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Fabio Barcellona
La Juventus continua a cambiare
27 ago 2018
27 ago 2018
Mentre Allegri cerca nuove combinazioni, la Lazio di Inzaghi fatica a ritrovare quelle dello scorso anno.
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Fabio Barcellona
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La passata stagione la Lazio di Simone Inzaghi aveva vinto due delle tre partite giocate contro la Juventus: la Supercoppa italiana ad agosto e la partita d’andata ad ottobre a

. In entrambi i casi i biancocelesti erano stati capaci di sfruttare a pieno le proprie armi offensive: le ricezioni tra le linee di Luis Alberto e Milinkovic-Savic e le ripartenze verticali su Ciro Immobile; Massimiliano Allegri non era riuscito a contrastare tatticamente le migliori qualità della squadra avversaria e per questo nella terza partita contro la Lazio, quella di ritorno giocata all’Olimpico, aveva scelto 3-5-1-1 molto basso e prudente, per intasare la zona tra le linee e non concedere campo in transizione offensiva alla Lazio.

 

La Juve, finalmente, era riuscita a neutralizzare l’attacco biancoceleste, sacrificando però la brillantezza in fase offensiva e solo una prodezza individuale di Paulo Dybala a pochi secondi dalla fine le aveva consentito di conquistare la vittoria. Le difficoltà tattiche incontrate nella scorsa stagione rendevano particolarmente interessanti le scelte di Allegri nella partita contro la Lazio, alla seconda partita in campionato, dopo il convincente 4-2-3-1 visto all’esordio contro il Chievo.





Allegri ha scelto di lasciare in panchina Cuadrado, Douglas Costa e Dybala, schierando la Juventus con un’apparente 4-3-3 con Matuidi mezzala insieme a Pjanic e Khedira e il tridente d’attacco costituito da Bernardeschi a destra, Mario Mandzukic in mezzo e Cristiano Ronaldo a sinistra. Nessuna sorpresa invece per Simone Inzaghi, che rispetto all’esordio in campionato (la sconfitta contro il Napoli) ha ritrovato i rientranti Lucas Leiva, al centro del centrocampo, e Lulic, sulla fascia sinistra nel consueto 3-5-1-1 dei biancocelesti.

 



 

Inzaghi non ha riservato sorprese nella formazione iniziale, ma, fedele alla sua natura di tecnico pragmatico che ama variare il registro tattico della sua squadra, non si è limitato ad abbassare il baricentro - provando a compattare la sua struttura difensiva e a lasciarsi spazi avanti a sé da attaccare in transizione offensiva - e ha arricchito la sua strategia con fasi di riaggressione mirate a riconquistare velocemente e in posizione avanzata il pallone, provando anche a pressare in maniera aggressiva le fasi iniziali della manovra bianconera.

 

La Lazio ha provato a difendere lontano dalla sua porta e puntava, più che su ripartenze lunghe, su transizioni offensive corte successive alla riconquista alta della palla. Una parte della sfida tattica tra le due squadra si è giocata quindi sulle capacità della Juventus di iniziare le proprie azioni dal basso palleggiando, e di ripartire manovrando dopo la riconquista del pallone, e sulla volontà della Lazio di sporcare il più possibile le azioni bianconere, per giocare quando possibile transizioni corte partendo da posizione avanzata.

 



La struttura posizionale con cui la Juventus provava a risalire il campo, invece, era diversa da quella vista alla prima giornata di campionato contro il Chievo. Al Bentegodi, la squadra di Allegri, schierata con il 4-2-3-1, alzava i terzini e lasciava l’onere della costruzione bassa ai due centrali di difesa, Bonucci e Chiellini, e al playmaker, Pjanic. L’altro interno, Khedira, cercava spazi in verticale tra le maglie della difesa avversaria, mentre i trequartisti - Dybala, Douglas Costa e, in misura minore, Cuadrado – provavano ad occupare la zona alle spalle del centrocampo avversario.

 

Contro la Lazio, probabilmente per cautelarsi da palle perse capaci di generare la transizione offensiva biancoceleste e, in ogni caso, affrontarla eventualmente con più uomini sotto la linea del pallone, la Juventus ha adottato una struttura più prudente: i terzini rimanevano più bassi a supportare il giro palla difensivo e, nelle fasi iniziali della manovra, le due mezzali rimanevano al fianco di Pjanic per fornire un’ulteriore linea di passaggio sicura.

