
Siamo a dicembre e l’Inter è in piena corsa per la vittoria dello Scudetto. I più ottimisti lo speravano, l’arrivo di Antonio Conte ne era l’implicita promessa, ma nessuno poteva davvero darlo per scontato. Innanzitutto perché l’organico dell’Inter non sembra all’altezza per competere con la Juventus. Lo scorso anno la squadra si è qualificata per un capello in Champions League, e nonostante gli investimenti estivi altri pezzi grossi - almeno sulla carta - della rosa sono partiti. Se prendiamo Transfermarkt, che è tutt’altro che un indicatore oggettivo ma qualcosa vorrà pur dire, la rosa dell’Inter ha un valore di poco superiore a quella del Napoli, ma è molto distante da quella della Juventus.
Antonio Conte di certo non ha fatto mistero della situazione, e non perde occasione per ricordare che non bisogna dare per scontato che l’Inter sia lì. Che lo Scudetto è un “fatto mediatico”. Che basta togliere il piede dall’acceleratore per smettere di vincere. Conte lo dice perché non vuole scucire all’Inter i panni dell’underdog, ma anche perché vuole fare pressioni alla dirigenza per muoversi sul mercato. In estate l’Inter ha speso più di 100 milioni di euro - tra acquisti e cessioni - ma per arrivare a competere con la Juventus la strada è lunga. Conte si è già lamentato più volte del mercato e dopo la sconfitta in Champions League contro il Borussia Dortmund ha distolto l’attenzione della sconfitta lasciando che si parlasse dei problemi di rosa dell’Inter.
L’eliminazione della Champions dell’Inter è colpa della rosa corta, concordano tutti, peggiorata dagli infortuni contemporanei di Gagliardini, Barella e Sensi. Le voci di mercato di giocatori accostati all’Inter, per tutte queste ragioni, sono incontrollate ormai da settimane. Al punto che Conte ha dovuto precisare che se si prenderà un giocatore sarà perché è stato concordato con la dirigenza e non perché lo ha voluto lui. In ogni caso abbiamo scritto dei ruoli che l’Inter dovrebbe provare a coprire con degli interventi sul mercato, citando nomi che si fanno e altri che invece farebbero comodo.
Esterni, uno o più di uno
La carenza di esterni del 3-5-2 è il buco più evidente della rosa dell’Inter. I giocatori presenti in rosa che possono ricoprire quella posizione sono Asamoah, Biraghi, Lazaro e Candreva. Di loro solo Candreva, e solo a inizio stagione, ha saputo interpretarlo con qualità. Nel sistema di Conte quello dell’esterno è un ruolo altamente specializzato, e dispendioso sia dal punto di vista atletico che mentale. Bisogna offrire sempre una linea di passaggio in ampiezza, ripiegare dietro e, visto che si è molto sollecitati col pallone avere delle letture, non banali. Nessuno degli esterni dell’Inter finora ha mostrato questa completezza: Biraghi ha le capacità atletiche ma non quelle tecniche e nel decision making; Lazaro ha più qualità offensiva ma fatica a essere disciplinato quando deve comporre la linea a 5; Asamoah invece non riesce a trovare continuità sul piano fisico.
Cosa non serve all’Inter: Matteo Darmian o Elseid Hysaj
Dopo essere stato vicino al ritorno in Italia in ogni singola sessione di mercato in cui vestiva la maglia dello United, quest’estate Darmian è arrivato al Parma un po’ a sorpresa. A 30 anni e con il suo curriculum sembrava poter far comodo a squadre impegnate in Europa. In una squadra reattiva come quella di D’Aversa, Darmian sta confermando la sua affidabilità difensiva.
Per l’Inter però offrirebbe poche soluzioni in più rispetto a D’Ambrosio. Darmian ha un’interpretazione lineare del ruolo dell’esterno mentre all’Inter servirebbe qualcuno capace di produrre di più nella rifinitura.
