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Fabio Barcellona
Inzaghi ha dominato la sfida tattica con Pioli
11 mag 2023
11 mag 2023
L'assenza di Leao ha avuto grandi conseguenze, anche per colpa dell'allenatore rossonero.
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Fabio Barcellona
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Spada / LaPresse
(foto) Spada / LaPresse
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È il minuto 82, Barella si alza in pressing su Tonali dieci metri oltre la linea di centrocampo e riesce a sporcare il lancio lungo tentato dal centrocampista del Milan. La palla finisce quindi sui piedi di Lukaku, che subito torna da Barella. Il centrocampista conduce la palla in diagonale, trascinandosi dietro Tonali che lo insegue, e spostando dal centro della difesa Thiaw. La linea arretrata del Milan è aperta perché il terzino destro Kalulu e l’altro centrale, Tomori, si erano allargati per offrire comode linee di passaggio laterali in fase di costruzione. Mentre Barella porta palla da sinistra verso destra, l’altra mezzala (Gagliardini) si muove in maniera opposta, tagliando da destra verso sinistra e attaccando lo spazio centrale creato dallo spostamento di Thiaw. Con estrema lucidità Barella si ferma, si gira di 180 gradi e con la punta del piede riesce a servire il movimento di Gagliardini, solo davanti a Maignan. Forse sarebbe stato eccessivo, un gol di Gagliardini in semifinale di Champions League. Il centrocampista ha un'esitazione, si sposta la palla sul destro e consente il recupero di Thiaw. È l'ennesima occasione, l'ultima, in cui l'Inter ha la possibilità di segnare il 3-0 e dare un colpo forse mortale alle speranze del Milan. [gallery columns="6" ids="91445,91446"]

Barella conduce in diagonale spostando dal centro della difesa Thiaw e trascinandosi Tonali. Gagliardini taglia dietro di lui in direzione opposta e riceve il pallone dal compagno con davanti a sé solo la porta di Maignan.

75 minuti prima un'altra mezzala, Henrikh Mkhitaryan, era stata meno indulgente. ___STEADY_PAYWALL___ Entrato in area di rigore, nel cuore della difesa milanista, aveva segnato il 2-0 dopo un inserimento centrale. L’azione era nata da una seconda palla generata da un lancio lungo di Maignan verso Giroud, conquistata da Barella su Krunic. Sulla verticalizzazione di Barella per Dimarco, Mkhitaryan aveva bruciato sullo scatto Tonali e il suo inserimento centrale era stato premiato dal passaggio dell’esterno nerazzurro e dal velo di Lautaro Martinez. Il centro dell’area era sguarnito; Kjaer era fuori dall’area in marcatura su Lautaro, mentre Tomori era stato attirato nella zona del primo palo dal taglio di Dzeko.Alla fine e all’inizio della partita, per due volte, il Milan non è riuscito a difendere due inserimenti profondissimi, all’interno dell’area di rigore in zona centrale, delle mezzali avversarie. Azioni nate dalla feroce intensità di Barella, dominante nei duelli individuali con i suoi avversari. Due azioni emblematiche dell'incapacità del Milan di controllare il gioco delle mezzali avversarie alle spalle dei propri centrocampisti, e del predominio atletico del centrocampo nerazzurro. Due ragioni che potrebbero bastare per spiegare la netta e meritata vittoria dell’Inter. [gallery columns="5" ids="91447,91448"]

Lautaro tira fuori Kjaer e, sull’ottimo passaggio di Di Marco per Mkhitaryan, effettua un'intelligente finta per liberare il compagno di squadra. Il movimento di Dzeko trascina via Tomori, liberando il centro dell’area per l’inserimento dell’armeno. Mkhitaryan, che parte da lontano assieme a Tonali, arriva prima del suo diretto avversario e trasforma in gol l’ennesima occasione in cui le mezzali nerazzurre prevalgono sui centrocampisti del Milan.

