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Juve in cerca d'autore
04 nov 2015
04 nov 2015
Il pareggio contro il Borussia Mönchengladbach ha mostrato dei segnali positivi, ma la Juve è ancora alla ricerca di un'identità definita.
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Arrivato come soluzione ad interim per sostituire Lucien Favre, esonerato (5 sconfitte e 12 gol subiti in Bundesliga nei primi 5 turni di campionato), André Schubert ha cambiato il destino del Borussia Mönchengladbach.

Con il nuovo allenatore il Borussia ha vinto tutte le 6 partite di campionato giocate, con una media di 3 gol realizzati a partita, rifilando un secco 2-0 esterno allo Schalke 04 in Coppa di Germania. In Champions League, però, un buon pareggio a Torino e la sfortunata sconfitta casalinga contro il Manchester City costringevano Schubert a vincere contro la Juventus per continuare a sperare nel passaggio del turno.

Dall’altro lato del campo, accomunata al Borussia Mönchengladbach dal pessimo inizio di campionato, c'era una Juventus che, a differenza dei tedeschi, non sembrava aver davvero cambiato marcia, palesando con preoccupante continuità evidenti difetti nella costruzione di un’identità di gioco definita. Il notevole cammino in Champions League rendeva meno stringente per la Juve la necessità di una vittoria, ma un risultato pieno avrebbe quasi certamente qualificato i bianconeri con due turni d’anticipo, liberando energie nervose e fisiche per la ricerca di una migliore posizione di classifica in campionato. Con queste premesse, non era difficile ipotizzare un match in cui le due squadre avrebbero cercato di ottenere il massimo risultato.

E, almeno fino all’espulsione di Hernanes, Juventus e Borussia Mönchengladbach hanno giocato una partita coraggiosa, centrando in parte gli obiettivi tattici prefissati.

Pressione contro pressione

Allegri ripropone il rombo di centrocampo intravisto fino all’infortunio di Khedira nel derby contro il Torino e rilancia il recuperato Lichtsteiner come terzino destro. Davanti a Buffon il 4-3-1-2 della Juve vede ancora una volta Evra e non Alex Sandro in posizione di terzino sinistro, e Chiellini preferito a Barzagli come compagno di reparto di Bonucci. Sturaro sostituisce Khedira in posizione di mezzala destra e Hernanes gioca come vertice alto del rombo dietro a Dybala e Morata.

Schubert ripropone nel suo 4-4-2 gli stessi uomini della partita di andata a Torino, con la sola eccezione di Nordtveit al posto di Korb in posizione di terzino destro.

La fase di inizio azione del Borussia Mönchengladbach prevede la costruzione della manovra dal basso, con il pieno coinvolgimento del portiere Sommer per la ricerca della superiorità numerica contro gli avversari in pressione. In questa fase di gioco i terzini si alzano sulla linea laterale, anche oltre la linea dei centrocampisti e a supportare il possesso dei due centrali è chiamato uno dei due interni, generalmente l’ottimo Granit Xhaka, che si abbassa per garantire una soluzione comoda a Christensen e Álvaro Domínguez.

La Juventus cerca con aggressività di recuperare palla alta o, comunque, di sabotare la fase iniziale del gioco d’attacco del Borussia, pressando con Dybala e Morata i due centrali tedeschi e marcando con Hernanes l’interno che si abbassa per cercare di creare superiorità numerica.

Xhaka si abbassa per aiutare la circolazione della palla dei due centrali, pressati da Morata e Dybala, ma Hernanes lo marca stretto. Il Borussia Mönchengladbach ritorna da Sommer.

Forte delle proprie convinzioni, il Borussia Mönchengladbach, non si arrende alla pressione della Juventus e, pur di giocare palla dal basso, arretra anche l’altro centrocampista per avere un uomo in più e uscire dal pressing bianconero. A questo punto il piano della Juventus appare meno definito, con Marchisio che talvolta si alza sul secondo interno che va a giocare basso e talvolta rimane in posizione, concedendo l’uscita dal pressing agli avversari.

In un secondo tempo, si abbassa anche l’altro interno, Dahoud, per provare a uscire dal pressing della Juventus palla a terra, ma il mediano Marchisio si alza fino a 25 metri dalla porta avversaria sul giovane centrocampista dei Fohlen.

Ma la scelta di Marchisio non è costante per tutta la partita. Nella medesima situazione tattica, stavolta Dahoud è libero, il suo arretramento genera superiorità numerica e il Borussia riesce a venir fuori palla al piede dal pressing bianconero.

Anche Schubert progetta un pressing alto contro la circolazione di palla bassa della Juventus. Le uscite del 4-4-2 del Borussia contro la linea a 4 difensiva dei bianconeri sono piuttosto lineari, con le due punte sui due centrali e gli esterni sui terzini Lichtsteiner ed Evra.