Il discorso fatto per Darmian vale anche per Hysaj, che al Napoli è in scadenza di contratto. Un altro esterno con un’interpretazione più difensiva, affidabile sul piatto tattico e atletico ma incapace di offrire all’Inter i gol e assist di cui avrebbe bisogno la squadra. Sarebbe un rinforzo numerico, che permetterebbe a Conte di poter schierare D’Ambrosio tra i centrali difensivi in caso di necessità.
Cosa servirebbe all’Inter: Marcos Alonso
Il nome più accostato all’Inter in queste ore che è quello di Marcos Alonso, che conosce sia il nostro campionato che il sistema di Conte, dove ha giocato con la maglia del Chelsea risultando tra i protagonisti della vittoria in Premier League. A 29 anni, e più di 100 partite in Inghilterra in questi tre anni Marcos Alonso forse non ha più la stessa brillantezza atletica di qualche anno fa e qualche dubbio sulla sua integrità fisica esiste. Ma nel contesto più rilassato del calcio italiano sono problemi che potrebbe tranquillamente riuscire a nascondere. Alonso è un giocatore dal raffinato decision making, che con Conte ha rappresentato prima una sorta di regista aggiunto, e poi, nell’ultimo periodo, un incursore, capace di 8 gol nella stagione 2017/18 grazie a inserimenti profondissimi fino in area di rigore. Negli anni l’esterno spagnolo si è specializzato nell’attaccare il lato debole. Alonso quindi sarebbe un upgrade immediato per Conte sulla fascia sinistra e tra i profili di cui si parla il più versatile.
Una scommessa: Dejan Kulusevski
Tra i nomi che circolano, quello di Kulusevski è di certo quello più eccitante. I motivi sono diversi: è uno dei migliori 2000 d’Europa, ha margini di miglioramento ancora indecifrabili, ha doti fisiche e tecniche da atleta futuristico. In questa stagione ha numeri impressionanti sotto tutti i punti di vista: 6 assist, 4 gol, 2.5 passaggi chiave per novanta minuti. Anche i suoi numeri atletici sono da tenere d’occhio. Kulusevski è anche il calciatore con più chilometri percorsi, appena dietro Brozovic. Un aspetto chiave per quello che chiede Conte agli esterni. Lo svedese potrebbe poi giocare sia a destra a piede invertito che a destra a piede naturale. Ma in entrambi i casi sarebbe una scommessa in un ruolo che richiede tanta disciplina difensiva.
Kulusevski nasce come trequartista ma quest’anno sta mostrando una capacità d’adattamento sorprendente, giocando esterno destro del 4-3-3. Un ruolo incredibilmente dispendioso dal punto di vista fisico, ma che gli permette di esaltare i suoi pregi tecnici e atletici quando può attaccare in un campo lungo. Un ruolo che per certi aspetti sarebbe simile a quello di Conte, ma la sua voglia di fare il quinto difensore in fase di difesa posizionale è tutta da vedere, e forse sarebbe persino sprecato schierare un calciatore con quella visione di gioco in un angolo così limitato di campo. Per l’Inter però sarebbe una scommessa entusiasmante.
Sicuri di voler togliere questo trattorino dalla fascia centrale del campo?
Un giocatore da rilanciare: Alessandro Florenzi
La prima parte di stagione di Florenzi è un mistero. Il capitano della Roma è passato da essere uno dei pochi punti fermi di una rosa in continua ricostruzione a fare panchina all'adattato Spinazzola e a Santon. Il basso rendimento giustifica la scelta di Fonseca, ma ci deve per forza essere un problema che travalica la dimensione tecnica. Florenzi sul piano puramente ideale è il calciatore perfetto per il sistema di Conte. Negli ultimi tempi la sua involuzione nelle letture di gioco è stata impressionante, ma in un sistema meccanico, su cui i calciatori meno brillanti possono adagiarsi, Florenzi potrebbe ritrovarsi. Magari Conte potrebbe rispolverarlo persino mezzala, chissà.
Alcune proposte di nomi che non si fanno
Trovare esterni pronti sul mercato presenta un problema strutturale: poche squadre in Europa giocano col 3-5-2. In Italia invece di esterni ce ne sono, ma non sono facili da prendere a campionato in corso. È difficile che l’Inter riesca a prendere esterni come Lazzari, Gosens e Hateboer, tutti giocatori importanti di dirette concorrenti dei nerazzurri.
