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Fabio Barcellona
Ricominciamo da capo?
04 set 2017
04 set 2017
La Spagna ha evidenziato tutti i limiti tattici dell'Italia di Ventura.
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Fabio Barcellona
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Italia e Spagna si affrontavano in un impegno ufficiale per la terza volta negli ultimi 14 mesi. Nel giugno dello scorso anno, negli ottavi di finale degli Europei di Francia, l’Italia di Antonio Conte aveva eliminato, andando contro il pronostico, la Spagna di Vicente Del Bosque. Ad ottobre, nella gara d’andata delle qualificazioni alla Coppa del Mondo giocata a Torino, l’Italia di Gian Piero Ventura aveva invece pareggiato in rimonta contro gli iberici guidati dal nuovo tecnico Julen Lopetegui, ex tecnico della nazionali giovanili e proveniente da un’esperienza in chiaroscuro al Porto, terminata con un esonero dopo un anno e mezzo di alti e bassi.

 

Ma a essere maggiormente cambiata rispetto alle sfide precedenti è l’Italia, che nell’undici iniziale presenta solo 4 giocatori titolari in Francia e a Torino: i senatori Buffon, Bonucci, Barzagli e De Rossi.
Ventura, complice forse anche l’infortunio di Chiellini, ha scelto di continuare a battere la strada del 4-4-2 adottato dall’Italia dalla partita con il Liechtenstein del novembre scorso, quando era stato abbandonato il 3-5-2 con cui aveva iniziato la sua avventura in azzurro.

 

Nella Spagna sono invece quattro i cambiamenti rispetto alla partita di Parigi e solo due rispetto alla partita d’andata. Lopetegui ha deciso di premiare il fantastico 2017 di Isco e Marco Asensio, che hanno preso il posto di Diego Costa e Vitolo, titolari a Torino.

 


Pur con due soli cambi rispetto alla partita di Torino, la sostituzione di Diego Costa e Vitolo con Isco e Asensio ha cambiato in maniera sostanziale la maniera di attaccare della Spagna. Senza un centravanti di ruolo è stato David Silva a occupare di più la posizione centrale, ma i movimenti e gli scambi di posizione tra i tre giocatori offensivi (Isco e Asensio gli altri), e tra questi e le due mezzali, è stato continuo e ha lasciato l'Italia senza punti di riferimento. L’idea era quella di occupare in maniera razionale e ordinata il campo e di sovraccaricare costantemente la zona palla. In questo modo la Spagna è riuscita ad assicurarsi sempre una superiorità numerica e posizionale da sfruttare con le proprie doti tecniche, facendo progredire la manovra palleggiando sul corto. Con i giocatori avanzati liberi e vicini tra di loro, a garantire l’ampiezza sono stati i terzini, Carvajal e Jordi Alba. In ogni caso la Spagna ha preferito manovrare l'azione a sinistra, dove agiva la sovrannaturale calma e tecnica di Iniesta, a cui si aggiungevano spesso, anche in contemporanea, Isco e Asensio.

 


Isco, David Silva e Asensio sono tutti e tre sul lato sinistro del campo e sovraccaricano la zona palla. Sul lato debole, Koke attacca lo spazio vuoto garantendo equilibrio allo scaglionamento offensivo della Spagna. La pass-map della Spagna evidenzia lo sviluppo preferenziale a sinistra della manovra.


 

Sin dall'inizio l’Italia ha riscontrato enormi difficoltà nel contrastare il palleggio spagnolo. Seguendo le idee del proprio tecnico, la Nazionale azzurra ha giocato una fase di non possesso poco aggressiva e sostanzialmente posizionale. L’Italia si è schierata con un 4-4-2 parecchio ortodosso, cercando di tenere la linea difensiva una decina di metri fuori dalla propria area di rigore. Le due punte hanno giocato in orizzontale cercando di ostruire le linee di passaggio tra i due difensori centrali spagnoli e il centrocampo. Dietro Belotti e Immobile, la linea di centrocampo ha provato a difendere occupando lo spazio e tagliando le linee di passaggio in avanti degli avversari, scorrendo lateralmente per difendere l’ampiezza. La strategia si è rivelata immediatamente fallimentare, tanto nel forzare il recupero del pallone quanto nel rendere inoffensive le azioni avversarie. Un dato che certifica questo insuccesso è il 72% di possesso palla della Spagna fino al momento del fallo di Bonucci su Asensio, quello da cui è nato il calcio di punizione realizzato da Isco.

