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Immagine tratta da internet
Fondamentali Francesco Lisanti 26 novembre 2015 7'

A pieni voti

La Juve ha dimostrato più organizzazione ed equilibrio del Manchester City, ottenendo la vittoria del sorpasso in classifica.

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Zero gol subiti in casa, zero sconfitte in un girone delicatissimo, matematica qualificazione agli ottavi già in tasca. Soprattutto, la Juventus ha sconfitto per la seconda volta il Manchester City, conquistando il preziosissimo diritto di affrontare l’ultimo turno con due risultati su tre utili a centrare il primo posto. Adesso bisognerà prendere un punto a Siviglia.

 

Allegri, nel prepartita, aveva cautamente dribblato il tema primo/secondo posto—«Dobbiamo vincere perché è l’unico risultato che ci dà la certezza di passare il turno»—ma è chiaro che giocare a una notte di distanza dalle ennesime prestazioni monumentali di Barça e Bayern abbia caricato la posta in palio: solo il primo posto poteva risparmiare una simile condanna già negli ottavi di finale.

 

Assicurazione difensiva

Nella gara di andata, Allegri aveva sorpreso tutti con un inedito 4-3-3, mentre solo qualche giorno fa contro il Milan doveva ancora intervenire all’intervallo per passare dal 4-3-1-2 al 3-5-2, poi confermato contro i “Citizens”. Questa nuova versione della Juventus non ha ancora trovato un’identità tattica, né un blocco di titolari, ma non si può dire non abbia certezze.

 

La prima di queste è ovviamente la difesa, ieri disposta nella canonica linea Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini, con Lichtsteiner esterno destro e Alex Sandro esterno sinistro del centrocampo a cinque. Al di là del dato “gol subiti” (comunque impressionante: solo due in un girone così competitivo), la differenza di qualità difensiva tra i reparti ha segnato un confine piuttosto netto tra le due squadre.

 

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Uno dei peggiori errori della brutta gara di Otamendi. Non legge la direzione del filtrante di Sturaro e attacca Morata dal lato sbagliato. Lo spagnolo se ne libererà facilmente, poi sbaglierà clamorosamente, anche e soprattutto per meriti di Hart.

 

Lo testimonia il dato sugli interventi positivi in area (53 per la Juve, 40 per il City) a dispetto di una produzione offensiva nelle aree avversarie simile (19 giocate per la Juve, 18 per il City). Lo testimonia anche il dato sui contrasti persi dai difensori (1 per la Juve, Chiellini, 4 per Demichelis, Otamendi e Clichy). Barzagli, Bonucci e Chiellini hanno giocato con la tranquillità e la sicurezza che la coppia argentina schierata da Pellegrini non ha dimostrato in nessun frangente.

 

Un’altra notevole differenza è nel dato sull’altezza della linea di difesa, disposta a 31.3 metri dalla porta nel caso della Juventus, e a soli 18.3 metri per il City. Questo nonostante il controllo del possesso sia stato degli inglesi per larghi tratti, situazione che avrebbe potuto portare Barzagli, Bonucci e Chiellini a schiacciarsi, ma non è mai successo. Il City non ha quasi mai trovato spazio tra le linee, e il possesso si è rivelato particolarmente sterile.

 

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Il più grande pericolo corso dalla Juve, ma uno dei pochissimi. Lichtsteiner e Barzagli preferiscono lasciare un cross di facile lettura a De Bruyne, mentre Bonucci ha perso Fernandinho alle sue spalle. Non inquadrato, Chiellini marca benissimo Touré e lo anticipa. Poi Fernandinho raccoglie la respinta e spara alto.

 

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Curiosamente, un minuto dopo la situazione si ripete quasi identica sull’altro lato. Sagna preferisce lasciare il cross ad Alex Sandro, ma Otamendi è disposto male con il corpo e Mandzukic se ne libera facilmente, segnando il gol decisivo.

 

La catena di sinistra

Altre certezze sono arrivate dagli uomini chiave in attacco, per quanto giovanissimi, come ha sottolineato Allegri prima e dopo la partita. Dopo neanche due minuti, Dybala con un taglio interno si era già inserito tra Demichelis e Sagna, mentre Pogba, lasciato libero da Yaya, lo trovava con un filtrante delizioso. Il gol di Mandzukic poi nasce da una rapida transizione guidata dal francese. A un certo punto incrocia De Bruyne, lo disorienta in mezzo secondo e se lo lascia alle spalle.

 

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L’avvio di stagione sfortunato aveva evidenziato principalmente problemi di creatività, pochi movimenti sopra la palla e spesso poco coordinati, possessi offensivi prevedibili e manovra orizzontale. Nella partita più importante, Pogba ha risposto con 4 dribbling tentati, 4 riusciti, mentre per fare un paragone, De Bruyne ha chiuso con un misero 1/2 e Yaya Touré con 2/4. Ha ricevuto 40 passaggi e ne ha restituiti 44, con il 75% di precisione. Quasi tutte giocate verticali, quasi sempre lucido nel prendere la decisione migliore (l’aspetto del gioco che solitamente fa la differenza tra un certo tipo di Pogba e questo tipo di Pogba).

 

Il 38% delle giocate della Juventus sono passate dalla fascia sinistra, solo il 18% dalla fascia destra. Allegri ha disegnato una formazione estremamente sbilanciata, riproponendo il triangolo Alex Sandro–Pogba–Dybala, e schierando a destra un triangolo di pura aggressività e commovente impegno difensivo, Lichtsteiner–Sturaro–Mandzukic.

