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Maurizio Gaddi
La romantica storia d'amore tra Joaquín e il Betis
13 set 2018
13 set 2018
Il gol che ha deciso il derby di Siviglia è l'ultimo capitolo della storia d'amore tra il giocatore e la squadra biancoverde.
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Maurizio Gaddi
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Nella terza giornata della Liga, il Betis ha ospitato il primo derby di Siviglia di questa stagione. Chiaramente ogni derby è una partita speciale, ma questo era particolarmente denso di significati perché la squadra di casa non ne vinceva uno davanti ai propri tifosi da oltre 12 anni, al tempo stesso lo scorso anno i

sono riusciti ad arrivare sopra al Siviglia per la prima volta in quasi un decennio grazie al

: il derby per loro avrebbe potuto simboleggiare un ribaltamento delle gerarchie cittadine.

 

Era il 70’ quando, sul punteggio di 0-0, Roque Mesa ha ricevuto il secondo cartellino giallo per aver ostacolato il rinvio del portiere Pau Lopez, lasciando in 10 uomini il Siviglia. Quattro minuti dopo, Setién inserisce Joaquín al posto di Carvalho: il capitano e simbolo del Betis non riesce a toccare un singolo pallone per i primi cinque minuti, poi all’80’ arriva un cross da destra di Aissa Mandi sul quale Joaquín si inserisce con determinazione anticipando di testa Jesus Navas - capitano e simbolo della squadra rivale - per segnare il gol dell’1-0.

 

Solo poche ore prima aveva pubblicato un

: «Oggi è uno di quei giorni che sogni quando sei piccolo. Oggi è il giorno del Betis».

 

Sul volto di Joaquín mentre corre per andare a esultare verso la curva c’è la felicità pura di un tifoso che segna da capitano della squadra in cui è cresciuto il gol decisivo in un derby ed è una vittoria che vuol dire tantissimo per la metà verde di Siviglia.

 

https://twitter.com/RealBetis/status/1036697840435703808



 


Nessuna stracittadina in Spagna è come il derby di Siviglia, nel tempo diventato

. Avere due squadre nella stessa città non è una consuetudine così comune per gli iberici e il dominio di Barcellona e Real ha attenuato molto i toni degli scontri con Espanyol e Atletico (anche se negli ultimi anni i

stanno provando a mettere in discussione la supremazia dei

). Al contrario, quella tra Siviglia e Betis è sempre stata una rivalità molto combattuta ed equilibrata, che nel tempo è diventata la più calda del calcio spagnolo. Il derby della città andalusa ha anche profonde radici culturali: è lo scontro tra un club aristocratico fondato da figli di dottori inglesi, il Siviglia, e uno fondato nel

, quartiere popolare della città, ovvero il Betis.

 

Entrambe le squadre hanno vinto per una volta la Liga e hanno ottenuto risultati simili fino al nuovo millennio, nel quale il Siviglia ha fatto un netto salto di qualità assumendo una dimensione europea vincendo, tra il 2005 e il 2016, cinque edizioni di Coppa Uefa ed Europa League. I tifosi del Betis hanno dovuto sopportare momenti molto duri, come nel 2013/14, quando hanno sfidato i loro rivali negli

perdendo ai rigori, in una stagione terminata due mesi dopo con la squadra di Emery che alza il trofeo allo Juventus Stadium mentre il Betis retrocedeva come ultima classificata della Liga.

 

Solo nel 2018 i biancoverdi sono riusciti a rialzare la testa: a gennaio è arrivata la storica vittoria per 5-3 al Sànchez Pichuàn, mentre a maggio, nella penultima giornata di Liga, un pareggio casalingo per 2-2 contro la squadra allora allenata da Montella ha sancito la qualificazione per i gironi di Europa League.

 

L’ultima maledizione da rompere era quella della vittoria al Benito Villamarìn, che mancava dall’aprile del 2006. L’unico superstite del Betis di 12 anni fa era Joaquín, che con questa partita è diventato il giocatore con più presenze nella storia del

nella Liga. Nei 19 derby precedenti, Joaquín era riuscito a segnare solamente una volta e il suo secondo gol è arrivato quando a marcarlo c’era l’unico altro giocatore presente in campo in quell’ultima vittoria del Betis, Jesus Navas, un altro aspetto che fa assumere al gol un valore simbolico ancora più grande.

