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Fabio Barcellona
L’Inter è stata superiore in tutto
17 mag 2023
17 mag 2023
Il Milan ha provato ad alzare i ritmi della partita, ma era troppo inferiore.
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Fabio Barcellona
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IMAGO / Sports Press Photo
(foto) IMAGO / Sports Press Photo
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Ieri il Milan ha calciato cinque volte verso la porta dell’Inter: quattro nel primo tempo e solo una nel secondo; solo in un’occasione ha centrato lo specchio della porta. Un bottino davvero misero per una squadra che ambiva a recuperare un 2-0 subito nel derby d’andata; una squadra invitata dalla sua Curva ad andare “all’assalto”. Certo, va detto che la migliore occasione per i rossoneri, la sola in cui hanno costretto Onana a effettuare una parata, è arrivata piuttosto presto e un gol precoce del Milan avrebbe forse cambiato l’andamento emotivo dello scontro. Eppure il Milan ha davvero creato troppo poco per poter rammaricarsi di una singola occasione. Il senso di impotenza durato 90 minuti lasciano al Milan una grande delusione: per il risultato, certo, ma soprattutto per aver giocato la gara più importante della stagione con generosità, ma con pochissima qualità.

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Pioli prova ad alzare il ritmoRafael Leão è tornato, anche se non è chiaro in quali condizioni. Rispetto all’andata Pioli ha deciso anche di sostituire Kjaer con Thiaw, mentre il posto dell’infortunato Bennacer è stato preso da Brahim Diaz, con Messias aperto sulla fascia destra. Il piano tattico è stato chiaro sin dall’inizio della partita. Pioli ha puntato sul pressing offensivo, uomo su uomo, per provare a recuperare presto e più avanti possibile il pallone e alzare i ritmi del match. Il Milan ha così provato a forzare una partita di transizioni, il terreno su cui Pioli ha costruito questo ciclo rossonero. Per ovviare alle gravi lacune d’efficacia del pressing offensivo viste nella gara d’andata – e in tutti i derby precedenti - il tecnico ha provato a chiedere ai suoi due difensori centrali una partita più aggressiva sulle due punte avversarie e per questo ha scelto Thiaw al posto di Kjaer. La maggiore aggressività di Tomori e Thiaw su Dzeko e Lautaro Martinez avrebbe dovuto ovviare al più grosso problema mostrato dal Milan nella gara d'andata, ovvero le ricezioni delle punte avversarie. Per superare per superare il pressing avversario l’Inter andava presto su Dzeko e Lautaro che, dominando i duelli individuali, ponevano le basi per l’attacco dei centrocampisti nello spazio alle spalle di quelli di Pioli. In effetti i due centrali del Milan sono riusciti a sporcare di più le ricezioni di Lautaro e Dzeko. Il supporto di un infaticabile e generosissimo Rade Krunic (13 palle recuperate per il bosniaco, di cui 5 nella metà campo avversaria e 6 passaggi intercettati, il migliore del match in entrambi i dati) ha ricucito lo spazio tra la difesa e il centrocampo rossonero. Con qualche fallo (1 commesso da Thiaw, 3 da Tomori), qualche ruvidezza e il lavoro di copertura del campo di Krunic, il Milan ha in qualche maniera, se non tappato, almeno tamponato, le enormi falle difensive della partita di andata. Eppure il Milan dava una grande sensazione di fatica. È riuscita la parte distruttiva del piano di Pioli, ma non quella costruttiva. Il Milan ha recuperato pochi palloni in alto e progressivamente, col passare dei minuti, il controllo della partita le è scivolato tra le mani.Inzaghi invece abbassa i ritmiSimone Inzaghi, forte del doppio vantaggio, ha optato per un atteggiamento prudente. Come nella partita di andata, l’Inter non ha scelto soluzioni particolarmente complesse e rischiose per superare il pressing offensivo del Milan, andando presto in verticale da Dzeko e Lautaro. Dietro di loro accompagnavano energia e dinamismo l’azione con le due mezzali e i due esterni. L’unica consistente alternativa è stata quella della ricerca dal basso dei due esterni, Dumfries e Dimarco, ma più per tirare fuori in pressione i due terzini del Milan e isolare le due punte contro i centrali rossoneri che per risalire il campo esternamente. Come detto la volenterosa e ruvida partita di Thiaw e Tomori ha limitato il piano dell’Inter, ma non le ha comunque impedito di usare Dzeko e Lautaro come target principale per sfuggire alla pressione avanzata degli avversari. Krunic è riuscito a chiudere molto spazio davanti alla sua difesa, Barella ha ancora una volta vinto il suo duello individuale con Tonali, sia da un punto di vista tecnico che da quello atletico, fornendo quindi il collante necessario tra le punte e il resto della squadra negli attacchi in campo grande della squadra di Inzaghi. In fase di non possesso l’Inter ha invece scelto di aspettare i rossoneri nella propria metà campo, abbassando così i ritmi, riducendo le transizioni e costringendo la squadra di Pioli ad attaccare prevalentemente contro una difesa schierata, disegnando così un ambiente tattico piuttosto scomodo per il Milan.Le due uniche occasioni da gol per i rossoneri non sono nate da attacchi del Milan contro la difesa dell’Inter schierata, ma da due rapide e verticali transizioni offensive. La prima, al decimo minuto, è nata da un pallone recuperato dagli uomini di Pioli a circa 35 metri dalla porta interista, seguito da una percussione sulla fascia sinistra di Tonali - mentre l’Inter era quasi ferma a protestare per un presunto fallo su Barella. Il cross basso a rimorchio ha trovato Brahim Diaz, che però col destro ha effettuato un tiro piuttosto debole.La seconda, al minuto 38, è stata invece generata da un rinvio piuttosto casuale di Tonali dalla propria metà campo e dal duello in campo aperto vinto da Leão su Darmian, finalizzato da un diagonale del portoghese che si è spento sul fondo sfiorando il secondo palo.Per il resto il 5-3-2 dell’Inter ha controllato, sempre più agevolmente col passare dei minuti, gli attacchi del Milan. Rispetto alla gara di sei giorni prima, l’allenatore rossonero ha provato a variare la struttura del proprio attacco, cercando fluidità, rotazioni e densità sopra la linea del pallone per meglio accompagnare Giroud. Contro il blando pressing dell’Inter, limitato all’azione prevalentemente di disturbo di Dzeko e Lautaro, il Milan ha costruito con una linea a 3 con Calabria che è rimasto al fianco di Thiaw e Tomori, supportata davanti da Krunic. Davanti a questa sorta di rombo arretrato, il Milan ha provato ad occupare l’ampiezza con Messias a destra e Theo Hernandez a sinistra, con Leão impiegato soprattutto nell’half space di sinistra, Diaz in quello di destra e Tonali libero di attaccare lo spazio, partendo dalla posizione di mezzala sinistra.