Le conseguenze di Leao e la famigerata marcatura di Calabria su DzekoL’assenza di Leão ha avuto conseguenze più profonde di quanto ci si potesse immaginare sugli sviluppi tattici della partita. Il Milan ha scelto di pressare alto, probabilmente con l’obiettivo di accorciare le ripartenze. Un piano nato dalla consapevolezza di non poter contare sugli strappi in campo lungo di Leão. Il pressing del Milan si è sviluppato, come di consueto, prendendo come riferimento gli avversari. Giroud era in posizione centrale su Acerbi, alle sue spalle Bennacer stava su Çalhanoğlu. Saelemaekers e Brahim Diaz provavano a pressare i due esterni della difesa a 3 avversaria – Darmian e Bastoni – avendo cura di schermare la linea di passaggio verso Dumfries e Dimarco. Calabria e Theo Hernandez tenevano così una posizione più prudente a supporto dei centrali. In mezzo al campo si creavano quindi i duelli individuali tra Barella e Mkhitaryan e, ancora più indietro, tra Lautaro Martinez e Dzeko con i difensori centrali milanisti. Il desiderio di pressare alto e di accorciare in tal modo le ripartenze scontava però il rischio di allungare le distanze della squadra e di caricare sulle spalle dei due difensori centrali, e sulla loro capacità di prevalere nei duelli contro la coppia d’attacco avversaria, gran parte delle fortune difensive della squadra.

Il pressing uomo su uomo del Milan.

L’Inter, anch’essa influenzata dall’assenza di Leão, non ha avuto alcuna paura di giocare una partita su un campo grande, sfidando il Milan sul suo terreno forse migliore. Invece di abbassare il ritmo, cercando di muovere il pallone e di controllare, l’Inter ha scelto di giocare velocemente in verticale, fidandosi del lavoro di Dzeko e Lautaro e della capacità dei suoi centrocampisti di accorciare sulle punte in maniera veloce, sfidando in spazi ampi i centrocampisti avversari. Rassicurato dall’assenza di Leão, Inzaghi ha cercato con convinzione di esporre i limiti del Milan. In particolare le difficoltà dei due centrali a gestire i duelli corpo a corpo con Lautaro Martinez e Dzeko; e poi la fatica a coprire l’ampia zona di campo che il pressing alto e uomo su uomo creava alle spalle dei centrocampisti. Inzaghi ha quindi scelto una strategia veloce, diretta e su un campo molto ampio: ha avuto ragione.Tomori ha difficoltà a gestire i duelli con giocatori forti spalle alla porta, e Dzeko si è quindi portato nella sua zona; Lautaro Martinez, invece, era troppo dinamico e tecnico per Kjaer. Entrambi hanno vinto quasi sempre i duelli con i propri marcatori. Hanno ricevuto i lanci della difesa, e hanno gestito bene gli attacchi in spazi aperti. Le due mezzali, correndo in avanti per accompagnare l’azione sul passaggio verticale delle punte, hanno sempre prevalso atleticamente su Tonali e Krunic, occupando con dinamismo la zona tra le linee avversarie e conquistando sia le palle pulite dopo le ricezioni degli attaccanti che le seconde palle generate dai duelli tra i propri attaccanti e i difensori avversari. [gallery columns="6" ids="91450,91451,91452"]

Uno dei tanti esempi, stavolta in un campo piccolo, della chiave del dominio dell’Inter. Dzeko viene incontro a giocare il pallone e Tomori non riesce a contrastarlo. Ancora una volta una mezzala – Barella – accorcia sul pallone, muovendosi alle spalle di Krunic e seminandolo. Barella riceve il passaggio da Dzeko ricevendo libero, fronte alla porta sulla trequarti. Il suo passaggio per Dimarco libera al tiro il compagno di squadra.

Oltre a prevalere tatticamente e atleticamente sin dall’inizio del match, l’Inter è riuscita a mettere in difficoltà il Milan anche in occasione del calcio d’angolo che ha generato, dopo soli 8 minuti di gioco, il gol del vantaggio di Edin Dzeko. Ogni osservatore, guardando il gol subito dai rossoneri, si è chiesto come mai fosse Calabria, non certo il giocatore più alto o più abile nel gioco aereo, a marcare il centravanti bosniaco. Il Milan sul corner marca a uomo, presidiando a zona con due uomini – Giroud e Kjaer - solo l’area del primo palo. L’Inter schiera due uomini – Lautaro e Bastoni – nell’area piccola e tre uomini Acerbi, Dzeko e Dumfries – molto vicini tra di loro all’altezza del dischetto dell’area di rigore, pronti ad attaccare rispettivamente la zona del primo palo, il centro della porta e la zona del secondo palo. I tre sono schierati vicini, con lo scopo preciso di disturbare reciprocamente le marcature dei difensori milanisti. Inizialmente Calabria è su Dumfries e Dzeko è marcato da Tomori, ma basta un semplice scambio di posizione tra l’olandese e il bosniaco, per far saltare le assegnazioni iniziali e consegnare Dzeko a Calabria e Dumfries a Tomori. La strategia sul corner di Inzaghi non è così complessa e originale, ma la superficialità e l’ingenuità del Milan, che accetta di cambiare le marcature con troppa passività, la rendono abbastanza efficace. [gallery columns="6" ids="91453,91454,91455"]

