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Federico Principi

Il talento di Shapovalov porta ossigeno al tennis

Erano anni che non si vedeva un giocatore così giovane e così promettente.

 

La stagione tennistica 2017 è la prima, dopo diverso tempo, in cui si inizia ad annusare un’aria di reale rinnovamento. Nonostante a vincere siano in sostanza sempre gli stessi, qualcosa si sta muovendo, rimescolando delle gerarchie che per troppi anni hanno vissuto di eccessivo ordine. Nel 2017 è arrivata la prima grande vittoria di Alexander Zverev ma anche il primo, attesissimo titolo master 1000 di Grigor Dimitrov a Cincinnati. Anche i veterani per restare competitivi hanno dovuto cambiare qualcosa: Federer il rovescio, Nadal l’allenatore. Il tennis resta comunque preoccupato del proprio futuro, e della possibile emorragia di appassionati una volta che si ritireranno Federer e Nadal, e per questo si stanno giocando in questi giorni le Next Gen ATP Finals. Un vero e proprio Master U-21, che si gioca a ridosso del Master vero e proprio.

 

In assenza di Zverev, qualificatosi per le Finals di Londra, il tennista più atteso è Denis Shapovalov, forse la sorpresa più grande del 2017. In un contesto in cui la vita media dei tennisti si è incredibilmente allungata, sembrava non essere più possibile per un ragazzino di 18 anni – nato quindi nel 1999 – ottenere risultati e affacciarsi nel circuito con credibilità. Shapovalov è riuscito perfino a far dimenticare il ricambio di età già avviato dalla vittoria a Roma di Alexander Zverev. Al Master 1000 di Montreal era riuscito a battere Del Potro e Nadal nel giro di 24 ore, confermandosi poi in un insidioso match contro Adrian Mannarino in cui aveva già qualcosa in più da perdere. Ha proseguito il suo grande finale di stagione con gli ottavi di finale allo US Open, da qualificato, prima di tirare il fiato con una serie di sconfitte.

 

Ieri ha esordito alle Next Gen ATP Finals perdendo da Hyeon Chung, ma l’hype attorno a lui non cambia di una virgola. Prima di tutto perché Shapovalov è un giocatore dotato di un talento incredibile, per quanto grezzo. È già salito alla posizione 49 del ranking mondiale, nonostante definisca l’erba la sua superficie preferita (ha vinto Wimbledon Juniores nel 2016), ovvero quella che mette in palio meno punti durante l’anno. Con questi risultati Shapovalov si è quindi qualificato come numero 4 nella race stagionale delle NextGen ATP Finals. Bisogna però considerare che si tratta di un giocatore di ben tre anni sotto l’età massima della competizione, e il suo potenziale va analizzato tenendo in considerazione relativa i suoi risultati.

 

La nuova scuola canadese

Denis Shapovalov è nato a Tel Aviv da padre russo di religione ortodossa e madre israeliana ebraica. Prima di compiere il primo anno di vita, i genitori si trasferiscono in Canada, in Ontario, dove inizia a giocare a tennis all’età di 5 anni nel tennis club nel quale sua madre Tessa fa l’allenatrice. In seguito, nel 2012, la madre apre un’accademia a Vaughan nella quale tuttora Shapovalov si allena sotto le sue direttive e quelle del capitano della Nazionale di Coppa Davis del Canada – Martin Laurendeau – dopo aver invece collaborato per diversi anni con il coach italo-canadese Adriano Fuorivia.

 

Toronto, 24 luglio 2008: Rafael Nadal, ormai avviato a consacrarsi Numero 1 per la prima volta, affronta il russo Igor Andreev che abbraccia un giovanissimo Denis Shapovalov, di appena 9 anni. Nello stesso torneo, ma a Montréal, Shapovalov batterà un Nadal ancora avviato a tornare Numero 1, 9 anni più tardi.

 

Sulla sua bio sul sito dell’ATP scrive che «se non fosse diventato un tennista, sarebbe diventato un giocatore di hockey perché ama lo sport». Nella NHL è tifoso dei Toronto Maple Leafs, una delle squadre più vincenti della Lega pur senza vincere la Stanley Cup da ormai 50 anni. Il suo rapporto con l’hockey è di interesse reciproco: recentemente Wayne Gretzky, leggenda della NHL negli anni Ottanta e Novanta, dopo la vittoria su Nadal ha detto che «Denis deve avere ghiaccio nelle vene. Penso sia uno di quelli che amano sentirsi addosso la pressione e prendersi delle responsabilità. Uno di quelli che amano giocare sui campi importanti e farsi ammirare dal pubblico».