La struttura posizionale del Milan in fase di possesso palla. Krunic schierato davanti al terzetto Calabria- Thiaw-Tomori, Tonali più avanti, Leão e Diaz occupano gli half-spaces, Messias alto copre l’ampiezza a destra. Fuori inquadratura Giroud gioca tra i centrali avversari ed Hernandez occupa l’ampiezza a sinistra.

Nei primi minuti l’alto ritmo di gioco è sembrato poter compensare la mancanza di qualità e idee dell’attacco rossonero. L’Inter aveva qualche difficoltà a leggere la posizione di Brahim Diaz che, approfittando del fatto che Messias teneva impegnato Dimarco in basso a sinistra, riusciva a ricevere al fianco esterno o alle spalle di Mkhitaryan. Le fiammate dello spagnolo sono però state piuttosto sterili (6 dribbling tentati e solo uno andato a buon fine, tutti nella prima mezz’ora di gioco) e l’Inter è riuscita presto a prendergli la targa grazie al lavoro coordinato di Bastoni e Dimarco. Il primo usciva alto sulle ricezioni nell’half-space di Diaz e il secondo andava invece a contrastare lo spagnolo sulle sue ricezioni esterne, coperto dalla scalata verso l’esterno di Bastoni. Per il resto l’attacco del Milan non è mai riuscito a disordinare e a mettere in affanno la difesa nerazzurra. La fluidità e le rotazioni delle posizioni, specie sulla fascia sinistra dove non è mai riuscito a generare vantaggi posizionali. Spesso quel lato ha fatto le fortune dei rossoneri, ma ieri Leao è sembrato non essersi ripreso del tutto dall’infortunio e ha ridotto al minimo le iniziative individuali tanto importanti per l’attacco del Milan; mentre Hernandez e Tonali hanno provato, con scarsissimo successo, più a sfondare con conduzioni palla al piede che a costruire combinazioni e rotazioni con cui provare a creare vantaggi. In maniera forse paradossale il lato forte della manovra milanista è stato allora quello destro. La linea di passaggio più frequente è stata quella da Calabria e Messias (16 passaggi), ma gli attacchi da quel lato hanno generato solo cross (4 di Messias, rientrando sul suo piede forte, e 4 di Calabria) che non hanno mai messo in difficoltà la difesa schierata nerazzurra.