Mario Fernandes
Guardando all’estero inseriamo una soluzione più abbordabile e una più ambiziosa. Quella più cheap è rappresentata dal terzino russo-brasiliano Mario Fernandes, accostato all’Inter praticamente ogni estate e che a 29 anni magari ha voglia di vestire una maglia diversa da quella del CSKA Mosca. Fernandes è abituato a giocare esterno nel 3-5-2, ha forza fisica e una sensibilità nel cross che non ha nessun altro esterno dell’Inter. La sua produzione offensiva ha un volume che non ha nessun altro esterno dell’Inter (2.1 passaggi chiave x 90 minuti, lo scorso anno 7 assist in campionato).
Youcef Atal
Con un po’ di ambizione in più, e qualche soldo da spendere, all’Inter farebbe di certo comodo un profilo come Youcef Atal, tra tutti gli esterni citati finora senz’altro il più creativo e quello con più margini di miglioramento. Atal sarebbe un upgrade sicuro nell’uno contro uno, prova la cifra astronomica di 9.5 dribbling, riuscendo nella metà. Il problema è che ha appena rinnovato e il Nizza ha assicurato che a gennaio non si muove. Conte dovrà convincere la dirigenza a cacciare i soldi.
Una mezzala, o almeno un centrocampista
Il problema di infortuni dell’Inter nell’ultimo periodo si è concentrato a centrocampo, e con Sensi, Barella e Gagliardini fuori i nerazzurri sono diventati una squadra semplicemente peggiore. Borja Valero e Vecino, per la loro accoppiata di dinamismo e tecnica, fanno in due le cose che Barella faceva da solo. Con la sua assenza e quella di Sensi l’Inter non riesce più a risalire il campo palleggiando e deve appoggiarsi molto di più sulle punte, costrette a un lavoro gigantesco.
Barella e Sensi rientreranno ma almeno un altro centrocampista all’Inter serve. Cominciamo dai nomi di cui si parla.
Cosa non servirebbe all’Inter: Rodrigo De Paul
Il nome che circola con più insistenza è anche quello più difficile da immaginare nel sistema di Conte. De Paul è un ottimo giocatore, che ha già dimostrato di poter fare stagioni di spessore in Serie A. Lo scorso anno ha chiuso con 9 gol e 7 assist e se quest’anno non si sta ripetendo agli stessi livelli è per alcuni problemi fisici, e anche perché magari il suo ciclo all’Udinese sembra essersi esaurito. Il matrimonio tra lui e l’Inter è annunciato da tempo e De Paul non perde occasione per vendersi. Sa che l’unico modo per finire in nerazzurro è proporsi mezzala, ed è quello che fa a ogni intervista: «Mi trovo bene come mezzala perché in questa posizione ho spesso il pallone tra i piedi. Posso migliorare ma le cose vanno alla grande». De Paul non ha giocato moltissimo in realtà mezzala, venendo schierato per lo più esterno sinistro, trequartista o seconda punta in 3-5-2 molto reattivi. Giocava insieme a centrocampisti più bravi a tenere la posizione e che gli permettevano di mantenere un’attitudine molto offensiva e verticale. Chiaramente Conte potrebbe lavorarci, ed è quello che si legge in giro, ma sarebbe un grande azzardo per una squadra che non sembra aver tempo da perdere.
De Paul ha doti atletiche sottovalutate, ma allontanarlo troppo dalla porta potrebbe non essere una buona idea.