 

La sua crescita è parallela a quella di un altro fenomeno annunciato del tennis canadese, Felix Auger-Aliassime. Di un anno più giovane rispetto a Shapovalov, Auger-Aliassime lo ha accompagnato nella vittoria della Coppa Davis U-16 nel 2015 e contro di lui ha perso la finale ai campionati nazionali U-18: la sua classifica attuale di numero 154 rende l’idea della sua competitività, dimostrata anche dalla prima vittoria Challenger al torneo di Lione a nemmeno 17 anni, settimo più giovane della storia a vincere un torneo di quel livello.

 

Nonostante nessuno riesca a insinuare dubbi sulla tenuta mentale di Shapovalov, quest’ultimo ha già sperimentato le difficoltà di un episodio critico dal punto di vista disciplinare. In un incontro importante di Coppa Davis, contro il britannico Kyle Edmund, Shapovalov ha perso la testa dopo aver subito un break nel terzo set, sotto già di 2 parziali a zero: ha scagliato alla cieca una violentissima pallata che ha colpito, accidentalmente, l’occhio sinistro del giudice di sedia, per fortuna senza conseguenze rilevanti. Shapovalov è stato squalificato e il Canada ha così perso l’incontro. Al di là al profondo pentimento, in quel momento il canadese avrebbe potuto subire un contraccolpo psicologico in grado di rallentare questo inizio di carriera.

 

 

Di recente Shapovalov ha dichiarato di essere diventato “buon amico” del giudice colpito, Arnaud Gabas. Insieme al perdono sono arrivati i grandi risultati, anche prima del Master 1000 di Montréal: Shapovalov non ha ceduto mentalmente e ha sganciato l’episodio dalla sua crescita tennistica, mai interrotta, che lo ha portato dov’è ora.

 

Talento naturale
Shapovalov è un giocatore mancino che gioca il rovescio a una mano, che sta tornando di moda nella generazione del futuro. Sembra più alto dei suoi 183 centimetri, non molti a dire il vero per gli standard futuristici del tennis attuale. Rispetto allo scorso anno non è salito di statura ma è invece aumentato di peso, da 70 a 76 kg, avendo evidentemente lavorato sulle masse muscolari, stando comunque attento a non perdere agilità ed elasticità.

 

Shapovalov ha uno stile di gioco aggressivo, come lui stesso sottolinea: «So benissimo che non posso cercare ogni volta il colpo spettacolare perché bisogna essere solidi e concreti, ma il mio tennis sarà sempre aggressivo e alla ricerca del punto». Tuttavia è da sottolineare la capacità di fare punti diretti nonostante la mole ridotta, oltre alla buona fase difensiva, già migliore di quella di molti suoi colleghi. Uno dei suoi punti di forza è la risposta, specie di rovescio. Shapovalov riesce ad avere un ottimo timing nell’anticipo che lo aiuta anche quando deve difendersi, nonostante disponga di una sbracciata piuttosto ampia nel finale del movimento. Un colpo molto diverso da quello di Federer, il più grande esecutore del rovescio a una mano in anticipo, che ha però un’apertura nettamente più breve.

 

Tutto il repertorio completo del rovescio: profonda risposta in anticipo d’impatto, precisissimo vincente lungolinea andando incontro alla palla ma aprendo di più e con un movimento più ampio.

 

In questo è aiutato da una leggera tendenza a colpire il rovescio vicino al corpo, che gli dà una migliore coordinazione nell’impatto in anticipo su una palla veloce, anche alla risposta. Tuttavia riesce a coordinarsi bene con il rovescio anche per caricare una palla più lenta, soprattutto quando accelera in diagonale.

