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Alfredo Giacobbe
Il Napoli ha davvero problemi difensivi?
26 set 2017
26 set 2017
La squadra di Sarri è quella che ha concesso meno occasioni in Europa, eppure non è priva di imperfezioni.
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Alfredo Giacobbe
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Dopo le ultime 2 reti subite sul campo della “piccola” SPAL, si è riacceso il dibattito sulla fase difensiva del Napoli. Va detto subito che la squadra di Sarri ha incassato 5 reti nelle prime 6 giornate di campionato e che la media delle reti incassate è addirittura inferiore a quella tenuta alla fine dello scorso campionato. Certo, non è una statistica formidabile: con 0,67 gol di media, gli azzurri sono diciassettesimi sulle 98 squadre che partecipano ai 5 maggiori campionati europei (che per convenzione sono quello italiano, francese, tedesco, spagnolo e inglese). Restringendo il campo d’analisi alla sola Serie A (ed escludendo i rigori) ci sono già Juventus (0,17 reti a partita) e Inter (0,33) hanno subito meno del Napoli (Roma e Sampdoria hanno subito 4 gol ma hanno anche giocato una partita in meno).

 

Ma i risultati, soprattutto in un periodo breve come quello che stiamo analizzando, dicono poco delle prestazioni di una squadra, ancora meno del suo valore. In questo senso gli Expected Goals possono aiutarci a spingere più in là la nostra riflessione, aggiungendo un punto di vista che non avremmo in un altro modo (come sempre, il disclaimer di fondo è che le statistiche non dicono “la verità” ma offrono “una verità”, che cerca di essere il più oggettiva possibile).

possiamo capire qualcosa in più circa la qualità complessiva delle occasioni concesse dal Napoli.

 

Ho fatto questa premessa perché gli xG difensivi del Napoli sono abbastanza sorprendenti.

 

Il Napoli ha incassato 2,5 xG nelle 6 partite finora disputate in Serie A, 0,42 xG di media a partita. Considerando sempre i 5 campionati europei principali, nessuna squadra ha subito meno occasioni pericolose del Napoli.

 

Alla fine dello scorso campionato, il valore degli xG difensivi del Napoli era quasi del doppio di quello attuale: 0,80 xG per partita. Non è solo la qualità, ma anche la quantità delle conclusioni concesse ad essere diminuita: i partenopei sono passati dal concedere 9,9 tiri a partita agli attuali 7,8 tiri. In questo momento nei 5 campionati di riferimento solo Manchester City (7) e Borussia Dortmund (7,2) concedono meno.

 

Anche il dato di 0,054 xG per ogni tiro subito, è inferiore agli 0,081 xG/tiro della scorsa stagione. Il che significa che i singoli tiri subiti dal Napoli arrivano in condizioni (le variabili di cui tiene conto l’indice per determinare gli Expected Goals) meno pericolose. In definitiva possiamo dire che il Napoli stia proteggendo meglio la propria porta, lasciando agli avversari occasioni più difficili da convertire.

 

Non bisogna neanche dubitare del valore dei reparti offensivi che la difesa del Napoli ha affrontato finora in campionato. In termini di xG prodotti (che non vanno confusi con i gol effettivamente realizzati) , Lazio e Atalanta sono la seconda e la quarta squadra con le migliori prestazioni offensive; persino il Benevento (a dispetto del solo gol segnato, appunto) produce dei valori di xG paragonabili a quelli di Chievo e Fiorentina.

 


Per raggiungere questo risultato il Napoli non ha modificato i propri meccanismi di gioco: il modo in cui gli azzurri si difendono, e il modo in cui gli avversari provano ad attaccarli, è rimasto lo stesso (

troverete il bel compendio di Fabio Barcellona sulla filosofia di gioco di Sarri).

 

Sembrerà controintuitivo, ma in realtà il Napoli ha solo serrato le fila intorno ai propri princìpi, li ha esasperati amplificandone pregi e difetti.

 

La fase difensiva del Napoli inizia negli istanti immediatamente successivi alla perdita del possesso. L’orientamento che ha la squadra a tenere gli effettivi vicini alla zona palla incrementa le possibilità di una riconquista rapida del pallone.

 



 

Il pressing del Napoli è estremamente organizzato, con meccanismi introdotti nel corso della scorsa stagione. Alla punta si affianca sempre uno dei centrocampisti, pronto ad alzarsi dalla propria linea sul viaggio orizzontale del pallone da un avversario all’altro.

 

Nell’immagine qui sopra Callejon rientra a centrocampo dopo aver portato pressione al centrale di sinistra; dall’altro lato Insigne è pronto ad uscire sul terzino non appena la palla lascerà il piede del centrale di destra della Lazio. Efficaci anche le coperture di Hamsik su uno dei mediani e di Mertens, in pressione sul centrale ma orientato col corpo in modo da oscurare la linea di passaggio verso l’altro mediano.

 

Anche in fase di difesa posizionale, quando il Napoli non è riuscito a recuperare palla in pressione e si riorganizza dietro al pallone, i meccanismi sembrano colladauti nei dettagli.

 



 

La linea di difesa si alza in situazioni di palla coperta, e si abbassa se il portatore di palla ha la visuale libera, per coprire un eventuale lancio alle spalle dei centrali. L’allineamento dei difensori è quasi sempre perfetto, e anche lo spazio tra le linee viene compresso il più possibile.