 

Per le due punte era impossibile ostacolare la manovra data la quantità di linee di passaggio di volta in volta creata dai movimenti dei centrocampisti e degli attaccanti spagnoli, che hanno potuto ricevere alle loro spalle senza essere contrastati da una linea di centrocampo passiva nell’accorciare sui possibili ricevitori e, successivamente, sui portatori di palla.

 


Il 4-4-2 difensivo dell’Italia. Belotti e Immobile si dispongono in orizzontale a schermare il passaggio verso i centrocampisti, ma la passività degli azzurri permette a Koke di ricevere facilmente dopo un semplicissimo movimento all’indietro.


 

Tagliati fuori con troppa facilità Belotti e Immobile, i centrocampisti e gli attaccanti spagnoli, supportati sull’esterno dai terzini, si sono trovati ad affrontare una linea di centrocampo azzurra passiva e caratterizzata da distanze troppo ampie fra i giocatori, specie tra Verratti e De Rossi. La poca pressione sul pallone portata dai centrocampisti azzurri ha lasciato tempo e spazio ai palleggiatori spagnoli per far circolare palla. Per le "furie rosse" è stato davvero troppo semplice creare zone di superiorità numerica e posizionale.

 


L’enorme distanza tra De Rossi e Verratti. Forse tra i compiti assegnati ai due interni c’era quello di seguire più da vicino le mezzali avversarie, ma di fatto Iniesta e Koke non hanno subito alcuna pressione e la distanza tra i due interni azzurri è stata costantemente troppo grande, aprendo pericolosissimi varchi interni.


 

L’azione da cui nasce il gol su punizione di Isco riassume tutte le carenze della fase di non possesso della squadra di Ventura. Iniesta, senza alcuna pressione, può girarsi, condurre il pallone, alzare la testa e giocare un filtrante nella zona tra Verratti e De Rossi per il movimento di Asensio, il giocatore spagnolo che aveva il compito di allungare la difesa azzurra.

 



 

L’azione certifica anche le difficoltà della linea difensiva azzurra a scegliere tra anticipo e copertura della profondità a causa della scarsissima pressione sugli avversari portata dai centrocampisti.


 

Le fasi di pressione alta dell’Italia si sono limitate alle situazioni statiche, come le rimesse dal fondo di De Gea, che hanno portato il portiere al lancio lungo verso Asensio, che è riuscito tuttavia a vincere i duelli nello spazio 

. In situazioni dinamiche, anche quelle favorevoli, il pressing offensivo è stato timido, appena accennato prima di ritornare subito al passivo 4-4-2 posizionale.

 


La Spagna sbaglia una giocata all’indietro verso Piqué creando le condizioni ideali per un pressing offensivo dell’Italia. Questo è quello che riescono a fare gli azzurri.


 

Il copione sarà lo stesso per tutta la partita, l’unico aggiustamento di Ventura è stato quello, a metà primo tempo, di invertire le posizioni di De Rossi e Verratti. La speranza era forse che, spostando il romanista nella zona di centro-sinistra dell’attacco avversario, la squadra potesse contrastare meglio lo sviluppo delle azioni nella zona privilegiata dagli spagnoli. Nessuna correzione invece sullo schieramento, l’aggressività e le distanze tra i giocatori.

 


Il calcio offensivo della Spagna rimane solido sui princìpi ma trascura qualsiasi giocata preordinata, privilegiando la ricchezza degli scambi di posizione e la fluidità posizionale. Il calcio dell'Italia si pone agli antipodi, rimanendo rigido e ricercando in maniera meccanica le trame provate in allenamento. L’idea di base del 4-4-2 di Ventura è quella di dilatare le distanze tra i giocatori avversari e di affidare gran parte delle proprie possibilità offensive alle giocate verso le due punte, isolate contro i due difensori centrali spagnoli.

