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Marco D'Ottavi
È arrivata la Juventus di marzo?
08 mar 2021
08 mar 2021
La vittoria contro la Lazio è stata interessante per diversi aspetti.
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Marco D'Ottavi
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MIGUEL MEDINA / AFP
(foto) MIGUEL MEDINA / AFP
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«Lo scudetto si vince a marzo» era il mantra di Massimiliano Allegri, il momento in cui nella Juventus tutto doveva entrare a regime. Dopo una vittoria più rotonda che convincente con lo Spezia, la Juventus di Pirlo iniziava contro la Lazio una serie di partite marzoline che dovranno dire molto sul futuro della stagione. È iniziata bene. La Juventus ha vinto in maniera a tratti convincente, raccogliendo le idee dopo 20 minuti di confusione e un gol concesso dopo appena 14. Dall’altra parte ha trovato una Lazio che ha confermato il momento di flessione visto nelle ultime partite (4 sconfitte nelle ultime 5). Dopo una buona partenza, la squadra di Inzaghi ha avuto enormi difficoltà ad attivare le due punte. I biancocelesti con la qualità delle loro ripartenze hanno spesso messo in difficoltà la Juventus negli ultimi anni, trovando grandi prestazioni dai suoi migliori giocatori. Ieri invece Immobile ha chiuso con un solo tiro, risultando spesso irraggiungibile dai compagni, Luis Alberto si è spento dopo un buon inizio e Milinkovic-Savic è stato l’unico a rendersi pericoloso, come quando ha sfruttato il mismatch con Bernardeschi in area di rigore prendendo la traversa con un colpo di testa. Come quasi sempre, gli innesti sono sembrati ancora una volta non all’altezza dei titolari, costringendo l’allenatore a soluzioni come Marusic spostato nei tre difensori. Ma nonostante le difficoltà degli avversari, quella della Juventus non è stata una vittoria comoda o convenzionale: accentuando la sua anima fluida, i bianconeri hanno mostrato un’identità diversa, e vecchi vizi, oltre a prestazioni notevoli di alcuni singoli. Prima della sfida decisiva contro il Porto, abbiamo sottolineato tre aspetti positivi che la squadra di Pirlo si porta dietro dalla partita contro la Lazio.Danilo centrocampistaL’ultimo intoppo per Pirlo era stata la positività al tampone di Bentancur, che si aggiungeva all’assenza di Arthur (più diversi altri titolari), portato in panchina ma tutt’altro che arruolabile. In mancanza dei due registi si poteva ipotizzare l’esordio dal primo minuto in campionato di Nicolò Fagioli, che aveva impressionato davanti alla difesa nelle poche occasioni concesse. Alla lettura delle formazioni era sembrato però che la scelta dell’allenatore fosse ricaduta su Aaron Ramsey, come indicato dalla presentazione dell’undici titolare dei canali social dei bianconeri.

Ma non era così: fin dal calcio d’inizio è stato chiaro che lì avrebbe agito, per la prima volta da quando è in Italia, Danilo, con il gallese ben saldo nel suo ruolo di interno-trequartista. Una scelta che era sembrata un azzardo, anche perché costringeva a una rotazione di posizioni innaturale, con Alex Sandro schierato difensore centrale e Bernardeschi terzino sinistro, per un totale di tre giocatori fuori ruolo. Eppure ha funzionato. Danilo ha svolto alla perfezione il lavoro di rottura richiesto dalla sua posizione: ha chiuso la partita con 8 intercetti (di cui 5 nella metà campo della Lazio) e 4 contrasti vinti su 6. Le sue qualità difensive sono state importanti per tamponare le ripartenze avversarie - almeno dopo i primi 20 minuti di smarrimento in cui forse ha avuto bisogno di prendere le misure. Danilo ha fermato più di una volta Immobile e Correa, offrendo anche coperture preventive tra i due centrali nei momenti in cui questi si aprivano verso l’esterno. Ma per come gioca la Juventus il regista è stimolato soprattutto in fase di costruzione e Danilo ha mostrato grande personalità e tecnica nei 70 minuti schierato in quel ruolo. Pirlo dopo la partita l’ha chiamata “intuizione”: «Danilo sa stare bene in campo e sa giocare a due tocchi: così ho pensato che potesse fare quel ruolo». È dall’inizio della stagione che al brasiliano vengono affidati compiti da playmaker. In una squadra che ha qualche difficoltà a risalire il campo, Danilo da terzo centrale è tra i giocatori a prendersi più responsabilità, che sia con conduzioni verticali o con passaggi progressivi anche nella metà campo avversaria. Contro la Lazio è stato capace di traslare questa capacità anche in una zona più sensibile del campo. Senza fare nulla di eccezionale, non ha avuto paura di farsi vedere dai compagni (88 tocchi, 62 passaggi con un 88% di riuscita) e soprattutto di alternare un possesso più ragionato a rapide verticalizzazioni (ha chiuso con 6 lanci riusciti su 7). [gallery columns="6" ids="66712,66711,66710"]

