
Appena dieci giorni fa l’Italia sembrava la copia stanca e sbiadita della squadra capace di vincere tutto tra il 2021 e il 2022. Ci chiedevamo: la Nazionale maschile potrà ripetere l'impresa di quella femminile? Ma senza troppa convinzione, sapendo che sarebbe stato difficilissmo.
La squadra di Fefè De Giorgi aveva perso al tie break la seconda partita della fase a gironi contro il Belgio, che di fatto le precludeva la possibilità di chiudere il raggruppamento al primo posto, aprendo pure uno squarcio inquietante sulla terza e ultima gara del gruppo F con l’Ucraina, a quel punto decisiva per rimanere dentro al Mondiale. Esattamente otto giorni dopo, l'Italia ha ritrovato il Belgio ai quarti di finale e lo ha liquidati nel giro di 76 minuti (3-0, 13, 18, 18). Domani in semifinale affronteranno la Polonia, in quella che possiamo definire una finale anticipata, nonché la riedizione dell’ultima finale mondiale (3-1 per gli uomini di De Giorgi a Katowice) ed europea (3-0 per i polacchi a Roma), con rinnovata fiducia e un percorso in netta crescita.
Premesso che la selezione di Grbic resta la favorita sia nella prossima sfida sia per la conquista del mondiale, cos’è cambiato nell’Italia in poco più di una settimana?
I DUBBI DELLA VIGILIA
Probabilmente la Nazionale, che dal 2022 è scesa in campo praticamente con la stessa formazione (Giannelli al palleggio incrociato a Romanò, Michieletto e Lavia di banda, due tra Anzani, Russo e Galassi al centro più Balaso come libero), in questa stagione ha impiegato più tempo a trovare, anzi ritrovare la sua fisionomia.
Da una parte l’Italia arrivava a questo Mondiale nelle Filippine da campione del mondo, con un gruppo più profondo rispetto al recente passato, grazie a una serie di giocatori sbocciati nell’ultima stagione di Superlega, in testa Bottolo e Gargiulo, oltre al naturalizzato Rychlicki, lussemburghese divenuto cittadino italiano e quindi eleggibile per la Nazionale. Ma dall’altra anche con alcuni infortuni che hanno alimentato diversi dubbi: il più grave, quello subito da Lavia (lo schiacciatore di Trento si è rotto due dita in allenamento) ha privato De Giorgi di uno dei perni di questo ciclo, a cui si sono aggiunti nella seconda metà di agosto la distorsione alla caviglia accusata da Gargiulo e il risentimento alla coscia sinistra di Romanò. I due sembravano recuperabili ma non era chiaro in che condizioni si sarebbero presentati in Asia. Lo stesso valeva per Roberto Russo, che a fine febbraio si era operato a causa di un’ernia del disco, il quale aveva ripreso ad allenarsi in gruppo solo ad agosto.
Oltretutto la Nazionale aveva dato segnali contrastanti in Nations League, dove da una parte aveva ottenuto un ottimo secondo posto (miglior risultato dal 2004, quando ancora si chiamava World League) ma dall'altra proprio contro la Polonia si era sciolta dopo un solo set in maniera preoccupante (0-3, 22, 19 e 14), dando adito a speculazioni sull’unità di un gruppo che, almeno in campo, aveva smarrito quella coesione che aveva contraddistinto le sue vittorie.
In più nel secondo set lo staff tecnico aveva sbagliato a inserire la formazione, con Giannelli in diagonale con Lavia, il secondo schiacciatore, anziché l’opposto, che invece era incrociato all’S1. Un errore di cui ci si è accorti solo dopo qualche azione, che ha fatto perdere tempo e punti, compromettendo il parziale.
“Congratulazioni alla Polonia per la vittoria, dobbiamo crescere un bel po’ per tendere a quel livello”, aveva scritto il capitano Simone Giannelli sul suo profilo Instagram. Non sappiamo se il palleggiatore volesse togliere pressione ai suoi compagni, indicando la Polonia come l’avversario da battere, o a spronarli pubblicamente, di sicuro l’Italia, per la prima volta dopo quattro anni, si approcciava a questo torneo con diversi ballottaggi e qualche certezza in meno.