La pressione dei 4 giocatori offensivi del ‘Gladbach contro i 4 componenti della linea difensiva della Juventus.

A differenza della squadra di Schubert, la Juventus non ha un piano B per fare progredire l’azione palla a terra dalla linea difensiva contro la pressione del Borussia e, in generale, non ha chiare linee di gioco per superare il pressing alto avversario. Ben presto, e comunque prima dell’inferiorità numerica, la Juventus accetta la sua incapacità di costruire dal basso scegliendo di rilanciare lungo con Buffon, che in tutta la partita effettua ben 17 rinvii dal fondo.

La vince Schubert

La lotta tra le due pressioni alte è vinta dal Borussia Mönchengladbach per tre motivi. Il primo, come detto, è l’incapacità della Juventus di trovare soluzioni utili a venire fuori palla a terra dal pressing avversario.

Circolazione palla della Juventus: Marchsio e Pogba sono sulla stessa zolla di campo e non c’è una linea di passaggio utile. Pogba è costretto a dribblare e perde palla.

Si genera un 3 vs. 2 a favore del Borussia, che non sfrutterà a dovere l’occasione creata dal recupero palla alto, favorito dal pessimo scaglionamento in campo della Juventus.

La seconda ragione è da ricercare nella capacità della squadra di Schubert, quando costretta a giocare lungo, di vincere con buona continuità la contesa delle seconde palle, mostrando reattività e aggressività maggiore dei bianconeri, come testimoniano anche i ben 17 contrasti contro i soli 2 della Juventus.

Infine, il rischio preso dalla Juventus nel portare una pressione alta, lasciando quindi tanto spazio alle spalle da difendere con meno uomini, non è pienamente vincente. Pur abbandonando la metà campo avversaria dopo la sostituzione di Dybala con Cuadrado e il conseguente cambiamento di modulo, la Juventus recupera un elevato numero di palloni nella metà campo avversaria, 14, addirittura uno in più del Borussia Mönchengladbach, che negli ultimi 30 minuti occupa ininterrottamente il campo juventino. Ma troppe volte, al di qua della linea della prima pressione, i giocatori della Juventus sbagliano tempi e angoli di pressione nell’attaccare il portatore di palla avversaria, liberando spazi al Borussia e generando ritardi difensivi che si trasmettono da giocatore a giocatore con l’avanzare dell’azione.

Dahoud si abbassa a ricevere il passaggio di Xhaka, Marchisio esce in pressione…

… ma il numero 8 bianconero è fuori tempo e viene saltato da Dahoud. Si apre il campo per il Borussia Mönchengladbach in superiorità numerica.

La partita è quindi molto aperta, giocata su ampie porzioni di campo, viste le scelte aggressive di pressing dei due allenatori, ma con il Borussia più pericoloso. La Juventus, oltre a palesare le proprie carenze tattiche, commette anche un buon numero di errori individuali che il Borussia Mönchengladbach capitalizza a pieno solo in occasione del gol del vantaggio di Johnson.

Il gol del Borussia Mönchengladbach nasce da un errore tecnico di Chiellini che, però, ha parziali spiegazioni tattiche. L’azione nasce da una semplice sovrapposizione interna del terzino Wendt che Sturaro contrasta troppo pigramente, lasciandosi sorpassare sulla corsa.

Wendt giunge al cross e qui c’è l’errore di posizione di Chiellini, troppo avanzato rispetto all’avversario da marcare, Raffael. Di fatto il centrale juventino non ha controllo visivo dell’attaccante.

La mancanza di controllo visivo su Raffael favorisce l’errore tecnico di Chiellini. Il numero 3 juventino non sa dove si trova il suo avversario e la sua giocata pertanto non è effettuata con la tranquillità che la situazione richiederebbe.

La reazione della Juventus

Il gol del Borussia non cambia il canovaccio tattico del match, ma il controllo della partita vira progressivamente dalla parte bianconera in virtù di un incremento della determinazione dei giocatori juventini nell’interpretare il medesimo copione.

Dal gol di Johnson fino al momento dell’espulsione di Hernanes, pur continuando a mostrare imprecisioni, la pressione alta della Juventus aumenta la propria efficienza, generando recuperi alti e inceppando la circolazione bassa del pallone del Borussia; il possesso palla dei bianconeri continua a soffrire nelle fasi di costruzione bassa, ma Pogba, quasi in solitudine, alza il livello del proprio gioco portando fisicamente il pallone nel campo avversario. Il francese è il giocatore della Juventus che effettua più passaggi positivi (29), più dribbling (7 di cui 4 andati a buon fine) e che gioca più palloni (60). Assieme a quella di Pogba, crescono le prestazioni di Morata e Dybala, che riescono con buona continuità a costituire il perno della manovra offensiva della squadra, consentendo ai compagni di alzarsi e guadagnare la metà campo del Borussia.