 


Cancelo e Alex Sandro più bassi a partecipare al giro palla difensivo, Khedira e Matuidi vicini a Pjanic: lo schieramento con cui la Juventus provava a risalire il campo.




Solamente in fase di possesso consolidato le mezzali bianconere si alzavano, ma più che giocare alle spalle del centrocampo avversario, secondo le loro caratteristiche, si inserivano profondamente nel cuore della difesa affiancando o, addirittura, sostituendo il centravanti.

 

Seguendo questi principi, la Juventus non occupava mai la cruciale zona tra la difesa e il centrocampo avversario, alle spalle o ai fianchi del mediano Lucas Leiva (zona che invece aveva riccamente occupato contro il Chievo).

 


Khedira abbandona la sua posizione al fianco di Pjanic e si inserisce profondamente sulla linea degli attaccanti. La zona di raccordo tra centrocampo e attacco rimane sguarnita.




La disposizione adottata dalla Juventus in fase di possesso costringeva i bianconeri a una risalita del pallone che, non potendo passare tra le maglie dello schieramento difensivo avversario, disordinandolo, poteva passare solo dalle catene laterali o dai lanci lunghi verso Mandzukic o Cristiano Ronaldo.

 

A destra, grazie soprattutto alle qualità individuali di Cancelo - 4 dribbling, 8 cross e 10 palle recuperate - la Juventus è stata più efficace, mentre a sinistra la partita disordinata di Alex Sandro - 12 passaggi sbagliati, record della partita - e i limiti in palleggio di Matuidi, a cui si aggiunge l’assenza di un vero riferimento avanzato, con Ronaldo e Mandzukic che si alternavano ad occupare la posizione, hanno reso la manovra meno fluida. In generale, però, il prudente scaglionamento in campo dei bianconeri ha reso la manovra balbettante e ha finito con l’ingolfare le linee di passaggio orizzontali, favorendo, con un’eterogenesi dei fini, gli errori durante la costruzione dell’azione e regalando alla Lazio ottime occasioni per giocare veloci e brevi transizioni offensive.

 


Alex Sandro non ha comodi appoggi avanti a sé, la Lazio difende ordinatamente facendo densità in zona palla. Alex Sandro prova a cercare con un complesso passaggio orizzontale Khedira, ma il pallone è intercettato da Milinkovic-Savic che avvia una transizione offensiva per la Lazio.






Simone Inzaghi a fine partita si è detto scontento della prestazione della sua squadra, giudicandola discreta ma “leggera”: l’allenatore biancoceleste si riferiva, con ogni probabilità, alla poca incisività della sua squadra e all’incapacità di tradurre in pericoli concreti le potenziali occasioni che la Juventus aveva concesso.

 


Secondo il modello sviluppato da Alfredo Giacobbe, solo 0.4 xG per la Lazio con 9 tiri in porta, di cui solamente 2 nel secondo tempo.


 

La scelta di Inzaghi di aggredire la Juventus dopo avere perso il pallone e di pressare alto ha avuto, un discreto successo, specie nel primo tempo, sia in termini di contrasto del palleggio bianconero che di palle recuperate e pronte a essere trasformate in transizioni offensive: l’altezza media del recupero palla è stata di 38.8 m, un valore intermedio.

 


Grafico estrapolato dal report Opta sulla partita. 


 

La strategia di pressing della Lazio prevedeva Luis Alberto e Immobile sui due centrali bianconeri, e Pjanic controllato alternativamente da Milinkovic-Savic o dall’arretramento di una delle due punte, quando la palla arrivava a uno dei terzini bianconeri. Lo schieramento biancoceleste in fase difensiva era abbastanza asimmetrico perché Parolo, più di Milinkovic-Savic, rimaneva vicino a Lucas Leiva in protezione dei centrali, e di conseguenza Marusic usciva su Alex Sandro, provocando una rotazione di tutta la difesa verso il lato destro del campo, con Wallace (12 palloni intercettati) ad occuparsi dell’esterno alto avversario e Lulic sulla stessa linea di Radu.

 

La Lazio ha avuto un baricentro più alto di quasi 3 metri rispetto alla precedente partita contro il Napoli e i rimpianti di Inzaghi sono stati esacerbati dal fatto che nonostante la Juventus non abbia difeso in maniera particolarmente efficace le ricezioni tra le linee, i trequartisti biancocelesti non ne hanno approfittato, con errori tecnici o scelte sbagliate. Come contro il Napoli, Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono sembrati lontani dalla brillantezza tecnica mostrata con continuità la passata stagione.