 

Pogba ha preso il comando del suo triangolo, sbuffando a ogni passaggio orizzontale dei difensori, proponendosi sempre per la ricezione tra le linee (anche se contro il City è un po’ troppo semplice). Esattamente come al 25.esimo, in una delle più belle azioni della gara, terminata con un cross del francese dal fondo che nessuno raccoglie.

 

Da sottolineare anche come per buona parte del secondo tempo, soprattutto dopo che Allegri ha inserito Evra per Alex Sandro e la Juve ha abbassato il baricentro, Pogba abbia difeso molto e bene.

 

Il City ha stazionato principalmente sulla fascia destra, probabilmente per sfruttare la minore propensione difensiva di Alex Sandro: esattamente un passaggio ogni dieci viaggiava sull’asse Sagna-Jesús Navas. Pogba ha anche intercettato 2 palloni e ne ha recuperati 6, ma a colpire era la sua presenza, la prontezza con cui non si è mai fatto trovare in ritardo rispetto all’azione, al più un tempo di gioco avanti.

 

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Come spesso capita nelle partite europee della Juventus, il piano per gli ultimi quindici minuti è chiudersi e aspettare la morte lenta dell’avversario. Qui addirittura 7 uomini in area di rigore, ma si può apprezzare l’atteggiamento aggressivo di Pogba. Yaya invece continua a ciondolare per il campo.

 

L’indolenza dei “Citizens”

Il doppelgänger di Pogba è stato Yaya Touré. Spesso ci si chiede se i due giocatori si assomiglino, ed entrambi hanno avuto modo di mostrare quella sensibilità nel controllo della palla che li caratterizza (anche se forse Pogba ha esagerato), ma alla voce “voglia di fare” hanno avuto prestazioni agli antipodi: Yaya è stato costantemente un uomo regalato alla Juventus.

 

È innegabile la centralità dell’ivoriano nella manovra dei “Citizens”, soprattutto in virtù dell’assenza di Silva, ma Pellegrini avrebbe dovuto trovare una soluzione per impedire che la manovra della Juve uscisse con quella facilità dalla metà campo. Schubert, tecnico del Mönchengladbach, aveva forzato con un pressing in parità numerica in ogni zona del campo: non sempre efficace, ma sicuramente fastidioso. Il City non ci ha neanche provato.

 

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Il City è già sotto, ma Yaya non ha alcuna intenzione di andare a pressare Marchisio. A tratti si è visto (come in questo caso) un estenuante lavoro di Fernandinho nel passare da Sturaro a Marchisio, ma non poteva essere una soluzione per i novanta minuti.

 

L’ingresso di Sterling al posto di Agüero, sottotono soprattutto atleticamente, ha rivitalizzato solo parzialmente il City. Senz’altro ha regalato imprevedibilità, data la naturale tendenza di Sterling a divergere a sinistra, unita alla naturale tendenza di De Bruyne a convergere verso il centro. In diversi momenti il belga si è ritrovato unico riferimento centrale in attacco e se non altro ha causato qualche dubbio in più ai difensori juventini sulla gestione delle marcature.

 

La migliore occasione del City nel secondo tempo non è casuale, nasce da un movimento spesso cercato e quasi sempre letto in anticipo dai difensori della Juventus. De Bruyne e Fernando fanno lo stesso movimento incontro alla palla, poi improvvisamente De Bruyne taglia alle spalle del difensore e Fernando lo serve di prima in profondità. Chiellini non ha più l’accelerazione per contenere il belga e ancora una volta la differenza l’ha fatta la marcatura in area di Barzagli su Sterling.

 

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De Bruyne non è stato particolarmente vivace, e neanche molto a suo agio nel ruolo di ala sinistra, ma le migliori azioni del City nascono tutte dai suoi piedi.

 

L’equilibrio al momento giusto

In una partita sostanzialmente equilibrata per valori in campo, le chiavi sono state la qualità delle individualità difensive e la concentrazione, che nella Juve non è mai mancata. Il simbolo di questa superiorità nell’atteggiamento è stato Mandzukic, in campo fino al 55.esimo, quando ha avvertito una contrattura alla coscia. Un minuto dopo il gol, si può vedere il croato inseguire a testa bassa un cambio di gioco del City e causare il retropassaggio. Due dei suoi tredici (sic!) tocchi sono arrivati nella metà campo difensiva. Pur non toccando mai (letteralmente) la palla, una presenza costante.

 

Un’evoluzione che dovrebbe compiere anche Morata, non perché gli manchi l’impegno difensivo, anche per lui encomiabile, ma per entrare in quella dimensione in cui less is more. In cui non serve il continuo coinvolgimento nel gioco, che lo porta a perdere palloni spesso preziosi sulla propria trequarti, ma essere decisivo quando serve. Come è stato senza dubbio nella passata stagione, ma con meno responsabilità e Tévez che sapeva coinvolgerlo continuamente.

 

Ogni analisi sulla Juventus non può che terminare con l’evidenziarne i margini di miglioramento, perché non c’è partita in cui questa squadra non ha mostrato di averne. La ricerca dell’equilibrio continua, ma non è risolta, come ha voluto sottolineare ieri Allegri: «È anche normale che nelle cose ci voglia equilibrio. Nessuno nasce imparato, e come dico sempre, mio figlio che ha quattro anni non sa ancora scrivere». Verso Siviglia, qualunque cosa voglia dire.

 
 

Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)

 
 

Tags : champions leaguejuventusmanchester citymassimiliano allegriyaya touré

Francesco Lisanti è nato a Matera nel 1994, a Torino si è laureato ingegnere, a Milano ha iniziato a lavorare. Deve tutto al blog di Wannabe Radio. Al momento si divide tra la passione per il calcio e la pianificazione della produzione.

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