Fefè De Giorgi, solitamente restio a toccare il sestetto titolare, tra le finali di VNL e le prime due gare del Mondiale ha invece cambiato molto: nelle Filippine ,Russo si è ripreso il suo posto al centro assieme a Gargiulo, che dalla seconda gara ha scavalcato Anzani, il giocatore più anziano del gruppo, e Galassi; Romanò è tornato titolare (in VNL De Giorgi gli aveva preferito Rychlicki, apparso però un po’ scarico) in diagonale con Giannelli; mentre di banda Bottolo ha sostituito l’infortunato Lavia, in coppia con Michieletto e Balaso, i due pilastri della seconda linea.
UN GIRONE POCO CONVINCENTE
Dopo un esordio non troppo scintillante contro una modesta Algeria (3-0, 13, 22, 17), l’Italia, che si pensava potesse vincere tranquillamente il girone, ha perso a sorpresa con il Belgio. In realtà è stato solo uno dei tanti colpi di scena della prima fase, che ha visto uscire varie squadre di prima fascia, come il Giappone, il Brasile (nonostante due vittorie) e la Francia campione olimpica. Fatto sta che i giocatori di De Giorgi, dopo aver rimontato due set ai belgi, si sono arresi al quinto set, al termine di una prova disordinata, soprattutto nella gestione della fase break. Ha colpito la fragilità e l’approssimazione del muro difesa, sia nell’organizzazione delle competenze tra prima e seconda linea sia nelle scelte a muro di fronte un avversario sì di buon livello, ma con pregi e difetti ben riconoscibili.
L’ex palleggiatore della Lube, Stijn D’Hulst, di fatto ha bypassato i centrali, appoggiandosi tanto a un’altra vecchia conoscenza del campionato italiano, lo schiacciatore Sam Deroo e in particolare l’opposto di Milano, Ferre Reggers, che ha attaccato 53 dei 137 palloni di squadra, quasi il 40%. A 22 anni Reggers è già uno dei migliori opposti del campionato italiano (secondo miglior marcatore dell’ultima stagione regolare), eppure parliamo di un diagonalista che ha insistito su quella traiettoria per quasi tutta la partita e a cui sono andati la maggior parte dei i palloni nei momenti topici.
Durante un time out del secondo set Anzani è intervenuto per riprendere il posizionamento a muro degli schiacciatori, una scena inusuale per la nostra Nazionale che ha denotato una certa frustrazione. «Voi due mi dovete fare un piacere: lasciamogli [a Reggers, ndr] più parallela, c’è Fabio dietro [Balaso, ndr]».
Malgrado il buon ingresso della diagonale di riserva Sbertoli-Rychlicki e nonostante abbiano provato a sporcare il cambio palla avversario, gli azzurri hanno ceduto 13-15 al quinto set. La gara successiva con l’Ucraina si è tramutata in un dentro o fuori prematuro, che la Nazionale ha risolto grazie a un cambio palla lineare e nonostante una fase break molto meno incisiva.
LA PROGRESSIONE
Nella fase a eliminazione diretta l’Italia era chiamata ad alzare sensibilmente il livello della fase punto se voleva superare un’Argentina capace di arrivare prima nel gruppo C ed eliminare la Francia. Effettivamente tra Argentina negli ottavi (un buonissimo 3-0) e Belgio nei quarti si sono rivisti sprazzi del miglior muro difesa dell’Italia, che è cresciuto nel frangente più delicato, cioè quando gli azzurri sono andati sotto 14-17 nel primo set contro i sudamericani.
Da quel momento i campioni del mondo in carica hanno fatto registrare 5 tocchi a muro di contenimento, due difese e un muro vincente, quello di Russo su Vicentin. Tutti nel giro di 16 scambi, tutti in fase break. Magari l’Italia non ricava moltissimo da questo fondamentale in termini di punti diretti (2 block vincenti a set nelle ultime due partite), e talvolta a muro è ancora un po’ scomposta (specie in posto 4) o distante da rete, però il rendimento dei centrali è salito nettamente.
Da sottolineare in questo break il lavoro sporco di Russo a muro e di Bottolo prima al palleggio e poi in difesa.