Anche circondato da giocatori della Lazio, Danilo sceglie di giocare in verticale verso Kulusevski piuttosto che tornare indietro. Avrà anche la brillantezza di proporsi per il passaggio di ritorno, scaricare di prima e buttarsi nello spazio. Kulusevski però si girerà a sinistra per calciare, venendo chiuso.

A favorire la partita di Danilo è stato anche l’atteggiamento della Lazio, che dopo il vantaggio ha abbassato il baricentro nella speranza di fare una partita di ripartenze, che gli è più congeniale. Del resto la Lazio è sempre difficile da mettere in difficoltà una volta che il contesto della partita le si aggiusta. Così facendo però ha rinunciato ad infastidire la prima costruzione della Juventus, che nelle ultime settimane aveva mostrato più di una crepa. Danilo non si è mai trovato a ricevere spalle alla porta con pressione, il che ha facilitato il suo compito e quello di Demiral e Sandro (anche lui autore di una buona partita con il pallone in un ruolo non suo). Il brasiliano ha comunque mostrato grande sicurezza anche in giocate più naturalmente da centrocampista, come orientare il corpo prima del controllo per preparare il successivo passaggio. Dopo la partita in molti hanno ricordato il passato di Danilo nei tre di centrocampo nel Santos, come a sottolineare che quella di Pirlo non era stata una scelta folle.Una soluzione d’emergenza che forse non verrà più riproposta, ma che ha messo in luce ancora una volta la grande condizione fisica e mentale di Danilo, che dopo una prima stagione piuttosto negativa sta dimostrando qualità inaspettate (e che forse il ruolo di terzino puro non è il più adatto alle sue caratteristiche). La fluidità della JuventusNel corso della stagione, soprattutto a partire da gennaio quando i principi di gioco si sono consolidati, Pirlo ha inserito piccoli o grandi accorgimenti specifici per ogni partita. La Juventus è una squadra che vuole tenere un’identità ibrida, capace di modificare il suo atteggiamento in base ai bisogni della gara. Contro la Lazio la scelta è stata quella di cambiare struttura in fase di possesso. I bianconeri sono soliti costruire un con 3-4-1-2 dove un terzino si alza sulla linea dei centrocampisti e uno dei giocatori che in fase di copertura occupa l’esterno si stringe dentro al campo per occupare i mezzi spazi. In maniera controintuitiva per i giocatori in campo, sabato la Juventus si è schierata in fase di possesso con un 4-2-3-1 (o 4-1-4-1 quando Rabiot saliva più alto di Danilo) dove i terzini - Bernardeschi e Cuadrado, due che hanno occupato ruoli offensivi per la maggior parte della carriera - rimanevano più bloccati e Alex Sandro - uno che invece ha fatto il terzino per tutta la carriera - rimaneva centrale accanto a Demiral. [gallery columns="5" ids="66714,66713"]

La differenza tra le posizioni in campo contro la Lazio e nella recente vittoria con il Crotone.

Forse è stata proprio la quantità di richieste fuori dall’ordinario di Pirlo ai suoi giocatori che ha portato la Juventus a entrare in campo contratta e insicura. Kulusevski per esempio tornava a fare l’esterno dopo aver giocato spesso come seconda punta, mostrando più di un problema nei ripiegamenti difensivi nei primi minuti (oltre all’errore sul gol, dovuto a un eccesso di fiducia). Col passare dei minuti però questa soluzione ha finito per offrire certezze quando si trattava di recuperare il possesso e creare pericoli. Una volta recuperato il pallone per i giocatori era più facile trovare la posizione nel campo. Anche approfittando di una Lazio non sempre irreprensibile nel controllare lo spazio ai fianchi di Levia, spesso i difensori della Juventus avevano un compagno libero da servire in verticale. E la Juventus avrebbe creato più se non fosse stata per una ormai cronica imprecisione nei passaggi e nelle scelte nell’ultimo terzo di campo.