Dei 17 tiri in porta della Juventus, ben 15 sono effettuati nei 40 minuti compresi tra il gol del Borussia e l’espulsione di Hernanes. Nello stesso periodo di gioco i tedeschi calciano a rete 8 dei propri 21 tiri complessivi. In particolare il Borussia mostra ancora una volta particolari difficoltà a difendere sui calci piazzati, concedendo varie occasioni alla Juventus in occasione di calci d’angolo e calci di punizione da posizione avanzata e laterale.

I tedeschi, mostrando i limiti difensivi mascherati dall’ottima organizzazione fornita da Schubert, soffrono gli attacchi in massa della Juventus che, in controtendenza con quanto visto finora nel corso della stagione, consolidato il possesso palla grazie al coinvolgimento delle punte e al lavoro di Pogba, riescono a portare tanti uomini sopra la linea del pallone e a occupare proficuamente gli spazi all’interno dell’area avversaria, creando scompensi nella linea difensiva del Borussia.

Per una volta nella stagione la Juve attacca regalando tante opzioni di passaggio sopra la linea della palla. Ben 6 giocatori sono più avanti di Pogba, che è in possesso del pallone, e fondamentale risulta l’inserimento di Sturaro, che costringe il terzino Wendt a stringere e libera spazio per l’inserimento di Lichtsteiner.

Dopo l’espulsione di Hernanes, avvenuta dopo 8 minuti di dominio Juve a inizio secondo tempo, i bianconeri si sistemano con il 4-3-2. Contro una squadra organizzata e alla continua ricerca della superiorità in fase di impostazione, l’inferiorità numerica non consente più alla Juventus un pressing alto, ma la presenza di due punte consente alla squadra di appoggiarsi a loro e di risalire il campo con buona continuità.

Il 4-3-2 della Juventus subito dopo l’espulsione di Hernanes.

La rinuncia di Allegri

Al 63° minuto, nonostante il buon equilibrio trovato con il 4-3-2, Allegri decide di cambiare atteggiamento tattico, passando, con la sostituzione di Dybala per Cuadrado, al 4-4-1. La squadra si abbassa immediatamente di 30 metri (alla fine il baricentro della Juventus sarà molto basso, 43,7 metri), essendo disinnescati i meccanismi che consentivano alla squadra di avanzare per il campo: la presenza di due punte e il contributo di Pogba, emarginato sulla sinistra del nuovo modulo adottato dal tecnico bianconero.

La Juventus smette letteralmente di giocare con il pallone tra i piedi: i dati sul possesso palla recitano nel secondo tempo un clamoroso 80% a favore del Borussia Mönchengladbach. Costantemente sollecitata, la fase difensiva mostra inoltre carenze piuttosto evidenti nella zona di centro-destra, presidiata da Cuadrado, Lichtsteiner e Sturaro.

Preoccupato della posizione del terzino sinistro Wendt, sempre piuttosto largo e avanzato, Cuadrado si abbassa sulla linea dei difensori per coprire l’avversario, finendo per liberare spazio sul fianco destro dell’interno di zona, Sturaro. Su questo equivoco tattico e in quella zona di campo la squadra di Schubert costruisce la quasi totalità dei pericoli per la porta di Buffon.

Cuadrado è basso su Wendt e Sturaro esce su Xhaka in possesso palla. Il Borussia è molto abile a trovare l’uomo alle spalle dell’avversario che esce in pressione, favorito in questo dalla posizione troppo bassa di Cuadrado.

Il Borussia è particolarmente abile a sfruttare l’inferiorità numerica della Juventus: fa circolare bene il pallone, trova sempre l’uomo libero e costringe i giocatori bianconeri a una perenne rincorsa per recuperare i ritardi accumulati, specie sul fronte di centro-destra della linea mediana di difesa della squadra di Allegri.

Sturaro lavora e si posiziona come un componente di una linea a 4 di centrocampo. Cuadrado invece è piazzato come l’esterno basso di una linea a 5. L’enorme spazio tra il colombiano e l’interno è interamente a disposizione del ‘Gladbach.

Oltretutto Sturaro non legge la situazione ed esce aggressivo su Xhaka invece di temporeggiare. È così messo in mezzo ai due interni del Borussia che riesce a portare Dahoud a un tiro da posizione vantaggiosa in assoluta libertà.

Vista la sofferenza del 4-4-1 e l’incapacità di tenere le due linee ordinate, dopo 10 minuti Allegri cambia ancora, chiamando in causa Barzagli per formare una vera linea a 5 e piazzando Cuadrado centravanti al posto del sostituito Morata. L’inadeguatezza tattica del colombiano a ricoprire il ruolo mette definitivamente la sordina alla possibilità della Juventus di trovare nell’unica punta il terminale per risalire il campo e concedere qualche pausa a un’ininterrotta fase di non possesso palla, mentre il passaggio a una linea a 5 pura cancella le imprecisioni tattiche emerse nella fase tattica precedente nella zona di centro-destra.