Cosa servirebbe all’Inter: Arturo Vidal
Arturo Vidal è una creatura di Antonio Conte. Arrivò alla Juventus come mezzala dinamica e interessante del Bayer Leverkusen e ne fece un centrocampista totale, incursore, recuperatore, guerriero del pressing. Oggi Vidal ha 32 anni, col tempo ha ridotto il suo volume di gioco ma è ancora capace di cambiare le partite ad alti livelli, come dimostrato proprio nella sfida del Camp Nou contro i nerazzurri. L’Inter attacca in un campo lungo e Vidal sarebbe costretto ancora a coprire parecchio campo, ma i ritmi della Serie A potrebbero ancora essere alla sua portata. I dubbi hanno a che fare con la formula economica con cui prenderlo, visto che difficilmente l’Inter può spendere molto su un over-30, ma il cileno pare aver rotto con l’ambiente e ieri ha disertato l’allenamento.
Una soluzione più economica ci sarebbe, Charles Aranguiz, il cui agente ha già detto che potrebbe andare all’Inter a fine stagione. Aranguiz ha 30 anni e diverse cose in comune con Vidal: la nazionalità cilena, un’attitudine verticale e battagliera e la capacità di coprire ampie porzioni di campo. Aranguiz è tra i primi 5 centrocampisti della Bundesliga per contrasti tentati. Non sembra però possedere le qualità tecniche per esprimersi in una squadra che attacca con giocate dall’alto coefficiente tecnico come l’Inter, e non sarebbe un grande passo in avanti rispetto a Vecino da quel punto di vista.
Proposte di nomi che non si fanno
Sofyan Amrabat
In queste ore Amrabat sembra molto vicino al Napoli, dove in estate dovrebbe andare a colmare il gigantesco buco a centrocampo nella squadra di Ancelotti, che finora sta provando a coprire le transizioni difensive con il solo Allan. È strano che l’Inter di Conte non abbia pensato al nome di quella che è forse la più grande rivelazione di questo campionato. Amrabat, tra i centrocampisti, è tra quelli con più duelli vinti, con meno dribbling subiti e sul piano difensivo si sta rivelando quasi fuori scala per la sua capacità di coprire il campo e assorbire le transizioni avversarie.
Il suo contributo col pallone non è banale, e se non ha la qualità di Sensi o Barella nel suo gioco di passaggi, conduce il pallone con una forza straordinaria. In più è un calciatore versatile, che al Brugge ha giocato persino difensore centrale di una difesa a 3, e che in caso di necessità Conte potrebbe spostare da mezzala a mediano. Chi lo prende fa un affare.
Alfred Duncan
Duncan è cresciuto nelle giovanili e fa parte di quella categoria di calciatori il cui agonismo e intensità fanno passare in secondo piano una tecnica magari non di primissimo piano ma comunque notevole. Duncan è un centrocampista con un’attitudine profondamente verticale, bravo a fare più o meno tutto e con un istinto per gli inserimenti, con e senza palla, che diventerebbero interessanti nel sistema di Conte. Fra i nomi che si fanno sarebbe forse quello più semplice da prendere.
Gaetano Castrovilli
L’acquisto di Castrovilli sarebbe la prosecuzione ideale del percorso che ha convinto l’Inter a puntare su Sensi e Barella in estate. Anche Castrovilli è giovane (ha 22 anni), è appena entrato nel giro della Nazionale e farebbe per la prima volta il salto in una squadra che punta a vincere dei titoli. Non è scontato insomma che riesca a replicare anche all’Inter le prestazioni mostrate finora alla Fiorentina - e nel suo caso la prudenza è ancora più giustificata, visto che ha appena iniziato a giocare in Serie A - ma dubbi simili c’erano anche con Sensi e Barella, che invece si sono rivelati presto determinanti per il centrocampo nerazzurro.
Per quanto fatto vedere finora, Castrovilli sembra davvero il centrocampista ideale per Conte. Copre grandi porzioni di campo, è preciso negli scambi in velocità, e spesso anzi si occupa di alzare il ritmo della circolazione, e quando parte palla al piede è difficile da fermare. Dopo Boga, è il giocatore che in campionato ha completato più dribbling (52, dato di WhoScored), con una percentuale di riuscita molto alta, del 75,4%. Castrovilli potrebbe ridare qualità alle combinazioni in verticale studiate da Conte per risalire il campo, ma potrebbe anche portare la palla da solo negli ultimi metri in conduzione, forse il pezzo forte del suo repertorio.