 

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La Juventus che ha affrontato la Lazio è stata una formazione molto diversa da quella vista solo una settimana prima contro il Chievo: le caratteristiche degli XI titolari e il modulo di gioco scelto hanno disegnato una squadra più prudente e più attenta in fase di possesso palla, per preparare una transizione difensiva cauta, con più uomini sotto la linea della palla. Tuttavia, in particolare nei primi 45 minuti di gioco, ha peggiorato la propria circolazione del pallone e non è riuscita a disordinare la Lazio per l’assenza di linee di passaggio interne tra le maglie della struttura difensiva avversaria.

 

Inoltre, la poca fluidità nella circolazione del pallone ha favorito alcune palle perse sul pressing laziale e la poca pericolosità della squadra di Inzaghi è stata più figlia delle ottime letture della linea difensiva bianconera - e degli errori dei trequartisti della Lazio - che della strategia complessiva adottata dai bianconeri.

 

Anche l’inserimento di Cristiano Ronaldo sul fronte d’attacco è stata gestita in maniera diversa dalla partita precedente, quando la presenza di Dybala e le tracce verso l’interno di Douglas Costa compensavano i movimenti verso l’esterno di CR7. Nel 4-3-3 schierato contro la Lazio, Ronaldo è partito inizialmente sulla fascia sinistra, ma ha invertito continuamente la propria posizione con Mario Mandzukic, in un’alternanza di ruoli che è apparsa un po’ troppo meccanica.

 

I due hanno scambiato il pallone solamente 3 volte in 90 minuti, mentre nello scorso match Dybala e CR7 avevano dialogato in 8 occasioni.

 


La posizione media di Mandzukic e Ronaldo è praticamente sovrapposta, a dimostrazione dell’alternanza tra i due nelle posizioni di centravanti e esterno sinistro.


 

La differenza tattica e di schieramento tra le due partite giocate rivela le enormi possibilità di scelta per Allegri e la qualità complessiva della sua rosa: l’ingresso di Douglas Costa dalla panchina è stato decisivo, con la brillantissima combinazione tecnica con Cancelo che ha portato al gol del raddoppio di Mandzukic per la vittoria bianconera. In generale, la Juventus è progressivamente cresciuta durante la partita grazie alla intrinseca superiorità complessiva dei suoi giocatori rispetto a quelli della Lazio.

 

Nella conferenza stampa prima del match Allegri ha più volte sottolineato come “il calcio è conoscenza”, intendendo la conoscenza reciproca tra i calciatori e la progressiva creazione di intese tecniche spontanee, che migliora con il passare del tempo. Ci vorrà, appunto, ancora del tempo per vedere una Juve fluida indipendentemente dagli schieramenti adottati, ma la qualità della rosa è già oggi un’ottima garanzia per la vittoria di partite non giocate in maniera non troppo brillante come quella contro la Lazio.

 


Nell’azione del palo di Khedira entrambe le mezzali si inseriscono profondamente occupando l’area.


 



La Lazio invece non è stata troppo diversa da quella dell’ultima stagione, con l’unica novità tra gli XI titolari rappresentata da Acerbi, che ha preso il posto di De Vrij, e in genere le linee di gioco e le finalità tattiche sono state quelle già conosciute del 3-5-1-1 della scorsa stagione. Come contro il Napoli, la partita di Luis Alberto e Milinkovic-Savic non è stata abbastanza brillante e il gioco offensivo della Lazio ne ha risentito, generando solamente 0.4 xG in un contesto tattico abbastanza favorevole, con ottime occasioni in ripartenza e un buon numero di ricezioni tra le linee.

 

Come detto da Inzaghi, per competere veramente contro una squadra forte come la Juventus è necessario che la Lazio sia meno “leggera” e giochi al massimo delle proprie possibilità. Sembra inevitabile, anche grazie all’arricchimento della rosa con Badelj, Correa e Berisha, che l’allenatore diversifichi la strategia offensiva della squadra: il 3-5-1-1 e il calcio verticale incentrato sul gioco tra le linee dei trequartisti e sulle transizioni dipende eccessivamente dallo stato di forma dei suoi migliori giocatori. Ma soprattutto: nel feroce ambiente tattico della Serie A, le contromisure a un gioco già conosciuto non tardano ad arrivare.

 

 

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