Nonostante questo, l’assenza di una anche embrionale fase di possesso palla, concede troppo campo e possibilità al Borussia Mönchengladbach che solo l’abilità di Buffon e il livello individuale non elevatissimo dei giocatori di Schubert non riescono a tramutare in una vittoria per i padroni di casa.

La Juventus di Mönchengladbach

Nell’estrema variabilità dei moduli di gioco adottati, Allegri opta a Mönchengladbach per il 4-3-1-2, con Hernanes in posizione di vertice alto del rombo, posizione occupata con continuità solamente nel primo tempo della terza giornata di campionato contro il Chievo. La scelta tattica ha il pregio di tenere in posizione centrale e vicine entrambe le punte bianconere, con riflessi positivi sulla possibilità di utilizzarle come appoggio per fare risalire la squadra, ma la prestazione individuale del brasiliano è piuttosto scadente.

Hernanes non trova mai lo spazio e il tempo corretto né per ricevere alle spalle del centrocampo avversario, né per fornire una direttrice di passaggio sicura abbassandosi sulla linea dei propri centrocampisti: solo 12 in 53 minuti di gioco i passaggi positivi effettuati. Non hanno miglior sorte i tentativi di interpretazione del ruolo come incursore, troppo estraneo alle corde del brasiliano, peraltro parecchio impegnato nelle fasi di pressing alto scelto da Allegri per provare a mettere in difficoltà il possesso palla del ‘Gladbach.

La scelta di Allegri è solo parzialmente vincente perché sconta, a fronte di un buon numero di palloni recuperati nella metà campo avversaria, una certa dose di imprecisioni nei tempi e nelle direzioni del pressing che una squadra organizzata come il Borussia riesce a sfruttare con precisione, ma con scarsa efficacia negli ultimi 30 metri. Schubert, con una decisione simile a quella del collega, organizza un pressing offensivo che la Juventus non ha la capacità di superare in maniera organizzata, optando con continuità per i rilanci lunghi di Buffon. Il periodo compreso tra il gol del Borussia e l’espulsione di Hernanes mostra che la Juventus è complessivamente più forte della squadra tedesca in virtù dell’individualità che possiede.

In assenza di un chiaro sistema per sfuggire al pressing avversario è la forza individuale di Pogba a portare avanti il pallone. Il francese porta quasi letteralmente sulle proprie spalle il peso della fase offensiva della squadra, coadiuvato da Morata e Dybala, che riescono a tenere su il pallone e a dialogare tra loro e i compagni di squadra.

L’espulsione di Hernanes frena la Juve in un momento di completo dominio sul Borussia Mönchengladbach, ma ad affossare ogni velleità di giocare anche in 10 un calcio propositivo, è il passaggio al 4-4-1, che confina Pogba sulla sinistra e toglie un importante riferimento offensivo alla squadra.

La Juventus si abbassa, rinuncia a giocare il pallone e, oltretutto, perde solidità difensiva a causa delle continue sollecitazioni e dei gravi equivoci sul fronte destro con Lichtsteiner troppo stretto, Cuadrado troppo basso e Sturaro, già costretto a coprire un'enorme zona di campo sul proprio fianco destro, troppo aggressivo sul portatore di palla avversario. Il passaggio definitivo al 5-3-1 corregge questa imprecisione in fase difensiva, ma se possibile, con Cuadrado unica punta, accentua l’impossibilità di qualsiasi forma di possesso palla. Il colombiano, completamente fuori dal match sia come esterno che come centravanti, tocca solamente 6 palloni in mezz’ora di gioco.

Negli ultimi minuti addirittura i giocatori bianconeri calciano il pallone in avanti non preoccupandosi più di trovare un inesistente riferimento offensivo e non preoccupandosi più di alzare il proprio baricentro.

Il pareggio non può soddisfare la squadra di Allegri: nonostante una prestazione non scevra da imprecisioni in parità numerica, la Juventus sembrava in grado di poter vincere la partita, chiudendo così definitivamente il discorso qualificazione. Ma soprattutto l’inferiorità numerica non può giustificare l’ultima mezz’ora di gioco e la rinuncia, cosciente o imposta dalle scelte effettuate, alla fase di possesso palla e il completo abbandono del pallone nei piedi degli avversari in assenza di qualsiasi meccanismo per potere rifiatare e sfruttare il campo davanti a sé. La Juventus 2015-16 è ancora lontana, nonostante il buon cammino in Champions League, dalla definizione della propria identità di squadra.

Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)

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