Alla Fiorentina, che ha perso Ribery per infortunio e sta avendo problemi a gestire Chiesa, è diventato il miglior giocatore della squadra, e per questo prenderlo a gennaio sembra quasi impossibile. L’Inter però potrebbe fare almeno un tentativo.
Una punta
La fioritura dell’intesa tra Lautaro Martínez e Romelu Lukaku ha mantenuto competitiva l’Inter quando l’accumularsi degli infortuni a centrocampo ha tolto brillantezza alle trame di gioco. Anche senza il supporto di una manovra brillante, l’intesa tra Martínez e Lukaku, la loro abilità nel costruirsi occasioni in situazioni complesse, contando solo sulla facilità con cui riescono a trovarsi, è bastata a non far perdere pericolosità all’Inter. Responsabilità così grandi sono però difficili da sostenere nel lungo periodo, e se gli infortuni di Alexis Sánchez e Matteo Politano hanno aiutato questa intesa a consolidarsi, l’assenza di alternative è un problema per la competitività dell’Inter.
Non è semplice trovare degli attaccanti capaci di contribuire al gioco quanto Martínez e Lukaku, che riescano a essere autosufficienti quando la manovra non li aiuta e ad assicurare un buon numero di gol, in un sistema che porta a sprecare molte energie come quello di Conte. Avere qualcuno che possa sostituirli sembra quindi indispensabile per mantenerli in condizione nei momenti decisivi della stagione.
Cosa non serve: Dries Mertens
Mertens è diventato uno dei migliori attaccanti del campionato nel Napoli di Maurizio Sarri, una squadra con princìpi di gioco lontani da quelli di Conte, e anche nella nazionale belga si è abituato a un gioco molto tecnico, orientato dai tanti esterni e trequartisti prodotti dalla scuola belga, che prevede scambi ravvicinati palla a terra. In nazionale è da anni un compagno di Lukaku, ma non si è mai trovato a giocare in coppia con lui nel modo previsto dal sistema di Conte.
È quindi soprattutto con la sua tecnica che Mertens fa la differenza. Non sa proteggere la palla col corpo come ad esempio Martínez e Tévez, due attaccanti “piccoli” allenati da Conte eccezionali però nell’usare il loro corpo nei duelli con i difensori, e non sembra insomma poter garantire ciò che l'allenatore nerazzurro chiede alle sue punte, anche se, con la sua creatività palla al piede, Mertens può aggiungere imprevedibilità all’azione negli ultimi metri.
Al Napoli la sua posizione è incerta per i problemi nella trattativa per il rinnovo del contratto, che scade nel giugno del 2020, e per la scelta di Gennaro Gattuso di tornare al 4-3-3, che mette Mertens in competizione con Milik per il posto da centravanti. Convincerlo a lasciare Napoli non è comunque semplice: Mertens è legato alla città e punta a diventare il miglior marcatore nella storia del Napoli, superando Marek Hamsik.
Cosa potrebbe servire: Olivier Giroud
Di Giroud all’Inter si parla da diverse settimane. L’attaccante francese è stato messo da parte da Frank Lampard al Chelsea, ha il contratto in scadenza nel giugno del 2020 (anche se esiste una clausola che permette ai “Blues” di prolungare di un anno la scadenza) e cerca una squadra che gli dia più spazio per consolidare il ruolo di centravanti titolare della nazionale francese ai prossimi Europei.
Giroud è stato allenato per qualche mese da Conte al Chelsea, ha esperienza e un gioco spalle alla porta raffinato. Non è solo un riferimento sui palloni alti e quando si abbassa per partecipare alla manovra sa associarsi con qualità ai compagni. Rispetto a Lukaku e Martínez è però meno autosufficiente, è meno bravo a costruirsi da solo le occasioni. Ha la tecnica per partecipare a scambi elaborati ma ha bisogno di avere attorno compagni a cui appoggiarsi e fatica se deve trascinare in avanti la squadra da solo. Deve insomma essere inserito in una manovra che ne assecondi le caratteristiche, ma resta l'attaccante titolare della nazionale campione del mondo e per non perdere il posto ai prossimi Europei potrebbe garantire una seconda parte di stagione di alto livello.