 


Il 4-4-2/4-2-4 dell’Italia in fase di possesso palla. Le due punte rimangono vicine, in orizzontale, nel cuore della difesa avversaria. Sugli esterni, terzini e ali rimangono aperti per provare a dilatare le distanze delle linee avversarie e isolare i due attaccanti.


 

Immobile e Belotti non provano nemmeno a raccordare il gioco corto tra centrocampo e attacco e vengono cercati, in sostanza, con due tipi di giocate. La prima prevede il lancio di prima intenzione dell’interno nello spazio liberato dal movimento della punta del lato forte che si muove verso il pallone e

.

 

Se questa giocata non ha ottenuto alcun successo, meglio è andata la ricerca degli attaccanti in area con i cross, provenienti tutti dal lato destro , dove la catena costituita da Darmian e Candreva ha prodotto un buon volume di gioco.

 



 

 

Isco spezza la linea di centrocampo uscendo in pressione fuori tempo su Barzagli lasciando Jordi Alba da solo contro Darmian e Candreva. Sul cross del terzino, Belotti sfiora il gol.


 

Sulla fascia sinistra invece la strategia italiana è stata meno chiara e definita. In fase di possesso palla Insigne è rientrato dentro il campo, ma il suo movimento è risultato sconnesso con gli altri movimenti dei compagni di squadra, rimasti sulle stesse posizioni senza reagire al taglio del giocatore del Napoli. Insigne è rimasto isolato e, sul lato sinistro, l’Italia non ha sovraccaricato la fascia come sul lato destro, né costruito un sistema di movimenti coordinati tra giocatori per creare linee di passaggio e muovere la difesa spagnola, col risultato di produrre pochissimo in fase di azione manovrata.

 

La Spagna, che in fase difensiva trasformava il suo 4-3-3 in un 4-4-1-1, ha scoperto qualche problema a difendere l’ampiezza sulla propria fascia sinistra ma, grazie anche alla vicinanza delle linee di difesa e centrocampo, è riuscita a disconnettere Belotti e Immobile dal resto della squadra.

 


Il 4-4-2 difensivo della Spagna. Koke si affianca a Busquets al centro del campo, Iniesta gioca sulla linea di Silva con un’attenzione particolare alla posizione di Verratti e Isco e Asensio ripiegano sull’esterno.


 


La partita con la Spagna ha mostrato alcuni limiti strutturali della nostra Nazionale. La forza degli avversari ha contribuito a farli risaltare con più forza, ma questi problemi sono strettamente connessi all’intera esperienza di Ventura sulla panchina azzurra.

 

La fase di non possesso dell’Italia è stata del tutto incapace nel contrastare il palleggio spagnolo. Se l’Italia di Conte aveva scardinato il possesso palla degli iberici puntando tutto sull’aggressività e

, Ventura, fedele ai princìpi del suo calcio, ha adottato la consueta strategia difensiva che prevede un ampio ricorso a fasi posizionali. L’obiettivo di difendere occupando gli spazi è però fallito miseramente a causa dell’estrema passività della squadra e delle eccessive distanze tra i giocatori, che hanno consentito alla Spagna di avere tempi e spazi per le giocate e costante superiorità numerica e posizionale in zona palla. Imprecisioni e disattenzioni hanno completato il suicidio dell’Italia contro la circolazione palla degli spagnoli.

 


L’azione del secondo gol nasce da una disattenzione di Darmian che non si accorge del movimento profondo di Jordi Alba alle sue spalle. Alla fine, Verratti è saltato con troppa facilità da Isco.