Nel momento in cui Morata riceve la verticalizzazione spalle alla porta di Bernardeschi, la Juventus occupa la trequarti avversaria con quattro giocatori sulla stessa linea perfettamente equidistanti e con Rabiot poco dietro. Dopo il controllo dello spagnolo, un movimento alle spalle della difesa del francese gli permetterà di segnare con un gran tiro (ma volendo c’era un tre contro due in area di rigore).

Anche questo schieramento è stato figlio delle molte assenze ed è difficile capire quanto possa essere riproposto in futuro, anche perché la presenza di Cristiano Ronaldo richiede alcuni accorgimenti ai compagni, sia con la palla che senza. L’undici contro la Lazio era più adatto di quello titolare nel creare spazi da attaccare rapidamente, senza bisogno di palleggiare in maniera rapida e rigorosa per avere superiorità in attacco. Pirlo insomma ha dimostrato di avere buone intuizioni nell’emergenza, una qualità necessaria per un allenatore, eppure nonostante una prestazione di squadra apparsa positiva, almeno confrontata con quelle dell’ultimo periodo, la Juventus ha creato meno della Lazio (1.1 xG a 1.4 escludendo il rigore) e ha vinto grazie a 10 minuti di dominio (arrivati forse non a caso a cavallo dell’ingresso di Escalante e Patric).L’ambizione di Federico ChiesaPerché sui 90’ minuti la Juventus ha fatto una partita altalenante ed è stata fortunata a trovare una Lazio in crisi, che non è stata in grado di punire i vantaggi che si era costruita nel primo tempo e in parte anche nella ripresa. Le assenze di diversi titolari hanno accentuato il carattere lunatico di questa squadra, capace di alternare momenti di furore ad altri in cui sembra sparire dal campo. Sabato i momenti di furore hanno avuto la freschezza e la frenesia di Federico Chiesa. Se per un giovane era lecito aspettarsi un tempo di ambientamento in una squadra come la Juventus, Chiesa quasi dal primo momento ha portato l’ambizione del suo calcio nell’undici di Pirlo. Ogni volta che riceve palla Chiesa deve salvare il mondo, il che può essere un bene o un male. Sabato è stato un bene. Dopo un primo tempo spento, nei primi 15 minuti del secondo che hanno ribaltato la partita, Chiesa sembrava essere ovunque. L’azione più esemplare è quella arrivata al 49'. In sei secondi Chiesa ha ricevuto palla al limite dell’area di rigore, si è allungato il pallone due volte, lo ha recuperato due volte, ha saltato un avversario con una veronica, un altro con un dribbling e calciato forte sul primo palo. Tutto senza mai alzare la testa. Un'azione che racconta bene i suoi pregi e i difetti, ma che è stata il prologo di quella con cui poi ha spaccato la partita, una corsa in verticale dopo aver anticipato un retropassaggio di testa di Patric con cui ha messo Morata davanti alla porta. Senza la prima, forse, non avremmo avuto la seconda.

Il calcio di Chiesa è fatto di alti volumi: più tocca palla più ci sono speranze che con quella successiva farà qualcosa di decisivo, proprio perché ogni giocata che prova ha quell’ambizione. Contro la Lazio ha tentato 5 dribbling e vinto 4 contrasti su 4, per dire che tipo di partita può giocare. Anche per l’assenza di Ronaldo, nel secondo tempo Chiesa è sembrato Atlante con il mondo sulle spalle. Pochi giocatori in Serie A sono in grado di mettere in campo la sua intensità, anche per lunghe fasi della partita. Il suo caos è stato spesso importante in una squadra in cui pochissimi giocatori sono in grado di far "casino", saltare l’uomo e rompere le difese avversarie. Nelle ultime settimane è stato anche in grado di canalizzare le sue energie in azioni che hanno portato al gol, segnando o facendo assist contro Porto, Verona, Spezia e appunto Lazio, come non sempre gli capita. Insomma pur con molti limiti, che sono i limiti della rosa e di un allenatore esordiente, la Juventus si è mostrata viva alla prima partita pericolosa - se non avesse vinto la classifica sarebbe diventata davvero brutta. L’atteggiamento messo in campo tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo permetterebbe facilmente alla Juventus di ribaltare il doppio confronto con il Porto. Pirlo inoltre sta recuperando pezzi: nel finale sono entrati Arthur e Bonucci, Morata sembra aver superato il periodo di malessere che lo attanagliava, Ronaldo ha riposato. Sulla carta le cose sembrano mettersi bene, ma questa squadra ha dimostrato troppe volte di saper fare e disfare in un attimo per essere completamente ottimisti.

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