente ancora due vittorie per assicurarsi il primato nel gruppo H. Per questo la Juventus deve solo rimproverare sé stessa e i suoi errori.

 



Rispetto alla gara d’andata Mourinho ha cambiato molto. Ha abbandonato il 4-2-3-1 e ha schierato un 4-3-3 con Matic mediano, Herrera e Pogba mezzali e Sanchez centravanti con Lingrad e Martial ai lati. Allegri invece non ha rischiato Cancelo e Matuidi, non in perfette condizioni fisiche, sostituendoli con De Sciglio e Khedira.

 



 

Le intenzioni di Mourinho erano chiare. Il centrocampo a 3 avrebbe dovuto schermare meglio le ricezioni negli half-spaces e proteggere con più efficacia la zona ai fianchi di Matic, individuata da Allegri nella partita d’andata come quella più vulnerabile. Nonostante la renitenza ad uscire in pressione e a spezzare la linea mediana, i centrocampisti dello United non sono riusciti a coprire le linee di passaggio filtranti dei bianconeri e, al contempo, a sabotare il palleggio preparatorio degli avversari. Più avanti, senza Lukaku, disinnescato a Manchester dalle marcature preventive di Bonucci e Chiellini, Mourinho ha puntato sull’agilità di Sanchez per attirare fuori posizione i centrali bianconeri nelle ripartenze immaginate dall’allenatore portoghese.

 

I cambi di formazione nella Juventus hanno modificato la natura del lato destro della squadra, in virtù delle diverse caratteristiche di De Sciglio e Khedira rispetto a quelle di Cancelo e Bentancur, spostato a sinistra al posto di Matuidi. Nella gara d’andata l’accumulo di giocatori sulla fascia destra aveva creato il lato forte del palleggio bianconero, creando le premesse per attaccare l’ampiezza sul lato debole o per aggredire la profondità. In particolare, l’abbassamento di Bentancur al fianco destro di Bonucci e la contemporanea occupazione dell’ampiezza da parte di Cancelo, ha costituito la base del dominio del possesso bianconero. Le minori qualità di palleggio di De Sciglio, e la tendenza di Khedira ad inserirsi sulla linea offensiva invece di sostenere la circolazione del pallone a sostegno, hanno riequilibrato la manovra juventina rendendo meno insistita la ricerca della superiorità tecnica e posizionale sul lato destro del campo.

 


La pass-map della Juventus mostra che bianconeri hanno sovraccaricato meno la fascia destra. Basti vedere l’analoga mappa nella gara d’andata all’Old Trafford.




Nonostante i cambiamenti della fascia destra, la Juventus ha giocato all’incirca con gli stessi principi della partita d’andata, con solo qualche aggiustamento. Ancora una volta, in assenza di un centravanti di ruolo, i tre attaccanti si sono mossi con estrema libertà per il campo. Se Cuadrado ha preferito la fascia destra, muovendosi poi in maniera reattiva verso il centro del campo a compensare le tracce verso la sua zona dei compagni di reparto, Dybala e Ronaldo hanno svariato su una grande porzione di campo. L’argentino si è mosso principalmente sull’asse verticale, mentre CR7 si è spostato soprattutto in orizzontale su tutto il fronte offensivo. Spesso erano le mezzali ad occupare il centro dell’attacco, Bentancur e Khedira. L’azione più pericolosa della Juventus nel primo tempo è emblematica della strategia del primo tempo.

 


Ronaldo attacca la profondità sulla destra, Cuadrado rimane in copertura di De Sciglio, Dybala si muove a sostegno. Ad attaccare l’area sono, venendo da dietro, le mezzali Bentancur e Khedira, che colpisce il palo.




In fase di non possesso palla la Juventus ha scelto di giocare sulle debolezze degli avversari. Schierato con un tridente leggero e veloce e con un baricentro basso (50.1 m), lo United voleva essere pericoloso tramite le ripartenze. La squadra di Allegri però ha negato gli spazi utili alla velocità degli avversari, rinunciando al pressing offensivo e limitando le occasioni in cui provava a recuperare alto il pallone al

, effettuato dopo avere abbassato nell’ultimo terzo di campo gli avversari.