Si noti come all’inizio Calabria sia su Dumfries. I tre giocatori dell’Inter si avvicinano con lo scopo di disturbare la marcature avversarie e il Milan, con troppa facilità concede il cambio tra Calabria e Tomori.

Dopo soli 3 minuti dal gol di Dzeko è arrivato il raddoppio di Mkhitaryan che ha aggravato le difficoltà del Milan, aggiungendo a quelle tattiche ed atletiche, quelle emotive, figlie forse della sensazione che, privi del loro uomo migliore e sotto di due gol dopo poco più di 10 minuti di partita, sarebbe stato davvero complicato ribaltare il risultato. I rossoneri, che avevano perso anche Bennacer dopo un quarto d’ora di gioco sostituito da Messias schierato sulla fascia destra, con Brahim Diaz spostato alle spalle di Giroud, in preda al panico e alle insicurezze hanno cominciato anche a sbagliare tecnicamente anche giocate semplici, rendendo agevole la partita dei propri avversari.A metà primo tempo, in vantaggio di due gol, l’Inter ha abbassato la linea del proprio pressing, scegliendo di difendersi posizionalmente, tenendo Dumfries e Di Marco più bassi. In ogni caso i nerazzurri hanno continuato a dominare il match, collezionando buone occasioni per realizzare il gol del 3-0. [gallery columns="5" ids="91456,91457"]

Il pressing dell’Inter nei primi minuti di gioco costringe Maignan a lanciare. Da questo lancio lungo, conquistato di testa da Acerbi e ripulito verso Dimarco da Barella che arriva sulla palla contesa prima di Krunic, nasce il gol del raddoppio nerazzurro. A metà primo tempo l’Inter abbassa il baricentro giocando più frequentemente difese più statiche e meno aggressive in avanti.