Le letture a muro di Russo e Gargiulo stanno facendo la differenza, come la crescente rapidità nelle assistenze in posto 2 e 4. È salito in particolare Roberto Russo, in Italia il migliore nel suo ruolo (infortuni permettendo), che contro il Belgio è stato addirittura il miglior marcatore dei suoi, portando punti con tutti i fondamentali: 4 muri, 2 ace e 6 attacchi vincenti. Un evento per una Nazionale, che nella storia recente ha sempre spremuto i suoi attaccanti di palla alta, a cui è mancata un’uscita davvero forte in posto 3.
Dopo un paio di partite di assestamento ha trovato – come del resto Gargiulo – un buon compromesso con Giannelli, attaccando dei primi tempi sì vicino al palleggiatore ma anche con ricezione spostata o fuori dai 2 metri.

Qui Russo è praticamente sulla linea dei 3 metri.
Tra ottavi e quarti è migliorata tutta la correlazione tra prima e seconda linea: l’Italia finalmente ha ripreso a muoversi come un corpo più coeso, mostrando molta più attenzione nelle coperture e nelle autocoperture. Balaso è la solita macchina aspiratutto, capace di coprire ampie porzioni di campo (è capitato pure che sugli sviluppi dello scambio sia passato da posto 5, dove di solito si posiziona il libero sul cambio palla avversario, a difendere zona 6), ma anche giocatori non propriamente preposti alla difesa, come Romanò e Bottolo, sembrano più stabili quando devono difendere di posizione. Insomma una formazione più organizzata, più reattiva nell’andare sotto alla palla, ma anche più paziente nel difendere e ricostruire.
Chiaramente i passi in avanti del muro difesa sono anche la conseguenza di un servizio finalmente efficace, del resto con i ritorni di Romanò e Russo l’Italia ha una batteria di battitori temibile quasi in ogni rotazione. I giocatori di De Giorgi ci hanno messo però qualche partita prima di riuscire a incidere dai 9 metri, ma tra Argentina e Belgio hanno messo insieme la bellezza di 14 ace e soli 17 errori in 6 set. Mercoledì addirittura hanno realizzato più punti (8) che errori (7), un evento abbastanza raro in questo sport.
Michieletto e Romanò, i due mancini, stanno mettendo in crisi la ricezione avversaria alternando battute profonde ad altre più corte, che riescono a nascondere.
La staffilata di Romanò contro l’Argentina che ha indirizzato il secondo set.
Lo stesso Giannelli nell’ultima settimana si è reso insidioso dai 9 metri come non gli succedeva da tempo, propiziando dei break corposi con le sue serie. Anche la battuta “splin” di Russo, che unisce la rincorsa della float al colpo in salto spin, si è rivelata molto preziosa, specie quando riesce ad avere profondità. Pure l’altro centrale, Gargiulo, che sulla carta gioca una float di sicurezza, in realtà sta servendo in maniera piuttosto fastidiosa.
L’unico un po’ al di sotto dei suoi standard è Bottolo (4 ace e 14 errori). Lo schiacciatore della Lube è uno dei migliori battitori della Superlega (in top 10 nella graduatoria ace/set) ma forse ci ha messo un po’ a trovare i riferimenti nel palazzetto e a lasciar andare il braccio. Nei quarti, però, ha iniziato a spingere in modo più convincente, pur non trovando punti diretti.
Al di là della battuta, comunque, Bottolo sta disputando un grande Mondiale, il che non era affatto scontato. Le varie avversarie lo stanno caricando in battuta, specie quando è in seconda linea allo scopo di toglierlo dalla pipe, la sua palla preferita, ma lui sta reggendo molto bene, superando il 37% di ricezione perfetta.

Il rendimento di Bottolo in questo Mondiale: lo schiacciatore della Lube sta brillando nei suoi punti di forza, l’attacco e la ricezione.
Il suo ingresso nel sestetto ha ridato stabilità a tutta la seconda linea, che dopo il Mondiale del 2022 sembrava peggiorata, con Giannelli spesso costretto a giocare con palla staccata. In questo torneo invece è il fondamentale che sta funzionando meglio, facendo registrare il 37,2% di rice perfetta e il 67,4% di positiva. Percentuali eccellenti e proprio per questo difficili da mantenere contro la Polonia.