 

La Juventus riusciva invece a compattarsi in uno stretto 4-4-2 che teneva la squadra corta (solo 31 metri la lunghezza media dei bianconeri) rendendo inoffensiva l’elementare manovra offensiva della squadra di Mourinho.

 



Nonostante un possesso meno insistito che all’andata (55% per la Juve con l’88% di precisione dei passaggi) e a dispetto della più folta copertura del centrocampo dello United, la Juventus ha dominato ancora la partita, gestendone i ritmi e raggiungendo con facilità l’ultimo terzo di campo.

 

Con la cerniera centrale costituita da Herrera, Matic e Pogba, la squadra di Mourinho ha provato ad intasare gli spazi davanti a De Gea, ma le distanze tra gli uomini e i reparti erano sempre troppo lunghe e, in generale, la squadra ha tenuto un atteggiamento troppo passivo. Difficile così difendere un attacco qualitativo come quello della Juventus. I Red Devils erano 8 metri (39.2 m) più lunghi sul campo rispetto ai bianconeri, a dimostrazione della difficoltà a tenere strette le linee: anche a difesa schierata gli uomini di Mourinho concedevano troppo tempo e spazio a giocatori dalla tecnica e dalle idee chiare come quelli bianconeri. La manovra offensiva bianconera è persino migliorata dopo l’ingresso di Matuidi e lo spostamento di Bentancur sul centro destra.

 

In posizione di mezzala sinistra l’uruguaiano si era disimpegnato offensivamente dividendosi, con eguale efficacia, nel triplo compito di supportare Pjanic nella costruzione dell’azione, fornire ampiezza nella fascia sinistra e di attaccare gli spazi profondi svuotati da Dybala e Ronaldo. Tornato a gestire il possesso nella zona di destra, e liberato dalla necessità di equilibrare la squadra in ampiezza, Bentancur ha regalato ulteriore qualità al palleggio della Juventus, compensando i movimenti di Pjanic e liberando il bosniaco anche in zone più avanzate di campo. Nel periodo tra l’ingresso in campo di Matuidi e quello di Barzagli, che ha variato profondamente l’assetto tattico della squadra, la Juventus ha aumentato la propria percentuale di possesso palla al 60%, la precisione dei passaggi al 93%, trovando il vantaggio con la prodezza balistica di Cristiano Ronaldo, splendidamente assistito da Bonucci. In quel periodo la Juventus ha confezionato 7 tiri, generando quasi la metà dei 2.5 xG creati nell’intera partita.

 


Dei 23 tiri della Juventus, ben 8 sono stati di Cristiano Ronaldo. Dybala e Pjanic hanno calciato quattro volte verso la porta di De Gea: l’argentino ha colpito la traversa mentre 3 dei 4 tiri del bosniaco sono stati scoccati dopo lo spostamento di Bentancur a destra, a testimonianza dell’importanza tattica dell’uruguaiano nel permettere al numero 5 bianconero di giocare anche in zone più avanzate di campo.


 

Il dominio bianconero si è esteso anche alla fase di non possesso palla e alla gestione delle transizioni difensive. Lo stretto 4-4-2 con cui la squadra di Allegri si è protetta dagli attacchi dello United era più che sufficiente per contenere la fase offensiva dei Red Devils. Contro la difesa schierata dei bianconeri, le uniche opzioni ricercate dagli uomini di Mourinho erano le iniziative individuali degli esterni sulle fasce, specie con Martial su quella sinistra, e l’attacco dell’ampiezza sulla fascia destra con Young. In questo modo lo United provava ad approfittare dell’ampia porzione di campo assegnata da Allegri a Bentancur in fase difensiva. Troppo poco però per disordinare la struttura difensiva juventina.

 


Il 4-4-2 difensivo della Juventus.