Incapace di penetrare all’interno delle maglie nerazzurre col palleggio, il Milan ha provato a forzare abusando della palla lunga per Giroud, una soluzione che, specie la passata stagione, aveva spesso creato situazioni di gioco vantaggiose per i rossoneri. Come nella gara d’andata, però, il francese ha perso nettamente il duello con Acerbi - vincitore sia degli scontri aerei che di quelli a terra – non riuscendo a risolvere i problemi offensivi della squadra di Pioli, ma anzi complicandoli.Progressivamente l’entusiasmo, l’aggressività e il ritmo del Milan sono calati e l’Inter è diventata sempre più padrona del campo. Dalla metà del primo tempo in poi gli uomini di Inzaghi hanno cominciato a farsi vedere con pericolosità dalle parti di Maignan e, con l’ingresso di Brozovic per l’infortunato Mkhitaryan, hanno aumentato il controllo del ritmo e della direzione tattica della partita, diversificando le uscite dal pressing avversario con l’utilizzo dei movimenti, delle letture e del palleggio del centrocampista croato.

Brozovic si abbassa fin dentro la sua area, tirandosi dietro Brahim Diaz, mentre Acerbi si alza nello spazio liberato dal movimento del croato che con un filtrante serve il compagno di squadra. Con Brozovic l’Inter inizia a diversificare maggiormente il proprio palleggio contro il pressing del Milan, controllando ancora meglio il ritmo della partita.

L’Inter non ha creato grosse occasioni da rete, almeno non tante, ma dopo i primi minuti ha dominato la partita: tatticamente, atleticamente e mentalmente. Più passavano i minuti più il Milan sembrava senza via d’uscita, seppure un solo gol avrebbe potuto cambiare l’emotività della gara. Nel secondo tempo i rossoneri hanno provato ad alzare di nuovo il ritmo di gara - forse l’unica arma che gli era rimasta a disposizione - ma è stato come autosabotarsi. Contro un’Inter più fresca e lucida, e con una rosa più lunga, a Inzaghi è bastato inserire Gosens e Lukaku per dare la spallata definitiva al doppio confronto, mentre Pioli ritardava i suoi cambi con la squadra che in campo boccheggiava. Soprattutto l’ingresso del belga, al posto di un ottimo Dzeko, ha permesso all’Inter di non perdere mai la sua superiorità nei duelli in attacco, avendo sempre qualcuno capace di alzare il baricentro della squadra e costringere il Milan a ripiegare. L’azione del gol è indicativa della freschezza portata dai cambi dell’Inter, ma soprattutto della confusione milanista, con i difensori imbambolati a guardare Lautaro bucare Maignan sul suo palo. In quel momento si è spento ogni sogno di rimonta: guardando l’argentino spalancare le orecchie sotto il settore interista.Ancora una volta Inzaghi ha fatto meglio di PioliAl termine della partita Paolo Maldini ha ammesso con realismo e onestà intellettuale la superiorità complessiva dell’Inter nel doppio confronto, evidenziando come il Milan, ormai da tempo, non riesca a trovare le giuste contromisure al gioco nerazzurro.Ieri il Milan avrebbe dovuto recuperare due gol all’Inter, e invece si è dimostrato troppo povero tatticamente e tecnicamente per anche solo provarci. Pioli ha puntato sulla capacità dei suoi giocatori di alzare il ritmo, chiedendo una partita molto aggressiva ai suoi centrali di difesa e grosso spirito di sacrificio a Krunic davanti alla difesa. È stato inutile. Ancora una volta le punte dell’Inter hanno finito per prevalere sui difensori del Milan. Se questo, per buona parte della partita, non ha portato a grandi occasioni per i nerazzurri, ha reso comunque impossibile al Milan fare la partita che voleva, sempre in spinta nella metà campo avversaria. In ogni caso, anche nei momenti in cui la squadra di Pioli è riuscita ad attaccare, tutti i problemi offensivi visti in stagione sono venuti al pettine. Il tecnico rossonero ha provato a variare il suo attacco, ma i suoi progetti si sono schiantati contro le precarie condizioni fisiche di Leão e sulle scarse prestazioni degli altri. Se il Milan e il suo allenatore escono ridimensionati da questo doppio derby, dall’altra parte Inzaghi conferma non solo la sua capacità di battere Pioli, ma anche di saper allenare al meglio nelle coppe, specialmente negli scontri a eliminazione diretta. L’Inter ha costruito il suo vantaggio all’andata, ma anche ieri l’atteggiamento dei giocatori in campo, la capacità di giocare una partita accorta ma senza rinunciare alla propria identità dimostra come Inzaghi in queste partite sappia toccare i tasti giusti.La ricompensa è un biglietto per Istanbul, dove aspetterà la vincente della sfida tra Real Madrid e Manchester City. Per l’Inter sarà un ritorno in finale di Champions a 13 anni di distanza dalla stagione del Triplete, un momento che ha forgiato più di una generazione di tifosi. Questa squadra non ha la stessa carica epica e carismatica di quella, e nemmeno il suo talento, ma in un momento societario difficile è riuscita a costruirsi intorno alle idee del suo allenatore e alle qualità speciali di alcuni giocatori. Per tutta la rosa e per Inzaghi sarà la prima volta sul palcoscenico più importante del calcio per club: si può dire tutto ma non che non sia meritata.

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