UNA SEMIFINALE IN SALITA
Per capire la forza della nazionale di Grbic, basti pensare che il commissario tecnico quest’estate ha lasciato a casa 5 giocatori, di cui almeno due titolari come il palleggiatore Janusz e il libero Zatorski (reduce da un’operazione al bacino), che hanno rappresentato delle certezze granitiche negli ultimi 5 anni. «Ci sono motivi fisici e personali che ho dovuto considerare», ha spiegato l’allenatore serbo «Bieniek ha avuto problemi di salute nelle ultime stagioni e ha bisogno di recuperare. Idem Janusz, che ha affrontato tre stagioni molto pesanti. Lomacz è appena diventato papà per la seconda volta e anche Kaczmarek ha bisogno di una pausa». L’intenzione sembra quella di preservarli in funzione del prossimo ciclo olimpico (va ricordato che questo Mondiale non assegna posti alle Olimpiadi, a differenza del prossimo). Nonostante tutto questo, la Nazionale polacca continua ad avere una profondità di talento quasi ineguagliata e per questo rimane la principale candidata per la vittoria finale, oltre che per la semifinale contro l'Italia ovviamente.
Non voglio buttare giù nessuno, ovviamente anche la Nazionale di De Giorgi parte dai suoi punti di forza: la netta vittoria nell’ultimo confronto diretto, la già citata finale di VNL e più in generale per il potenziale in attacco in ogni zona della rete.
Servirà però una prestazione perfetta, perché la Polonia ha diverse frecce al suo arco. Leon dopo l’operazione al ginocchio ha forse svalicato il suo prime ma resta sempre uno degli attaccanti più potenti in circolazione, anche su situazione staccata; il “perugino” Semeniuk ha una manualità eccelsa, Kurek è un opposto volubile ma in possesso di un braccio molto rapido, al centro invece Kochanowski e Huber formano probabilmente la miglior coppia del mondiale.
Una formazione molto compatta anche a muro, anche con il palleggiatore in prima linea, Marcin Komenda, alto quasi 2 metri.
Per l’Italia sarà fondamentale resistere alle battute dei polacchi - che indirizzarono inesorabilmente la finale di Euro 2023 – in primo luogo quelle dei due schiacciatori, 15 ace in due, e di Kochanowski. Sarà il test di gran lunga più probante per la ricezione azzurra e come al solito Balaso sarà chiamato agli straordinari per garantire la copertura delle zone di conflitto, anche se finora gli altri due schiacciatori non si sono fatti problemi a spostarsi o andare a terra pur di provare a mettere la palla in testa a Giannelli. Tra l’altro Michieletto nei quarti ha sfiorato il 93% di ricezione positiva su 14 palloni. Di certo una buona ricezione aiuterebbe il palleggiatore a tenere aperte tutte le possibilità, in particolare la pipe o la palla spinta in banda, giocata dallo schiacciatore sovrapposto al centrale.
Un altro punto chiave sarà il confronto tra i centrali: riusciranno Russo e Gargiulo, anche con ricezione fuori dai due metri, a uscire da un muro imponente come quello di Huber e Kochanowski? Se invece salta il gioco al centro, come se la caverà il trio di palla alta in situazioni più scontate? Me lo chiedo perché l’Italia ha avuto più difficoltà a passare quando la ricezione si è staccata, mentre in contrattacco si è rivelata più efficace nel risolvere gli scambi lunghi e ragionare out of system.
Per contro però i polacchi hanno un giocatore molto peculiare come Leon, che costituisce un target sensibile in ricezione (è sotto al 6% di perfette) e delle variazioni al servizio sull’ex Perugia potrebbero metterne a nudo la scarsa mobilità e la rigidità del bagher. Oltretutto sulla P1 lui e Kurek si trovano sul lato sinistro, una fetta di campo invitante da colpire. Lo stesso discorso vale in difesa, specie sulla P2 e sulla P3, le due rotazioni in cui l’opposto e Wilfredo si trovano assieme in seconda linea, i quali potrebbero far cadere qualche pallone in più.