 

Il giorno dopo AS ha titolato “

”, per poi dare un significato quasi mistico alla rete: «Tifoso della squadra, prodotto delle giovanili, capitano, investitore e ora match-winner. Era scritto, doveva essere lui a deciderla, è il derby di Joaquín».

 

https://twitter.com/LaLiga/status/1036356187539873792

 


Joaquín non avrebbe dovuto giocare il derby a causa di un infortunio al soleo che lo ha tenuto fuori le prime due giornate del campionato.

che il giorno prima della partita si è seduto con il suo capitano al termine della rifinitura al Benito Villamarìn per capire come si sentisse, trovandolo un po’ dubbioso.

 

L’allenatore è già sotto pressione a inizio settembre perché dopo il brillante calcio offensivo messo in mostra la scorsa stagione, e una campagna acquisti che ha portato giocatori come Giovani Lo Celso e William Carvalho, la squadra ha trovato grandi difficoltà nel trovare la rete nelle prime due partite della Liga, subendo un bruttissimo 0-3 interno con il Levante e pareggiando senza gol sul campo dell’Alaves.

 

Nonostante i dubbi del giocatore, che non voleva togliere il posto a un compagno più pronto di lui dal punto di vista fisico, l’ex allenatore del Las Palmas decide di portare il suo capitano tra i sette sostituti. «Non ero del tutto convinto – ha detto Setién - ma gli detto che lo avrei portato per fargli giocare gli ultimi dieci minuti se la situazione fosse stata ancora bloccata». Si capisce quindi perché la prima persona che Joaquín

 a fine partita sia stato il suo allenatore: «È stato un miracolo che non ci siamo baciati».

 

Quello che accomuna allenatore e capitano del Betis è il loro modo di intendere e vivere il calcio: per Joaquín è sempre stato importante divertirsi in campo, un’attitudine che sposa perfettamente la filosofia di Setién, la cui idea di gioco è stata influenzata principalmente dal Barcellona di Cruyff. L’influenza reciproca nell’ultima stagione, dentro e fuori dal campo, è difficilmente quantificabile: senza Setién, Joaquín difficilmente si sarebbe potuto esprimere a livelli così alti alla sua età; allo stesso tempo, senza Joaquín, difficilmente Setién sarebbe riuscito a formare un ambiente vincente e un’etica di squadra così forte nel Betis.

 

C’è un siparietto nato durante un’intervista all’allenatore che riassume al meglio il rapporto che si è instaurato tra i due. Il giornalista di

chiede all’allenatore in quale giocatore della sua rosa si rivede maggiormente e Quique risponde Joaquín, per il modo in cui è dedito alla causa. In quel momento passa sullo sfondo il capitano del Betis, che fa una battuta: «Ti ho tenuto qui per sei mesi, lo sai da quanto tempo è che un allenatore non dura così tanto al Betis?».

La risposta di Setién è una piccola lezione sul suo modo di intendere il calcio: «Ti dirò una cosa. Poche volte ti sei divertito così tanto a giocare a pallone come in questo anno. Poche volte sei venuto su questo campo ad allenarti con così tanta intensità e lo hai fatto con il sorriso. Non è vero?».

 

Joaquín annuisce, poi Quique si gira verso la telecamera e conclude il suo ragionamento: «Questo perché se sei felice, se stai facendo quello che ti piace – in questo caso hai più tempo il pallone tra i piedi – sei più dedito alla causa e quando poi è il tuo turno di rincorrerlo lo fai con più impegno e con più voglia. Questa è la differenza con gli anni passati».

 

https://www.youtube.com/watch?v=agXMNzjCf40



 


È nato vicino a Cadice, a El Puerto de Santa Maria, ed è un fiero rappresentante dell’allegria e della solarità andalusa. Se cercate “Il meglio di Joaquín” su Youtube non usciranno i suoi dribbling e le sue finte, ma le sue barzellette e le scenette comiche che lo hanno reso un personaggio molto famoso in Spagna anche fuori dal campo.

 

Una volta durante la trasmissione “

in prima serata su

, nella stessa trasmissione ha raccontato in modo fiero e convinto che i suoi muscoli sono così forti perché è stato allattato fino all’età di 6 anni: «Quando giocavamo da piccoli in piazza gli altri ragazzini correvano alla fontanella per bere mentre io andavo di corsa al seno di mia madre».

 

A Malaga invece è stato protagonista di un

che è diventato un tormentone; sui canali social del Betis è ancora oggi il protagonista di quasi tutti i video divertenti, che servono sì a far ridere i propri tifosi ma testimoniano anche di come Joaquín sia quello che crea lo spirito di squadra.