Çalhanoğlu ha rischiato di uccidere la partita già al quarto d’ora di gioco, colpendo il palo con un poderoso tiro da fuori, favorito dall’assenza in campo di Bennacer, in quel momento in panchina a farsi medicare prima di essere sostituito definitivamente da Messias. Un errore di Kjaer, che si lasciava sfuggire con troppa facilità al limite dell’area Lautaro Martinez, induceva l’arbitro ad assegnare un rigore ai nerazzurri, poi revocato dalla revisione al VAR. Dimarco ha avuto un paio di occasioni buone in cui, giungendo da dietro, è arrivato al tiro da ottima posizione. Il primo tempo si è quindi concluso con l’Inter in vantaggio per 2-0 e che aveva calciato verso la porta di Maignan per 11 volte, contro i soli due tentativi innocui del Milan. Un dominio netto e schiacciante.Il secondo tempo più stabile del MilanL’intervallo è forse servito al Milan a recuperare energie e stabilità emotiva. L’inizio dei rossoneri è sembrato promettente. Il più attivo dei giocatori del Milan è stato Brahim Diaz, che con i suoi 6 dribbling tentati ha provato a scardinare la difesa nerazzurra. Nei primi minuti della ripresa il Milan è arrivato al tiro con Diaz e Messias, che ha sbagliato una conclusione non semplicissima ma nelle sue corde. Bisogna essere più precisi in una semifinale di Champions. Un'occasione enorme, però, è capitata al minuto 54 sui piedi di Dzeko, servito in area dopo un’intelligente conduzione nella metà campo avversaria di Bastoni. Tuttavia, dopo un buon inizio di ripresa del Milan, l’Inter è tornata in controllo del match, abbassando il ritmo e il baricentro. L’unico vero momento in cui il Milan è sembrato potere cambiare l’inerzia della partita è stato con l’ingresso di Origi per Saelemaekers. Il nuovo entrato è sembrato, finalmente, prevalere fisicamente sui difensori dell’Inter, in particolare su Darmian. Da un duello vinto proprio da Origi su Darmian è nata l’azione che ha portato al palo colpito da Tonali. Dopo 10 minuti dall’ingresso di Origi Inzaghi ha sostituito Dimarco con De Vrij, spostando Darmian in posizione di esterno sinistro e piazzando l’olandese nella zona di Origi che, in effetti, da quel momento è stato controllato meglio dall’Inter. L’ingresso di Brozovic ha contributo alla gestione del ritmo del match, quello di Lukaku ha dato respiro a Dzeko, autore di un match magistrale nella gestione del pallone. Pioli, dopo avere sostituito Kjaer, in grande difficoltà, con Thiaw - la cui fisicità ha effettivamente migliorato il rendimento della coppia centrale difensiva - ha nel finale di partita provato a giocare la carta dei centimetri e dei muscoli inserendo Pobega per Brahim Diaz, ma non è riuscito a invertire significativamente l’inerzia di un match controllato e dominato nettamente dall’Inter che, tutto sommato, può forse rimpiangere di non avere concluso la partita con un vantaggio ancora più consistente.Inzaghi ha battuto PioliUna delle armi consolidate del Milan di Pioli, lo sappiamo, è il suo pressing alto. Contro l'Inter, però, quest'arma si è ritorta contro i rossoneri. I centrali sono stati troppo esposti, e sono andati troppo in difficoltà, contro le punte nerazzurre. Non è la prima volta che succede. L’atteggiamento aggressivo in fase di recupero palla aveva già esposto nei derby precedenti la squadra di Pioli alle due debolezze e ai suoi difetti.Contro il Napoli, il Milan aveva sacrificato parte dell’aggressività in pressing a vantaggio di un controllo più basso degli spazi e alle transizioni in campo aperto. Probabilmente l’assenza di Leão ha convinto Pioli a non rinunciare al pressing alto per accorciare le transizioni, ma la mossa si è rivelata disastrosa. Inzaghi non ha avuto nemmeno bisogno di preoccuparsi di abbassare il ritmo. Il predominio di Dzeko e Lautaro su Tomori e Kjaer ha reso efficace e concreta la scelta di Inzaghi, oltre al maggior dinamismo e alla migliore prontezza delle mezzali nerazzurre nell’attaccare lo spazio creato dal pressing individuale rossonero. Tra centrocampo e difesa l'Inter ha conquistato palloni e ricezioni pulite. Specie nel primo tempo, il dominio tattico, tecnico ed atletico dell’Inter è stato molto evidente, con i giocatori del Milan che hanno perso ogni duello individuale. Oltre ai due centrali, Calabria ha sofferto Dimarco, Giroud non è mai riuscito a conquistare un pallone contro Acerbi, mentre Saelemaekers, nonostante la buona volontà, ha giocato una partita di isolamenti “alla Leão” senza essere il portoghese, finendo col perdere palla dopo il raddoppio della marcatura dei difensori nerazzurri. Oltre a evidenziare enormi problemi in fase di non possesso, il Milan ha dimostrato di avere pochissime idee con il pallone tra i piedi. L’assenza di Leão avrebbe potuto suggerire un maggiore varietà di movimenti sulla fascia sinistra, con tracce diverse di Saelemaekers per liberare spazi per gli inserimenti di Theo Hernandez o dei centrocampisti, ma il Milan ha invece giocato in maniera piuttosto rigida, senza quella fluidità che nei suoi momenti migliori della passata stagione, mandava in confusione, assieme ai ritmi alti, le difese avversarie. È stato fin troppo semplice per l’Inter forzare al lancio lungo il Milan con la pressione avanzata e controllarne gli attacchi nella propria metà campo nel secondo tempo.Inzaghi non ha sbagliato quasi nulla e le sue scelte sono state premiate da ottime prestazioni dei suoi giocatori, in particolare di Dzeko, Barella e Mkhitaryan. In vista del ritorno Pioli deve sperare di avere a disposizione Leão in buone condizioni atletiche e progettare modi più vari di attaccare e più efficaci di difendere. Il 2-0 lascia ancora margini di rimonta ai rossoneri e non lascia del tutto tranquilla l’Inter, ma in cinque giorni il Milan dovrebbe riuscire a cambiare davvero molte cose.

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