Una scommessa: Andrea Petagna
Dopo i 16 gol segnati nello scorso campionato, già in estate Petagna sembrava pronto a fare il salto in una squadra più ambiziosa rispetto alla SPAL. Alla fine è invece rimasto a Ferrara e nella prima metà di questo campionato non è riuscito a ripetersi ai livelli mostrati nella scorsa stagione. Finora ha segnato 5 gol e servito un assist, ma anche sbagliato due rigori sui quattro calciati, due errori in partite delicate, contro l’Udinese e il Brescia, che avrebbero potuto cambiare la classifica della SPAL.
Anche se finora non ha mostrato la versione migliore di sé, in una squadra che comunque ha molti problemi, Petagna ha le qualità per non sfigurare a un livello più alto, in una squadra che non dipende troppo dal suo rendimento. Alla SPAL ha giocato stabilmente nel 3-5-2, è molto forte fisicamente ma non è solo un riferimento su cui alzare la palla. Ama abbassarsi per partecipare all’azione, allargandosi preferibilmente a destra come Lukaku, e ha una buona varietà di passaggi, non limitandosi soltanto ad appoggi scontati. Ha ancora gli anni migliori della carriera davanti a lui, e per l’Inter sarebbe un investimento anche per il futuro, che non punta solo a rimediare a una mancanza nella rosa.
Alcune proposte di nomi che non si fanno
Fernando Llorente
Più ancora di Mertens, è Llorente l’attaccante che potrebbe finire ai margini al Napoli dopo il passaggio al 4-3-3 deciso da Gattuso. Llorente è già stato allenato da Conte, nel 2013 quando lo spagnolo si trasferì alla Juventus dopo la scadenza del contratto con l’Athletic Bilbao, conosce i suoi metodi e in quella stagione alla Juve si era trovato bene a giocare in coppia con un’altra punta (Tévez), arrivando a segnare in tutto 18 gol.
Al Napoli non sta giocando molto, ma per il Tottenham fino a qualche mese fa rappresentava un’alternativa preziosa, capace di fare ancora la differenza ai massimi livelli in Champions League. Nel percorso che ha portato il Tottenham in finale la scorsa stagione, Llorente era stato decisivo con un gol nei quarti contro il Manchester City e anche in semifinale contro l’Ajax, entrando dalla panchina, aveva contribuito a cambiare il contesto e propiziato il gol del 3-2 di Lucas.
Senza Llorente, quel lancio finale disperato probabilmente non ci sarebbe stato.
È noto che Llorente fa la differenza in poche situazioni, forse spingerebbe l’Inter a cercare ancora di più lanci lunghi e cross, ma è abituato a competere ai massimi livelli, conosce il campionato italiano e le richieste del gioco di Conte, e in questa ultima parte della carriera si è specializzato nel ruolo di alternativa capace di cambiare gli scenari entrando dalla panchina. Insomma, Llorente non avrebbe bisogno di troppo tempo per inserirsi e per l’Inter sarebbe una scelta sicura per aggiungere alla rosa un attaccante pronto a entrare da subito nelle rotazioni.
Mario Mandzukic
Un altro attaccante specializzato nel ripulire i lanci lunghi, abile a creare spazi per i giocatori che si muovono attorno a lui, che alzerebbe la pericolosità dell’Inter nell’area avversaria è Mandzukic. Alla Juve non è mai stato preso in considerazione da Maurizio Sarri, e c’è da scommettere che muoia dalla voglia di giocare e di dimostrare, magari proprio passando alla rivale principale dei bianconeri nella lotta per lo scudetto, quanto sia ancora in grado di fare la differenza. Certo, è improbabile che la Juve decida di cederlo proprio all’Inter, e non è chiaro quanto tempo ci metterà a ritrovare la condizione dopo i mesi passati senza giocare, ma il calciomercato ci ha insegnato che nulla è davvero impossibile, e che anche le idee meno razionali o coerenti possono realizzarsi.