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Daniele V. Morrone
L'Inter non esce mai dalla partita
07 nov 2018
07 nov 2018
Il gol all'ultimo minuto di Icardi ha regalato un punto insperato contro un grande Barcellona.
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Daniele V. Morrone
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La posizione dei palloni recuperati da Busquets e Rakitic mostra la capacità di riaggredire alto di questo Barça.


 



 



 



 


La simmetria del sistema di Valverde senza Messi: un centrocampo che riesce a stare alto e giocare con continuità il pallone, i terzini per dare ampiezza e gli attaccanti che partecipano molto alla manovra.


 



 



 



 



 


Brozovic al centro del sistema che raccoglie dalla difesa, manca però un pattern preciso per arrivare ai giocatori offensivi che non sia il passaggio ravvicinato per Nainggolan.


 



 



 


Sono addirittura 10 i tiri del Barça che arrivano da fuori area, un volume di gioco che in sostanza si traduce in occasioni a bassa pericolosità. Coutinho come leader tecnico non è esattamente Messi.


 



 



 





 


La sponda di Icardi arriva a Borja Valero che legge come l’unico modo per avanzare è far andare il pallone di prima a Politano. Ci riesce con una mezza rovesciata, questo è il tipo di tecnica e creatività che a questi livelli fa la differenza.


 




Dei 23 cross totali effettuati dall’Inter (tolti i corner) solo 4 sono andati a buon fine (2 hanno portato a conclusioni).



L’Inter dipendeva dalla loro capacità di portare il pallone verso l’area, e sia che Perisic che Politano hanno provato a fare proprio questo, ma la qualità delle occasioni create non è stata abbastanza. 

Insomma, l’Inter pur riuscendo ad essere generalmente pericolosa nel secondo tempo non è riuscita a mettere Icardi in condizione di fare il suo gioco: l'argentino ha toccato in totale 21 volte il pallone, con cui è riuscito a fare 3 sponde e 12 passaggi riusciti; ha perso 5 palloni e ne ha recuperati 3, finendo 2 volte in fuorigioco e senza subire mai fallo.

 

Icardi ha salvato la partita con il suo gol, ma non è stato mai messo in condizione di aiutare la manovra o concluderla. L’entrata di Lautaro Martínez, proprio nel finale, ha mostrato ancora una volta quanto le cose possano cambiare con giocatori offensivi con tecnica e creatività: per quanto rocambolesca, l’occasione del gol del pareggio nasce da un’azione inventata da Lautaro Martínez, con un grandissimo controllo dopo aver ricevuto in area e un ottimo cross dopo essersi allargato.

 

E per quanto si tratti di una fortunata coincidenza, il fatto che il pallone sia finito sui piedi di Icardi su di un tiro sbilenco che sbatte su Piqué, rimane il fatto che non bisogna solo essere al posto giusto nel momento giusto, ma che bisogna essere anche in grado di sfruttare l’occasione giusta.

 

Va sottolineato il brutto errore della difesa del Barça, con Busquets che ha compiuto un disimpegno errato, e una difesa posizionata male (Sergi Roberto lascia libera la conclusione sul piede forte a Icardi), che ha permesso al capitano dell’Inter di effettuare l’unico tiro nello specchio della partita della sua squadra, una conclusione che da sola vale 0.53 xG. Ma l’Inter nel finale ha comunque messo pressione al Barça, portando molti uomini in area avversaria.

 

Ed è attorno alla solidità mentale che l’Inter sta costruendo la propria identità, che dal punto di vista tattico è piuttosto fluida. La prestazione del singolo, il sistema, gli schemi vanno e vengono, ma la capacità del gruppo di saper soffrire senza concedere mai la resa è una qualità innegabile della squadra di Spalletti, che gli permette di sfruttare tutti i 90’ a pieno (ben 12 dei 26 gol stagionali dell’Inter sono arrivati nell’ultimo quarto d’ora) anche contro squadre più forti. In questo, l’Inter è al pari delle grandi squadre.

 

 

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