 

Nonostante il rovescio sia il suo colpo più naturale, la tendenza a colpirlo in top sempre in anticipo lo porta però ad avere alcune fasi di minore efficacia con il fondamentale. Giocare il rovescio a una mano proteso in avanti sta diventando sempre più difficile con le velocità attuali: per fare un ulteriore salto di qualità, Shapovalov dovrà abituarsi a leggere meglio gli scambi e i momenti della partita, per capire quando può e deve colpire in anticipo, e quando invece fare un passo indietro per caricare con più sicurezza la palla in fase discendente, oppure utilizzare il back, che al momento sembra un colpo a lui sconosciuto.

 

Diverso il discorso per il dritto, diventato il colpo più penetrante e sicuro del suo arsenale. Anche Shapovalov piega il gomito in preparazione, come ormai costante della nuova scuola, ma senza esasperare come fanno invece ad esempio Kyrgios, Khachanov e Sock. Shapovalov non dà quindi molta rotazione al suo dritto, ma riesce a produrre un colpo più penetrante e fluido, meno strappato. Utilizza inoltre molto il braccio non dominante (il destro) fino a pochissimi istanti prima dell’impatto e in questo modo riesce ad avere la parte superiore del corpo molto stabile durante il colpo.

 

La sensibilità di Shapovalov sul dritto: si apre bene prima l’angolo stretto incrociato per poi chiudere con precisione e fluidità a campo aperto.

 

Il dritto di Shapovalov è secco, definitivo, perfino poco elaborato rispetto ai giocatori della nuova generazione che danno tutti l’impressione di possedere dritti altamente sofisticati e studiati a tavolino. La fluidità e la semplicità dell’azione biomeccanica, rispetto alle tendenze contemporanee, ricordano vagamente l’atipicità del dritto di Federer e restituiscono l’idea del livello di talento di Shapovalov. Un giocatore che, soprattutto per questo motivo, non è difficile da pronosticare come grande catalizzatore di interesse più di quanto non lo sarà il fortissimo ma più meccanizzato Alexander Zverev.

 

La sicurezza sul dritto è testimoniata anche dal fatto che – anche sulle superfici diverse dalla terra dove è più difficile, soprattutto sull’erba – Shapovalov appena può cerca di spostarsi e comandare con il dritto, con cui non solo dà più velocità ma riesce ad avere una buona precisione nell’apertura di entrambi gli angoli. Il dritto è il suo colpo meno naturale ma è diventato il suo migliore, ed è quello che gli ha permesso, ad esempio, di salire in cattedra nella recente sfida contro Nadal.

 

Il torneo di Montréal è abbastanza eloquente nelle statistiche su come vengono colpite le palle da Shapovalov: il 65% sono di dritto, anche in zone molto vicine al corridoio destro.

 

Shapovalov ha a disposizione anche di un buon servizio, facilitato dall’essere mancino naturale. Come è normale alla sua età, ha ancora un piccolo difetto tecnico. Quando si distende nella posizione della “pausa”, dopo aver lanciato la palla, Shapovalov arretra leggermente verso il basso la racchetta, perdendo così un po’ di controllo e distanza dalla palla: un difetto simile – ma più accentuato – lo possiamo notare ad esempio su Sara Errani, Pablo Carreño Busta, Pierre-Hugues Herbert e su Novak Djokovic nel suo periodo con Todd Martin, tra il 2009 e il 2010, nel quale andò in crisi con il servizio.

 

Le sue partite abbondano di doppi falli: spesso i suoi servizi escono dal quadrato quasi di mezzo metro, anche in punti importanti. Shapovalov dimostra però tutto il suo talento naturale riuscendo in altri casi invece ad alternare servizi potenti e piatti ad altri in kick da destra e soprattutto a quello che è un po’ il suo marchio di fabbrica alla battuta: il servizio slice incrociato da sinistra, utilizzato soprattutto nelle palle break. Con il servizio Shapovalov è discontinuo ma spesso efficace, nonostante la statura mediamente ridotta: può migliorare in imprevedibilità nella direzione in base al lancio palla, ma il suo talento di base è notevole anche in questo fondamentale.

 

Kick da destra, slice da sinistra: Shapovalov non è estremamente continuo al servizio, ma quando è centrato è letale e soprattutto vario come nessuno alla sua età.