 

Anche le distanze tra mezzali e centrale e le reciproche coperture, sono aspetti molto curati e su cui il Napoli ha raggiunto un livello di coordinamento tra i giocatori molto alto; anche se, come hanno mostrato bene le partite co

e

(e come prova a mostrare sinteticamente l’immagine qui sopra) lo spazio di ricezione alle spalle delle mezzali napoletane, soprattutto in pressione, resta un punto debole da sfruttare per le sue avversarie.

 

In generale si può dire che il Napoli di questo inizio stagione 2017/18 sta migliorando la propria fase difensiva probabilmente anche con accorgimenti difficilmente evidenziabili a livello tattico.

 

Un altro dato molto incoraggiante è quello del rapporto tra tiri concessi fuori o dentro la propria area di rigore: in questo inizio di stagione il 44,9% dei tiri viene scoccato da lontano, cioè da posizioni poco pericolose (lo scorso anno in Serie A solo il 3% dei tiri da fuori area ha procurato un gol), mentre nella passata annata i tiri da lontano lasciati dal Napoli agli avversari erano appena il 31,3%.

 

Inoltre, il Napoli sta ricorrendo al fallo anche più spesso: ne compie 11,7 a partita, un incremento del 18% rispetto allo scorso anno, quando alla fine del campionato ne aveva commessi di meno tra tutte e venti le squadre.

 



L’aspetto difensivo in cui il Napoli può ancora migliorare molto è la difesa dei tiri di testa. I numeri sono anche in questo caso incontrovertibili, ma di segno totalmente opposto.

 

La squadra di Sarri concede agli avversari 4 tiri di testa a partita (dei 7,8 tiri concessi in totale): la peggiore prestazione in Europa, attualmente, in questo fondamentale. Il Napoli soffre in particolare le situazioni su palla inattiva, 3,5 colpi di testa su 4 arrivano in queste situazioni.

 

Da primi a ultimi in Europa: alzare il pallone per aria è il vero tallone d’Achille di una squadra altrimenti difficile da battere.

 

Non è tanto, o quanto meno non solo, una questione di mancata presenza fisica: l’altezza media dei giocatori che compongono la rosa del Napoli è di 180,9 centimetri, che non è la peggiore in senso assoluto neanche in Italia, dove Benevento, Roma, Verona e Genoa hanno un’altezza media inferiore.

 

Tutti, ormai, sanno che il Napoli difende la porta sui calci piazzati schierandosi con una zona pura, e per certi versi quella di Sarri è una scelta di campo: questo tipo di difesa collettiva responsabilizza tutti i giocatori allo stesso modo. Ciascun calciatore partecipa nella propria area di rigore alla difesa della porta, controllando una zona, mantenendo le distanze dai compagni e aggredendo il pallone in avanti.

 

Una difesa a zona sui calci piazzati può essere battuta in più modi: muovendo il pallone prima di crossarlo, per disordinare il castello difensivo; oppure calciando direttamente oltre l’ultimo uomo posto all’altezza del secondo palo. Ma a volte basta che un solo individuo venga meno alle proprie responsabilità individuali per rendere vulnerabile la difesa.

 

È quel che è accaduto ad esempio nell’ultimo Napoli-Atalanta, durante il quale un corner è stato battuto direttamente nella zona del primo palo: sul cross si è avventato Cristante, saltando verso il pallone in terzo tempo, mentre Maggio ha saltato a piè pari, verticalmente nel proprio cono.

 

L’esempio della debolezza sulle palle inattive vale alle stesso modo in altre situazioni: il sistema di Sarri va considerato come un organismo in cui le scelte di ogni singolo individuo si ripercuotono su quelle degli altri.

 



 

Prendiamo come esempio il primo gol incassato dal Napoli a Ferrara: lo scivolamento pigro di Zielinski verso l’esterno allenta la pressione sul giro palla spallino. Una frazione di secondo di ritardo, quella concessa dal polacco, che non viene più recuperata: su Mora non riesce ad alzarsi per tempo Hysaj; Koulibaly non riesce a scappare all’indietro in tempo per negare lo spazio in profondità ad Antenucci; Schiattarella sfrutta lo spazio alle spalle di Hamsik per arrivare libero al tiro.

 

Il fatto che la squadra debba muoversi sempre come un corpo unico rende il gioco del Napoli particolarmente dispendioso dal punto di vista fisico, tanto quanto lo è dal punto di vista mentale. Il singolo che allenta la presa all’interno del match mette a repentaglio l’intero sistema, ma è impossibile chiedere una concentrazione totale per tutti e 90 minuti.

 

Anche la zona sui calci piazzati è una situazione di gioco che esalta il collettivo e che ha - come ogni altra tattica del resto - rischi e benefici piuttosto marcati. Una situazione in cui si possono ottenere piccoli miglioramenti incrementali, da cercare un allenamento dopo l’altro, senza dubbio preferibili a grandi cambiamenti che porterebbero a conseguenze ancora sconosciute.

 

In sostanza la fase difensiva del Napoli è migliorata grazie al lavoro di squadra intorno alla filosofia e alle idee del proprio allenatore, continuando a seguire questa strada potrebbero arrivare altri miglioramenti. Se così fosse, i margini di successo per le squadre avversarie, già ridotti rispetto alla passata stagione, si assottiglierebbero ancora di più. In ogni caso è chiaro, anche ascoltando Sarri, che ha molto insistito su questo aspetto, le possibile di vittoria del Napoli - una delle squadre con il miglior gioco offensivo in Europa - passano per la difesa.

 

 

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