In banda però Grbic dovrebbe recuperare un altro dei suoi fenomeni, Tomasz Fornal, che nei quarti con la Turchia era andato a referto con la divisa da libero, che rappresenta più di un’alternativa a Semeniuk e Leon. «Sembra che non sia niente di grave», ha spiegato Fornal, che dopo l’allenamento di martedì ha avuto un problema alla schiena «Ma nei quarti non volevamo rischiare troppo e spero che entro sabato sarò pronto».
In generale, sulla carta, la Polonia sembra una squadra che ha più margine in cambio palla rispetto all’Italia. Bisogna però capire la loro capacità di reagire ad eventuali passaggi a vuoto (in tutto il Mondiale hanno concesso solo un set all’Olanda nel girone e uno al Canada agli ottavi) con una rosa più corta rispetto alle ultime manifestazioni, in cui Grbic aveva a disposizione quasi due squadre di titolari. L’Italia dalla sua ha finalmente delle alternative credibili in tutti i ruoli, anche se un’eventuale qualificazione deve passare inevitabilmente da una grande giornata dei suoi leader tecnici ed emotivi, cioè Giannelli e Michieletto.
Come nel 2022, le prestazioni di Giannelli sono lievitate nella fase a eliminazione diretta, sfoderando nei quarti una masterclass incredibile in regia ma anche come marcatore.
Sembrano le pallette piazzate di Egonu, con la differenza che lui ha lavorato questo pallone senza guardare di là dalla rete.
L’alzatore di Perugia non è sembrato brillantissimo nella fase a gironi (con il Belgio è stato sostituito da Sbertoli), ma nell’ultima settimana ha ritrovato un buon feeling un po’ con tutti gli attaccanti, alzando il livello del suo gioco nei momenti decisivi, che spesso ha risolto in prima persona.
Michieletto, che finora non è stato particolarmente sovraccaricato (i commentatori di Rai Sport dopo il secondo match avevano parlato di un problema agli addominali per lui) in cambio palla è apparso invece meno dominante rispetto alle sue versioni migliori, per quanto stia attaccando con un buonissimo 49% di positività e in fase break stia portando tanti punti. È facile che il numero 5 – che in finale di VNL aveva disputato una brutta partita - come del resto Bottolo e Romanò (anche lui protagonista di un Mondiale molto solido), saranno chiamati a giocare sopra le difficoltà e gestire diverse situazioni su attacco scontato.
«Il nostro obiettivo in questo momento è resistere un po’ di più a quelle squadre competitive che ultimamente ci hanno battuto. Siamo consapevoli che dobbiamo battagliare di più, cosa che non siamo riusciti a fare nella finale di VNL», ha detto Giannelli prima del Mondiale. L’Italia aveva perso male quella finale, come anche la semifinale olimpica con la Francia di un anno fa, il primo grande appuntamento che l’Italia di De Giorgi ha bucato. Adesso però molte cose sembrano cambiate e gli azzurri dovranno ripartire dalle sicurezze cementate nella fase break nel corso dell’evento iridato, provando ad allungare gli scambi e accettando momenti fisiologici di sofferenza in cambio palla. Anche dalla serenità di chi ha già raggiunto l’obiettivo minimo, la semifinale, una costante nell’era De Giorgi (il suo peggior risultato tra Mondiali, Europei e Olimpiadi è il quarto posto di Parigi). Inoltre la Nazionale ha battuto di recente i polacchi, nella fase a gironi della VNL e soprattutto alle Olimpiadi di Parigi, l’ultima grande affermazione di questo gruppo.
Il vantaggio di avere davanti un avversario così forte è che la pressione, pur essendo l'Italia campione in carica, sarà su una Polonia che negli ultimi tre anni è sempre arrivata in fondo nei grandi tornei (e che allo stesso tempo ha perso due delle tre finali giocate: una con l’Italia in casa, l’altra con la Francia alle ultime Olimpiadi). Una Nazionale che dopo la doppietta mondiale 2014-2018 ha vinto “solo” un europeo e due VNL, che potrebbe sentire l’urgenza di ottenere un altro grande risultato.