 

Ma questo aspetto ludico non compromette minimamente il suo essere calciatore, anzi. Setién ha voluto evitare ogni fraintendimento: «Joaquín non è solo un giocatore, è il punto di riferimento. E questo non perché è simpatico o racconta barzellette, il rispetto che c’è per lui arriva da quello che fa in campo, perché per lui ogni allenamento è come una finale». Anche il suo legame con la squadra è pressoché totale: oltre a essere cresciuto nelle giovanili e

, a dicembre ha rafforzato ancora di più il suo rapporto con la squadra spendendo più di un milione di euro in azioni della società.

 

Al momento Joaquín è il quarto maggior azionario del club, ha dichiarato che vuole essere legato ai colori betici per tutta la sua vita e sogna di diventare presidente un giorno.

 

Da quando è tornato nel 2015 - dopo il breve passaggio a Firenze - è evidente che vuole dimostrare a tutti cosa vuol dire essere

, uno spirito e un senso di appartenenza al club difficile da trasmettere a chi non viene da Siviglia. L’influenza positiva che ha avuto sui giocatori più giovani della squadra si legge anche nelle

, canterano rivelazione della scorsa stagione (passato in estate al

): «A 37 anni vive gli allenamenti e le partite come se ne avesse 17. È questo il suo segreto».

 

Nello spogliatoio del Betis c’è una tradizione: prima di ogni partita Joaquín riunisce compagni e staff e tiene un discorso; l’ultimo è un piccolo capolavoro e fortunatamente è stato pubblicato sui canali social della Liga. Per chi non capisse lo spagnolo basta tradurre un paio di frasi da cui traspare il senso della sua leadership: «Già sappiamo cosa ci stiamo giocando oggi. 90 minuti, ogni dettaglio conta, impegno, carattere, è una lotta. Guardiamo negli occhi i nostri compagni e vediamo che mettono il piede fino all’ultimo minuto e noi come loro. È questo che ci che ci porterà alla vittoria oggi – poi coinvolge i compagni -. Per noi. Uno, due, tre: vincere, vincere, vincere».

 

https://www.youtube.com/watch?v=LrFqCH4bpUs



 


di essere diventato bravo a dribblare perché da piccolo voleva diventare un torero e di notte scappava dalla finestra di casa per andare all’arena, dove affrontava i tori più piccoli per allenarsi.

 

Soprattutto nei primi anni della sua carriera, quando è diventato famoso per i suoi dribbling e il suo scatto – lo chiamavano la

-, affrontava i difensori

con cui un torero affronta il suo avversario, utilizzando il pallone come

da mostrare e poi nascondere fino al dribbling successivo.

 

Il giocatore tornato dopo la parentesi italiana è diverso dal ragazzo incosciente dei primi anni in Spagna, quello che ha che stupito per 120 minuti nei quarti di finale del Mondiale del 2002 contro la Corea prima di sbagliare il rigore decisivo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=p0lVg5y5XxA



 

Con Montella a Firenze (altra città in cui ha lasciato un ricordo molto positivo grazie a

) Joaquín ha iniziato un processo di maturazione tattica che gli sta permettendo di prolungare la sua carriera.

 

L’evoluzione definitiva del suo gioco si è completata con l’arrivo di Setién a Siviglia: l’ex allenatore del Las Palmas non gli ha chiesto di rinunciare alle sue caratteristiche naturali (anche perché una volta ha definito le ali “una specie a rischio di estinzione nel calcio”), ma di utilizzare il suo talento in modo più associativo e in zone più centrali.

 

Questo nuovo ruolo – anche se è

– gli ha permesso di non essere solamente il classico veterano importante per la squadra per la sua leadership nello spogliatoio, ma di essere ancora capace di fare la differenza in campo a 37 anni. L’anno scorso ha giocato 30 partite da titolare,

con 4 gol, 8 assist, 1.8 dribbling riusciti per partita e 1,5 passaggi chiave, probabilmente è stata la miglior stagione della sua carriera.

 

Il gol vittoria nel

gli ha fatto vivere una delle emozioni più grandi con la maglia biancoverde e dopo la partita

del giorno in cui smetterà: «Sono un privilegiato per essere nato

, per essere cresciuto qui e per capire cosa significano queste partite. Il supporto, il rispetto e il tifo di queste persone sono incredibili. So di poter lasciare il calcio felice perché questa gente mi ha dato tutto».

 

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