Considerando la scarsa pericolosità della squadra (meno di 0.5 xG generati prima del gol di Mata), a dieci minuti dalla fine Mourinho ha inserito Fellaini e Mata, sperando nelle doti aeree del belga e nella qualità del piede sinistro dello spagnolo. Allegri allora ha risposto passando alla difesa a 3, con Barzagli al posto di De Sciglio. Le sostituzioni hanno però premiato l’allenatore portoghese: Mata ha segnato il gol del pareggio e Fellaini ha fornito un importante contributo nel tenere bassa la Juventus. Dall’altro lato del campo è stato invece proprio un errore di Barzagli a regalare allo United la punizione dalla trequarti che ha portato all’autorete in mischia di Alex Sandro. Una rete che ha sancito una vittoria francamente insperata per il Manchester.

 



La Juventus ha perso una partita dominata per almeno 85 minuti. Com’è possibile? Secondo Allegri i problemi sono stati la poca efficacia sotto porta e le punizioni concesse agli avversari nel finale di partita. La Juventus in effetti ha segnato meno di quanto avrebbe potuto: un solo a gol a fronte dei 2.5 xG generati. Ma è un dato in linea con la tendenza che vede i bianconeri segnare meno delle attese

. La squadra di Allegri continua a produrre tanto in termini offensivi (2.3 xG a partita in Serie A, circa 2 xG per match in Champions League) grazie, non solo a un aumento del volume di tiro (la Juventus è seconda solo al Manchester City nei maggiori campionati europei per tiri per gara), ma anche a un aumento della qualità delle occasioni.

 

Nella scorsa stagione di Serie A i bianconeri hanno avuto una media di 0.09 xG per tiro, che quest’anno si è innalzata a 0.11 xG/tiro in campionato e a 0.13 xG/tiro in Champions League. La Juve tira quindi di più della scorsa stagione e i tiri che prende hanno mediamente più probabilità di essere segnati.

 

È quindi probabile che, mantenendo questa qualità offensiva, il numero di gol tenda comunque ad aumentare. Tuttavia, nonostante la qualità delle conclusioni prese sia abbastanza alta, la Juve ha margini di miglioramento nella fase di rifinitura, la cui qualità viene misurata dal valore degli xG solo parzialmente, nelle occasioni che si concludono con un tiro. Migliori scelte in rifinitura potrebbero consentire sia di aumentare ulteriormente la qualità delle conclusioni che di aumentare il numero di tiri. Nella partita di ieri, ad esempio, la Juventus, dopo avere preparato ottimamente l’azione in ampiezza, ha sempre scelto di giocare il pallone sul giocatore a rimorchio, non cercando mai un cross tra difesa e portiere per una conclusione a pochi passi dalla porta avversaria. A volte per un problema di scelte del rifinitore, altre dei movimenti sbagliati in area di rigore.

 

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Ad esempio, più che la big-chance sbagliata per un errore esclusivamente tecnico al minuto 73, a Cuadrado può essere imputata la scelta fatta un minuto prima, quando, invece di servire Dybala davanti la porta, ha aspettato il rimorchio di Pjanic, regalandogli una conclusione a più bassa percentuale di realizzazione di quella potenzialmente a disposizione dell’argentino.




Le punizioni concesse da Matuidi e Barzagli nel finale di partita sono errori di lettura. Come affermato dallo stesso Allegri, la Juventus non avrebbe mai dovuto concedere calci piazzati in zona pericolosa, la migliore arma a disposizione degli avversari, e per questo avere più pazienza nell’affrontare gli avversari senza affondare il tackle alla ricerca della conquista del pallone.

 

La sconfitta non è una tragedia: la Juventus continua ad avere grandi possibilità di arrivare al primo posto del girone. I bianconeri però devono capire quali aspetti devono ancora migliorare. La prestazione è stata positiva e ha confermato lo spessore e la qualità della Juventus di questa stagione, una squadra capace di giocare un calcio brillante ed efficace, basato sul dominio del possesso. La strada tattica è segnata, ad Allegri il compito di consolidarla e di limare i dettagli che, specie in Europa, rappresentano un aspetto chiave per arrivare ad alzare i trofei.

 

 

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