 

Per completare il repertorio di un giocatore con ambizioni così offensive servirebbe una volée decisamente più sicura, con meno apertura e con un posizionamento migliore. Ma come ormai accade frequentemente, il fatto che abbia 18 anni dimostra quanto la priorità nel lavoro da impostare su un ragazzo sia ormai centrata prevalentemente sui tre fondamentali, andando ad aggiungere le transizioni a rete come un successivo completamento di un gioco ormai abbastanza solido da fondo. Del resto questa è un po’ la parabola di molti grandi giocatori che hanno mostrato miglioramenti nel gioco a rete solo dopo i 24-25 anni: Djokovic, Raonic, Nishikori, Del Potro (costretto anche per seguire il back di rovescio) e perfino Federer con la “cura-Edberg”.

 

Imparare a districarsi nel fango
Era da anni forse che un giocatore così giovane non dava un’impressione di talento così promettente. La facilità con cui Shapovalov gioca e ottiene risultati è così alta che sarebbe una delusione non riuscisse a raggiungere obiettivi di alto livello. Nonostante sappiamo quanto sia difficile vincere uno Slam o arrivare stabilmente al numero 1 del mondo.

 

Shapovalov è supportato un carattere all’apparenza imperturbabile. Riesce a esprimere una grande intensità agonistica, ma restando sempre in controllo della partita. Shapovalov ha dichiarato che si diverte giocando e questo forse contribuisce a scacciare le pressioni che tutti provano a mettergli addosso. Dopo tutto, ritornando alle parole di Wayne Gretzky («Penso sia uno di quelli che amano sentirsi addosso la pressione e prendersi delle responsabilità») è facile ipotizzare che anche l’ingombrante presenza di un altro grandissimo talento nella sua stessa federazione nazionale – Felix Auger-Aliassime, appunto – non costituisca per Shapovalov un ostacolo bensì uno stimolo a migliorarsi.
Questa sua indole al piacere nel gioco è forse il suo principale punto di forza, ma per arrivare a vincere ad alti livelli Shapovalov dovrà imparare anche a districarsi nel fango. Ci saranno tante partite in cui dovrà imparare ad avere la meglio anche scalando una marcia, lavorando più sui punti deboli dell’avversario che sui propri pregi, riflettendo di più su come ricalibrare il proprio gioco in giornate dove le condizioni mentali o di gioco non saranno del tutto favorevoli, come nella partita di ieri contro Chung.

 

Al momento non sembra in grado di assicurare perfetta continuità: è il prezzo da pagare di giocare a braccio sciolto, di non voler sempre “morire” in campo. Nella semifinale al Master 1000 di Montréal contro Alexander Zverev, ad esempio, ha rallentato un po’ il braccio e sbagliato tanti rovesci condizionando in maniera irrimediabile la partita a cavallo tra primo e secondo set. Contro Nadal invece era stato praticamente perfetto, ma il suo approccio era chiaramente facilitato dalla mancanza di pressioni e dalle motivazioni extra del proprio pubblico.

 


Addirittura 13 km/h di media più veloce con il dritto contro Nadal rispetto alle precedenti partite. E tra quelle c’erano 3 set contro Rogerio Dutra Silva. Quando si dice giocare libero da pressioni.

 

Qualche miglioramento in fase di caricamento del servizio (tenendo un po’ più verticale la racchetta nella fase della “pausa”), nella gestione dell’altezza a cui colpire il rovescio e soprattutto negli spostamenti con i piedi (che sono un po’ troppo pesanti e istintivi, senza seguire un asse e un tempo di riferimento) sarebbero le prime vie per ottenere risultati ancora migliori. Ma si tratta semplicemente di perfezionare un materiale già ben definito e talmente funzionante nella sua istintività che è anche difficile da andare a toccare per non compromettere certi straordinari equilibri.

 

Di certo quell’importante porzione di appassionati che ha già prematuramente annunciato di smettere di seguire il tennis dopo l’addio di Federer, considerandolo una sorta di non plus ultra di un certo modo di intendere il tennis, si dovrà ricredere. Con Shapovalov – ma anche con Zverev o Kyrgios – determinati canoni di talento, piacere ed emozioni potrebbero rimanere immutati, anche se sotto forme diverse.

 

 

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Federico Principi nasce nel 1992 e si ammala di sport. È telecronista della Serie C su Eleven Sports Italia. Ha scritto "Formula 1 2016: The review", un libro completo sulla stagione 2016 di Formula 1.