 

La fase difensiva del 4-4-2 di Ventura è un esempio della scarsa propensione del tecnico azzurro ad allontanarsi dal proprio calcio ideale, a dispetto degli interpreti e degli avversari. La strategia in fase di non possesso assegna ai due interni, e in genere a tutti i componenti della linea di centrocampo, un gran lavoro da svolgere in termini di distanza orizzontale da coprire, che De Rossi, per età, e Verratti, per caratteristiche atletiche, non possono compiere al meglio. Prevedendo inoltre una Spagna particolarmente votata al palleggio corto, non si è pensato, nemmeno a partita in corso, a un aggiustamento della strategia di fondo, che non è stata abbastanza aggressiva per contendere il pallone ad avversari tecnicamente così dotati, né sufficientemente prudente nell’occupazione degli spazi in maniera posizionale. L’Italia non ha intercettato un pallone e non ha vinto un solo tackle nella metà campo avversaria.

 



 

Le difficoltà del centrocampo italiano nello scorrimento orizzontale, lasciano alla fine una varco enorme per il filtrante di Iniesta.


 

In fase di possesso palla, la ricerca sistematica delle giocate preordinate diventa un limite se operata in maniera meccanica e avulsa dal contesto. Se il cuore dell’attacco azzurro è la verticalizzazione verso la coppia di attaccanti dopo un lento palleggio ragionato, contro la Spagna la strategia è fallita: Belotti e Immobile hanno toccato il pallone rispettivamente appena 9 e 10 volte in tutta la partita.

 

C’è anche da chiedersi se il calcio d’attacco di Ventura si accordi davvero con le caratteristiche dei calciatori a disposizione. Come nel caso della fase di non possesso, la questione riguarda ancora Marco Verratti, che in una squadra che tende a giocare un calcio poco associativo in zone avanzate, preferendo rapide verticalizzazioni verso le punte, diventa un giocatore qualsiasi.

 

Il contesto tattico è sempre fondamentale per permettere ai giocatori di esprimersi, ma questo vale a maggior ragione per un calciatore dalle caratteristiche peculiari come Verratti. In una squadra che lo costringe a difendere posizionalmente, a coprire tanto campo in orizzontale e che usa i centrocampisti solo per far circolare il pallone verso l’esterno o per verticalizzare, quale reale utilità ha il centrocampista del Paris Saint Germain? Come potrebbe davvero rendere al meglio utilizzando le sue doti di controllo del pallone e del ritmo dell’attacco e le discrete, seppur istintive, doti difensive in aggressione in avanti?

 

La fedeltà di Ventura ai princìpi del proprio calcio sembra cozzare, oltre che con Marco Verratti, anche con le migliori qualità di Lorenzo Insigne. In accordo con le sue caratteristiche, Insigne, molto più che Candreva sulla fascia opposta, ha occupato una posizione intermedia, tagliando verso il centro e occupando il

 di sinistra.




 

Ma, in una squadra che non usa strategicamente i mezzi spazi, e che non ha costruito attorno al movimento verso l’interno di Insigne nessun set di tracce coordinate di compagni, l’utilità dei tagli del giocatore del Napoli è stata nulla e di difficile comprensione. La chiave per capire le sue ottime prestazioni nel Napoli risiede nella rete di movimenti coordinati che Sarri ha costruito sulla sua catena di sinistra e che esaltano l’istinto associativo di Insigne, il vero punto forte del calciatore napoletano. Se l’idea era di isolare il giocatore del Napoli per sfruttarne le

doti di fantasia e dribbling

.

 

Prima della partita contro la Spagna i risultati ottenuti da Ventura erano stati incoraggianti, ma lo scontro decisivo contro un avversario di alto livello ha mostrato tutti i limiti della Nazionale azzurra. La Spagna ha giocatori migliori dei nostri ma il calcio lascia sempre, per la sua complessità, la possibilità di creare un contesto tattico in cui le doti dei propri giocatori possano essere esaltate e quelle degli avversari depresse. A Madrid, per l’Italia, è successo tutto il contrario. O Ventura si dimostrerà meno rigido oppure il contesto tattico non lascia immaginare grandi margini di crescita. C'è ancora tempo, e gli avversari per l'eventuale spareggio non sembrano irresistibili, ma bisogna avere la forza per provare a immaginare strade nuove.

 

 

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